La Donna Cannone (12", MiniAlbum)
RCA PG 70135 Italy 1983
La Donna Cannone (12", MiniAlbum)
RCA PG 70135 Germany 1983
La Donna Cannone (Cass, MiniAlbum)
RCA PH 70135 Italy 1983
La Donna Cannone (CD, Album) RCA
PD 70135 Italy 2012
La Donna Cannone (CD, Album, RE,
Dig) Sony Music, RCA 88843067592 Italy 2014
La Donna Cannone (CD, MiniAlbum)
RCA PD 70135 Italy Unknown
E’
il Q-Disc famoso perchè contiene, come una reliquia, una delle più
belle canzoni del secolo: “La donna cannone”, ma anche altri
capolavori come La ragazza e la miniera, Canta canta e un pezzo
strumentale che Francesco riprende da una vecchia canzone scartata negli
anni Settanta. La donna cannone è la canzone perfetta, la canzone per
eccellenza, senza pecche: un’opera d’arte da esporre in museo. Si
dice che sarebbe stata ispirata da un fatto vero: un circo stava per
fallire dopo che la sua attrazione principale, la donna cannone, era
fuggita per seguire un grande amore. E’ la canzone dedicata a tutte le
donne cannone di qualsiasi peso, aspetto ed età, che vogliono fuggire
da ogni circo (od oppressione) della loro esistenza gridando a tutti la
ricerca di amore, serenità e normalità. E lo fanno liberandosi dal
loro corpo, volando leggere come la donnona che ha disegnato Francesco
in copertina, che vola, vola via dal quel maledetto tendone, senza
preoccuparsi se sotto ci sia la rete o no.
(Il Nostromo)
Vola
anche qualcun altro, ma invece della rete c’è un’autobomba: a
Palermo la mafia fa saltare in aria il giudice Rocco Chinnici ed altre
tre persone; un
Boeing 747 delle linee coreane viene abbattuto senza
preavviso da due caccia sovietici perché finito fuori rotta; viene
avviata in Sicilia l’istallazione degli euromissili “Pershing 2” e
“Cruise”; ci governa Fanfani con una coalizione politica DC, PSI,
PSDI, PLI; il capo della P2 Licio Gelli evade dal carcere; viene
arrestato Enzo Tortora, accusato ingiustamente per associazione mafiosa
e per spaccio di droga. Dopo la scarcerazione, morirà di cancro il 19
maggio del 1988; viene rapita Emanuela Orlandi: non verrà più
ritrovata; la tensione internazionale tra USA e URSS raggiunge nell'anno
nuovi vertici: Reagan annuncia il varo del piano di difesa "scudo
stellare" e in ottobre ordina un invasione lampo nella piccola
isola di Granada per debellare le forze cubane che l'avevano occupata;
un tremendo attentato uccide più di 240 soldati americani in Libano;
viene assegnato il Nobel per la pace a Lech Walesa; la Thatcher rivince
le elezioni in Inghilterra; l'ennesima crisi di governo ci porta ad
elezioni anticipate con l vittoria del PSI di Bettino Craxi, che diventa
nuovo presidente del Consiglio con una coalizione politica: DC, PSI,
PSDI, PRI, PLI. Il suo governo durerà 1.058 giorni; finisce in manette
uno degli uomini di mafia più potenti: Tommaso Buscetta. Insieme a lui
catturati anche Tano Badalamenti e altre otto persone; numerose
manifestazioni contro l'installazione dei missili a Comiso; una compagnia svizzera di orologi lancia sul mercato una nuova
linea di prodotti, a basso costo e coloratissimi: è l'inizio della
mania Swatch; i ragazzini adorano i Culture Club e i Duran Duran;
arrivano i figli del panino e del metallo: paninari, metallari, dark,
new romantic, punk: esemplari di fauna metropolitana con un solo grido:
Wild boys! Wild boys!
L’idealismo
degli anni ’60 lascia il posto al carrierismo e alla filosofia del
self made man. È un nuovo stile di vita; i giovani, abbronzati, capelli
corti, giacca e cravatta e occhiali da sole, sono i figli dei figli dei
fiori. Dai genitori hanno ereditato un gesto: l’indice e il medio
allargati, non più simbolo di pace, ma di vittoria. Competizione è la
parola d’ordine. Grazie all’ex pacifista e casinista Jane Fonda,
esplode la moda del fitness e il videoregistratore lega sempre di più
le famiglie al teleschermo.
La
nuova classe sociale, abbandonate le velleità di amore e pace, si
dedica alla carriera, ai consumismi più sfrenati, mentre per i figli
cresce la mania per i vidogiochi e i cartoni giapponesi incollano i
bambini davanti allo schermo per pomeriggi interi. Nascono i grandi
circuiti commerciali a diffusione nazionale e la Rai si sveglia con dei
compagni di etere. Si diffonde l'uso del telecomando, che diventa il
vero scettro del potere nelle famiglie italiane. Va ora in onda la
concorrenza, con le tv commerciali l'offerta si moltiplica dalla prima
mattina alla seconda serata, anche in orari mai utilizzati in passato:
all'ora di pranzo si scopre che è bello contar fagioli e al tardo
pomeriggio si indovina il prezzo giusto.
Il
Premio Strega va a Mario Pomilio con Il Natale del 1833 e il Campiello
va a Carlo Sgorlon con La conchiglia di Anataj.
Mentre
Gerry Scotti era ancora un dj e le ragazzine ballavano la prima volta
con Reality, in tv c’è Al Paradise, Be bop a lula, Big!, Bis,
Buonasera con, Caccia al 13, Ciao ciao, Doc, Fantastico, Festival,
Doppio slalom, Il gioco dei 9, Il sistemone, Italia sera, Jeans, Loretta
Goggi in quiz, Odiens, Dj television con Cecchetto, Linus, Scotti,
Amadeus e Panicucci, Holly & Benji che non si capiva se giocavano al
calcio, al salto con l’asta o erano maratoneti visto che il campo non
finiva mai; Topazio, Kojak, La casa nella prateria, I Jefferson,
Superflash, Pentathlon, Telemike, La ruota della fortuna, Pronto,
Raffaella?, Casa Vianello, Maurizio Costanzo Show, Anche i ricchi
piangono.
Sì,
anche i ricchi piangono. Negli Stati Uniti impazzano le soap opera (Beatiful,
Dinasty, Capital, Febbre d’amore, Falcon Crest, Santa Barbara,
Flamingo Road) che riguardano le storie di ricchissime famiglie
americane alle quali capita di tutto. Nella migliore tradizione
americana sono tutti bellissimi, ricchissimi e dotati di uffici
megagalattici che non servono a niente. Ogni volta che parlano fra di
loro si esibiscono in tremila espressioni prima di dare una risposta; se
capita qualcosa di spiacevole in famiglia, il patriarca di turno versa
il whisky nel bicchiere (i bicchieri e gli alcolici sono sempre in primo
piano), prende il telefono e comincia a dire “Domani sul mio tavolo
voglio un rapporto completo!”. Ma il rapporto di che? Non te l’hanno
detto qual è la situazione di tuo figlio? Lo vuoi sapere pure per
iscritto? Ma lui beve, anche quando il figlio è grave all’ospedale
(pardon, Medical Center) e il sottofondo è sempre quel “tu… tu….
tu… tu…. tu” dell’apparecchiatura che fa vedere i battiti del
cuore. Tanto, anche se muore i produttori lo faranno risuscitare con una
plastica facciale. Ma intanto il padre (sarà il padre? boh!) beve
sempre, anche quando un civettuolo sax di sottofondo gli fa intuire che
una tresca sta per cominciare anche per lui, magari con quella che poi
scoprirà essere una sua lontana nipote, nata da chissà quali intrecci.
Alla fine la scappatella è perdonata dall’anziana moglie che dopo la
ramanzina, salendo le scale che portano alle camere da letto e
sorseggiando l’inevitabile tazzona di caffè (ma quanto ne bevono?),
si sente dire “Mary?”. E lei “Sì, Jim?”. E lui, con un sorriso
a sessantaquattro denti: “Grazie”. E lei: “Caro, voglio che tu
sappia che io sono molto fiera di te”. E vanno a dormire felici in
camere separate, in attesa che si faccia mattino per preparare insieme
il tacchino nel giorno del Ringraziamento.
E
poi c’è il mitico Drive In, una mezza rivoluzione: Vito Catozzo, il
paninaro di “Tranquiiilli, son sempre io”, Sergio Vastano il manager
rampante, Zuzzurro e Gaspare “Ce l'ho qui la brioche”, Gianfranco
D'Angelo con il Tenerone e il suo cane Has Fidanken.
Nello
sport Alberto Cova è campione europeo nei 200 metri; Michel Platini
vince il Pallone d’Oro ma non la Coppa dei Campioni, lasciata ad Atene
con l’Amburgo. La domenica sera Adriano De Zan ci racconta che la Roma
vince lo scudetto con Tancredi, Nela, Maldera, Falcao, Werchewood, Di
Bartolomei, Conti, Proaska, Pruzzo, Ancelotti, Iorio. (All. Liedholm)
E’
di moda dire troppo giusto e tipo tosto; cuccare, tacchinare o grippare
le sfitinzie a scuola, ruotare in moto, fiocinare qualcosa da mangiare,
e poi i viaggi alle Baleari, le scarpe Nike, l’aerobica e passeggiare
con il Bobtail o il Border Terrier.
Giochiamo
mitiche partite col Commodore 64 dopo un interminabile caricamento del
videogioco che stava in una musicassetta, le macchinine della Hotwheels,
Sega Tiger, Soccer & space war, Pac-Man, i Puffi, gli Snorkies, lo
Spinball, i giochi in scatola Hotel, Crack, ecc.
Spot
da ricordare sono il siciliano che dice: " Io ce l'ho profumato...
l'alito"; la famiglia scema del Mulino Bianco, quella composta da
marito, moglie, figlioletti e nonno rincoglionito, che vanno a prendere
alla stazione la cuginetta stremata dal viaggio. Dopo averle fatto fare
chilometri per i campi, invece di un bel pranzetto la rifocillano con
Spighe di grano, oppure Miccole (?), Tenerezze, Mugnai, Mulini, Spicchi
di Sole, Granetti, Treccine, Saccottini, Soldini, Tegolini, i Bomboloni,
Biricche, Campanelle e Camille.
Lo
stipendio medio di un operaio arriva a 350.000 lire, un litro di benzina
costa 850 lire e un chilo di pasta 725. Comincia la voglia di prodotti
genuini, le nuove tecnologie cominciano ad entrare nelle fabbriche, si
sviluppa il terziario avanzato e, per la prima volta in Italia, gli
addetti del settore dei servizi superano quelli di agricoltura e
industria insieme. Però consumiamo lo Squizz il gelato sporca-magliette,
le caramelle Polo al limone o all'arancia, i biscotti Talmone alla
minerale Lora, la Fiesta al Limone.
Leggiamo
L'insostenibile leggerezza dell'essere, Le pietre nere, Quattroruote,
Motocross, Stadio, La Cucina Italiana, Tuttoturismo, Rockstar.
Al
cinema vediamo Voglia di tenerezza, Re per una notte, Kaos, Flashdance,
Il ritorno dello Jedi, Io Chiara e lo scuro, Scusate il ritardo, Victor
Victoria, Il Verdetto, C'era una volta in America
Viaggiamo
con Ford Orion, Ford Sierra, Lancia Prisma Lancia Trevi. Volkswagen
Jetta, Talbot Solara
Nella
moda si assiste alla nascita del total look, del lusso, delle griffe ma
anche allo strutturarsi di un sistema che la porterà ad essere il
motore dell'economia italiana. Creatività e novità sono le parole
chiave di questo periodo. C'è il ritorno alla professionalità,
all'ufficialità dopo la contestazione, al culto delle celebrities, alla
celebrazione dell'io rispetto al sociale, alla ricerca esasperata del
look giusto. La moda non è più unicamente un insieme di vestiti e
accessori, ma lo specchio di una società in rapido e continuo
cambiamento.
Anche
la fruizione della musica cambia inevitabilmente, ma anche gli stessi
artisti capiscono il loro nuovo ruolo. Avere un “buon look” giova
alle vendite, alla fama, e un buon video musicale si riflette
positivamente sulle vendite dei dischi. Infine, come dimostra Michael
Jackson, produrre al meglio il video musicale rende una rock star anche
una tv star, consentendo di triplicare i guadagni.
Intanto
Robert Smith dei Cure interpreta in pieno la filosofia dei giovani di
quegli anni. Gli anni ‘80 sono anche trasgressione riflessa nelle
movenze e nel look di Boy George, truccatissimo leader dei Culture Club,
che non fa mistero della sua omosessualità; il concerto a Red Rocks,
registrato in "Under A Blood Red Sky", lancia gli U2; esordio
dei Rem con "Murmur"; "Kill 'Em All" dei Metallica
inventa lo speed-metal.
Nel
panorama italiano il Festivalbar cambia volto: nel 1983 viene trasmesso
per la prima volta da Canale 5, fa registrare ascolti record e lancia
artisti che, senza aver calpestato la pedana di Sanremo, raggiungeranno
un grande successo. Diventeranno protagonisti della futura scena
musicale personaggi come Zucchero, Ligabue, i Litfiba e gli 883.
A
Sanremo vince Tiziana Rivale con “Sarà quel che sarà”, allo
Zecchino d’oro vince "Evviva Noi" e al Festivalbar Vasco
Rossi con “Bollicine”.
Ascoltiamo:
Flashdance, I like Chopin, Vacanze romane, Do you really want to hurt
me, Moonlight shadow, Every breath you take, Rocking rolling, Karma
chamaleon, Ballo ballo, L'Italiano, Shock the monkey, Vita spericolata,
You don't have to say you love me, Tropicana, Nell'aria, Non siamo in
pericolo, Sarà quel che sarà, Ceralacca, Acquarello, La mia nemica
amatissima, Eterna malattia, Union of the snake, Africa.
Gli
album più venduti in Italia sono Thriller, L'arca di Noe', 1983,
Flashdance, Bollicine, Synchronicity, John Lennon Collection, Tutto
Sanremo '83, Crises, Mixage, The final cut, Ale' o o', Tropico del Nord,
Calore, Stayin' Alive, Fragole infinite, Mamma Maria, Tre, E' arrivato
un bastimento, Famous last words.
Ma
le puntine non le poggiamo più. Si guastano facilmente e diventano
sempre più introvabili. Gli LP non vengono più prodotti. Quindi nei
lettori infiliamo comodi CD come Texas Twister, Road Games, Jaco
Pastorius Invitatio, Infidels, Future Shock, War, Synchronicity, Hearts
and Bones, Swordfishtrombone.
Tormentone
dell’estate: Vamos a La Playa, dei Righeira
http://www.rimmelclub.it/storia/storia.htm
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Nel 1983 è grazie a un giovane regista romano, Roberto
Russo, che abbiamo la prima collaborazione di De Gregori con il cinema.
"Flirt" è la pellicola di Russo completamente musicata da De Gregori;
la disponibilità del cantautore è totale, tanto da regalare a Russo e al
pubblico un capolavoro di poesia e musica quale La donna cannone. Il film nasce
su precisa idea di Russo e di Monica Vitti, che fra l'altro collabora pure alla
sceneggiatura, e si basa su una singolare presenza in spirito di Veronica che si
frappone nella coppia Laura e Giovanni (…)
Al regista abbiamo chiesto come è
nata la collaborazione con De Gregori: "De Gregori è un cantautore che io
ho sempre amato da tempo l'avrei voluto in un mio film. Poi con
"Flirt" è nata la collaborazione: io lo chiamai; lui non mi dette
subito una risposta; poi una sera ne riparlammo e Francesco accettò la
proposta. La donna cannone nacque in uno degli incontri: una sera Francesco ci
chiese di andarlo ad ascoltare e ci fece trovare una canzone alla quale stava già
lavorando, era bellissima e si adattava benissimo alla storia; così fu inserita
nel film". Nel suo terzo film, "Marrakech Express", Salvatores ha
usato due canzoni, oltre alle musiche originali di Roberto Ciotti: si tratta di
L'anno che verrà di Lucio Dalla e di La leva calcistica della classe '68 di
Francesco De Gregori. La canzone di de Gregori sembra veramente scritta apposta
per il film del regista milanese, dato che entrambi gli artisti parlano di una
generazione che guarda in faccia se stessa ripercorrendo ciò che è stato e ciò
che è. Gabriele Salvatores ci ha spiegato il motivo per il quale ha scelto
proprio la canzone di De Gregori: "Marrakech Express sostanzialmente parla
di generazioni sessantottine per le quali Dalla e De Gregori sono stati a un
certo punto una vera e propria colonna sonora. E' stato Abatantuono a
caldeggiare molto la canzone di Francesco, dato che a lui piaceva molto, ed
effettivamente parla quasi della stessa storia del film e calzava a
pennello". Altri film: Il grande cocomero con la canzone La donna cannone,
Muro di gomma con l'intera colonna sonora. DE GREGORI E IL CINEMA - DI MARCO
RANALDI)
Nel Q-Disc Francesco incluse anche una canzone che avevo già
ascoltato in abbozzo in quel famoso programma televisivo autoprodotto di cui vi
ho già parlato, e un brano che echeggia le atmosfere del TITANIC e contiene
diversi richiami esoterici: La ragazza e la miniera. Infine vi era il tema
utilizzato per Flirt; si trattava di una musica che Francesco aveva composto
anni addietro per il testo che avevo scritto per l'amatissimo maestro Archie
Savage. DE GREGORI – LO CASCIO –
MUZZIO 1990)
A proposito della melodia ariosa de "La donna
cannone", ti capita di pensare in privato a delle melodie tipicamente
verdiane, all'italiana, che in seguito rifiuti? Scrivendo canzoni, ogni tanto mi
vengono delle arie molto melodiche. Però sono estremamente critico su questo
punto, e la maggior parte delle volte finisce tutto nel cestino. De "La
donna cannone", ad esempio, non ero affatto soddisfatto e convinto della
parte iniziale: mi sembrava veramente operistica. Poi la canzone si sviluppava
in una maniera così complessa ed elegante, che ci ho fatto la pace. Ed ho fatto
bene, perché mi ha dato molte soddisfazioni. Tuttavia questo afflato verdiano,
che un po' tutti gli autori conoscono e che ti porta a sbavare nel sanremese,
bisogna assolutamente controllarlo. "CHITARRE" -
INTERVISTA A FRANCESCO DE GREGORI (DICEMBRE 1990) - DI GIUSEPPE BARBIERI E
ANDREA CARPI)
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Butterò
questo mio enorme cuore
tra le stelle un giorno,
giurò che lo farò.
E oltre l'azzurro della tenda,
nell'azzurro, io volerò.
Quando la donna cannone,
d'oro e d'argento diventerà.
Senza passare per la stazione l'ultimo treno prenderà
In faccia ai maligni e ai superbi,
il mio nome scintillerà.
Dalle porte della notte, il giorno si bloccherà.
Un applauso del pubblico pagante, lo sottolineerà
E dalla bocca del cannone,
una canzone suonerà.
E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole, nel mio cuore ti porterò,
e non avrò paura se non sarò bella come dici tu,
ma voleremo in cielo in carne ed ossa,
non torneremo più.
E senza fame e senza sete,
e senza aria e senza rete, voleremo via.
Così la donna cannone,
quell'enorme mistero volò.
Tutta sola verso un cielo nero, nero s'incamminò.
Tutti chiusero gli occhi,
nell'attimo esatto in cui sparì.
Altri giurarono e spergiurarono,
che non erano mai stati li.
E con le mani amore, con le mani ti prenderò
e senza dire parole, nel mio cuore ti porterò,
e non avrò paura se non sarò bella come vuoi tu.
Ma voleremo in cielo in carne ed ossa,
non torneremo più.
E senza fame, senza sete,
e senza aria e senza rete, voleremo via.
|
Avevo trovato questo riff sul pianoforte, come dei grappoli
di note a cascata verso l'alto, e me lo andavo suonando senza riuscire a farne
una vera canzone. Ma non provavo nessun tipo di ansiosa ricerca
dell'ispirazione: questa cosa stava lì, dentro la testa, sul pianoforte; ogni
volta che ci passavo davanti la suonavo per un po' e tutto finiva lì. Poi mi
capitò di leggere su un giornale un articolo di questi a metà fra la
sociologia e il folklore: l'occhiello diceva più o meno "NEI GUAI IL CI
RC
O DI…" e il titolo era "LA DONNA CANNONE PIANTA TUTTI E SE NE
VA". Pensai che questa cosa potesse diventare una canzone, ci attaccai quel
riff che mi perseguitava e tutto filò liscio. E' sicuramente una bella canzone,
ma non è la mia preferita: la melodia dell'inciso, per esempio, la trovo un po'
troppo romantica. E poi è un po' alta la mia voce."
A
COLLOQUIO CON LUCIANO TORANI. "Si, era l'inizio dell'estate
1983 e con De Gregori stavamo lavorando all'album di Mimmo Locasciulli
"Sogna d'oro" allo studio Quattrouno di Claudio Mattone. Una
mattina stavamo aspettando che arrivasse Mimmo e Francesco mi chiese se
mi fossi mai occupato di colonne sonore, perché la sera prima lo aveva
chiamato Monica Vitti per proporgli di comporre le musiche per il film
"Flirt" diretto da Roberto Russo, da lei interpretato. Io gli
dissi che anni prima avevo fatto alcuni lavori del genere per il maestro
Enrico Simonetti. De Gregori disse che aveva un paio di brani musicali e
una canzone pronti. Si mise al pianoforte e mi fece ascoltare il
brano.
Io lì per lì fui catturato dall'introduzione di pianoforte che è
parte integrante della composizione. Glielo dissi e espressi il parere
che fosse un peccato relegarla a essere colonna sonora e basta. Alla mia
frase "Io ne farei un disco" lui mi disse che ne avrebbe
parlato con i dirigenti della RCA con cui doveva pranzare. Tornato
dall'incontro mi comunicò che "La donna cannone" sarebbe
stato un Q-disc che mi avrebbe visto produttore artistico. Praticamente
avevo carta bianca e un'estate per lavorarci su. L'idea era di
registrare gli archi a Vienna con la Filarmonica. Ci informammo della
disponibilità e ci venne detto che avremmo dovuto aspettare più di due
anni! Francesco commentò così: "Sicuramente per quel periodo
avrò scritto qualcosa da far fare agli archi". Io poi mi rivolsi
al Maestro Renato Serio, con cui avevo lavorato alla Titania. Al di là
di quello che è stato il successo del pezzo, sono stato profondamente
gratificato dall'aver preso parte a questo progetto".
Mario Scotti (basso)
Massimo Buzzi (batteria)
Mimmo Locasciulli (pianoforte)
Marco Manusso (chitarra)
Francesco De Gregori (chitarra)
Renato Serio (arrangiamenti)
|
Un sogno di libertà, di evasione
dalla realtà quotidiana, dal ruolo assegnato che ti sta stretto.
La donna cannone è una metafora
potentissima di libertà, è il ritratto della forza, del coraggio di
vivere oltre il limite della propria condizione. Quella descritta
nella più famosa delle canzoni di De Gregori rappresenta l’immagine
perfetta del coraggio: è la forza di volare via senza certezze,
senza rete. Racchiude tutto l’immaginario dei sentimenti, con le
parole elementari e potenti che una donna che è l’emblema contrario
della schematizzazione della figure patinate riesce a pronunciare
senza paura. Una donna che vola via senza fame e senza sete, senza
più i bisogni elementari che ti tengono ancorato al mondo anche
quando il mondo è una prigione. "La donna cannone" è il peso del
sentirsi inadeguati, diversi, strani, come ha raccontato il suo
autore. Quella scappata dal circo che ispira la canzone è l’esile,
magrissima figura sparata nel dalla bocca di un cannone. Nel
linguaggio comune, testimoniato anche dai disegni della copertina
del disco, "donna cannone" è anche la donna dalla grassezza deforme
che nella canzone si libera dalle convenzioni stereotipate e ha il
coraggio di volare oltre la cappa che la opprime, oltre l’azzurro
della tenda. È un ritratto di libertà, è il coraggio di avere
sentimenti elementari come l’amore. .
E proprio per questo, forse
soprattutto per questo, è cucita su una musica dall’afflato
verdiano, perfino operistico, con un arrangiamento di archi quasi
romantico. Ma è anche una grande canzone sulla leggerezza, sul
proiettarsi verso il futuro. La malinconia è la tristezza diventata
leggera, ha spiegato Calvino. E con lui vogliamo pensare alla donna
cannone come “lo sciamano che annulla il peso del suo corpo,
trasportandosi in volo in un altro mondo, in un altro livello di
percezione, dove poteva trovare le forze per modificare la realtà”.
Giommaria Monti, autore
di "Francesco De Gregori. Dell'amore e di altre canzoni" per
https://www.rockol.it/news-735724/8-marzo-otto-donne-cantate-da-francesco-de-gregori
Federico Fellini. Quando ho visto questa foto il primo pensiero è stato lui. A
quelle caricature, a quelle figure così esagerate in tutta la loro bellezza.
Pensavo a quel libro dei sogni che tempo fa mi ero regalata, pur avendo in tasca
i soldi contati. Due copie e i miei soldi erano finiti. Con soddisfazione li
portai a casa. E’ un libro straordinario, caricature, sogni, pensieri, quello
che per me è la parte al rovescio più bella di questo mondo . Non l’ho mai vista
questa foto prima che Claudio Caprara me la mostrasse, non sapevo che esistesse
un giardino dei tarocchi. Ecco quando mi è stato detto che questa foto
rappresentava “La donna cannone” poi ho iniziato a smorzare i miei ricordi
felici sul Libro dei sogni e di colpo associando alla foto Francesco De Gregori
mi si sono accavallati pensieri che avevo cancellato da un paio di mesi. Ho
pensato a questa statua in mezzo ai Giardini di Piazza Mazzini.
Questa foto, questa donna cannone come se di colpo si fosse piazzata sui
ricordi.
Quando lo conobbi una delle prime cose che mi disse fu: “Ti porto gli articoli
di Francesco De Gregori su Federico Fellini “. Ero la persona più felice del
mondo, potevo leggere il mio cantautore preferito che aveva scritto della sua
passione per Federico Fellini. E tutto questo proveniva dall’uomo che mi
sembrava quella parte al rovescio del mondo. Ogni volta che lo aspettavo, che
gli vedevo attraversare quel pezzo di strada che lo portava a me ( Io mi ricordo
ancora il suo sorriso, e non è per scrivere poesia ) pensavo a La donna cannone.
Ero consapevolmente triste. Non l’ho mai amata molto questa canzone e il fatto
che io la associassi a quel momento di attesa non era proprio positivo dentro di
me. Quella frase “
giuro che lo farò” l’avrò pronunciata mille volte, mille
volte buttata a terra, mille volte calpestata. E lui mille volte se ne è andato
via. Sono tre giorni che fisso questa immagine, mi fa quasi paura ora. Guardo il
suo volto nero, le sue labbra così marcate, questa immensa donna che avrebbe
dovuto trasformarsi in un qualcosa di leggero per volare via insieme a un amore.
Poi la riguardo e ripenso alla canzone: perché lei ci è riuscita e io no? Che
paura avevo di portarlo nel mio cuore? Ero caricatura anche io. Ero enorme come
mai la donna cannone era stata. Avrei dovuto togliermi quella corona sulla
testa, avrei dovuto ricoprirlo di quel fiore così marcatamente profumato nei
colori sul seno sinistro dell’immagine. Avrei dovuto mostrargli quel cuore che
per una sorta di visione del mio mondo alla rovescia anche nell’immagine sta a
destra. Forse avrei dovuto aprire quella porticina bianca. Ma io gli buttai
addosso tutta la mia sete, tutta la fame che avevo, gli ho sputato la carne in
faccia e ho fatto si che le ossa diventassero una gabbia. Sono rimasta immobile,
la donna cannone non potevo essere io . E alla fine è vero, quel cielo nero
nero è diventata l’unica costante da quando lui non c’è più. Non mi siedo ai
giardini di Piazza Mazzini da tanto tempo ormai. Ci passo intorno, li evito. E
quel “ giuro che lo farò” rimane sempre la promessa che vorrei ripetere e che
purtroppo non potrò mai più mantenere. C’è un occhio blu e uno verde nella foto,
ecco quei colori così diversi potevamo essere noi, ci voleva solo un po’ di
fantasia a tenerli insieme, dovevamo volare e invece ci siamo schiantati a
terra.
Graziella Balestrieri
http://eclettismi.it/2014/12/09/la-donna-cannone-di-graziella-balestrieri/
|
Mamma chissà se valeva la pena,
fare tanta strada e arrivare qua.
La gente è la solita non cambia scena,
la stessa che ho lasciato tanto tempo fa.
Hanno fame di soldi
e hanno fame d'amore
e corrono a cento all'ora.
I loro figli non somigliano a niente,
l'adolescenza subito li divora.
Se potessi tornare indietro,
indietro io ci tornerei.
Se potessi cominciare d'accapo,
quello che ho fatto non lo rifarei.
Ed ora c'è una ragazza di vent'anni che vive qua,
con lei dormo la notte e divido la notte,
e una notte forse lei mi sposerà.
Ora c'è una miniera che ci danno
mille lire l'ora per andare giù,
e quando usciamo, inciampiamo nelle stelle
perché le stelle ormai, quasi non le vediamo più.
E meno male, che c'è sempre qualcuno che canta
e la tristezza ce la fa passare,
se no la nostra vita, sarebbe una
barchetta in mezzo al mare.
Dove tra la ragazza e la miniera
apparentemente non c'è confine,
dove la vita è un lavoro a cottimo
e il cuore, un cespuglio di spine.
E meno male, che c'è sempre qualcuno che canta
e la tristezza ce la fa passare,
se no la nostra vita,
sarebbe una barchetta in mezzo al mare.
Dove tra la ragazza e la miniera
apparentemente non c'è confine,
dove la vita è un lavoro a cottimo
e il cuore, un cespuglio di spine.
|
Mario Scotti (basso)
Mimmo Locasciulli (pianoforte)
Marco Manusso (chitarra)
Francesco De Gregori (chitarra)
Luciano Torani (tastiere)
Renato Serio (arrangiamenti)
|
Il minatore che scrive alla mamma
raccontando del suo amore di vent’anni è uno dei ritratti più
taglienti di De Gregori. Il dialogo tra il figlio che racconta il
lavoro della miniera alla madre di "La ragazza e la miniera" è molto
simile a quello tra il fuochista e la madre che lo vede imbarcare
sul Titanic di "L’abbigliamento del fuochista". In entrambi la madre
raccoglie la fatica del lavoro del figlio: quello in miniera, nel
cuore della terra, e quello nella caldaia del Titanic, sotto il
livello del mare. Sono le madri le protagoniste di entrambe le
canzoni. Il minatore scrive alla madre del suo giovane amore di
vent’anni che prima o poi lo sposerà, la mamma del fuochista lo
guarda partire mentre la saluta col berretto in mano. Il minatore si
chiede se ne valesse la pena di fare quella scelta di vita, al
fuochista lo chiede la madre: qui non ti mancava niente e ti
imbarchi per l’America su una nave che, ti hanno detto, non potrà
affondare.
Nelle due canzoni le madri sono
figure femminili potenti e disperate, il grido della mamma del
fuochista è un vero lamento funebre, come se il figlio stesse
partendo sul Titanic per non tornare più, con un presentimento di
morte. La mamma del minatore raccoglie l’alienazione del lavoro
sommerso, che comincia col buio, finisce col buio e si svolge nel
buio del cuore della terra. E sono le madri, sono queste madri a
raccogliere il racconto della vita rubata dalla fatica.
Giommaria Monti, autore
di "Francesco De Gregori. Dell'amore e di altre canzoni" per
https://www.rockol.it/news-735724/8-marzo-otto-donne-cantate-da-francesco-de-gregori
Il perduto amore di De
Gregori: «Volevo fare l’attore, ma Fellini mi mandò via»
Genova - Francesco De Gregori aveva un sogno, e non era
quello di fare il cantautore, o perlomeno non solo quello. Gli sarebbe piaciuto
fare il cinema e ancora di più far l’attore per Federico Fellini. Il cantautore
romano, ospite del programma di Radio2 “Non è un paese per giovani”, condotto
dal regista Giovanni Veronesi e da Massimo Cervelli, ha parlato del suo rapporto
con il grande schermo. «In `Perduto amor´ di Franco Battiato ho fatto l’attore:
un “cameo” in una brevissima scena in cui vesto i panni del critico musicale»,
ha esordito il cantautore.
De Gregori ha poi raccontato come il suo sognò si infranse.
«Prima (del cameo con Battiato, ndr), molto prima, quando non ero famoso, Paolo
Pietrangeli, l’assistente alla regia di `Roma´ di Fellini (e cantautore a sua
volta: scrisse la celeberrima “Contessa”, ndr) , mi disse che il regista cercava
il protagonista del film. Per Fellini ho sempre avuto ammirazione infinita,
dunque tutto speranzoso sono andato a Cinecittà, dove Pietrangeli mi ha
introdotto a Fellini. Mi fa camminare, si rivolge a Paolo e gli dice: cosa ci
devo fare con uno spilungone rosso di capelli?».
Delusione cocente, compensata da quello che successe molti
anni dopo: «Uno dei ricordi più belli che ho - ha raccontato De Gregori - è la
telefonata che Fellini mi fece una mattina, molto presto. Voleva ringraziarmi
per gli auguri di compleanno che gli avevo fatto, scrivendo un pezzo su un
giornale: mi emozionai moltissimo».
De Gregori ha poi spiegato di essersi aperto al cinema come
autore musicale solo nella seconda parte della sua carriera: «Fino a un po’ di
anni fa ero restio a dare le mie canzoni ai film, preferisco non mischiarle alla
narrazione cinematografica, ora mi preoccupa di meno».
Veronesi e Cervelli, infine, hanno chiesto a De Gregori per
quale motivo i musicisti italiani siano poco apprezzati all’estero. «Perché per
le canzoni c’è un problema di lingua: i film li puoi sottotitolare, le canzoni
no, e tradurle... non è la stessa cosa. Poi arrivano casi eccezionali e
irripetibili come `Volare´ di Modugno: la forza della melodia e il suo urlo
dirompente hanno varcato i confini», ha concluso De Gregori.
http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2014/07/11/AR4Nr89-gregori_perduto_fellini.shtml
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Adesso finalmente è fuori,
libero come una bandiera al vento,
agli amici di un tempo,
manderà certamente una cartolina,
magari da Pisa, Torino, Milano.
Adesso, può vendere e comprare,
farsi una donna se vuole,
anche affittare una stanza
con vista sul mare,
nessuno lo può condannare,
per quel poco di voglia rimasta di fare l'amore.
Come un cane nella pioggia,
quest'uomo se ne va.
Voglia di piangere è poco,
davanti a tutta questa libertà.
Certo comprerà un autocarro,
per girare la Francia e il mondo intero,
come quel suo fratello camionista,
contento del suo lavoro.
Come un cane, nella pioggia felice
per le strade di quasi Natale,
freddo quel tanto che basta,
nessuno da salutare.
Ordina un caffè corretto,
tossisce discreto,
dentro a un palmo di mano.
Nessuno lo nota
o gli dicono grazie,
è uscito ieri ed è già lontano.
Ordina un caffè corretto....
Mario Scotti (basso)
Massimo Buzzi (batteria)
Mimmo Locasciulli (pianoforte)
Luciano Forgiani (chitarra classica)
Luciano Torani (tastiere)
Marco Manusso (chitarra)
Francesco De Gregori (armonica)
Renato Serio (arrangiamenti)
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FLIRT 1 E 2
(strumentale)
Mario Scotti (basso)
Massimo Buzzi (batteria)
Massimo Aureli (chitarra classica)
Mimmo Locasciulli (hammond)
Luciano Torani (tastiere)
Luciano Forgiani (chitarra)
Francesco De Gregori (chitarra)
Renato Serio (piano arrangiamenti)
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De
Gregori e il cinema - di Marco Ranaldi
Nel
1983 è grazie a un giovane regista romano, Roberto Russo, che abbiamo
la prima collaborazione di De Gregori con il cinema.
"Flirt" è la pellicola di Russo completamente musicata da De
Gregori; la disponibilità del cantautore è totale, tanto da regalare a
Russo e al pubblico un capolavoro di poesia e musica quale La donna
cannone. Il film nasce su precisa idea di Russo e di Monica Vitti, che
fra l'altro collabora pure alla sceneggiatura, e si basa su una
singolare presenza in spirito di Veronica che si frappone nella coppia
Laura e Giovanni; Veronica è il "flirt" che sconvolge
totalmente la vita dei due, ed in particolare quella di Laura che si
trova sola, come una donna cannone, e ha voglia di tornare da Giovanni
anche "se non sarò bella come vuoi tu". Al regista abbiamo
chiesto come è nata la collaborazione con De Gregori: "De Gregori
è un cantautore che io ho sempre amato da tempo l'avrei voluto in un
mio film. Poi con "Flirt" è nata la collaborazione: io lo
chiamai; lui non mi dette subito una risposta; poi una sera ne
riparlammo e Francesco accettò la proposta. La donna cannone nacque in
uno degli incontri: una sera Francesco ci chiese di andarlo ad ascoltare
e ci fece trovare una canzone alla quale stava già lavorando, era
bellissima e si adattava benissimo alla storia; così fu inserita nel
film".
Nel suo terzo film, "Marrakech Express", Salvatores ha usato
due canzoni, oltre alle musiche originali di Roberto Ciotti: si tratta
di L'anno che verrà di Lucio Dalla e di La leva calcistica della classe
'68 di Francesco De Gregori. La canzone di de Gregori sembra veramente
scritta apposta per il film del regista milanese, dato che entrambi gli
artisti parlano di una generazione che guarda in faccia se stessa
ripercorrendo ciò che è stato e ciò che è. Gabriele Salvatores ci ha
spiegato il motivo per il quale ha scelto proprio la canzone di De
Gregori: "Marrakech Express sostanzialmente parla di generazioni
sessantottine per le quali Dalla e De Gregori sono stati a un certo
punto una vera e propria colonna sonora. E' stato Abatantuono a
caldeggiare molto la canzone di Francesco, dato che a lui piaceva molto,
ed effettivamente parla quasi della stessa storia del film e calzava a
pennello".
Altri film: Il grande cocomero con la canzone La donna cannone, Muro di
gomma con l'intera colonna sonora.
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Francesco
De Gregori ha partecipato, quale attore, nel film "Prete, fai un
miracolo" di Mario Chiari (1975)
De Gregori debutta alla
radio: "Il cinema, che passione"
Il cantautore alla conduzione di "Hollywood Party" su RadioTre. I film e
gli attori preferiti, il giudizio sui capolavori. "Ma non chiamatemi
cinefilo"
di SILVIA FUMAROLA
Francesco De Gregori chiede se deve mettersi le
cuffie per forza, e i tecnici gli spiegano di sì, perché così può
sentire cosa succede in regia. Unica domanda per un debutto eccezionale,
che vede il cantautore nei panni di conduttore di "Hollywood party", in
coppia con Steve della Casa, su RadioTre alle 19, per tutta la
settimana.
Il via vai nello studio Rai di Via Asiago, dove viene trasmesso il
programma di cinema, è discreto e costante, perché la presenza di De
Gregori (ultimo album "Sulla strada") è un piccolo evento. "Steve me
l'ha chiesto nel modo giusto, chiacchierando, a cena, non ci ho pensato
troppo e ho accettato. Spero di essere all'altezza", racconta il
musicista, che ha anche ideato il quiz - difficilissimo - sul film della
puntata. Tre indizi da mal di testa che gli ascoltatori cinefili, e
fieri di esserlo, risolvono.
Al contrario, guai definire De Gregori "cinefilo". "Non è un insulto",
ironizza della Casa. "Lo so - dice ridendo l'artista - ma non mi posso
definire cinefilo perché purtroppo non lo sono: sono solo un
appassionato di cinema". Tra i registi preferiti Dino Risi, tra gli
attori l'Alberto Sordi di "Una vita difficile". Attrici? "Ci devo
pensare. La ragazza di "Soliti ignoti"... Era Claudia Cardinale, no? Poi
Stefania Sandrelli e Carla Gravina. E Margherita Buy". L'attrice,
intimidita, ospite della puntata insieme alla regista Susanna
Nicchiarelli per presentare "La scoperta dell'alba", sorride.
Ci voleva "Hollywood party" per scoprire che il severo De Gregori in
queste feste è andato a vedere "I 2 soliti idioti" "perché stavo in una
città dove non c'erano altri film - spiega - o almeno era il migliore di
quelli che proiettavano. Trovo che i due ragazzi anche se propongono
personaggi disgustosi siano bravi, soprattutto quello che non è romano,
Biggio, parla un romanesco prefetto".
Il clima è rilassato, il cantautore-conduttore è calmo e ironico, come
sempre; ha l'aria di divertirsi. Piovono i messaggi degli ascoltatori,
entusiasti ("Che trasmissione meravigliosa"), il pubblico femminile
trova che De Gregori abbia "una voce radiofonica", lui sorride. Ada ha
intenzione di dipingere le sue canzoni; scrivono Lucia, poi Erica. Una
sorseggia un bicchiere di vino, l'altra affetta prosciutto toscano ma è
un'epidemia: per seguirlo hanno smesso, da Nord a Sud, di preparare la
cena. Le canzoni che De Gregori ha scelto per la puntata vanno da "Mandolin
wind" di Rod Stewart, a "Video killed the radio star" dei Buggles (e la
segue battendo il ritmo, simulando di suonare la batteria), fino a "La
prospettiva Nevski" di Franco Battiato. "Non c'è un perché, è
semplicemente una gran bella canzone".
Racconta che uno dei primi film che ha visto - "anche se non è per
bambini" - è "Orizzonti di gloria" di Stanley Kubrick, "una commedia che
parla di guerra con Kirk Douglas, con un finale drammatico, commovente";
e del grande regista apprezza "Full metal jacket" e "Barry Lyndon". "Ma
confesso che non mi piace "Odissea nello spazio" ... Non mi guardate
male, mi annoia". Va via col dvd del film "La grande guerra" come un
trofeo. "Un capolavoro".
(09 gennaio 2013)
http://www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2013/01/09/news/de_gregori_radio-50162084/
Zalone arruola il generale De Gregori
“Stiamo scrivendo il film nuovo, ma mi mancano le musiche. Se ci fosse
un cantautore italiano bravo che mi aiutasse…”. Checco Zalone stuzzica
con la consueta ironia Francesco De Gregori, alla conduzione della
trasmissione Hollywood party di Radio 3 per pochi giorni, al fianco di
Steve Della Casa. E De Gregori non si lascia sfuggire l’occasione per
scherzare: “Le musiche devi farle tu, io potrei fare l’attore”. Non è
una novità, che la voce di capolavori come “Rimmel” e “Cardiologia”
apprezzi il comico di Capurso, ma la notizia che si candidi a recitare
nel prossimo film di Checco Zalone stupisce lo stesso Luca Medici:
“Sarebbe un sogno”. Per ora l’unica cosa certa sulla nuova fatica
cinematografica di quest’ultimo è che uscirà a ottobre, “ma non mi viene
il titolo”. De Gregori ha poi ammesso pubblicamente di aver amato “Che
bella giornata”, soprattutto la scena dell’incontro tra il padre di
Checco e i terroristi, e ha confessato di non sapere come rivolgersi a
Medici: “Se incontro Sean Connery lo chiamo James, quindi mi viene da
chiamarti Checco”. “Tu puoi tutto, Francesco”, è stata la pronta
risposta dell’attore
di ANNA PURICELLA
http://video.repubblica.it/edizione/bari/zalone-arruola-il-generale-de-gregori/115984/114392
HOLLYWOOD PARTY
SULLA NAVE
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