Francesco De Gregori (LP,
Album, Gat) RCA - TPL1-1033, TPL1 1033 – Italy - 1974
Francesco De Gregori (Cass,
Album) – RCA - TPK11033 – Italy - 1974
Francesco De Gregori (LP,
Album, Promo, Gat) RCA Intern. - TPL1-1033, TPL1 1033 – Italy - 1974
Francesco De Gregori (LP,
Gat) RCA - TPL1-1033 – Italy - 1974
Francesco De Gregori (CD,
Album) - RCA, BMG Ariola - PD 74045 – Italy - 1989
Francesco De Gregori (CD,
Album, RE, RM, Dig) RCA Italiana, BMG - 74321 858692 – Italy - 2001
Francesco De Gregori (CD,
Album, RE, Dig) - Sony Music, RCA – 88843067532 – Italy - 2014
Francesco De Gregori (LP,
Album, RE, Gat) - RCA, Sony Music – 88875164121 – Italy - 2015
Francesco De Gregori (LP,
RP, ) RCA - TPL1 – 1033 – Italy - Unknown
Francesco De Gregori (LP,
RP, Sin) – RCA - TPL1 - 1033, DKAY 27642 – Italy - Unknown
La
copertina, proposta da Francesco, era una fotografia in bianco e nero che
avevo scattato in quella villa in stile littorio, la villa dei Rotundi in
via Clitunno. Ritraeva Francesco seduto su una vecchia poltrona e la sua
ragazza in piedi al suo fìanco, con il pavimento di legno ingombro di
calcinacci e in stato di completo abbandono. Melis, invece, decise di
utilizzare un disegno che aveva commissionato a Gordon Fagetter, che
ritraeva un agnello, quasi una vittima sacrificale, che stringeva tra le
zampe anteriori uno stendardo bianco. Il tutto in un'atmosfera cupa, da
giorno di pioggia, in un paesaggio tardo romantico. Questa credo che fu
l'unica vera ingerenza che Melis volle esercitare e, se fossimo
superstiziosi, potremmo dire che si trattò di un triste presagio (Lo
Cascio).
<<Allora,
quel suo batterista, il ventenne inglese Gordon Fagetter dove è finito?
>>
<<
Siamo amici, da tanto tempo. Siamo stati anche a Londra insieme e con ciò?
Pensi che per tutta l'estate sono stata in giro e ora mi accingo a girare
il mondo. Lo vede al mio seguito? Stiamo facendo forse una corsa ad
inseguimento? >>
……….come
la splendida Motherless Child, proposta nel suo terzo album, chiamato
anche dai discografici CIMITERIA per via delle immagini sepolcrali della
splendida copertina disegnata da Gordon Faggetter, allora batterista e
fidanzato di Nicoletta, ex batterista dei Cyan Three e che, come pittore,
aveva disegnato anche la splendida copertina molto felliniana di Dedicato
a Frazz dei Semiramis.
Confidenze n.42 del 20.10.1968 - Intervista spregiudicata a Patty Pravo: amore e
"Canzonissima"
Ciao Gordon, R.I.P.
|
Niente
da capire, proprio niente da capire. Quando Francesco si presenta con
canzoni apparentemente prive di ogni senso viene scambiato per un
visionario, al punto da arrivare alla censura di alcune frasi. Oggi
sappiamo che invece fu una rivoluzione per la musica d’autore; nella
storia della canzone italiana De Gregori fu il primo a citare in una
canzone nomi e storie di personaggi sconosciuti e che appartenevano alla
sua vita privata: nessuno aveva mai osato tanto. Ancora adesso non si sa
chi fossero i protagonisti di quelle storie e non lo vogliamo sapere (e
questo è bello).
Ci interessa soltanto sapere che Giovanna è ancora un
ricordo che vale dieci lire (con l’inflazione e l’Europa fanno 0,075
euro!), che Luigi si sporge ancora verso l’acqua e che Anna è rimasta
seduta sul divano. Sconosciuti sì, ma che Dio li benedica ancor oggi. E’
un disco a cui sono affezionati gli ammiratori più stretti, quelli più
sensibili, più intimi, che riconoscono in questo lavoro il “loro”
De Gregori incapsulato in una sfera di vetro da chiudere nella loro
stanza fra il pessimismo giovanile e la paura di avere tutto il mondo
contro. Con questa musica più “privata” il loro letto diventa un
importante microcosmo in cui cullare i propri miti: i fumetti, lo
stereo, la rivista, i giornali, la chitarra, i dischi, i libri. Uno di
questi miti è Francesco, ma è anche il compagno, il cronista e il
paladino; anche quando scrive soltanto lettere d’amore come Bene o
Souvenir, tipiche espressioni dei tormenti e delle passioni nei quali
tutti ci potevamo riconoscere. Il titolo è azzeccato: “Francesco De
Gregori”, perché è proprio un concentrato degregoriano spremuto e
rispremuto, crudo ma saporito, artigianale ma raffinato, improvvisato ma
impeccabile, estemporaneo, quasi da “falò sulla spiaggia”, ma senza
difetti, con tante ballate quasi unplugged, come se stesse suonando in
camera sua fregandosene di tutti. Si sente forte e chiaro il rumore dei
suoi polpastrelli che fanno vibrare le corde della chitarra, la sua
acerba voce che canta l’amore e la rabbia attraverso splendide
metafore generate da una poetica che arriva a cime dove nessuno era mai
arrivato.
E’ anche l’opera che tutti ricorderanno come “La pecora”
per via del caprone pasquale dipinto da Gordon Faghetter in copertina.
Ex batterista dei Cyan Three e primo marito di Patty Pravo, Faghetter
diventerà poi un quotatissimo pittore e designer realizzando, fra le
altre cose, anche molte copertine di
dischi.Ma che succede nel mondo?
Giscard d'Estaing viene eletto Presidente francese; Nixon, alla fine, si
dimette a causa dello scandalo Watergate e Ford viene eletto Presidente.
Gerald Ford è l'unico presidente non eletto dal popolo né come tale
né come vice.
Viene nominato vice presidente dallo stesso Nixon, con la
prescritta approvazione del Congresso, a seguito delle precedenti
dimissioni dalla carica del vice presidente Spiro Agnew; ci governa
Rumor con una coalizione politica DC, PSI, PSDI.; Giovanni Leone è il
Presidente della Repubblica; Ting e Richter scoprono il quark “Charm”,
Martin Perl scopre la particella “Tau” e Hulse e Taylor individuano
le onde gravitazionali di una pulsar; le case degli Italiani sono piene
di impianti stereo di “Selezione dal Reader's Digest”; il governo
aumenta il prezzo della benzina super da 200 a 260 lire il litro e
decreta la circolazione delle auto a targhe alternate con l'ultimo
numero pari o dispari, ma scoppia lo "scandalo dei petroli":
l'unione petrolifera Italiana avrebbe versato tangenti a funzionari
ministeriali e politici in cambio della diffusione di dati falsi che
potessero giustificare l'aumento del prezzo della benzina; la Fiat, a
causa dell’austerity, mette in cassa integrazione 65.000 operai mentre
il suo Presidente, Gianni Agnelli, viene eletto presidente della
Confindustria; Marco Pannella inizia il suo primo sciopero della fame;
referendum sul divorzio: il 60% vota a favore; viene arrestato a Milano
Luciano Liggio, uno dei capi di Cosa Nostra; viene creato il nucleo
antiterrorismo dell'Arma dei Carabinieri a capo del quale viene nominato
il Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa; Brescia: una bomba esplode in Piazza
della Loggia durante una manifestazione sindacale provocando 8 morti e
101 feriti. L'attentato viene rivendicato da "ordine nuovo";
una bomba esplode sul treno "Italicus" della linea Roma-Monaco:
12 morti e 48 feriti, rivendicato da "ordine nero"; esce in
edicola il primo numero de "Il Giornale nuovo" fondato da
Indro Montanelli dopo il suo divorzio dal Corriere della Sera; vengono
arrestati Renato Curcio e Giovanni Franceschini; Milano2 di Berlusconi
inizia le sue prime trasmissioni; mandato di cattura per Michele Sindona,
che fugge in Svizzera per illegali ripartizioni d'utili e falso
contabile; muoiono Vittorio De Sica, Duke Ellington, Evita Peron, Pietro
Germi, Gino Cervi, Nick Drake.Nello sport Cassius Clay batte Foreman,
Johan Cruyff vince ancora il Pallone d’Oro e la domenica sera Alfredo
Pigna ci racconta che la Lazio vince lo scudetto con Pulici, Petrelli,
Martini, Nanni, Oddi, Wilson, Garlaschelli, Frustalupi, Chinaglia, Re
Cecconi, D'Amico (All. Maestrelli). Ai mondiali di calcio in Germania l’Italia
viene vergognosamente eliminata al primo turno con Zoff, Spinosi,
Facchetti, Benetti, Morini, Burgnich, Mazzola, Capello, Chinaglia,
Rivera, Riva. (All. Valcareggi). I padroni di casa vinceranno il titolo
e la nostra Nazionale sarà affidata a Fulvio Bernardini che con
coraggio la comincia a svecchiare facendola correre di più, a
svantaggio della tecnica.Giochiamo con il Dolce Forno, la Maglieria
Magica, i mattoncini Lego, Cicciobello, il Subbuteo, la Cinepresa
Festacolor, Ercolino sempreinpiedi, Susanna gonfiabile, la Mucca
Carolina, l’Adica Pongo, il Das, le automobiline Matchbox, le
automobiline Corgi, gli organi Bontempi, Eko e Giaccaglia, il Mosaico
Quercetti, lo scambio di figurine Panini, lo Jo-Jo, il Minicinex, il
Videomatic e il Telemax, le penne a sfera Grinta, il Plasmolegno, il
Pupomio, i Paciocchini e Paffutella.Di moda vanno i costumi da bagno
Speedo, il collie e lo schnauzer, gli zoccoli Pescura del Dr. Shools, le
tende arancioni e marroni, la Crociera nel Mediterraneo, la Sardegna, il
campeggio, i soprammobili con le bollicine colorate, i posacenere con
base sabbiosa in pelle, le radiosveglie a forma di cubo, la Kodak
Instamatic, l’orologio Omega Constellation 74. E gli occhiali da sole:
fanali! Con lenti soprattutto azzurre ma anche beige o tendenti al verde.Ci
intossichiamo con Buondì Motta, Nui Bon, Nutrì, Nesquik, l'amaro Cora,
Il Cioccovo, Ovomaltina compressa in barre, Ovomaltina Pocket e tutte le
leccornie che arraffiamo quando lasciamo il conto dal panettiere e dire:
... poi passa la mamma.
La pubblicità degli anni Settanta, non ancora impossessatasi della
televisione, è basata soprattutto sulla carta stampata con bigotte
reclame di ogni genere: occhiali a raggi X, la rivoltella De Luxe, la
crema per i muscoli, le croci talismano, profumi afrodisiaci che
promettono di far cascare le donne ai piedi, creme per petti villosi e
creme per petti non vigorosi, antenne amplificate e microfoni cammuffati,
tutte pubblicate in fondo alle riviste (di solito Cronaca italiana e
Cronaca vera) poggiate sul tavolino del barbiere. Sul quel tavolino i
posaceneri sono ricolmi di cicche: Stuyvesant, Peer, Astor, Ernte 23,
Smart, Player's, North Pole al gusto di menta (ottime per camuffare la
puzza di fumo al ritorno a casa).
Spot da ricordare sono Metti un Tigre nel motore! con in regalo la
mezzacoda di tigre; "Olivella, l’invidiosa, come lei vuol far la
cosa....Brava brava Mariarosa, ogni cosa sai far tu, qui la vita è
sempre rosa, solo quando ci sei tu"; Calindri che beve in mezzo
alla strada contro il logorio della vita moderna, ma rischiando di
morire per altri motivi.Viaggiamo con la Fiat 131 Mirafiori, la Lancia
Beta, la Citroen DS, l’A112 Abarth, la Renault 6, la Kawasaki, la
MotoMorini, la Fiat 124 special, la Ford Consul, la jeep Citroen Mehari,
la Matra Simca Bagheera.Leggiamo Roma senza Papa, Il Comunista, Un
dramma borghese, Dissipario, La storia, Jacula, Pecos Bill, Sturmtruppen,
L’uomo Ragno, Lotta Continua, La settimana enigmistica, Bolero.Ci
vestiamo con l’Eskimo e una sciarpa rossa che avvolgeva delle facce
sempre cupe alla Carlo Marx, maglioncini a giro collo a fantasia da dove
uscivano fuori i lupetti o le camicie a quadrettini con i colletti alti.
D'estate camicioni in lino e sandali, mentre si restava incollati al
rivestimento in finta pelle dei divani, fissando la tappezzeria del
salotto che per i suoi colori e disegni poteva avere lo stesso effetto
di una dose di Lsd. Alla radio ascoltiamo Alto Gradimento di Arbore e
Boncompagni, con Max Vinella, Scarpantibus e Patroclo.
Il Premio Strega va a Guglielmo Petroni con La morte del fiume e il
Campiello va a Stefano Terra con Alessandra
Nel panorama cinematografico italiano assistiamo alla proclamazione di
Dario Argento. Dopo L'uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove
code rimpingua il suo macabro zoo con Quattro mosche di velluto grigio.
Vediamo anche Il portiere di notte, Gruppo di famiglia in un interno,
C'eravamo tanto amati, Finché c’è guerra c’è speranza, Chinatown,
Assassinio sull'Orient Express, Il grande Gatsby, L’inferno di
cristallo, L'ultima corvée, Il fiore delle mille e una notte, Polvere
di Stelle, Pane e Cioccolata.In Tv, dopo Carosello (con vari strumenti
che non si è mai
capito cosa fossero), trasmettono Non cantare, spara,
Dov'è Anna? (ma seduta sul divano!), il colonnello Bernacca che ci dava
le previsioni del tempo, Speciale per noi, Signore e Signora, Tante
scuse, Portobello, Ligabue, Aggiungi un posto a tavola, Milleluci con
Carrà e Mina, Buonasera buonasera, Dove sta Zazà e …… un, deux,
trois! Giochi senza frontiere! Giulio Marchetti e
Rosanna Vaudetti ci
raccontano fantastici scivoloni che si mischiano in mezzo a giochi
casinisti. L'unica cosa importante era identificare la mitica
"I" in mezzo alle altre sigle europee. Gli arbitri (svizzeri!)
erano i mitici Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi.Nel mondo della musica
viene realizzato "The Rocky Horror Picture Show", uno dei più
celebri musical della storia del rock; i Ramones debuttano al Cbgb di
New York. E' il preludio all'era punk; Tour trionfale di Bob Dylan
insieme a The Band; Boom del Northern Soul in Gran Bretagna e del rock
sudista di Lynyrd Skynyrd, Eagles, Marshall Tucker Band; Bruce
Springsteen viene definito "il futuro del rock and roll"; il
singolo "Piss Factory" di Patti Smith segna la nascita della
new wave; Brian Eno realizza “Taking Tiger Mountain By Strategy".
Negli States sono di moda le boy bands formate da componenti familiari
di teen agers. Ma nessuno si aspettava riscuotessero tanto successo
anche in Europa e soprattutto in Inghilterra. Per la fenomenale famiglia
dei Jackson Five di Michael avvengono scene di isterismo collettivo,
come non succedeva dai tempi dei primi Beatles. I testi diventano ancora
più impegnati, la varietà degli strumenti si amplia, aumenta il peso
dell’elettronica e la presentazione dei gruppi si fa più accurata e
scenografica. E’ anche il momento dei Jefferson Airplane, dei Grateful
Dead, dei Cream di Eric Clapton e del latin-rock di Carlos Santana. Ma
….a Sanremo vince Iva Zanicchi con “Tu cara come stai?”. Allo
Zecchino d’oro vince "Cocco e Drilli" e al Festivalbar vince
Claudio Baglioni con “E tu”.Ascoltiamo E tu, A Blue shadow, Anima
mia, Soleado, Angie, Piccola e fragile, Sugar baby love, E la vita la
vita, Prisencolinensinainclusol, Innamorata, Anna da dimenticare, Più
ci penso, Alle porte del sole, Non gioco più, L'ultima neve di
primavera, Bugiardi noi, Jenny, Come un Pierrot, Mind games, 48 crash,
Dicitencello vuje, Waterloo, Jesus Christ Superstar, Sugar baby love,
Champagne. Gli album più venduti in Italia sono Jesus Christ Superstar,
Frutta e verdura, Mai una signora, Burn, A un certo punto, E tu, Ornella
Vanoni e altre storie, American graffiti, Welcome Santana, 18ma Raccolta
Fausto Papetti, My only fascination, L'isola di niente, Pat Garrett
& Billy the kid, 17ma Raccolta Fausto Papetti, Ringo Starr, E la
vita la vita, Anima, Selling England by the pound, Remedios, Whirlwinds.
Ma la puntina la poggiamo anche su dischi come Planet Waves, Taking
Tiger Mountain, Second Helping, Court and spark, Waterloo, I buoni e i
cattivi, Stanze di vita quotidiana, Quando verrà Natale, The Labs Lies
Down On Broadway. Tormentone dell’estate: Signora mia, di Sandro
Giacobbe.Si è detto del disco: “
http://www.rimmelclub.it/storia/storia.htm
|
Questo
disco, che si chiamerebbe ufficialmente "Francesco De Gregori" ma che
è giustamente meglio conosciuto come "La pecora" data la pregnanza
dell'immagine in copertina, è stato il primo disco al quale abbia contribuito
anche in qualità di chitarrista, nel senso che sono io che ho suonato la
chitarra acustica sulla maggior parte delle canzoni. La cosa creò non pochi
problemi dal
punto di vista operativo, perché io non riuscivo a fare due volte
di seguito una canzone nello stesso modo e quindi i musicisti che suonavano con
me provavano a scriversi una parte da seguire, ma poi al dunque tutto gli
cambiava sotto il naso perché io senza volere toglievo una battuta di qua e ne
aggiungevo un'altra di là, seminando il panico e pretendendo comunque di avere
ragione. Finì che io registrai le canzoni voce e chitarra in diretta e poi gli
altri musicisti aggiunsero la loro parte successivamente, in sovrapposizione,
che è un modo abbastanza innaturale di fare musica e che infatti poi ho cercato
di evitare, per quanto possibile.
|
La
pecora - di Raffaele Reale - Con la sua opera seconda, ad appena ventitré
anni, Francesco De Gregori tocca una delle sue massime punte
d'ispirazione. Deluso dall'insuccesso del pur ottimo "Alice non lo
sa" - che comprendeva, tra le altre, perle come "Alice",
"Buonanotte fratello", "Le strade di lei" e
"Irene" - il giovane cantautore romano si dedica ad un materiale
intimista, seguendo la scia di Leonard Cohen e di Fabrizio De Andrè, ma
rileggendolo in un'ottica allucinatoria del tutto personale.
Si
inizia con la storica "Niente da capire", titolo che è tutto un
programma, dolce e sferzante ballata su un rapporto finito. Si prosegue
con l'allegoria onirica di "Cercando un altro Egitto", dove
l'invettiva politica viene smussata dall'atmosfera sognante e distorta
("Sollevo gli occhi al cielo e vedo sopra un tetto mia madre
inginocchiata in equilibrio su un camino. La strada adesso è piena di
persone, mia madre è qui vicino") e dalla splendida "Dolce
amore del Bahia", meno scarna della precedente, accompagnata dalla
sola chitarra - come nella migliore tradizione folk -. "Informazioni
di Vincent" prosegue sulla stessa linea poetica di introspezione
personale, mentre malinconica, profonda, densa appare "Giorno di
pioggia" ("oggi giorno di pioggia e la gente si muove, io sono
figlio della pioggia"), cupa riflessione sul destino dell'apparire e
del mostrarsi - ma tutto l'album è percorso da questo tremito
d'insoddisfazione giovanile a metà tra la voglia di emergere e il terrore
di non piacersi -.
E,
a tagliare perfettamente in due l'album, arriva il capolavoro:
"Bene" è la canzone summa della prima vita musicale di De
Gregori, molto più significativa delle ben più celebri
"Rimmel", "Generale" o "La donna cannone".
Canzone semisconosciuta, nascosta, mai portata veramente alla ribalta, è
al contrario la più alta espressione del genio poetico del cantautore,
libera e anticonformista dichiarazione d'affetto verso la madre,
poeticamente eterea e musicalmente tenue. Di grande spessore poetico anche
la seguente "Chissà dove sei", originale e coinvolgente "A
Lupo" ("Ma questa non è casa mia, i ricordi si affollano in
fretta, è un libro cominciato la sera e già dimenticato la
mattina"), adolescenziale nella sua utopica visione di libertà
"Arlecchino", metaforicamente politica (alla maniera del Bob
Dylan degli esordi) la lunga "Finestre di dolore". Si chiude
sulla delicata filastrocca "Souvenir", embrione di ciò che in
futuro saranno "Buonanotte fiorellino" e "Piccola
mela".
Anche
stavolta De Gregori andrà incontro ad un sonoro insuccesso commerciale,
ma la dimostrazione d'intelligenza e di maturità gli permetterà di
comporre ad un solo anno di distanza il celeberrimo "Rimmel",
l'album della svolta, l'album della fama, l'Album di Francesco De Gregori.
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Lei aveva tasche troppo strette
e
otto, nove, dieci modi di vivere.
Forse
aveva un cuore troppo grande
e
una strana maniera di sorridere.
Lui
aveva un grosso cervello
e
dei gerani proprio dove la strada si divide
lontano
i campanili suonavano,
ma
lui non se ne preoccupava.
Ma
questa non è casa mia,
i
ricordi si affollano in fretta,
un
libro cominciato la sera
e
già dimenticato, la mattina
A
Lupo, anima pura,
perché
non giuri più sulla sua bambina.
Il
poeta in affari, veniva da molto lontano,
con
dei nastri colorati legati alla vita
a
vide che vendeva giocattoli,
le
chiese cosa vuoi per una notte.
Lei
non rispose, le parole erano neve,
la
piccola fiammiferaia presa dal gioco,
si
è rotta una mano sopra il filo spinato
rispose
la signora: "non ho niente da chiedere,
se
non le tue lacrime e tutto quel che hai."
Ma
questa non è casa mia,
i
ricordi si affollano in fretta
E'
un libro cominciato la sera,
e
già dimenticato, la mattina.
A
Lupo, anima pura,
perché
non giuri più, sulla sua bambina.
E
si presero per mano nella notte stellata
e
piovosa e capirono che in fondo
bastava
non chiedersi, ne l'anima, ne il cuore,
ne
niente di simile soltanto quattro salti,
dove
più ti conviene
E
vennero accerchiati da quaranta ladroni,
usciti
dalla favola, senza permesso
riuscirono
a fuggire proprio a mezzanotte
senza
colpo ferire, senza fare rumore,
l'orologio
batteva i suoi colpi,
la
Renault diventava una zucca.
Ma
questa non è casa mia....
|
"Lupo" è una persona che conosco, è un soprannome "Lupo".
Fa l'impresario ed io l'ho conosciuto ai tempi in cui giravo con
"Racconto", con Cocciante e Venditti... "Lupo" era separato
dalla moglie e aveva una figlia di quindici anni, che lui non vedeva da dieci
perchè stava con la madre, però era convinto che fosse una bella figlia e
parlava sempre di lei, e diceva sempre: "Te lo giuro sulla mia
bambina". E una volta a pranzo mi raccontò che Salvatore Quasimodo, che
era suo amico, gli aveva regalato un libro dedicandoglielo in questo modo:
"A Lupo, anima pura, perchè non giuri più sulla sua bambina". Io mi misi a piangere a
quella tavolata, ma non se ne accorse nessuno; io amavo molto questo
"Lupo" perchè era veramente un impresario diverso da tutti gli altri,
e questa è una canzone dedicata a lui, con dentro tutta la mia vita di quel
periodo, degli ultimi tre o quattro mesi... la canzone la scrissi in montagna,
io ero seduto su una veranda, e davanti c'erano dei vasi con i gerani e sullo
sfondo una strada che si divideva, dal mio punto di vista, esattamente dove era
un vaso di gerani. La canzone è scritta tutta in questo modo, con un finale
ottimistico con la Renault, la Renault è la mia macchina, che diventa una zucca
e loro due che si prendono per mano senza chiedersi niente... però io penso che
la canzone può arrivare anche senza conoscere i riferimenti ai miei fatti
personali, o forse non arriva. Uno scrive qualcosa perchè gli va di scrivere,
come quando fai un rutto perchè devi farlo, non puoi domandarti se quel rutto
verrà capito, apprezzato alla maniera giusta, devi farlo e lo fai... Comunque
se uno viene da me e mi dice "lo "A Lupo" non la capisco".
va benissimo, "A Lupo", in effetti è una di quelle canzoni che... io
mi incazzo se uno mi dice che non capisce "Cercando un altro Egitto",
ma se non capisce "A Lupo" o "Marianna al bivio" va
benissimo
|
|
Fiori falsi e sogni veri,
tra
gli eroi della friggitoria Chantant,
grazie,
ho mangiato ieri, un
sorriso questa sera basterà.
Arlecchino
è già sul filo, la
gente vuol vedere cosa fa,
e
il filo corre sopra la città, e
tutto il mondo e tutto qua.
Dove
vai? Quanti soldi ti hanno dato,
quanti
fiori e quanti anni, dove vai?
Dove
vai? La mia cella è un po' più in alto e
mi pagano di più.
Notte
chiara, notte bella, sopra
i libri non ti avevo letto mai.
Mi
hanno chiesto fermati, non
mi hanno chiesto mica: dove vai?
Arlecchino
è lì sospeso, ma
il filo sotto ai piedi non c'è l'ha
e
anche questo in fondo è libertà e
tutto il mondo è tutto qua.
Dove
vai? Quanti soldi ti hanno dato,
quanti
fiori e quanti anni. Dove vai?
La
mia cella è un po' più stretta
e
mi pagano di più.
|
"Arlecchino"
è una canzone sul mio ruolo, sul mio ruolo di una volta più che altro, cioè
questo "fiori falsi e sogni veri nella friggitoria Chantant", è il
Folkstudio agli inizi, dove non era importante neanche mangiare, bastava
sorridersi, bastava comunicare, e c'è questo "Arlecchino" su un filo
e la gente vuole vedere cosa fa, e "Arlecchino" non sono
necessariamente io, ma i tipi come me in genere, a cui danno dei soldi in cambio
delle sue acrobazie: "Quanti soldi ti hanno dato? La mia cella è un po'
più in alto e mi pagano di più", però alla fine questo
"Arlecchino" si fa i fatti suoi, indipendentemente da quanto lo
pagano, indipendentemente da quanto sia grande la sua stanza, vola senza filo e
uno deve arrivare a volare senza filo... e anche se uno non fa una canzone
allineìta col PCI o non utilizzabile in termini politici diretti, pazienza,
l'importante che voli però. lo credo che qualsiasi canzone bella sia una
canzone di sinistra.
|
Fabrizio
ha un merito storico nei confronti della canzone italiana: quello di
averle dato per primo dei contenuti non soltanto e non necessariamente
"amorosi".
Intendiamoci,
non che Fabrizio non abbia scritto straordinarie canzoni d'amore in
senso classico (valgano come esempio, lontanissime tra loro, La
canzone dell'amore perduto e Jamin-a), ma fatto sta che
furono La guerra di Piero, La città vecchia, Delitto
di paese e via dicendo a spalancare davanti agli occhi di molti
giovani, verso la metà degli anni sessanta, un nuovo universo nel
panorama della musica leggera di allora.
Fabrizio era la dimostrazione
vivente che una canzone poteva, se lo voleva, essere anche corrosiva e
impervia, realistica e poetica; musicalissima sì, ma anche narrativa
e perché no? politica.
Era
possibile, in parole povere, buttare a mare il linguaggio patinato e
gli arrangiamenti pacchiani della musica leggera dominante e scrivere
invece canzoni diverse, che parlavano con semplicità alla testa e al
cuore.
C'era
poi dell'altro, che affascinava. Fabrizio rifiutava in blocco le moine
dell'industria discografica, i suoi passaggi obbligati, le regole non
scritte dello show-business. Non andava in televisione, si faceva
fotografare con evidente malavoglia; addirittura (ma questo, a dire il
vero, un po' ci dispiaceva) non faceva concerti.
L'Italia
era ricca di grandi autori di canzoni, naturalmente. Da Gino Paoli a
Luigi Tenco, a Bindi, a Gaber; tutta gente antagonista nei confronti
delle insulsaggini musicali correnti ma che partecipava comunque
spesso ai rituali a volte sconfortanti del
"professionismo" canoro (e Tenco probabilmente fu immolato
proprio sull'altare si questa scomoda e dolorosa contraddizione,
per lui più che per altri insopportabile).
In Italia insomma non
mancavano davvero le belle canzoni, in omaggio a quel filone
"diverso" che ha sempre percorso in parallelo, da Spadaro a
Buscaglione, il cammino ufficiale della "canzonetta"; ma
Fabrizio fu in questo contesto il primo e l'unico ad essere,
prima che il termine diventasse di moda, "underground".
Scomode
e rimosse e spesso vietate sul piatto benpensante del giradischi di
famiglia le sue canzoni finirono per essere come quei film che,
"sconsigliati" ufficialmente dal parroco, costituirono poi
le tappe più importanti della nostra crescita culturale e
morale.
Quando
poi un giorno ho conosciuto Fabrizio De Andrè e siamo diventati amici
non ho trovato scollature fra l'uomo e lo scrittore di quelle canzoni.
E
in tutti questi anni non ho mai visto Fabrizio affrontare la vita
ipocritamente come non l'ho mai sentito mettere in musica una bugia.
Francesco
De Gregori
(da
"La cattiva strada" 1996)
|
Posso dirti che
questa donna io la vedevo come una persona abbastanza distaccata dal mio modo di
vedere il mondo, quindi anche dal mio modo di scrivere le canzoni e le dicevo:
"Vattene al cesso a leggerle! " mi sembra chiaro no? Io non voglio fare un sezionamento delle mie canzoni. Quando leggo "Paolo e Francesca" di Dante non mi chiedo chi fosse
Gianciotto, cosa c'entrasse in realtà, a che pagina del libro li ha trovati che
si baciavano, se abbiano scopato o meno... Se se lo chiedono è una curiosità che non è per niente
sana. E' una curiosità puntuale, didascalica, è una curiosità a cui ci ha
abituato una scuola fatta da maestre vecchie e impreparate. Non è cosi che va
guardato né un quadro né una canzone né niente. Bene" nelle serate non la
canto mai, è una canzone privata.
|
Bene, se
mi dici che ci trovi dei fiori in questa storia,
sono
tuoi.
Ma
è inutile cercarmi sotto il tavolo, ormai
non ci sto più.
Ho
preso qualche treno, qualche nave, qualche
sogno qualche tempo fa.
Ricordi
che giocavo coi tuoi occhi nella stanza e
ti chiamavo mia.
Ben
oltre alla coperta ad uncinetto c'era
il soffio della tua pazzia.
E
allora la tua faccia vietnamita ricordava
tutto quel che ho.
E
adesso puoi richiuderti nel bagno a
commentare le mie poesie
però,
stai attenta a tendermi la mano perché
il braccio non lo voglio più.
Mia
madre è sempre lì, che
si nasconde dietro ai muri e non si trova mai,
e
i fiori nella vasca sono tutto quel che resta e
quel che manca,
tutto quel che hai.
E
puoi chiamarmi, ancora, amore mio.
E
qualche volta aspettami sul ponte, i
miei amici sono tutti là
con
lunghe sciarpe nere ed occhi chiari hanno
scelto la semplicità.
Se
Luigi si sporge verso l'acqua sono
solo fatti suoi.
E
ancora mille volte, e mille anni, ci scommetto, mi
ringrazierai
per quel sorriso ladro
e
per i giochi, i mille giochi, che sapevi già.
E
ancora mi dirai che non vuoi essere cambiata, che
ti piaci come sei.
Però
non mi confondere con niente e con nessuno
e
vedrai, niente e nessuno, ti confonderà.
Nemmeno
l'innocenza nei miei occhi, ce
n'è già meno di ieri,
ma che male c'è?
Le
navi di Pierino erano carta di giornale eppure
guarda, sono andate via.
Magari
dove tu volevi andare ed
io non ti ho portato mai.
Ma
puoi chiamarmi, ancora, amore mio.
|
|
Era mattina presto, mi chiamano alla finestra
mi dicono: "Francesco, ti vogliono ammazzare".
Io domando "chi"? Loro fanno "cosa"?
Insomma prendo tutto e come San Giuseppe,
mi trovo a rotolare per le scale,
cercando un altro Egitto.
Li fuori tutto calmo, la strada era deserta,
mi dico "meno male, è tutto uno scherzetto"
Sollevo gli occhi al cielo e vedo sopra a un tetto,
mia madre inginocchiata in equilibrio su un camino,
la strada adesso è piena di persone,
mia madre è qui vicino.
Un uomo proprio all'angolo vestito da poeta,
vende fotografie virate seppia.
Ricordo della terra prima della caduta,
e al posto del posto dove va il francobollo,
c'è un buco per appenderle "dove"? dico io,
intorno al collo.
E adesso per la strada la gente come un fiume,
il terzo reparto celere controlla.
Non c'è nessun motivo di essere nervosi,
ti dicono agitando i loro sfollagente
e io dico: "non può essere vero"
e loro dicono: "non è più vero niente".
Lontano, più lontano degli occhi del tramonto,
mi domando, come mai non ci sono i bambini.
L'ufficiale uncinato che mi segue da tempo,
mi indica col dito, qualcosa da guardare.
le grandi gelaterie di lampone, che fumano lente
e i bambini, i bambini sono tutti a giocare.
Un amico di infanzia, dopo questa canzone,
mi ha detto: "benissimo, è un incubo riuscito,
ma dimmi sogni spesso le cose che hai scritto,
oppure le hai inventate solo per scandalizzarmi".
Amore, amore, naviga via,
devo ancora svegliarmi. |
|
Questa
è una canzone che ho scritto sulla violenza che ci sta intorno che
secondo me non sempre è visibile e sperimentabile direttamente, non è
sempre una violenza evidente e chiara. C’è anche una violenza più
sottile, che è per esempio quella attraverso cui ci impongono delle
informazioni sbagliate, voglio dire la televisione, la radio, un certo
tipo di quotidiani, la pubblicità, o anche gli incidenti stradali, è
una maniera abbastanza innocente di farci morire, ma è violenza anche
quella. E poi c’è una violenza storica che è quella che ci portiamo
ancora appresso degli anni del fascismo. Questa canzone si chiama
"Cercando un altro Egitto" e io ho immaginato di scappare come
fece San Giuseppe, portandomi appresso tutto quello che c’è di buono.
Vorrei spiegare una frase che c’è in questa canzone, quando parla
delle "…grandi gelaterie di lampone che fumano lente…" io
intendevo alludere ai campi di concentramento dell’ultima guerra. |
Quando ero di
leva, nel 1977, non sopportavo di sprecare le mie mattinate a lavorare
per lo Stato, o a perdere sonno per guardie e le corveè durante la
settimana.Così, sconsolato e senza alcuna voglia di lavorare, ogni
mattina mi presentavo negli uffici per queste prestazioni “a gratis”.
L’applicazione
era poca, la volontà di cercarmi qualcosa da fare era nulla. Mi
annoiavo, sbadigliavo, non c’erano social né internet. Fannullone
statale? No, ero giustificato. Tutto per sole 18.000 lire al mese, che
bastavano appena per il fumo (però ero a casa mia a Catania). Mi
chiedevo “ma qui non esistono i sindacati? E’ giusto sfruttare la gente
così?” (ah ah!)
Il mio capo
ufficio era un militare tutto d’un pezzo, pignolo fino alla nausea e
autentico servo dello Stato. Era così timoroso che prima di montare il
suo turno di guardia andava a controllare le auto parcheggiate e si
abbassava per controllare se le Brigate Rosse (spauracchio e unico
nemico di quegli anni) avessero mai agganciato ordigni sotto le vetture
in sosta. Pazzesco!
L’indomani
dalla guardia, il suo appello era uno spasso: un marinaio chiamava i
cognomi e lui annuiva compiaciuto ogni volta che sentiva “presente!”. Il
fatto è che almeno la metà erano tutti cognomi inventati!
In una di
queste mattine in cui non c’era proprio niente ma proprio niente da
fare, per impiegare il tempo infilai un foglio A4 nella macchina da
scrivere e cominciai a scrivere:
“Era mattina
presto e mi chiamano alla finestra, mi dicono 'Francesco, ti vogliono
ammazzare!'. Io domando ... 'chi?'. Loro fanno 'cosa?' Insomma, prendo
tutto e come San Giuseppe mi trovo a rotolare per le scale, cercando un
altro Egitto. Di fuori tutto calmo, la strada era…..” STRAAPPPP!
Con violenza il
Capitano mi tira il foglio, lo legge, e mi dice: “Rapisarda, cosa sono
queste frasi senza senso?”.
Già malato
sapete di cosa, mi veniva di abbatterlo a colpi di roncola ma bofonchiai
soltanto “ma no, guardi, è il testo di una canzone di…..”
“Di chi ? Ma è
incomprensibile! Quale pazzo scrive queste cose? Non capisco, se è un
messaggio segreto me lo faccia sapere!”.
Linguaggio
segreto? Nel 1977? Questo aveva letto troppi romanzi di guerra. Ci
rimasi malissimo per quello scontro tra chi era un appassionato del
Folkstudio a Roma e l’altro appassionato di un Accademia a Livorno.
Si dimenticò
dell’accaduto ma un giorno capitammo assieme di guardia. Così presi la
chitarra di caserma e, rischiando grosso, mi presentai nel suo alloggio
dicendogli “Capitano, solo cinque minuti per suonare quel messaggio
cifrato che lei paventava” e cominciai a cantargli Cercando un altro
Egitto di Francesco De Gregori.
L’ascoltò con
calma e curiosità e alla fine mi disse “Bella. Non ho capito un
cazzo..... ma è bella!”
Gli risposi
“Non importa ciò che lei ha capito. Se dentro la canzone immagina una
storia dedicata a una gelateria di città specializzata in lamponi oppure
a San Giuseppe …..non fa niente, va bene lo stesso. L’importante è aver
saputo stanare quel che c’era di bello, secondo quello che ascoltava (o
vedeva) in quel momento la sua anima. L’ha scritta un giovanotto che
sogna spesso le cose che scrive e viceversa, senza bisogno di codici
segreti”.
Si ricordò
della cosa e si fece una risata. Da quel giorno le cose cambiarono, di
molto. Diventò un ufficiale (non uncinato) che mi seguiva da tempo e da
civili diventammo pure amici. Adesso non lo vedo da tantissimo e spero
che goda ancora di buona salute.
Ciao Ammiraglio
di una bella canzone, oggi l’ho risentita in auto e mi sono ricordato di
te.
Rapisarda.
|
Chissà dove sei, perduta nella notte, col tuo trucco infame e la tua giacca da bandito.
Io ti ho aspettato all'ombra dei tuoi per come. Col mio viso angelico percosso dai fatti.
Chissà dove dei perduta nei segni, con la tua sigaretta come una matita
e le tue speranze di vittoria.
io ti ho accettato come una bella calligrafia,
un biglietto da visita e due occhi diversi.
Può accadere di tutto, puoi anche conquistare vari uomini bruni e misurarne l'aspetto.
Ma il mio indirizzo è "Via del Sopracciglio destro", con rispetto parlando per le altre parti,
altre parti di me.
|
Ben
considerando il modo felice con cui Francesco era stato collocato nella
precedente esperienza televisiva, questa volta il Dott. Micocci decise
di creare
uno spazio tutto per lui e che lui avrebbe potuto gestire come
meglio credeva. Infatti andò in onda un breve filmato che, sullo sfondo
di Alice, mostrava Francesco in giro per Trastevere, mentre si provava
un paio di scarpe nell'eccentrica
boutique di Paola Pitagora, e mentre si esibiva in varie performance.
Una di esse, ad esempio, era la seguente: a quel tempo una nota azienda
produttrice di articoli per l'igiene della casa, aveva diffuso una
massiccia e fortunata campagna pubblicitaria basata su una fotografia
della nota cantante Orietta Berti che sorrideva serena pur trovandosi
davanti a una poltiglia giallastra che le imbrattava l'immacolato
pavimento, in quanto certa che i prodotti da lei reclamizzati avrebbero
risolto immediatamente il problema. La didascalia che campeggiava in
cima alla pagina proclamava: "è caduto un uovo a Orietta
Berti!". Francesco, sempre attento a tutto ciò che coinvolgeva i
delicati problemi che riguardavano le comunicazioni di massa, volle
parafrasare il contenuto della nota pubblicità.
Infatti
nel filmato egli appariva a un tratto con una camicia di tipo militare
e, indossando la sua espressione più imperturbabile, estraeva dal
taschino un uovo che quindi lasciava cadere a terra fissando la
cinepresa con uno sguardo vuoto. Sempre imperturbabile proclamava
infine: "E caduto un uovo a Francesco De Gregori E mi dispiace
moltissimo sia per me che per l'uovo". Un altro episodio del quale
non posso essere certo al cento per cento ma che ricordo con piacere è
il seguente; proprio in quel periodo Comencini stava girando il film
Pinocchio, con attori magnifici, un Manfredi in splendida forma e di
grande umanità, Franchi e Ingrassia la cui bravura e il cui spessore
ancora erano ignoti a tutti a causa del genere di film che li avevano
portati al successo e molti altri, per uno dei prodotti più belli che
mamma RAI avesse messo in cantiere. Manfredi era in contatto con il
Dott. Micocci in quanto aveva inciso con discreto successo il famoso
brano di Petrolini Tanto pe' cantà, così chiese se ci fosse stata una
canzone da inserire nella colonna dello sceneggiato. Micocci ne parlò
con Francesco che in un lampo scrisse una canzoncina deliziosa che fu
subito accettata con entusiasmo. Francesco inoltre accettò di
rinunciare alla patemità di quel brano anche dal punto di vista dei
diritti, e ne fece dono al simpatico attore.
|
|
Ieri, ho incontrato la mia formica,
mi
ha detto che, sono pazzo.
io,
con occhiaie profonde
e
un principio di intossicazione.
Io
non ricordo che occhi avevi,
io
non ricordo che occhi avevi,
l'ultima
volta che ti ho insultato,
l'ultima
volta che ti ho lasciato,
ma
io sono stato, ma io sono stato,
ma io sono stato....
dove
tu mai.
Dolce
amore del Bahia
dolce
amore del Bahia.
Io
con le mani di giunco
e
la mia verginità.
Io
non ricordo che occhi avevi,
io
non ricordo che occhi avevi,
l'ultima
volta che ti ho insultato,
l'ultima
volta che ti ho bloccato,
ma
io sono stato, ma io sono stato,
ma io sono stato....
dove
tu mai.
Ieri,
ho ammazzato la mia formica,
diceva
che, ero pazzo.
Io,
pazzo forse per gioco,
ma
per niente e per nessuna.
Io
non ricordo che occhi avevi, io non ricordo che occhi avevi...
|
|
A
volte canto
"Dolce amore del Bahia" quando ci sono le femministe, e le femministe
si arrabbiano perchè faccio tutta una
presentazione dicendo che la donna della canzone era una femminista, io I'avevo
chiusa dentro casa, lei poi era scappata per andare a mangiare, aveva mangiato
troppo ed era scoppiata e nessuno l'aveva rimessa insieme; allora io ero
diventato triste e avevo scritto questa canzone per lei. |
|
|
Oggi, giorno di pioggia,
ma
la gente è tranquilla,
io
sono figlio della gente.
Prendimi
la mano, dammela,
cerchiamo
di venire insieme,
la
tua tessere è scaduta.
Grazie
per l'invito, si stasera non ho voglia,
di
vedere gli incidenti stradali lungo il fiume.
Oggi
giorno di pioggia,
ma
la gente si muove,
io
sono figlio della pioggia.
La
festa è stata magica,
le
ragazze han ballato,
mi
han coperto di lodi e di sorrisi.
La
prossima vigila di Natale,
avremo
tutti partorito,
potremo
farne un'altra per allora.
A
volte potrai avermi con un fiore,
a
volte un fiore non ti basterà.
A
volte penserai di avermi chiuso in una stanza.
Dammi
le tue chiavi, dolce
voglio
farne una copia,
voglio
scrivere una lunga poesia per le tue braccia.
|
LA PECORA
ROMANO -
Passiamo al disco della "Pecora"; le copie per i giornalisti erano
accompagnate da una presentazione del disco, da una tua biografia e
da una cosa che non ho assolutamente capito, una traduzione di
"Paperback Writer".
DE GREGORI -
Quella l'ho tradotta io, loro fecero questa cosa che cominciava con
"Francesco De Gregori, nato circa 23 anni fa sotto il segno
dell'Ariete, dell'Ariete possiede le caratteristiche essenziali..."
Allora io mi incazzai e come mia presentazione scrissi una mia
traduzione di "Paperback writer".
GIACCIO -
Cominciava con "Niente da capire" anche qui ci fu una censura da
parte della Rai.
DE GREGORI -
"Giovanna faceva dei giochetti da impazzire".
GIACCIO -
Trasformata in?
DE GREGORI -
"Un ricordo che vale dieci lire", comunque la canzone anche cambiata
non andò in onda fino al 13 inaggio perchè c'era il referendum sul
divorzio.
GIACCIO - Ci fu
tutto quel blocco...
DE GREGORI -
Bloccarono un sacco di canzoni, tipo "Marcia nuziale" di De Andrè.
bloccarono "Niente da capire".
ROMANO - Il
disco della "Pecora" che tu consideri il tuo disco peggiore, a me
sembra quello più intenso, pieno di immagini che hanno come unico
filo conduttore le libere associazioni mentali; forse era anche un
periodo di tuo malessere rispetto all'anno precedente.
DE GREGORI -
Sì, e quello più libero non mi creava il problema di essere capito o
meno; parlavo della mia vita privata, come mi veniva scrivevo.
"Bene" e "Niente da capire" le ho scritte nello stesso pomeriggio,
in due ore, scrivevo di getto. "Bene" nelle serate non la canto mai,
è una canzone privata...
GIACCIO -
Dedicata ad una donna a cui dicevi "Vai nel bagno a commentare, le
mie poesie"; vogliamo parlare di questo ?
DE GREGORI -
Per me è tutto lì. Posso dirti che questa donna io la vedevo come
una persona abbastanza distaccata dal mio modo di vedere il mondo,
quindi anche dal mio modo di scrivere le canzoni e le dicevo:
"Vattene al cesso a leggerle! " mi sembra chiaro no?
GIACCIO - Sì
certo; quello che manca secondo me è il quadro della tua vita di
quel periodo. Cioè dici che l'hai scritta in un pomeriggio, prova a
ricostruire..
DE GREGORI - Io
non voglio fare un sezionamento delle mie canzoni.
GIACCIO - Però
a me interessa sapere a chi ti riferisci, e interessa anche a molti
altri.
DE GRECORI -
Quando leggo "Paolo e Francesca" di Dante non mi chiedo chi fosse
Gianciotto, cosa c'entrasse in realtà, a che pagina del libro li ha
trovati che si baciavano, se abbiano scopato o meno...
GIACCIO - Forse
tu no, ma molti se lo chiedono.
DE GREGORI - Se
lo chiedono con una curiosità che non è per niente sana. E' una
curiosità puntuale, didascalica, è una curiosità a cui ci ha
abituato una scuola fatta da maestre vecchie e impreparate. Non è
cosi che va guardato né un quadro né una canzone né niente.
ROMANO - A
questo punto parliamo di "Informazioni di Vincent", dove c'è prima
di tutto un riferimento alla tua esperienza di traduttore..
DE GREGORI -
Sì, il nome "Vincent" viene dalla canzone di Don Mc Lean che io
avevo tradotto credo anche in modo dignitoso; poi la mia versione è
stata cantata da Little Tony; io non ho niente contro LittIe Tony,
però, non so come dire... quando la tradussi non pensai che
l'avrebbe cantata lui. Non pensavo che l'avrebbe cantata nessuno,
Little Tony per me rimaneva quello che aveva fatto "Cuore matto",
quindi una cosa molto lontana da me e questo episodio di "Vincent"
rappresenta tutto uno strano modo di prendere una cosa e di
cambiarla. Magari senza cambiarla nei contenuti, però alla fine
questa cosa viene deformata.
ROMANO - Cioè
il mezzo di comunicazione è il messaggio, come dice Mc Luhan; la
stessa cosa acquista un valore diverso se ti viene raccontata da un
amico, dalla radio, dalla televisione, da un giornale. E nella
canzone "Vincent" si identifica nel gestore, padrone unico, dei
mezzi di comunicazione.
DE GREGORI -
"Informazioni" è soprattutto una canzone sulla televisione e sulla
radio, quando dice "Amore mio voltati dall'altra parte e fai quello
che Vincent non permetterebbe mai, quello che Vincent non ti
consiglierebbe maì" cioè la tesi è di esser sempre critici, al
limite fare l'opposto di quello che ci viene suggerito di fare
attraverso questo tipo di propaganda, insomma stiamo attenti, siamo
critici, quando sentiamo la radio.
ROMANO - Un
altro aspetto di questo discorso c'è in "Arlecchino".
DE GREGORI -
"Arlecchino" è una canzone sul mio ruolo, sul mio ruolo di una volta
più che altro, cioè questo "fiori falsi e sogni veri nella
friggitoria Chantant", è il Folkstudio agli inizi, dove non era
importante neanche mangiare, bastava sorridersi, bastava comunicare,
e c'è questo "Arlecchino" su un filo e la gente vuole vedere cosa
fa, e "Arlecchino" non sono necessariamente io, ma i tipi come me in
genere, a cui danno dei soldi in cambio delle sue acrobazie: "Quanti
soldi ti hanno dato? La mia cella è un po' più in alto e mi pagano
di più", però alla fine questo "Arlecchino" si fa i fatti suoi,
indipendentemente da quanto lo pagano, indipendentemente da quanto
sia grande la sua stanza, vola senza filo e uno deve arrivare a
volare senza filo... e anche se uno non fa una canzone allineìta col
PCI o non utilizzabile in termini politici diretti, pazienza,
l'importante che voli però. lo credo che qualsiasi canzone bella sia
una canzone di sinistra.
GIACCIO - Di
questo disco 'Cercando un altro Egitto" è l'unica che canti nelle
serate...
DE GREGORI -
No, ne canto anche un'altra, "Niente da capire", e a volte canto
"Dolce amore del Bahia" quando ci sono le femministe, e le
femministe si arrabbiano.
GIACCIO -
Perchè?
DE GREGORI -
Perchè faccio tutta una presentazione dicendo che la donna della
canzone era una femminista, io I'avevo chiusa dentro casa, lei poi
era scappata per andare a mangiare, aveva mangiato troppo ed era
scoppiata e nessuno l'aveva rimessa insieme; allora io ero diventato
triste e avevo scritto questa canzone per lei.
ROMANO - In
"Cercando un altro Egitto" la prima cosa che si nota è il ritmo,
questo montaggio molto serrato di immagini da incubo...
DE GREGORI -
Quando ho scritto “Cercando un altro Egitto" volevo fare una canzone
sulla violenza, e mi sembra che sia leggibile, anche se scritta in
termini simbolici. li linguaggio è un linguaggio cinematografico
spinto all'estremo, pieno di tagli, di dissolvenze, di stacchi
improvvisi, di cambiamenti di ambiente... è una canzone montata in
maniera molto strana, come se uno avesse scritto molto di più di
quello che dice e poi avesse tagliato dei pezzi.
GIACCIO - Poi
c'è "A Lupo"; io ho perso un'ora a discutere con un funzionario
della Rai per trasmettere "Cercando un altro Egitto" e "A Lupo" che
lui non capiva. "Cercando un altro Egitto" dopo un po' l'ha capita,
anche se non apprezzava la storia del sogno; "A Lupo" niente.
Continuava a dire: "in italiano si dice 'Al lupo! perchè non dice
'Al Lupo'?
DE GREGORI -
"Lupo" è una persona che conosco, è un soprannome "Lupo". Fa
l'impresario ed io l'ho conosciuto ai tempi in cui giravo con
"Racconto", con Cocciante e Venditti... "Lupo" era separato dalla
moglie e aveva una figlia di quindici anni, che lui non vedeva da
dieci perchè stava con la madre, però era convinto che fosse una
bella figlia e parlava sempre di lei, e diceva sempre: "Te lo giuro
sulla mia bambina". E una volta a pranzo mi raccontò che Salvatore
Quasimodo, che era suo amico, gli aveva regalato un libro
dedicandoglielo in questo modo: "A Lupo, anima pura, perchè non
giuri più sulla sua bambina".
GIACCIO - E'
una dedica molto bella.
DE GREGORI - Io
mi misi a piangere a quella tavolata, ma non se ne accorse nessuno;
io amavo molto questo "Lupo" perchè era veramente un impresario
diverso da tutti gli altri, e questa è una canzone dedicata a lui,
con dentro tutta la mia vita di quel periodo, degli ultimi tre o
quattro mesi... la canzone la scrissi in montagna, io ero seduto su
una veranda, e davanti c'erano dei vasi con i gerani e sullo sfondo
una strada che si divideva, dal mio punto di vista, esattamente dove
era un vaso di gerani. La canzone è scritta tutta in questo modo,
con un finale ottimistico con la Renault, la Renault è la mia
macchina, che diventa una zucca e loro due che si prendono per mano
senza chiedersi niente... però io penso che la canzone può arrivare
anche senza conoscere i riferimenti ai miei fatti personali, o forse
non arriva. Uno scrive qualcosa perchè gli va di scrivere, come
quando fai un rutto perchè devi farlo, non puoi domandarti se quel
rutto verrà capito, apprezzato alla maniera giusta, devi farlo e lo
fai... Comunque se uno viene da me e mi dice "lo "A Lupo" non la
capisco". va benissimo, "A Lupo", in effetti è una di quelle canzoni
che... io mi incazzo se uno mi dice che non capisce "Cercando un
altro Egitto", ma se non capisce "A Lupo" o "Marianna al bivio" va
benissimo.
______________________
da FRANCESCO DE
GREGORI, UN MITO
di Michelangelo Romano, Paolo Giaccio e Riccardo Piferi
-
Edizioni Lato Side – 1980
|
E' una sera che il fiore mi pesa,
e
le stelle mantengono i loro segreti
più
freddamente che mai.
Guardo
le mie povere cose,
una
foto di Angela Davis,
muore
lentamente sul muro
e
a me di lei, non me ne è fregato niente mai.
E
tutte queste informazioni di Vincent,
mi
vanno intorno e non mi dicono perchè.
E
tutte queste informazioni di Vincent,
girano
in tondo e non mi spiegano cos'è che muore.
E
stasera ho tradito gli affetti,
ho
affittato i miei occhi a una banda di ladri,
vedo
quel che vedono loro.
Tu
conosci mica qualcuno,
che
è disposto a chiamarmi fratello,
senza
avermi letto la mano,
amore
mio, voltati dall'altra parte e fai.
Quello
che Vinc non ti avrebbe detto mai,
quello
che Vinc non ti insegnerebbe mai,
quello
che Vinc non permetterebbe mai,
quello
che Vinc non regolerebbe mai, stasera....
E
a Parigi mi aspettano ancora,
c'è
una stanza con bagno, prenotata a mio nome,
la
moquette, sarà piena di topi.
Ieri
alla televisione,
mi
hanno detto di stare tranquillo,
non
c'è nessuna ragione, di aver paura,
non
c'è proprio niente che non va.
|
Il nome "Vincent" viene dalla canzone di Don Mc Lean che
io avevo tradotto credo anche in modo dignitoso; poi la mia versione è stata
cantata da Little Tony, che per me rimaneva quello di "Cuore matto".
E' soprattutto una canzone sulla televisione e sulla radio, quando dice
"Amore mio voltati dall'altra parte e fai quello che Vincent non
permetterebbe mai, quello che Vincent non ti consiglierebbe mai", cioè la
tesi è di essere sempre critici, al limite fare l'opposto di quello che ci
viene suggerito di fare attraverso questo tipo di propaganda, insomma stiamo
attenti, siamo critici, quando sentiamo la radio.
"Informazioni"
è soprattutto una canzone sulla televisione e sulla radio, quando dice
"Amore mio voltati dall'altra parte e fai quello che Vincent non
permetterebbe mai, quello che Vincent non ti consiglierebbe maì" cioè la
tesi è di esser sempre critici, al limite fare l'opposto di quello che ci viene
suggerito di fare attraverso questo tipo di propaganda, insomma stiamo attenti,
siamo critici, quando sentiamo la radio.
|
SI FA PRESENTE CHE
"INFORMAZONI DI VINCENT", IL CUI TESTO E' RIFERITO AD ALTRO, NON HA
NIENTE A CHE VEDERE CON "UN ANNO FA" DI LITTLE TONY , COVER PER LA QUALE
FRANCESCO SCRISSE SOLO IL TESTO SENZA PENSARE
ASSOLUTAMENTE ALLA "VINCENT" DI MC LEAN.
(NON SCERVELLATEVI. SI
TROVA IN QUESTA CABINA SOLO PER ASSONANZE CON IL TITOLO.)
De Gregori ha anche duettato
sulle note di “Come un anno fa”/”Vincent” insieme al conduttore di
Radio2 Solcial Club Luca
Barbarossa. “Ero un ragazzino di bottega in una piccola etichetta, – ha
spiegato il cantautore – il produttore Micocci mi chiese di tradurre
questo bellissimo pezzo inglese, ‘Vincent’, solo che non mi curai
minimamente del testo originale e nemmeno capii che era riferito a Van
Gogh. Allora non sapevo che l’avrebbe cantata Little Tony ma lui fu
molto carino invitandomi a sentire l’incisione del pezzo in studio.
C’era suo fratello Enrico al mixer con accanto una radiolina che avrebbe
dovuto insospettirmi. Quando la Roma segnò Tony si strappò le cuffie
esultando, tutto questo nel clima di questa interpretazione molto
romantica e soft”.
(vedi il video del duetto con Barbarossa)
Starry, starry night.....
Don
McLean è stato il recordman delle vendite in Usa nella stagione 1972/73.
Complice uno sceneggiato tv, la sua VINCENT (che ne è la sigla) raggiunge
addirittura la vetta della classifica italiana. Don McLean fa musica di buona
fattura. E' un folk singer che da anni è in pista ma trova il successo solo
recentemente. Il suo album, vendutissimo, si chiama AMERICAN PIE ed è quello
con il pollice dell'artista in primo piano, con la bandiera americana sul
polpastrello.
Copertina
famosissima, come famosissime sono la title track dell'album e l'ancora più
famosa (per il mercato italiano) VINCENT, in cui racconta Van Gogh. Entrambe le
canzoni sono un po' datate, come d'altronde l'album. Che non è l'ultimo in
ordine di uscita, ma è quello che per primo ottiene il successo seppure in
ritardo. Risale infatti alla fine del 1971. In AMERICAN PIE discetta sulla
recente storia della musica americana, raccontandola in simboli: "The day the
music die"
è
riferito ai tragici incidenti mortali di Buddy Holly e Ritchie Valens, "eight
miles high and fallin' fast" ai Byrds e alla loro canzone (EIGHT MILES HIGH),
"the girl who sang the blues", per Janis Joplin più due riferimenti alla musica
inglese (Beatles e Rolling Stones). VINCENT: La canzone apre con il verso "starry
starry night", chiaro riferimento alla "Notte Stellata" dell'artista olandese.
Essendo probabilmente di matrice prettamente americana, con poche concessioni
alla moda corrente e con pezzi avvicinabili alle ballate country o alla musica
tipica dei folk singer d'oltreoceano, non avrà altri momenti di gloria qui da
noi.
|
|
La luce della luna, ci trovò sopra a un tetto,
e
Pietro non parlava.
E
niente che rompeva la noia dell'attesa,
solo
il suono della pioggia che cadeva.
E
lui, con la mano alla bottiglia,
faceva
i suoi discorsi da pazzo.
E
un gallo si mise a suonare la sveglia,
per
quanto la notte fosse ancora ubriaca
e
Giuda fosse ancora un ragazzo.
E
credo che fu in quel preciso momento,
che
venne da molto lontano un ricordo,
qualcosa
di simile a un pianto di madri
e
due angeli vestiti di bianco,
scesero
con aria stupita e il vuoto nel cuore,
e
aprimmo al pianto, le finestre del dolore.
Seduti
nella stanza con la bocca socchiusa,
aggrappati
alle nostre sigarette
aspettavamo
l'alba senza troppo interesse,
soltanto
per avere una scusa
e
Anna perduta sul divano
sembrava
un bambino sconfitto
e
la sua amica giovane le dava la mano
ma
Anna era tropo occupata
a
contare ricordi sul soffitto.
E
credo che fu in quel preciso momento
che
venne da molto lontano un ricordo
qualcosa
di simile a un pianto di madri
e
due angeli vestiti di bianco
scesero
con aria stupita e il vuoto nel cuore
e
aprimmo al pianto le finestre del dolore.
E
in fondo alla pianura una linea più buia,
l'esercito
degli uomini diversi.
Con
gli occhi e la bocca pieni di sonno,
aspettava
in una buca di due metri.
E
noi dall'altra parte del concetto,
con
l'anima in fondo alle gavette,
cacciavamo
i pensieri come mosche mortali,
e
il nostro cervello era bianco.
L'attacco
era fissato per le sette.
E
credo che fu in quel preciso momento.....
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Le canzoni non si spiegano.
Le canzoni si ascoltano come seduti su un divano al Louvre, in
contemplazione davanti alla Zattera della Medusa senza chiedersi, in
quella tempesta, chi siano davvero Pietro o Anna.
(Il Nostromo)
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Le
stelle sono tante, milioni di milioni,
la luce dei lampioni, si riflette sulla strada lucida.
Seduto o non seduto, faccio sempre la mia parte,
con l'anima in riserva e il cuore che non parte.
Però Giovanna io me la ricordo,
ma è un ricordo che vale dieci lire,
e non c'è niente da capire.
Mia moglie ha molti ha molti uomini,
ognuno è una scommessa,
perduta ogni mattina, nella specchio del caffè.
Io amo le sue rughe, ma lei non lo capisce,
ha un cuore da fornaio e forse mi tradisce.
Però Giovanna è stata la migliore,
ma è un ricordo che vale dieci lire,
e non c'è niente da capire.
Se tu fossi di ghiaccio, ed io fossi di neve,
che freddo amore mio, pensaci bene a far l'amore.
E' giusto quel che dici, ma i tuoi calci fanno male,
io non ti invidio niente e non ho niente di speciale.
Ma se i tuoi occhi fossero ciliegie,
io non ci troverei niente da dire,
e non c'è niente da capire.
E' troppo tempo amore, che noi giochiamo a scacchi,
mi dicono che stai vincendo e ridono da matti.
Ma io non lo sapevo, che era una partita,
posso dartela vinta, tenermi la mia vita
Però se un giorno tornerai da queste parti,
riportami i miei occhi e il tuo fucile,
e non c'è niente da capire.
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Ricordo che "Niente da capire" la
dovemmo reincidere perché il testo originale diceva "Giovanna... faceva
dei giochetti da impazzire" e questa cosa avrebbe impedito alla canzone di
essere trasmessa per radio. Mi ricordo anche che la prima versione, quella
"incriminata" era venuta molto meglio di quella che poi è stata messa
sul disco, ma chissà adesso dov'è finita, probabilmente è stata cancellata o
buttata via. Peccato, perché oggi potrebbe essere pubblicata tranquillamente;
anche la censura ha fatto poi passi da gigante, non interverrebbe più in
maniera così rozza: anzi, direi che oggi non c'è più censura; dagli
altoparlanti della radio e dallo schermo televisivo esce un rumore
indifferenziato in cui tutto è mescolato con tutto, e tutto è permesso in
quanto tutto è azzerato, privato di ogni possibile sfumatura, banalizzato,
devitalizzato. Oggi a Giovanna sarebbe permesso qualsiasi tipo di giochetto,
tanto il suo partner sarebbe comunque un innocuo spiritoso pingue e
tranquillizzante immarcescibile giovanile ed eterno Topo Gigio." |
Giovanna
Marinuzzi sito
ufficiale
"Niente da capire" è un caso sorprendente: c'è
un vero e proprio ribaltamento dell'arrangiamento in studio, e la stessa
armonizzazione è un po' cambiata.
Sì, è una versione ben diversa, che non ha subìto nessun
rimaneggiamento nella fase di postproduzione. - Le versioni in studio di
"Niente da capire" e "Cercando un altro Egitto" facevano
parte dell'album soprannominato La pecora. Parlando di quell'album, nelle note
che hai scritto l'anno scorso per il cofanetto pubblicato dalla BMG, raccontavi
che i musicisti avevano suonato sopra una tua base di chitarra, perché trovavi
difficoltà...- Difficoltà a suonare la stessa canzone per due volte di seguito
nello stesso modo...e magari allungavi o scorciavi le battute a tuo piacimento,
un po come Woody Guthrie nelle sue incisioni da solo, quando non era
"inquadrato" dalla chitarra di Cisco Houston! - Eh sì, e credo sia
una cosa comune a chi ha iniziato suonando da solo. Prima di imparare che una
pausa deve durare tanto, ce ne vuole del tempo! lo dicevo sempre ai musicisti:
"Quando cambiano le parole, voi cambiate accordo"; e loro mi
guardavano come si guarda un matto, perché non è che gli importasse tanto
delle parole. Devo dire che per me la registrazione di quell'album non
costituisce un ricordo piacevole: se vuoi suonare con quattro persone, è meglio
suonarci contemporaneamente.
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Niente
luna questa sera,
niente
gatti sopra il tetto.
I
miei sogni sono tutti
rotolati sotto al letto.
E
nel buio con la lingua
conto
i denti che mi restano.
Domani
che farò, ragazza mia
dei
tuoi pensieri magri.
Sul
campanile nevica,
d'accordo
ma purtroppo
ho
solo una camicia
e francamente non mi basta.
E
faccio di mestiere
il venditore di risate,
al
circo che si tiene al Lunedì,
ragazza
mia, ci andresti mai?
E
intanto conto i denti,
però
il conto non mi torna,
ce
ne uno che mi manca
e
forse tu mi puoi aiutare.
Per
caso non l'hai
mica ritrovato a casa tua
ero
così distratto amore mio,
quando
ti ho morso il cuore
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Dice youtube che trattasi di
Francesco al Folkstudio. Errore. Siamo al circolo 4 Venti nel 1974 e la
rassegna con lui, Antonello, la Marini e Duilio Delprete...L' ho
organizzata io. Nel video potete vedere in prima fila due belle
bionde..una e' la mitica mia amica Patrizia che fu per anni accanto al
principe. L'altra e' mia sorella Ida. Quella volta dovetti pure
affittare a mie spese da Consorti il piano per Antonello..
#Bax organizzatore culturale a vita..
Ernesto Bassignano
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A
Villa Borghese e oggi anche al contro-festival della Magliana (da
www.solegemello.net)
Doppia
razione di pop Ventimila ragazzi nella « valle del Graziano » ad
ascoltare, tra gli altri, Antonello Venditti, Francesco De Gregori e il
pianista Vince Tempera - Sorrenti per la contestazione di PIETRO MONDINI
DOPPIA
RAZIONE POP, oggi, a Roma: una a Villa Borghese, per le migliaia di
giovani e ragazze che già ieri, fino a tarda notte, hanno bivaccato nel
parco a due passi da via Veneto; una alla Magliana per « gli incazzati
», come si legge nei volantini fatti distribuire da « Stampa
Alternativa ». La contrapposizione, ovviamente, non giova a nessuno,
soprattutto ai ragazzi perché il buonsenso, che anche in questi casi è
il migliore consigliere, avrebbe dovuto suggerire una diversa soluzione:
una volta a Villa Borghese; una volta alla Magliana, in modo da offrire
ai ragazzi romani due manifestazioni pop gratuite com'è, del resto,
nella generalità delle richieste. Polemiche da tempo incancrenite hanno
Invece portato all'odierna assurda situazione che ci auguriamo possa al
più presto essere sbloccata nell'interesse di decine di migliaia di
appassionati della musica pop che, stranamente, a Villa Borghese, è
stata denominata rock. L'etichetta non conta, perché stando a questa,
anche il liquido sbarcato ad Anzio avrebbe dovuto essere vino anziché
quello che i giornali, in questi giorni, hanno rivelato. Diciamo questo
perché di rock, a Villa Borghese, ne abbiamo ascoltato ben poco. Si è
trattato del solito concerto, condito con variopinte e istrioniche luci
(fornite dal «Rovescio della Medaglia»), offerto da complessi talvolta
sconosciuti ai più, come i romani « Libro di gomma » e « Faccia
nascosta della luna », i romagnoli « Le meteore » (di Faenza) e « La
bella » (di Forlì). Interessante la formazione romana stranamente
denominata « Crash », una formazione di giovanissimi. Quanto ai nomi,
non c'è da stupirsi. Ormai, data la proliferazione poppistica, non si
sa più cosa inventare; forse per questo, sono nati il « Biglietto per
l'inferno » e « L'albero motore ».
Meno strampalato il « Volo», Il
complesso che, oltre a un'ottima porzione della « Formula uno », ha
reclutato anche Vince Tempera, l'estroso pianista pop che al
recentissimo « Disco per l'estate » ha diretto l'orchestra in un paio
di esecuzioni. Tra i solisti, due nomi che vanno per la maggiore:
Francesco De Gregori e Antonello Venditti. De Gregori ha attinto al suo
più recente repertorio, mentre Venditti (recentemente condannato dal
Tribunale di Roma per il suo « Cristo ») ha proposto due novità
assolute: « Marta » e « Lo stambecco ferito». Il cantautore romano,
ha oltretutto « bagnato» la recente laurea in giurisprudenza: alla
toga, però, almeno per il momento, non pensa. Oggi, presentati sempre
da Eddy Ponti, un altro cantautore, Bennato, l'atteso Philips, e una
decina di complessi, tra cui i « Jumbo », caratterizzeranno la seconda
e ultima giornata di quel festival che sarà ricordato soprattutto per
il suo ritardo: oltre 24 ore sulla tabella di marcia. Alla Magliana, il
concerto comincerà alle ore 19 e anche qui sarà gratuito. Oltre al
supergruppo francese « Trium Delirium », si esibirà il cantautore
napoletano Alan Sorrenti. « Aderisco - ha detto Sorrenti - per dare
spazio a una ricerca totalmente alternativa di formule di vita e di
lotta ». Peccato che quelli che andranno a Villa Borghese non lo
possano ascoltare: Alan è un grosso personaggio del mondo pop.
Nini Salerno
racconta gli esordi e la sua vita privata a Oggi è un altro giorno
da Serena Bortone. In studio è con l'amico Franco Oppini e ricorda
anche la moglie Patrizia, scomparsa ormai vent'anni fa. «Era una
donna surreale e fantasiosa, oltre che bellissima. Lei mi ha mollato
come tutte le donne nella mia vita, ma rimanemmo amici».
La moglie
Patrizia è la donna che ispirò "Rimmel", uno dei più grandi successi
di Francesco De Gregori. Poi sembra che lasciò il cantante per
l'attore. «Gli amori come vengono, possono anche finire, succede. Ci
sarà rimasto male per un annetto, poi si sono riconciliati. Io De
Gregori non l'ho mai frequentato».
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Il primo vero
importante affetto di Francesco fu Patrizia. Si conobbero una sera
al Folkstudio, naturalmente, e accadde che dopo lo spettacolo si
recarono insieme ad altri amici a cena in una trattoria di
Trastevere. Al termine della cena si avviarono per i vicoli nei
pressi di piazza Santa Maria, quando due giovinastri notarono che
Patrizia aveva commesso l'imprudenza di indossare la sua pelliccia
appoggiandola sulle spalle, a causa della mite aria romana. Il
seguito potete bene immaginarlo: il ruggito poterite di una Vespa
50, una mossa di destrezza, il disappunto stupito di
Patrizia, la
pelliccia che volteggia nell'aria, il riso gioioso del cacciatore
che ha appena messo le mani sulla sua preda ignara.
Quello che forse
non immaginate è che, non so se fossero soli o in compagnia di altri
amici, Francesco con grande prontezza di riflessi si gettò
all'inseguimento dei furfanti e della refurtiva mettendo a dura
prova l'abilità del pilota e velando di preoccupazione lo sguardo
del passeggero con la mano lesta. Il suo gesto generoso purtroppo
non ebbe esito felice: con un ultimo colpo di reni i due bricconi
riuscirono a superare l'angolo e svanirono per poi godersi il frutto
del loro ardimento. Forse fu questo gesto a catalizzare la
gratitudine di Patrizia, forse era stata la conversazione precedente
ad attrarla, forse qualcos'altro, ma il risultato fu comunque che si
innamorarono e si misero insieme.
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A bordo della
Renault verdolina di Francesco, quella stessa che in A Lupo
si trasformò in una zucca, e sottoponendo il suo motore a uno sforzo
fatale, giungemmo all'alba nell'isola e ci mettemmo affannosamrente
in cerca delle nostre donne. Con gran sollievo le trovammo infine in
uno stabilimento con una spiaggetta deliziosa, ospiti di un amico
della nuova Patrizia. Tornammo tranquillizzati a casa, ma qualcosa
si era incrinato tra loro.
Francesco
trascorse qualche giorno con Antonello e Lucio Dalla alle isole
Tremiti e, al suo ritomo, un velo grigio era sceso sulle nostre
giomate. In inverno passammo ancora qualche giomo insieme nella mia
casa ad Ansedonia, sul mare, ma senza l'armonia di sempre.
I tristi
eventi successivi furono segnati dal distacco: Patrizia si innamorò
di Nini Salemo dei Gatti di Vicolo Miracoli, Francesco si immerse
nel suo lavoro producendo alcune delle sue canzoni più belle e
impegnandosi nella collaborazione con Fabrizio De André, e io chiesi
l'aiuto di Antonello per la realizzazione del mio primo disco, che
avrei dovuto registrare con la collaborazione di Francesco.
da DE GREGORI di
Giorgio Lo Cascio - ed. Muzzio 1990
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