ELISA E FRANCESCO DE GREGORI
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QUELLI CHE RESTANO
testo e musica di Elisa
È che mi chiedevo se la più grande fatica
è riuscire a non far niente.
A lasciare tutto com’è, fare quello che ti
viene
e non andare dietro la gente.
È che mi perdevo dietro a chissà quale magia,
quale grande canzone in un cumulo di pietre.
Sassi più o meno preziosi
e qualche ricordo importante che si sente
sempre.
ELISA
È che mi lasciavo trascinare in giro dalla
tristezza,
quella che ti frega e ti prende le gambe,
che ti punta i piedi in quella direzione
opposta
così lontana dal presente.
Ma noi siamo quelli che restano
in piedi e barcollano su tacchi che ballano
e gli occhiali li tolgono e con
l’acceleratore,
fino in fondo
le vite che sfrecciano.
DE GREGORI
E vai e vai che presto i giorni si allungano
e avremo sogni come fari,
avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici
degli animali.
ELISA
È che mi voltavo a guardare indietro
e indietro ormai, per me, non c’era niente.
Avevo capito le regole del gioco
e ne volevo un altro, uno da prendere più
seriamente.
DE GREGORI
È che mi perdevo dietro chissà quale follia,
quale grande intuizione tra piatti sporchi e
faccende,
tra occhi più o meno distanti
e qualche ricordo importante che si sente
sempre.
Ma noi siamo quelli che restano
in piedi e barcollano su tacchi che ballano
E gli occhiali li tolgono e con
l’acceleratore, fino in fondo
le vite che sfrecciano.
E vai e vai, che presto i giorni si allungano
e avremo sogni come fari,
avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici
degli animali.
E più di una volta e più di un pensiero,
è stato così brutto da non dirlo a nessuno.
ELISA
Più di una volta sei andato avanti dritto,
dritto sparato contro un muro,
ma ti sei fatto ancora più male aspettando
qualcuno,
ELISA / DE GREGORI
ma ti sei fatto ancora più male aspettando
qualcuno.
Siamo quelli che restano
in piedi e barcollano su tacchi che ballano
e gli occhiali li perdono e sulle autostrade
così belle
le vite che sfrecciano.
E vai e vai, che presto i giorni si allungano
e avremo sogni come fari,
avremo gli occhi vigili e attenti e selvatici
e selvatici, selvatici.
Siamo quelli che guardano
una precisa stella in mezzo a milioni.
Quelli che di notte, luci spente e finestre
chiuse,
non se ne vanno da sotto i portoni.
Quelli che, anche voi, chissà quante volte
ci avete preso per dei coglioni.
Ma quanto siete stanchi e senza neanche una
voglia,
siamo noi quei pazzi che venite a cercare,
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Quelli che restano è il primo singolo di
Elisa, pubblicato il 14 settembre 2018, che anticipa l’uscita del nuovo album
previsto nel prossimo autunno. Presentato in anteprima – con Vincenzo Mollica –
al TG1, andato in onda il 12 settembre 2018, che ha fatto ascoltare una parte
della canzone.
Testo e musica sono stati scritti da Elisa:
«Presto vi svelerò una grande sorpresa!», aveva detto pochi giorni fa la
cantante, che ha deciso così di cantarla in duetto Francesco De Gregori.
La fotografia che ritrae l’artista friulana
con il cantautore romano è stata scattata da Mattia Zoppellaro, commentando:
«Una canzone, io e lui. Emozione immensa».
RELESE DATE 14 settembre 2018
LABEL Island Records / Universal Music
Italia Srl.
FORMAT Digital Downloads
DIAMANTE
(Fornaciari
- De Gregori)
Respirerò
l'odore dei granai
e
pace per chi ci sara e per i fornai
pioggia
sarò e pioggia tu sarai
i
miei occhi si chiariranno
e fioriranno i nevai.
Impareremo
a camminare per mano
insieme a camminare domenica.
Aspettero
che aprano i vinai
piu
grande ti sembrerò
e tu piu grande sarai nuove distanze
ci riavvicineranno dall'alto di un cielo,
Diamante,
i nostri occhi vedranno.
Passare
insieme soldati
e spose ballare piano in controluce
moltiplicare la nostra voce
per mano insieme soldati e spose.
Domenica, Domenica
Fai
piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono
fai piano i bimbi grandi non piangono
Passare
insieme soldati e spose
ballare piano in controluce
moltiplicare la nostra voce
passare in pace soldati e spose.
"Delmo,
Delmo vin a' ca..."
Dedicata
a Diamante Arduini Fornaciari.
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QUALCOSA
DA DICHIARARE
(Francesco
De Gregori) - Alessandro Haber
Cosa vuoi dalla mia vita, chiedimi e ce l'avrai
Dimmi solo una parola, provami e vedrai
Ti servo giardiniere per coltivare una rosa
O un bellissimo cameriere, vuoi, mangiare qualcosa
O preferisci un agente segreto disposto a tradire
O un amante discreto che ti lasci dormire
Che ti lasci dormire
Portami, e prendimi, e comprami, e vendimi
Risparmiami
E spendimi, c'è tanta strada da fare,
hai qualcosa da dichiarare?
Cosa vuoi dalla mia vita, sono pronto a tutto ormai
non son buono a nascondermi
cercami e troverai
Vuoi parlarmi d'amore, ti starò a sentire
puoi giocare al dottore, ti farò guarire
Sognami, e svegliami, e giurami, e credimi
E guardami
E vedimi, vedi che tocca fare per provarti ad amare
Portami, e prendimi, e comprami, e vendimi
Risparmiami
E svendimi, c'è tanta strada da fare,
hai qualcosa da dichiarare?
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MIELE
DI ROSE PER GIORGIO LO CASCIO
(ballata di Francesco De Gregori)
Io chiedo solo di camminare per strade pulite. Da Istanbul a Roma le ore di treno sono cinquanta. Per le prime trentuno me ne
stavo comodissimo, spaparacchiato come un creso tra un portacenere, ma la
trentaduesima già cominciava a diventare un bagaglio, ero stanco di tutta
quella gente scortese che continuava a spengermi le sigarette proprio là, dove
si nota che sono un maschietto.
Così striscio come un verme verso il vagone postale e dico "Non occupo
più spazio di una valigia, ve lo giuro!"
E loro "Ok! ragazzo, ma prima dobbiamo perquisirti per bene di dentro, è
il regolamento". E allora dico "No grazie, non mi lascio fottere
così".
E lascio quattro ferrovieri turchi delusi corrermi dietro e gridando loro
"Andate ad impalare qualcun altro, io porto del MIELE DI ROSE PER GIORGIO
LO CASCIO".
In un certo senso io sono ancora vergine. Se la verginità in quel senso lì vi
pesa molto, andatevene alla Rai Tv di Torino, in Via Verdi o giù di lì. E' un
ambiente così Vittoriano che ti guardano male se ti piacciono le donne. Il
costumista fa "Sei carino travestito da autista primo '900" e il
regista "Attento! Hai esattemente un minuto e mezzo per esternare la tua
anima" e se tu gli rispondi che la tua anima dura almeno tre minuti lui ti
guarda storto, ti fa rapporto e ti prende per comunista.
Non andate alla Rai Tv di Torino. Io ci sono stato, come dice Paul Simon, sono
stato vomitato, inghiottito, deglutito e inglutito, minoreitanizzato,
claudiovillato, littletonyzzato e… credo proprio che mi sia bastato.
Alla fine mi hanno vergognosamente messo in mano centomila lre ed io sono
scappato come un razzo giù per i portici e, proprio dietro il cartellino del
dentifricio Close-Up, incontro la Signora Aquilone e le faccio "Scusi tanto
Signora, dov'è il cielo più vicino? Che ci vado a comprare del MIELE DI ROSE
PER GIORGIO LO CASCIO!".
Se cercate un bel posto per perderci la pazienza dovete andarvene giù nella
verde Bulgaria.
Potrete incontrare un sacco di maiali che grugniscono festosi e un sacco di
poliziotti travestiti da ladri che ti chiedono quattro dollari per passare sulla
loro terra socializzata.
Così loro ti tengono a bada con i baffi, la saliva e il manganello e con
l'altra mano palpeggiano il tuo amore troppo biondo, mentre ti mettono un bel
timbro sul tuo bel passaporto, con la scusa che stai passando sulla loro terra
socializzata.
E mentre Stalin se la ride, accovacciato sulla sua nuvoletta d'oppio, tutto
quanto intorno gira vorticosamente.
E se voi siete internazionalisti e diarroici, credo proprio che la verde
Bulgaria sia un bel posto per cagarci dentro; ma se siete un po' meno spirituali
e incoscienti, prendete un'altra pasticca di vitamina B… e affrettatevi.
Se volete trovare ancora un po' di MIELE DI ROSE PER GIORGIO LO CASCIO.
Una mattina mi sono alzato con l'esaurimento nervoso.
Ero convinto di essere uno scrittore di canzoni e di portare quarantaquattro di
piede. Non riuscivo a far niente, neanche a cantare le canzoni di De Andrè.
Così esco a prendere un caffè e incontro Edmonda, appena uscita allo zoo, che
mi fa "mi hanno appena detto che hai fatto un disco…"
E io "te l'ha detto il più falso dei Giuda, è il disco che ha appena
fatto me, non lo dire a nessuno altrimenti ti sgozzo!".
Giro l'angolo e sbatto contro Luca Ronconi, che suona la balalaika a tempo di
Can Can e dico "Ecco, ci siamo, l'imbuto comincia esattamente da qui!"
E provo a far gli scongiuri con gli alluci e gli indici, già cominciavo a
sentirmi risucchiare ma, comunque, chi ti sbuca fuori? Un socio del Club
Mediterranèe da una nuvoletta celeste, tutto abbronzato, che mi fa "Amico,
tutta una fregatura qui, stanno alzando i prezzi, nessun sogna più.
Ma mi hanno detto che è rimasto a casa ancora un po' di MIELE DI ROSE PER
GIORGIO LO CASCIO.
ATTRAVERSO L'ACQUA
Testo di Enzo
Avitabile e Francesco De Gregori. Musica di Enzo Avitabile.
Pecché m’addimane si songo italiano,
si songo ‘e ll’Euròpa o songo africàno?
Si parlo cu ‘a vocca, respìro cu ‘o naso,
si tengo ‘na mamma, chi Ddio m’ha criàto.
Lampidusa, scùmma, vàrca, attraviérzo acqua…
Lampidusa terra ‘e miézo, sperànza…
Sono un palo di legno piantato nel mare,
un peso specifico da sollevare.
Sono qui per la cinta dei pantaloni,
per la mano che acchiappa, per la schiena che
scappa.
Ogni creatura è un’isola davanti al mare,
ogni creatura è un’isola nel mare.
Aràpeme ‘a porta, aràpeme ‘o core,
cómm’ io farrìa a te, nùn me dicere no.
Sono un’immagine sacra, sono un angelo negro,
la fine di un vicolo cieco.
Sono la scarpa che vola, il gasolio che
scivola,
un posto d’aggiungere a tavola.
Lampidusa, scùmma, vàrca, attraviérzo acqua…
Lampidusa terra ‘e miézo, sperànza…
Sono qui per la sete e la fame.
Sono stato un guerriero e un falegname.
Sulla spiaggia mi poso come un pezzo di pane,
una goccia di resina o un grano di sale.
Ogni creatura è un’isola davanti al mare,
ogni creatura è un’isola nel mare.
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De Gregori ha anche duettato
sulle note di “Come un anno fa”/”Vincent” insieme al conduttore di
Radio2 Solcial Club Luca
Barbarossa. “Ero un ragazzino di bottega in una piccola etichetta, – ha
spiegato il cantautore – il produttore Micocci mi chiese di tradurre
questo bellissimo pezzo inglese, ‘Vincent’, solo che non mi curai
minimamente del testo originale e nemmeno capii che era riferito a Van
Gogh. Allora non sapevo che l’avrebbe cantata Little Tony ma lui fu
molto carino invitandomi a sentire l’incisione del pezzo in studio.
C’era suo fratello Enrico al mixer con accanto una radiolina che avrebbe
dovuto insospettirmi. Quando la Roma segnò Tony si strappò le cuffie
esultando, tutto questo nel clima di questa interpretazione molto
romantica e soft”.
(vedi il video)
PRIMO GIORNO DI GIUGNO
(De
Gregori-De Angelis musica di Maurizio Bigio)- RAFFAELLA PERRUZZI -
Cenerentola / Primo giorno di giugno - IT ZT 7033
(1972)
(testo di De Gregori - De Angelis - Musica di Maurizio Bigio)
Primo giorno di
giugno per noi lungo il fiume.
Mi
nascondo, mi vieni a cercare: sono qui.
E mi dici: «Che
amore che sei, sembri un fiore».
Mi guardi e
arrivi. Non so perché lo fai?
Poi raccogli una
viola per me.
Vuoi sapere se ho
già fatto altre volte l’amore.
Dico: «No». Corro
avanti, ti fermi a guardare, poi mi chiami.
Sorridi ancora.
Chissà perché lo fai?
Vorrei tanto
darti un bacio, ma quando sto per farlo corro via, corro via.
Primo
giorno di giugno per noi dentro un cuore.
Il tuo viso che
brucia il suo cuore che non so.
Hai negli occhi
qualcosa di blu come il mare.
Tu tremi amore.
Non so perché lo fai?
Cantata da
Raffaella Perruzzi.
fonte immagine:
http://www.perugiamusica.com/MUSICISTI/maurizio.bigio.musicista/MAURIZIO.BIGIO.html
fonte immagine:
http://www.perugiamusica.com/MUSICISTI/maurizio.bigio.musicista/MAURIZIO.BIGIO.html
PRESO
IL
TRENO
Testo e musica di Francesco De
Gregori
Nata
un giorno senza pioggia o sole, in un segno d’aprile
Vista
l’Africa attraverso un libro, poi dal vero
Delusione
forse fu la prima, da bambina seria sul divano
fare
anelli con la carta dei cioccolatini
Preso
un treno che portava via
Voglia
strana di capricci pazzi, di cambiare i capelli
Anelli
sempre nuovi alle mie dita
È
finita per caso e per caso comincia e per caso finisce
Amore
amore è una parola usata
Preso
un treno che portava via
Catturato
un sogno al volo in un supermercato
Incontrato
tre randagi da cui prendere lezione
Intravista
una lacrima sotto il trucco di un indossatrice bionda
L’onda
di una sensazione nuova a spasso per la strada
Preso
un treno che portava via.
(versione cantata da De Gregori e
mai edita)
PRESO
IL
TRENO
Testo e musica di Francesco De
Gregori
Nato un giorno senza pioggia o sole, in un
segno d’aprile.
Vista l'Africa attraverso un libro, e poi dal
vero.
Delusione, forse fu la prima, da bambina seria
sul divano,
fare anelli con la carta dei cioccolatini.
Preso un treno che portava via.
Voglia strana di capricci pazzi, di cambiare
capelli.
Gioielli sempre nuovi alle mie dita.
È finito per caso e per caso comincia
e per caso finisce, amore amore è una parola
usata.
Preso un treno che portava via.
Catturato un sogno al volo in un supermercato.
Incontrati tre randagi da cui prendere lezioni.
Intravista una lacrima sotto il trucco di una
indossatrice bionda.
L'onda di una sensazione nuova a spasso per la
strada.
Preso un treno che portava via.
“Dimmi amore, hai trovato il negozio dove
vendono il fiume?”.
Certo amore, sono entrata ridendo e ne ho
comprato una goccia.
Ed un foglio di carta su cui scrivere le spese
pazze:
una stella, un giornale, una bambola vecchia.
Preso un treno che portava via.
(versione cantata da Patty Pravo)
Inediti 72-78 (BMG/Raro! Records
74321-17071-2) 1993.
BUONANOTTE
NINA
Buonanotte
amore, buonanotte Nina,
ti
vedrò nei miei sogni per scordarti la mattina
Se
un giorno sarò triste e ti vorrò vedere
ti
troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere,
ti
troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere.
Tutto
vestito a festa, il viso ben rasato,
ho
sognato di entrare nel tuo castello alato.
Parlavo
con tuo padre, giocavo coi bottoni,
rinnegavo
in un momento la mia stirpe di cafoni,
rinnegavo
in un momento la mia stirpe di cafoni.
Nina
non devi piangere, ti prego, anima mia,
volere
bene a me sarebbe una pazzia.
Come
principe azzurro è meglio un professore,
che
ti darà il suo nome con un pizzico d'amore,
che
ti darà il suo nome con un pizzico d'amore.
Lo
sai che sono solo un povero straccione,
senza
dimora fissa, senza reputazione.
Un
giorno verrà un altro, più giovane e più bello,
che
avallerà il suo amore regalandoti un anello
che
avallerà il suo amore regalandoti un anello.
E
quando andrai all'altare, in un giorno di maggio,
avrai
già ritrovato la gioia ed il coraggio.
E
quando gli invitati daranno mano al riso
avrai
dimenticato le mie labbra ed il mio viso
avrai
dimenticato le mie labbra ed il mio viso
E
scenderà la notte sul tuo letto di sposa,
un
letto ricoperto di petali di rosa.
Ed
io vestito male, io con le scarpe rotte,
starò
di sotto a dirti "amore, buonanotte"
starò
di sotto a dirti "amore, buonanotte"
Buonanotte
amore, buonanotte Nina,
ti
vedrò nei miei sogni per scordarti la mattina.
Se
un giorno sarò triste e ti vorrò vedere
ti
troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere
ti
troverò cercandoti nel fondo di un bicchiere
ROSSO
CORALLO
Rosso
corallo, il sangue nelle vene,
datelo,
vi prego, a chi mi volle bene,
che
ci sia per lei soltanto quel dolore
fino
a che non trovi un altro amore.
Date
la chitarra al mio più caro amico,
lui
saprà cantarvi le cose che io non dico.
Suonerà
meglio e suonerà più forte
la
mia chitarra dopo la mia morte.
Belle
le mie scarpe, belle e ancora buone,
datele
ai miei amici, vi prego, a uno straccione.
Lui
saprà trovare nella comodità
la
vera essenza della povertà.
E
per seppellirmi non scomodate sega,
bella
o brutta la bara ben poco me ne frega.
Quando
un po' di terra mi toglierà la voce
potrò
fare a meno perfino della croce.
E
voi fratelli, fratelli che restate,
vi
prego non vi fate quelle facce disperate,
anche
se quel prete mi maledirà in eterno
state
pur tranquilli che non andrò all'inferno.
Rosso
corallo, il sangue delle vene...
SPIRO AGNEW
Questa
è una canzone dedicata a Spiro Agnew,
strenuo
difensore della libertà.
Fiero
odiatore dei capelloni tutti,
amante
fino in fondo della verità.
Un
giorno Spiro Agnew impazzì improvvisamente
e
disse in un discorso di fronte a tanta gente
che
la guerra nel Vietnam è una grossa porcheria
e
chi la vuol difendere dovrebbe andare via.
"Finora
coi ragazzi sono stato troppo energico,
con
chi prendeva l'hashish o l'acido lisergico,
l'America
è malata, i rimedi siano estremi,
o
ci droghiamo tutti o diventiamo scemi"
E
cominciò a fumare e a regalare fiori,
vestito
con estrema abbondanza di colori,
bruciò
molte bandiere con su scritto "United States"
e
fece il terzo uomo nel delitto Sharon Tate.
Ma
si formò un drappello dell'America pulita
per
ritrovare Agnew e fargli cambiar vita.
E
alla testa di tutti c'era Nixon e a lui vicino
Pietro
Germi, i calabresi, Mauro Ferri e Ciancimino.
Ci
fu perfino il coro del gruppo "Viva la gente"
che
compose una canzone senza chieder in cambio niente
Cantavano
"Spiro, Spiro, che cosa ti succede?
Da
molto tempo ormai fra di noi non ti si vede"
"Torna,
torna a difendere la nostra santa terra,
vieni,
vieni a combattere la nostra amata guerra.
E
Spiro si commosse e pianse lungamente
vedendo
quanto bene gli voleva la sua gente.
E
per rendere palese il cambiamento di opinioni
tagliò
testa e capelli a quattro capelloni.
E
qualche giorno dopo, vestito da educanda,
tornò
alla Casa Bianca accolto dalla banda
guidando
un grande cocchio trainato nella piazza
da
cento vietnamiti
|
CENERENTOLA
(De
Gregori-De Angelis - RAFFAELLA PERRUZZI -
Cenerentola / Primo giorno di giugno - IT ZT 7033
(1972)
Un uomo di mare vestito di stelle
mi
chiese una sera di andare con lui
mi disse che il mondo è una mela matura
ma avevo paura e gli dissi di no
un uomo d'affari malato di sogni
mi chiese una sera di andare con lui
mi disse che il cuore è una stanza in affitto
ma avevo paura e gli dissi di no
Cenerentola dormiva dentro il suo giardino
ed il principe cantando le passò vicino
ma lei non sentì
un uomo del circo vendeva palloni
mi chiese una sera di andare con lui
mi disse che il cielo è molto lontano
ma avevo paura e gli dissi di no
verrà Casanova su una sedia a rotelle
vorrà darmi un bacio e portarmi con sé
ma un raggio di luna giocando tra i rami
lo prenderà in giro e lui fuggirà
Cenerentola dormiva dentro il suo giardino
ed il principe cantando le passò vicino
ma lei non sentì
Cantata da
Raffaella Perruzzi.
fonte immagine:
http://www.perugiamusica.com/MUSICISTI/maurizio.bigio.musicista/MAURIZIO.BIGIO.html
UN LETTO
COME UN ALTRO
(De
Gregori- Cohen)
A
volte mi ricordo quando tanto tempo fa
giurammo
senza scrupoli un amore senza età.
Tu
cominciasti ad amarmi ed io feci il tuo gioco
e
adesso ci accorgiamo che tutto dura poco.
Ma
i tuoi occhi sono allegri, tu sorridi e io lo so
questa
notte sarà bello, sarà bello, sarà bello,
sarà
bello, sarà bello per un po'.
Le
stanze dove vivo io le scelgo attentamente,
finestre
molto piccole, le pareti senza niente.
C'è
solamente un letto, c'è solo una preghiera,
ed
io che aspetto te che ritorni quando è sera.
E
i tuoi occhi sono allegri, tu sorridi ed io lo so
che stanotte sarà bello,
sarà
bello, sarà bello, sarà bello, sarà bello per un po'.
A
volte la rivedo che si spoglia per me,
lei
è come una regina ed io sono il suo re
e
lei muove le sue cosce senza troppa castità,
è
davvero un bel ricordo se un ricordo resterà.
E
i suoi occhi sono allegri, lei sorride ed io lo so
che stanotte sarà bello,
sarà
bello, sarà bello, sarà bello, sarà bello per un po'.
GIOVANNA D'ARCO
(De Gregori - Cohen)
"Voglio un vestito che non sia di maglia
che non ricordi quello da battaglia
qualunque cosa, basta che sia bianca
per indossarla sulla mia verginità troppo stanca"
"Sono contento che tu dica questo
io fino a ieri ti ho spiato spesso
e c'è qualcosa che ha spiato me
il desiderio di conquistare te"
"Ma tu chi sei, perché mi vuoi?
non ho mai visto gli occhi tuoi"
"io sono il fuoco e so la tua canzone
ed amo i tuoi capelli e la tua disperazione"
"Allora, fuoco, spegni il tuo calore
ti do il mio corpo, sì, ti do il mio amore"
e detto questo come fosse ghiaccio
si sciolse nella stretta del suo abbraccio
E con amore dolce, senza rabbia
Giovanna d'Arco diventava sabbia
quando capì alle porte del suo regno:
se lui era fuoco, oh, lei doveva esser legno
E con amore dolce, senza rabbia
Giovanna d'Arco diventava sabbia
e quelli che piangevano al suo fianco
raccolsero la polvere del suo vestito bianco
HIROSHIMA
“Questo
qui è soltanto un trucco”,
disse il sogno al musicante.
“Qui le scelte sono
poche,
e
le strade sono tante”.
Ogni
volta che mi volto
la mia ombra è una
conferma.
I miei passi che camminano
e
la terra che sta ferma.
Le
modelle di Hiroshima,
nude per il troppo vento,
camminavano
nel vuoto.
L’imbarazzo
ormai era spento. E
il pilota era tranquillo:
la virata era riuscita
e il torero sorrideva
e
l’arena era infinita. Ed
il fiume cresceva
e
le facce dei pesci
venivano
a galla.
Ed
il fiume cresceva
ed
il sole scherzava
sull’acqua
tranquilla.
Camminavo
sopra il ponte.
Camminavo
sopra il ponte.
Camminavo
sopra il ponte
con
le mani in mano e i sogni.
Camminavo
sopra il ponte. Camminavo
sopra il ponte…
MERCATO DEI FIORI
(per
Patty Pravo)
Cammino
col mattino negli occhi,
e
gli occhi nel mattino.
Una
donna che passa m’incrocia lo sguardo
e
mi dice: “E’ l’amore, è l’amore, è l’amore…”
“E’
l’amore che fa campare le donne
al
mercato dei fiori,
non
nascondere il cuore…
E’
l’amore che fa campare le donne
al
mercato dei fiori.”
Tu
mi hai seguito come un bimbo
con
pochi soldi in tasca
e
tutto un mondo da comprare.
Che
voglia di perdere la testa
nel
profumo dei garofani,
di
risponderti al sorriso,
farti
un segno con le mani sopra agli occhi…
E
il mattino ha seguito l’usanza,
era
già mezzogiorno al caffè.
Caffèllatte,
Campari e una rosa per lei
poi
se vuoi ti presento ai miei gatti…
“E’
l’amore che fa campare le donne
al
mercato dei fiori,
non
nascondere il cuore…
E’
l’amore che fa campare le donne
al
mercato dei fiori.”
Vorrei
essere una che dipinge le strade
marciapiedi
celeste e portoni rosari.
Aspettare
il tramonto per tentare una gara
vorrei
essere una, vorrei essere quella, la sola che ti sveglia alle dieci…
“E’
l’amore che fa campare le donne
al
mercato dei fiori,
non
nascondere il cuore…
E’
l’amore che fa campare le donne
al
mercato dei fiori.”
IL MIO
FRATELLO
Il
mio fratello è l'uomo di pietra,
che
ha girato il mondo su una lama,
che
conosce la cima degli abeti
E
l'odore del grano appena ucciso
Che
ha combattuto diecimila guerre,
ed
ha riempito diecimila fosse,
sulla
cui tomba è scritto con il gesso
caduto
nella polvere dell'odio
Il
mio fratello è l'uomo di corallo
che
ha parlato d'amore a mille donne
ed
ha posato le sue mani forti
sulle
braccia di un'unica signora
Che
ha riscaldato il letto dell'amante
senza
riuscire a riscardarle il cuore.
Sulla
cui tomba è scritto con il gesso
scivolato
nel silenzio vi morì
Il
mio fratello è l'uomo di carne
che
l'anima ha gettato in un canale,
che
ha dormito per terra mille notti
e
mille notti fra lenzuola d'oro
E'
corso verso il monte di cristallo
per
cercare un suo amore di stagnola.
Sulla
cui tomba è scritto con il gesso
Qui
giace il saggio dagli occhi di bambino
AMORE AMORE
AMORE
Amore
amore amore amore amore
tutto
quello che posso dirti è amore
amore
amore amore amore amore eh-eh
è
che mi eccita chiamarti amore
nella
schiuma dei tuoi occhi vorrei morire invano e continuare…
amore
amore amore amore
amore
amore amore amore
tutto
quello che posso darti è amore
amore
amore amore amore amore eh-eh
leccami
ogni volta che ti chiamo amore
nel
tuo ultimo gioco vorrei arrivare primo e disarmarti…
troppa
gente ha parlato d’amore
Amore
amore amore amore amore eh-eh-eh
ora
anch’io voglio essere il tuo amore
e
non prendermi in giro se non sono così bello
e non buttarmi via…
|
Mary Mary era una regina
che viveva in un castello.
Ed il suo re l’amava più del giorno,
più del vento che porta via.
Molti fiori nel giardino di Mary,
gli aquiloni volavano con lei.
Ed ogni sera, quando il fuoco era acceso,
la regina cantava con il re.
Venne la guerra ed i soldati partirono
a difender la libertà.
Ed anche il re lasciò piangendo il suo amore,
ma la sua armatura era d’or.
|
MARY MARY
Testo e musica di Francesco De Gregori
Mary Mary era una regina
che viveva in un castello.
Ed il suo re l’amava più del giorno,
più del vento che porta via. |
E Mary pianse dieci anni ogni notte,
ma il suo amore non ritornò.
Mary morì, la neve fuori era fredda.
Molti fiori morirono con lei.
Il giorno dopo il re tornò vincitore.
La sua Mary non ritrovò.
Non pianse a lungo, perché dopo due mesi
di un’altra si innamorò.
Vissero a lungo, assai felici e contenti
la nuova moglie ed il re.
Ed un cartello sopra il letto diceva
“Tutto questo è alla faccia di Mary”.
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LA CASA IN
RIVA AL MARE
Testo di
Sergio Bardotti e Gianfranco Baldazzi.
Musica di Lucio Dalla.
Edoardo De
Angelis featuring Francesco de Gregori
Dalla sua
cella lui vedeva solo il mare
e una casa
bianca in mezzo al blu.
Una donna si
affacciava. Maria,
è il nome che
le dava lui.
Alla mattina
lei apriva la finestra
e lui pensava:
«Quella è casa mia.
Tu sarai la
mia compagna, Maria».
Una speranza e
una follia.
E sognò la
libertà
e sognò di
andare via, via.
E un anello
vide già
sulla mano di
Maria.
Lunghi i
silenzi come sono lunghi gli anni,
parole dolci
che s’immaginò.
Questa sera
vengo fuori, Maria,
ti vengo a
fare compagnia.
E gli anni
stan passando,
tutti gli anni
insieme:
ha già i
capelli bianchi e non lo sa.
Dice sempre:
«Manca poco, Maria,
vedrai che
bella la città».
E sognò la
libertà
e sognò di
andare via, via.
E un anello
vide già
sulla mano di
Maria.
E gli anni son
passati, tutti gli anni insieme
ed i suoi
occhi ormai non vedon più.
Disse ancora:
«La mia donna sei tu»
e poi fu solo
in mezzo al blu
|
SANTA LUCIA
Testo e musica
Francesco De Gregori.
EDOARDO DE
ANGELIS – MICHELE ASCOLESE
Santa Lucia,
per chi beve
di notte
e di notte
muore e di notte legge
e cade sul suo
ultimo metro.
Per gli amici
che vanno e ritornano indietro
e hanno
perduto l’anima e le ali.
Per chi vive
all’incrocio dei venti ed è bruciato vivo.
Per le persone
facili che non hanno dubbi mai.
Per la nostra
corona di stelle e di spine.
Per la nostra
paura del buio e della fantasia.
Santa Lucia,
il violino dei
poveri è una barca sfondata,
è un ragazzino
al secondo piano che canta, ride e stona
perché vada
lontano, fa’ che gli sia dolce,
anche la
pioggia nelle scarpe,
anche la
solitudine.
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L'ANTOLOGIA
CHE AVREBBE VOLUTO IL NOSTROMO
MANNAGGIA ALLA MUSICA
(by
De Gregori - Ron - Una città per cantare - 1980)
Suona da quindici anni dove lo pagano per suonare
una vecchia fisarmonica gli può bastare.
Ha gli occhi sempre troppo gentili
di uno che beve parecchio
e non si guarda mai alle
spalle nè allo specchio
E vive in qualche seminterrato
con un gatto per compagno
saranno quasi diecimila anni
che non fa il bagno.
Non ha diritto a nessuna pensione
perchè non ha lavorato mai
ha la faccia da mascalzone e non vuole guai
Fischia quando deve chiamare un amico
chiede scusa prima di andare via
e scappa sempre quando vede in giro la polizia.
I turisti lo chiamano Ulisse
ma il vero nome chissà qual è
ma a lui gli va benissimo
anche quello e se lo tiene per sè
Gli piacerebbe avere un figlio
in America pieno di dollari e di tranquillità
sistemato nel quartiere italiano di una grande città.
così potrebbe scrivergli spesso
e poi magari un giorno chi lo sa
montare sull'aeroplano e andare fino là.
Poi quando torna inventarsi di tutto
e raccontare quello che gli va
però l'America è lontana
e un figlio non ce l'ha.
La sera quando smette di faticare
si sente libero come una piuma
chiude nel fodero la fisarmonica
e ne accende una
Ma poi pensa mannaggia la musica
fino a domani gli dice addio
si siede in faccia al golfo di Napoli
e ringrazia Dio.
|
TI LEGGO
NEL PENSIERO
(by
De Gregori - Ron - Cuore di vetro - 2011)
Faccio
a pugni con te,
poi
ti vengo a chiamare.
Benedico
e ringrazio
e
maledico il mondo, com'è.
E
mi domando perché
ti
dovrei cercare?
Tutte
le volte che passi
e
ti fermi lontano, da me.
Sarà
come sarà,
sarà
come sarà,
se
sarà vero.
E
mi dirai "cammina"
e
mi nasconderai,
la
fine del sentiero, però ti
leggo nel pensiero.
Le
mie chiavi di casa, puoi
tenertele tu.
Per
trovarmi, una stanza ed
un pezzo di pane,
non
mi servono più.
Sarà
che mi vedrai tremare
durante
il temporale
ed
alzare la testa e bestemmiare quando
torna il sole.
Sarà
come sarà,
sarà
come sarà, se
sarà vero.
Sarà
che inciamperò da qualche parte e
poi ripartirò,
da zero, però
ti
leggo nel pensiero.
Chiedimi
perdono, per come sono
perché
è così che mi hai voluto tu!
Prendimi
per il collo,
prendimi per mano
che
non mi trovo più...
Torno
a casa la notte
e
non mi lasciano entrare.
E
non trovo parole,
e
nemmeno ci provo a bussare.
Ma
tu davvero puoi prendere il miele,
e
trasformarlo in pane?
Davvero
sai pescare un uomo,
perduto
nel mare?
Sarà
come sarà,
se
sarà vero.
Sarà
come sarà
e
mi vedrai davvero.
Poco
prima dell'alba,
quando
il buio è più nero,
ti
leggo nel pensiero.
Ti
leggo nel pensiero
|
TUTTI CERCANO QUALCOSA
(di De Gregori - Fiorella Mannoia - Treni a
vapore)
Tutti cercano qualcosa, magari per vie infinite,
magari per vie difficili e misteriose.
A volte con arroganza e a volte senza pudore,
a volte senza speranza e ormai nemmeno più dolore.
Soltanto per un pò di tempo o per la vita intera,
nel sole di mezzogiorno
o nella polvere di questa lunga sera.
Tutti cercano qualcosa che non sanno più ma io di più.
Mi manchi che fuori è freddo, mi manchi che fuori piove,
che fuori c'è quest'aria scura che non si muove.
E manchi a tutta quanta la terra,
a tutta la gente del mondo,
mi manchi da tutto il tempo,
nel tempo di questo secondo.
E mancano le parole e manca il fiato
e la voce diventa di vetro in questo tempo
affilato. Tempo che prende fuoco se manchi tu..
ma io di più.
E sarà fuoco e sarà amore, oppure non sarà.
E sarà amore da guardare finchè non ci vedrà.
E sarà amore da pregare finchè non tornerà,
sarà ricordo da bruciare finchè non scalderà.
Sarà ricordo da portare finchè non peserà.
Tutti cercano qualcosa, la verità che non ha confini,
il nome della rosa e il nome degli assassini,
la verità che non ha colore
e dorme sepolta dalle stagioni
e come questo povero cuore non ha padroni.
E manca a tutta quanta la terra,
a tutta la gente del mondo
e manca da tanto tempo in questo tempo di piombo.
E tutti vogliono qualcosa che non hanno più.
Ma io di più...
E sarà fuoco e sarà amore, oppure non sarà.
E sarà amore da guardare finchè non ci
vedrà. E sarà amore da pregare finchè non tornerà,
sarà ricordo da bruciare finchè non scalderà.
Sarà ricordo da portare finchè non peserà.
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GIOVANNA D'ARCO
(di De Gregori - Fiorella Mannoia - Gente
comune)
Tutto questo campo di grano, non ancora maturato,
tutto questo bel campo non ancora tagliato,
e questo sole che splende sulla mia testa di soldato,
tutto questo bel sole che scende non è ancora passato.
Ah, se ti avessi trovato, ah se ti avessi cercato.
Quelle belle scatole cinesi che chiamano cuore,
e negli sguardi accesi che si chiamano amore,
in questa notte infinita, ma che sta per finire,
in quest'acqua da bere
che ho chiesto in ginocchio
ma che tarda a venire.
Ah, se piovesse un poco, solamente un poco.
Perchè ho visto la Francia, dalla terra al mare,
e sulla punta della mia lancia
un uomo impallidire e tremare,
e le colombe e i serpenti e gli sciocchi
ed il rosso ed il nero,
e questo l'ho cantato con la voce che avevo.
Perchè ho visto il mio destino, la mia stella di ragazza
sanguinare e bagnarsi, sotto la mia corazza
e dicono che una notte abbia sentito una canzone,
una voce che mi chiamava,
e sapeva il mio nome, e sapeva il mio nome.
Tutto questo campo di grano non ancora maturato,
tutto questo bel campo non ancora attraversato,
e questa luna che muore, sulla mia testa di soldato,
questo cielo che cambia colore, questo cammino segnato.
Ah, se ti avessi guardato. Perchè ho visto la Francia,
dalla neve al mare,
e sul piatto della bilancia la mia vita pesare
e le colombe i serpenti e gli sciocchi
ed il rosso ed il nero
e questo l'ho cantato con la voce che avevo.
Perchè ho visto il mio destino, la mia stella di ragazza
sanguinare e bagnarsi sotto la mia corazza
e dicono che una notte abbia sentito una canzone,
una voce che chiamava e che diceva il mio nome.
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CUORE DI CANE
(Francesco
De Gregori) - Fiorella Mannoia - Di terra e di cento
Il
ragazzo a un fucile di legno e ci tira alle stelle.
Com'è dritta la schiena, che bianchi i suoi denti
e gli occhi sono due caramelle
e se provi a sentire stanotte puoi sentire abbaiare,
è il suo cuore di cane che corre e non si vuole fermare.
Il ragazzo a trovargli un difetto, non gli piace studiare.
Preferisce le stelle e quel pezzo di legno, preferisce aspettare.
Che capire c'è tempo e capire certe volte non vale.
Che capire c'è tempo e capire certe volte fa male.
Ma il ragazzo una notte si perde, il ragazzo è perduto.
Ha lasciato la casa del padre e della madre e nemmeno un saluto.
E se provi a cercarlo stanotte puoi trovarlo che dorme seduto
addormantato in una stazione,
sotto le stelle, dentro un vagone.
Con un amore di fortuna, sotto l'ombrello della luna.
Ma il ragazzo anche senza divisa è comunque un soldato,
c'è una guerra che brucia quà fuori e il ragazzo può morire bruciato
o tornare sconfitto una sera che nessuno lo vuole
senza nemmeno un dolore da dividere in due.
E tornare, che è finita la notte, non c'è più compagnia
e abbaiare al mattino e vedere il mattino piano piano andare via
Imparare le lingue del mondo, imparare a parlare,
a passare tra la pioggia e la polvere tra la terra ed il mare
che viaggiare non è solamente partire, partire e tornare
ma è imparare le lingue degli altri, imparare ad amare.
Il ragazzo ha da vendere fiato e muscoli buoni
e cervello veloce e paura di poco e capelli a milioni
mentre scende le scale è già fuori già la notte è finita,
mentre scende le scale è già fuori già comincia la vita.
Ma il ragazzo una notte si perde, il ragazzo è perduto.
|
Ha lasciato la casa del padre,
è volato
e nemmeno ha lasciato un saluto
E se provi a cercarlo stanotte puoi trovarlo che dorme seduto
abbandonato in una stazione,
con gli occhi chiusi dentro, un vagone
sotto le stelle della luna
con un amore di fortuna
Ma il ragazzo anche senza divisa è comunque un soldato
c'è una guerra che brucia quà fuori e il ragazzo può morire bruciato
o tornare sconfitto una sera che nessuno
Lo vuole senza nemmeno un dolore da dividere in due
e tornare che è finita la notte non c'è più compagnia
e abbaiare al mattino e vedere il mattino
piano piano andar via
|
Solo
con De Gregori sono stata 'sfacciata'. Dopo un suo concerto sono andata da
lui direttamente e gli ho chiesto una canzone. Lui ha detto di sì e ci
siamo salutati. Non mi aspettavo che mi avesse preso sul serio e invece
dopo qualche giorno mi ha chiamato personalmente e mi ha detto che aveva
la canzone per me registrata su una cassetta. Era Cuore di cane. A volte
più semplicemente sento una canzone che mi emoziona e la punto. Mi dico:
Questa prima o poi sarà mia…".
LITTLE
APPLE (PICCOLA MELA)
I
got a little apple inside my pocket
A
very very little apple
I
want you to be jail
In
chains and tears
If
you’re going to be insensible
The
doctor’s daughter, she’s a gentle teacher
The
doctor’s daughter is a gentle one
She
spends all over night
In
a marrow’s delight
In
a morning she kills her candle light
I
got a little flower inside my pocket
I
got a very pretty flower
May
you live in the sky
And
be near to a star
If
you really despair my heart
The
doctor’s daughter sings a song of love
The
doctor’s daughter sings a lovely song
And
I’ve liked her behaviour
Since
the first time I met her
Maybe
someday we sleep at night together
FIELD
COMMANDER (GENERALE)
Field
commander behind the hill
the
night is waiting for us to kill
a
peasant woman is standing still
between
the sundown and the window’s sill
she’s
fifty already and she doesn’t know
exactly
wherever the season’s gone
and
her seven soldiers the way they left
and
didn’t come back
Field
commander behind the station
you
see that old rusted red cross the wagon
there’s
something laughter, you can hear the sound
of
the winning victims homeward bound,
you
can hear the roaring of my memories
…
sweetly through this winter breeze
and
all these clouds and nightgale that fell
in
love with me
Field
commander the thing is done
our
enemy’s rushing, our enemy’s gone,
behind
the hill there is just the moon
and
needles of pine and silence and mushrooms
good
even (?) mushrooms to pick and dry
for
the Christmas gravy when it’s Christmas time
when
children laugh and cry and don’t want to go to bed,
they
want to play
Field
commander these seven stars
these
seven tears, these seven scars,
really
don’t mean nothing to me, I’m alone,
on
this rusty wagon running through the dome (?),
my
companion’s face so skinny and cold,
reflects
the colour of the sky at home (?),
it’s
nearly day and nearly romance
it’s
nearly home
CHRISTMAS
(NATALE)
There’s
a moon on the roof tops
And
a man on the street walks
Young
girls go dancing downtown
Snow
sure is coming and Christmas is ?ing
I
can tell but the cold breeze around
And
I hear someone’s climbing
The
stairs of my planes
But
he stops a couple of floors below
I
am sorry I…
…
Couldn’t be you
Will
you write me a letter,
please
write me a letter
and
tell me the places you’ve been
If
you’re walking in the morning
And
sleeping at night time,
Send
me the dreams that you dream
Please
write me a letter
You
know, I won’t matter
‘bout
grammar and calligraphy
Just
tell me if you’re lonely
…
Or
else if you’re still loving me
Running
crazy…
And
the time passes by
|
ATLANTIS
(ATLANTIDE)
Now
he lives in Atlantis
with
a hat full of memories and souvenirs
he
got the smile of a wise man
and
a little’s blink inside his soul
He
drinks 24 beers a day and at night
he
feels like a lonesome hero someway
Now
he lives in
California
29
years waiting for a hurricane
he
came to be a very special guitar man
thinking
hard of a woman named Lillian
when
he says “you’re the one I’d love to live with”
you
see a sudden flash in his eyelids
Now
he lives in some kind of jail
where
he learned not to ask about that girl anymore
the
famous girl who came from
Rome
whose
tender eyes where harder than stone
ah,
once you know, we’ve been lovers for a little while
when
I had oceans to explore and mountains to climb
And
so was thinking that passing man
while
cruising over all the
Europe
’s land
I
say you can steal her money and privacy
but
please let her keep her fancy and curiosity
send
her my forgiveness for what I have done
tell
her I’m sorry but I have to go on
RENOIR
Planes
in the sky are drift
Boats
in the mirror of the sea
And
a man in a lonely room
And
that man is me
For
all the times that I’ve been forsaken
For
all the times that I’ve been unkind
Trying
to make sense of my puzzle living
With
a glass of Italian wine
That
morning she took her train
You
may really say she was a drunk
With
a smile inside her handbag
And
some tears into her hands
In
that morning she looked much better
Than
she ever did before
Exact
the night that I told her
“Baby,
I really love you, but I’m not sure”
Now
you know years they run so fast
Life
is a blast that you can’t control
Somewhere
else there’s a warmer room
And
not jealous after all
In
the mean while I wrote down my couple of songs
They
don’t talk about her, that’s true
And
this one may not be the best one
But
is the best all I can do.
RIMMEL
And
something is shining still
through
sunny pages and the shady ones
while
I sweep away your name from a brand-new life
makes
in your reasons and my alibis
makes
in your good reasons and my alibis
And
an old showy gipsy woman
told
my fortunes and I’m bound to win
But
I’d better be on my way
don’t
trust this kind of things
But
I had been just a little younger
I’d
have destroyed them with my fantasy
Now
I know you got somebody else to kiss your famous lips
You
will just blend his face with mine
But
now you’ve got five aces,
you
must deal, you can’t await,
because
you’re tired and it’s getting late
because
you’re lonely and it’s getting very late
Sweet
virgin angel
Sweet
rimmel Venus on your way
I
remember well that night I needed for you to stay
Just
like a photograph
The
way you smiled and didn’t say
And
those days have gone
winter
time is knocking at my door
I
still can make up
while
you played and played that craft
All
that I wanted was to held some more
Oh,
I get nothing, that’s enough
|
CENT CINQUANTE ÉTOILES
Cent cinquante étoiles en file indienne
Dans cette nuit humide qui sent la marjolaine,
Dans cette nuit splendide qui sent la mauve ,
Cent cinquante étoiles dans cette nuit chaude.
Cent cinquante étoiles ou cent cinquante et une
et moi qui les compte dans ce ciel noir de fumée.
Je les compte et je les recompte et je suis le tango
dans cette nuit qui sent l'égout.
Et sautent Certaines bombes que personne n'attendait
Dans cette nuit historique sans lapilli et sans lave
Et sautent somees bombes that ressemblent à des jouets
Qui tuent les personnes et épargnent les écureuils.
Cent cinquante étoiles et plus d'une scintille,
dans cette nuit hystérique here sent la camomille
Cent cinquante étoiles ou mille cinq cents
Et moi, je les recompte et peu à peu, je m'endors
Cent cinquante étoiles et une étoile solitaire
dans cette nuit ipocrita qui ha inviato la Coca-Cola
Une nuit si amicale à en dormir in un sac à poil.
Cent cinquante étoiles au milieu du ciel.
OCEANO
(De Gregori-De Andrè)
Quanti cavalli hai tu ceduto alla porta
tu che sfiori il cielo col tuo dito più corto
la notte non ha bisogno
la notte fa benissimo a meno del tuo concerto
ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo.
Ed arrivò un bambino con le mani in tasca
ed un oceano verde dietro le spalle
disse "Vorrei sapere, quanto è grande il verde
come è bello il mare, quanto dura una stanza
è troppo tempo che guardo il sole, mi ha fatto male
Prova a lasciare le campane al loro cerchio di rondini
e non ficcare il naso negli affari miei
e non venirmi a dire "Preferisco un poeta,
preferisco un poeta ad un poeta sconfitto"
Ma se ci tieni tanto poi baciarmi ogni volta che vuoi.
Penso che in pochissimi erano a conoscenza del vero destinatario di Oceano,
di Cristiano che, a otto anni, chiedeva continuamente a Francesco "Ma
perché Alice guarda i gatti e i gatti, invece, guardano nel sole?". Ha
raccontato poi che un giorno i due cantautori si chiusero in una stanza e
tirarono fuori quel capolavoro per dargli tutte le risposte. Io, per esempio,
ero convinto che fosse dedicata a una donna.
Nel suo forum, Fegiz risponde così a qualcuno che era contrario all'intervento
di Cristiano: "A me è sembrato un intervento carino e lui sincero. Ha
raccontato un aneddoto che molti non sanno. Anche la memoria storica fa
cultura... ".
Vedete che avendo la giusta chiave di lettura, le canzoni di Ciccio sono di una
chiarezza cristallina?
Ora che tutti sappiamo la storia di questa canzone, rileggetene il testo e
scoprite quanta poesia c'è dentro.
|
DOLCE
LUNA
(Fabrizio De
Andrè - Francesco De Gregori)
Cammina come un vecchio marinaio,
non ha più un posto dove andare
la terra sotto i piedi non lo aspetta,
strano modo di ballare
sua moglie ha un altro uomo e un'altra donna,
è proprio un uomo da buttare
e nelle tasche gli è rimasta solo un po' di polvere di mare
e non può testimoniare
Si muove sopra i sassi
come un leone invernale
ti può parlare ore ed ore
della sua quarta guerra mondiale
conserva la sua cena dentro un foglio di giornale
la sua ragazza "esca dalle lunghe gambe" fa all'amore niente male
e non può testimoniare
Lui vide il marinaio indiano
alzarsi in piedi e barcollare
con un coltello nella schiena
tra la schiuma e la stella polare
e il timoniere di Sciangai
tornò tranquillo a pilotare
e lui lo vide con l'anello al dito e un altro anello da rubare
ma non può testimoniare.
Dal buio delle notti "Balla Linda"
alla paralisi di un porto
la luce delle stelle chiare
come un rifugio capovolto,
la sua balena "Dolce Luna" che lo aspetta in alto mare,
gli ha detto molte volte "Dimmi amore, con chi mi vuoi dimenticare"
e non può testimoniare
e non può testimoniare
E tu mi vieni a dire voglio un figlio
su cui potermi regolare
con due occhi qualunque e il terzo occhio inconfondibile e speciale
che non ti importa niente
se non riuscirà a nuotare
l'importante è che abbia sulla guancia destra
quella mia voglia di mare
e mi dici ancora che il mio nome
glielo devo proprio dare
ma non so testimoniare
io non so testimoniare.
|
...Una volta avevo ascoltato in una discoteca una canzone che mi era rimasta
in testa, mi era piaciuta tantissimo, ed era "Alice" di Francesco De
Gregori. Nello stesso tempo mi era rimasta in testa una domanda: ma perché
Alice guarda i gatti e non può guardare quel lampione là o non può guardare
qualsiasi altra cosa, un sasso piuttosto che un cespuglio, un albero? E volevo
chiederglielo, però non sapevo come, non lo conoscevo e avevo questa domanda da
fargli... L'estate successiva scopro che sta iniziando a lavorare con mio padre
ad un album che era "Volume ottavo". Figurati, impazzisco, vado in
Sardegna e me lo trovo lì, a casa. In pigiama. Che lavora con mio padre, seduto
sul mio divano, con la chitarra, giovane, con la barba rossa, un po'
fricchettone, era un grande e lo è tuttora, è una persona che stimo
moltissimo, non soltanto a livello artistico, ma anche umano... E allora io
prendo coraggio e vado da lui. Questo è il figlio di Fabrizio, Cristiano;
piacere Francesco. Comincio alla larga, poi piano piano mi convinco e un giorno:
Francesco, perché Alice guarda i gatti? Lui mi guarda con un occhio aperto e
l'altro chiuso... Non mi risponde. E non mi ha mai risposto. Anzi mi ha
risposto, però in un modo abbastanza inconsueto: cioè scrivendo una canzone,
con mio padre. Si chiama "Oceano", e devo dire che io sono orgoglioso
di questa canzone perché è stata dedicata a me. E' la risposta di perché
Alice guarda i gatti. Al che non mi sono più sognato di fargli domande di
questo genere.
Cristiano De André (1995)"
LA
CATTIVA STRADA
De
Gregori - De Andrè)
Alla parata militare
sputò negli occhi a un innocente
e quando lui chiese "perché"
lui gli rispose questo è niente e adesso è ora che io vada
E l'innocente lo seguì,
senza le armi lo seguì
sulla sua cattiva strada.
Nei viali dietro la stazione
rubò l'incasso a una regina
e quando lei gli disse "come"
lui le rispose "forse è meglio è come prima
forse è ora che io vada"
e la regina lo seguì
col suo dolore lo seguì
sulla sua cattiva strada.
E in una notte senza luna
truccò le stelle ad un pilota
quando l'aeroplano cadde
lui disse "è colpa di chi muore
comunque è meglio che io vada" ed il pilota lo seguì
senza le stelle lo seguì
sulla sua cattiva strada.
A un diciottenne alcolizzato
versò da bere ancora un poco
e mentre quello lo guardava
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi
adesso è ora che io vada"
l'alcolizzato lo capì
non disse niente e lo seguì
sulla sua cattiva strada.
Ad un processo per amore
baciò le bocche dei giurati
e ai loro sguardi imbarazzati
rispose "Adesso è più normale
adesso è meglio, adesso è giusto, giusto,
è giusto che io vada
ed i giurati lo seguirono
a bocca aperta lo seguirono
sulla sua cattiva strada.
E quando poi sparì del tutto
a chi diceva "è stato un male"
a chi diceva "è stato un bene"
raccomandò "non vi conviene
venir con me dovunque vada,
ma c'è amore un po' per tutti
e tutti quanti hanno un amore
sulla cattiva strada
Fabrizio
ha un merito storico nei confronti della canzone italiana:
quello di averle dato per primo dei contenuti non soltanto e non
necessariamente "amorosi".
Intendiamoci, non che Fabrizio non abbia scritto straordinarie
canzoni d'amore in senso classico (valgano come esempio,
lontanissime tra loro, La canzone dell'amore perduto e Jamin-a),
ma fatto sta che furono La guerra di Piero, La città vecchia,
Delitto di paese e via dicendo a spalancare davanti agli occhi
di molti giovani, verso la metà degli anni sessanta, un nuovo
universo nel panorama della musica leggera di allora. Fabrizio
era la dimostrazione vivente che una canzone poteva, se lo
voleva, essere anche corrosiva e impervia, realistica e poetica; musicalissima sì, ma anche narrativa e perché no? politica.
Era possibile, in parole povere, buttare a mare il linguaggio
patinato e gli arrangiamenti pacchiani della musica leggera
dominante e scrivere invece canzoni diverse, che parlavano con
semplicità alla testa e al cuore.
C'era poi dell'altro, che affascinava. Fabrizio rifiutava in
blocco le moine dell'industria discografica, i suoi passaggi
obbligati, le regole non scritte dello show-business. Non andava
in televisione, si faceva fotografare con evidente malavoglia;
addirittura (ma questo, a dire il vero, un po' ci dispiaceva)
non faceva concerti.
L'Italia era ricca di grandi autori di canzoni, naturalmente. Da
Gino Paoli a Luigi Tenco, a Bindi, a Gaber; tutta gente
antagonista nei confronti delle insulsaggini musicali correnti
ma che partecipava comunque spesso ai rituali a volte
sconfortanti del "professionismo" canoro (e Tenco
probabilmente fu immolato proprio sull'altare si questa scomoda
e dolorosa contraddizione, per lui più che per altri
insopportabile). In Italia insomma non mancavano davvero le
belle canzoni, in omaggio a quel filone "diverso" che
ha sempre percorso in parallelo, da Spadaro a Buscaglione, il
cammino ufficiale della "canzonetta"; ma Fabrizio fu
in questo contesto il primo e l'unico ad essere, prima che il
termine diventasse di moda, "underground".
Scomode e rimosse e spesso vietate sul piatto benpensante del
giradischi di famiglia le sue canzoni finirono per essere come
quei film che, "sconsigliati" ufficialmente dal
parroco, costituirono poi le tappe più
importanti della nostra crescita culturale e morale.
Quando poi un giorno ho conosciuto Fabrizio De Andrè e siamo
diventati amici non ho trovato scollature fra l'uomo e lo
scrittore di quelle canzoni.
E in tutti questi anni non ho mai visto Fabrizio affrontare la
vita ipocritamente come non l'ho mai sentito mettere in musica
una bugia.
Francesco De Gregori (da "La cattiva strada"
1996) |
"A parte gli album di Bob Dylan, direi "Trasformer"
di Lou Reed, "Tubular bells" di Mike Oldfield, "Creuza de'
ma" di De Andrè. E poi "Anima latina" di Lucio Battisti e
"Fleurs" di Franco Battiato. L'ultimo disco che ho comprato è
la raccolta dei Rolling Stones, "Forty Licks". I loro pezzi
appartengono alla mia generazione".
Tra i nomi nuovi della musica italiana, c'è chi l'ha
colpita?
"Mah... A pelle, mi è simpatico Cesare
Cremonini. Però non è un giudizio artistico. Davvero, non vedo in giro
voci davvero interessanti. C'è Erykah Badu, di sicuro; degli italiani,
Dalla resta tra i miei preferiti. In realtà non ascolto tantissimi
dischi. La radio sì, come tutti: e sento cose che non sopporto, mi
rendono furioso. La maggior parte della musica italiana mi sembra una
musica per bambini, fatta da bambini con dietro produttori furbacchioni
che riescono anche a mettere la sordina sui talenti che sicuramente ci
sono. Fanno tutti lo stesso suono, imitano, copiano. Per carità, io ho
copiato Dylan: ma le copiature che sento in giro negli arrangiamenti, nei
suoni, sono molto più colpevoli...".
"Augusto Daolio mi piaceva tantissimo, come
cantante. Una volta, ero proprio agli esordi, andai a fare un concerto a
Novellara: ero raffreddato, avevo la febbre, il pomeriggio entrai in un
bar e dentro ci trovai Augusto e io, non dico che mi prostrai ai suoi
piedi, ma insomma... Non ci potevo credere: ero lì, un signor nessuno, e
il grande Augusto Daolio, che probabilmente manco mi conosceva, parlava
con me ... I Nomadi sono stati importantissimi per me e credo che
continuino il loro discorso con dignità. Però sento molto la mancanza di
Augusto".
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POWDERFINGER
(Testo e Musica di
Neil Young -
Testo italiano di M. Locasciulli)
Mamma guarda c'è un battello
che risale lungo il fiume
Ha un lampeggiante rosso e una bandiera e un uomo pronto a saltare
È chiaro che non vengono mica per la posta da consegnare
Ed è a meno di un miglio da qua, mi chiedo dove si fermerà?
Guarda che fucili che hanno e che onde che fa.
Mio padre se n'è andato e mio fratello è a caccia su in montagna,
da quando ha perso la moglie il guardiano non ragiona più
ed io sono rimasto solo a pensare a che fare
E ventuno anni ancora non ce li ho, dove andare proprio non lo so
e più la barca si avvicina più mi manca il coraggio che ho.
Col fucile di mio padre tra le mani mi sentivo sicuro
Diceva sempre "Quando vedi rosso scappa lontano"
E allora ho visto il primo colpo partire e ho spianato il mirino
E tutto è diventato nero, la faccia mi è scoppiata nel cielo
E non ho avuto nemmeno un minuto per capire perché
Guardami dalla polvere e dal fuoco, salvami con la forza del pensiero
Ricordati di me per il ragazzo che ero che non doveva finire qua
con tante cose lasciate a metà, raccontalo al mio amore
ogni giorno che mi mancherà
BALLANDO
(Testo di F.
De Gregori - Musica di M. Locasciulli)
Metti sul conto, chiudi la porta e vai,
Va' tranquillo che è tutto facile
E andrà sempre alla grande dovunque vai
Vai, vai, vai,
Segna una tacca sopra il tuo cuore e vai,
Dietro l'angolo stanno ballando
E ti stanno aspettando e tu che fai
No, non ti ci mettere, No, non è un gioco per te
No, non ti stare ad illudere Che non si vince così
Passeranno gli anni e i giorni
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DELITTI PERFETTI
(Testo
di M. Locasciulli / F. De Gregori - Musica di M. Locasciulli)
È più di un attimo fuggente
Più di tutta un'eternità
Più di un ricordo che non è niente
Più del niente che se ne va
È più del vivere come vivi
E del nascondere quel che fai
Più dell'amore senza aggettivi
Più di quello che non sai
È più quello che tu ci metti
E più ci metti e meglio va
La tinta forte dei sospetti
E dei delitti veniali di questa età
È più di un attimo fuggente
E del sapore della realtà
Più dell'odore di certa gente
E dei pericoli di una città
È più dei balli che abbiamo dato
Ballando solo per noi
È più del latte che abbiam versato
Che abbiamo asciugato tutto noi
Più del tempo che abbiamo preso
E della sabbia caduta già
Più della gente che abbiamo offeso
E che forse mai perdonerà
È più di tutto quello che ci metti
E più ci metti e meglio va
La tinta forte dei sospetti
E dei delitti perfetti di questa età
È più di tutto quello che ci metti
E più ci metti e meglio va
La tinta forte dei sospetti
E dei delitti perfetti di questa età
E altri giorni andranno via
E dietro a quell'angolo
Ballano ancora
E tu che fai
Vai, vai, vai,
Butta la vita dietro le spalle e vai
Senza bussola e senza stelle
Quante strade più belle troverai
Ma non ti ci perdere
No, non è un gioco per te
No, non ti stare ad illudere
Che non si vince così
Passeranno gli anni e i giorni
E altri giorni se ne andranno via
E dietro a quell'angolo
Ballano ancora
E tu ci stai
Passeranno gli anni e i giorni
Altri giorni se ne andranno via
Ma dietro a quell'angolo
Ti aspettano ancora
E allora, allora vai
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11
OTTOBRE 2006: in occasione della pubblicazione della sua tripla
antologia "Tra un manifesto e lo specchio" [prevista per il
prossimo 3 novembre], Francesco De Gregori ha deciso di registrare per
la prima volta "Diamante", la celebre canzone da lui scritta
per Zucchero. Il brano era stato inserito nel disco "Oro, incenso e
birra". Il triplo live conterrà tutte le più belle canzoni
asoltate nei concerti e in particolare "Diamante" scritta per
Zucchero. Le nuove canzoni si mescoleranno con i pezzi storici di
Francesco per un risultato di forte impatto (www.ilbarbagianni.com).
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Disco 1
1. Mannaggia alla Musica (demo 1979)
2. Signora aquilone
3. Alice
4. La casa di Hilde
5. Niente da capire
6. Cercando un altro Egitto
7. Pezzi di vetro
8. Rimmel
9. Pablo
10. Piano bar
11. Buonanotte fiorellino
12. Piccola mela
13. Quattro cani
14. Bufalo Bill
15. Santa Lucia
16. Atlantide
17. Generale
18. Natale
19. Viva l'Italia
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Disco 2
1. Banana Republic (solo De Gregori)
2. Gesù bambino
3. La leva calcistica del '68
4. Titanic
5. L'abbigliamento del fuochista
6. Caterina
7. I muscoli del capitano
8. La donna cannone
9. Sotto le stelle del Messico a trapanar
10. La storia
11. A pà
12. Il canto delle sirene
13. Pilota di guerra
14. Capatàz
15. Mimì sarà
16. Bambini venite parvulos
17. Dottor Dobermann
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Disco 3
1. Cose
2. Lettera di un cosmodromo messicano
3. Bellamore
4. Viaggi e Miraggi
5. Adelante Adelante
6. Il bandito e il campione
7. Vita spericolata
8. L'agnello di Dio
9. Compagni di viaggio
10. Rosa Rosae
11. La valigia dell'attore
12. Il cuoco di Salò
13. Sempre e per sempre
14. Sento il fischio del vapore
15. Ti leggo nel pensiero
16. Vai in Africa, Celestino
17. Diamante
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De
Gregori, ''Diamante'' e (tante) altre storie
Tra un manifesto e lo specchio è l'antologia in triplo CD del
cantautore. Che riporta a casa il brano scritto con Zucchero
di Enrico Deregibus
Da qualche settimana in radio si sente, cantata da Francesco De Gregori,
Diamante, che in origine era inserita in un vecchio album di Zucchero,
Oro incenso e birra uscito nel 1989. In realtà il pezzo era stato
scritto a quattro mani, testo di De Gregori, musica di Zucchero. Questa
nuova versione, un po' più veloce e profumata di rock-blues, è
l'antipasto di una tripla raccolta antologica del cantautore romano in
uscita il 3 novembre, Tra un manifesto e lo specchio, titolo estrapolato
da La valigia dell'attore, un altro suo brano che aveva avuto la ventura
di essere cantato da altri (Alessandro Haber), prima che dal suo autore.
De Gregori presenterà il triplo CD con un'esibizione live a All
Music, durante la puntata del 6 novembre (ore 21) di Bi.Live. Intanto si
annuncia una nuova iniziativa legata al suo nome: un disco-omaggio che
uscirà a metà gennaio allegato al trimestrale MucchioExtra e a cui
parteciperanno anche vari artisti della scena rock alternativa italiana
di oggi, da Cesare Basile a Giorgio Canali, da Bugo a Non voglio che
Clara, da Paolo Benvegnu ai Mariposa. Un progetto che si preannuncia
molto interessante.
Ma torniamo a Tra un manifesto e lo specchio, che arriva dopo un
sorprendente uno-due di dischi inediti pubblicati da De Gregori
recentemente, Pezzi del 2005 e Calypsos del 2006, usciti a meno di un
anno di distanza uno dall'altro. Il cofanetto prosegue la serie di
tripli editi in questo periodo da SonyBMG (da Fossati a Dalla), che
ripropongono vaste selezioni dei percorsi discografici degli artisti
approfittando spesso della possibilità di disporre dell'intero catalogo
delle loro produzioni dopo la fusione tra Sony e BMG. Potrebbero essere,
questi lavori, l'occasione per proporre materiale inedito giacente nei
cassetti, piccole chicche mai pubblicate che avrebbero costo zero e che
farebbero la gioia degli appassionati. E invece raramente è così. E'
successo solo con Baglioni sino ad oggi.
I TESTI NELLE VERSIONI CANTATE A REGGIO
EMILIA
ROMA CAPITALE
Testo e musica di Francesco De
Gregori.
Nel mio paese c'è sempre il sole
e abbiamo un mare che fa per tre
Ci sono chiese, ci sono scuole,
il mio paese che bello che è.
Ed il Governo davvero accorto,
perciò la vita ci sembra cara.
Al cittadino non fanno un torto,
la Polizia raramente spara.
E da cent’anni, non è casuale,
abbiamo Roma Capitale.
E da cent’anni, non è casuale,
abbiamo Roma Capitale.
È democratica la mia terra,
«Si può votare», dice la legge
e se per caso si fa la guerra,
abbiamo la NATO che ci protegge.
E il Vaticano che ci consiglia
e ci ricorda che il Padre Eterno
vuole difendere la famiglia,
se si abbortisce si va all’inferno.
E da cent’anni, non è casuale,
abbiamo Roma Capitale.
E da cent’anni, non è casuale,
abbiamo Roma Capitale.
Ed è così che si va lontano
e che la democrazia si avvera
con il pontefice in Vaticano
e l’America sulla bandiera.
E se ripenso a quei bersaglieri
che liberarono la città,
mi guardo intorno e mi sembra ieri
e invece era cent’anni fa.
E da cent’anni, non è casuale,
abbiamo Roma Capitale.
E da cent’anni, non è casuale,
abbiamo Roma Capitale.
BUFALO BILL
Testo e musica Francesco De Gregori.
I soldati a cavallo era la sua difesa.
Il verde brillante della prateria dimostrava in maniera
lampante l’esistenza di Dio.
Del dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia.
A quel tempo io ero un ragazzo che giocava a ramino e
fischiava alle donne.
Credulone e romantico con due baffi da uomo,
se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte,
tra la vita e la morte avrei scelto l’America.
Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi:
la locomotiva ha la strada segnata,
il bufalo può scartare di lato e cadere.
Questo decise la sorte del bufalo, l’avvenire dei mie
baffi
e il mio mestiere.
Ora ti voglio dire: c’è chi uccide per rubare
e c’è chi uccide per amore;
il cacciatore uccide sempre per giocare,
io uccidevo per essere il migliore.
Mio padre guardiano di mucche,
mia madre una contadina,
io unico figlio biondo quasi come Gesù,
avevo pochi anni e vent’anni sembran pochi,
poi ti volti a cercarli e non li trovi più.
E mi ricordo infatti un pomeriggio triste,
io col mio amico “Culo di gomma” famoso meccanico.
Sul ciglio di una strada a contemplare l’America,
diminuzione dei cavalli, aumento dell’ottimismo,
mi presentarono i miei cinquant’anni
e un contratto col Circo “Pace e bene” a girare l’Europa.
E firmai col mio nome e firmai
e il mio nome era Bufalo Bill.
Ora ti voglio dire: c’è ci ruba per avidità
e c’è chi ruba perché capisce.
L’America è una bandiera fatta a stelle.
Comincia più o meno dove il giorno finisce.
IL SIGNOR HOOD (a M., con autonomia)
Testo e musica di Francesco De
Gregori.
E il signor Hood era un galantuomo
sempre ispirato dal sole.
Con due pistole caricate a salve
ed un canestro di parole.
Con due pistole caricate a salve
ed un canestro pieno di parole.
E che fosse un bandito negare non si può,
però non era il solo.
E che fosse un bandito negare non si può.
E sulla strada di Pescara
venne assalito dai parenti ingordi
e scaricò le sue pistole in aria
e regalò le sue parole ai sordi.
E scaricò le sue pistole in aria
e regalò le sue parole ai sordi.
E qualcuno ha giurato che fosse morto lì,
però non era vero.
E qualcuno ha sperato che fosse morto lì.
E adesso anche quando piove,
lo vedi sempre con le spalle al sole.
Con un canestro di parole nuove
calpestare nuove aiuole.
Con un canestro di parole nuove
calpestare nuove aiuole.
E tutti lo chiamavano signor Hood,
ma il suo vero nome era Spina di pesce.
E tutti lo chiamavano signor Hood.
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PABLO
Testo di Francesco De Gregori.
Musica di Lucio Dalla e Francesco De
Gregori.
Mio padre seppellito un anno fa,
nessuno più a coltivare la vite.
Verderame sulle sue poche, poche unghie
e troppi figli da cullare.
E il treno io l’ho preso e ho fatto bene,
spago sulla mia valigia non ce n’era.
Solo un po’ d’amore la teneva insieme,
solo un po’ di rancore la teneva insieme.
Il collega spagnolo non sente e non vede, ma parla
del suo gallo da battaglia e la latteria diventa terra.
Prima parlava strano e io non lo capivo,
però il pane con lui lo dividevo
e il padrone non sembrava poi cattivo.
Hanno pagato Pablo, Pablo è vivo,
hanno pagato Pablo, Pablo è vivo,
hanno pagato Pablo, Pablo è vivo,
hanno pagato Pablo, Pablo è vivo.
Con le mani io adesso posso fare castelli,
costruire autostrade e parlare con Pablo.
Lui conosce le donne e tradisce la moglie
con le donne ed il vino e la Svizzera verde.
E se un giorno è caduto, è caduto per caso pensando
al suo gallo o alla moglie ingrassata, come da foto.
E io non lo capivo,
però il pane con lui lo dividevo
e il padrone non sembrava poi cattivo.
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo, vivo, vivo, vivo!
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!
Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!
CERCANDO UN ALTRO EGITTO
Testo e musica di Francesco De
Gregori.
Era mattina presto e mi chiamano alla finestra,
mi dicono: «Francesco, ti vogliono ammazzare».
E io domando: «Chi?». Loro fanno: «Cosa?».
Insomma prendo tutto e come San Giuseppe,
mi trovo a rotolare per le scale
cercando un altro Egitto.
Lì fuori tutto calmo, la strada era deserta,
mi dico: «Meno male, è tutto uno scherzetto».
Sollevo gli occhi al cielo e vedo sopra a un tetto
mia madre inginocchiata in equilibrio su un camino.
E la strada adesso è piena di persone,
mia madre è qui vicino.
Un uomo proprio all’angolo vestito da poeta,
vende fotografie virate seppia.
Ricordo della terra prima della caduta
e al posto del posto dove va il francobollo
c’è un buco per appenderle: «Dove?» dico io,
intorno al collo.
E adesso per la strada la gente come un fiume,
il terzo reparto celere controlla.
«Non c’è nessun motivo di essere nervosi»
ti dicono agitando i loro sfollagente
e io dico: «Non può essere vero»
e loro dicono: «Non è più vero niente».
È tutto acciaccato dalla folla che grida,
mi domando, come mai non ci sono i bambini.
L’ufficiale uncinato che mi segue da tempo,
mi indica col dito qualcosa da guardare:
le grandi gelaterie di lampone che fumano lente.
I bambini, i bambini sono tutti a volare.
Un amico di infanzia, dopo questa canzone,
mi ha detto: «È bellissima, è un incubo riuscito,
ma dimmi sogni spesso le cose che hai scritto,
oppure le hai inventate solo per scandalizzarmi?».
Amore, amore, amico vattene via,
devo ancora svegliarmi.
IPERCARMELA
Testo e musica di Francesco De
Gregori.
La cucina era vuota
il bicchiere a metà,
l'uomo guardava serio il muro,
poi seguiva il fumo che saliva lento verso la lampadina.
La stagione era quasi finita,
l’uomo pensava: «Questa è casa mia».
Nella stanza del letto,
la donna grassa e nervosa,
guardava su un giornale a colori
la vita di una donna bionda, famosa e ricca.
«Con qualche anno in meno», pensò,
«qualche anno di meno e lei somiglierebbe a me».
E il tempo passa come una colomba
sulla casa dell’uomo e della donna,
dentro una città pulita e violenta
la donna partorì una stella e la chiamò Carmela!
Figlia di suo padre e sua madre,
però fiocco rosa da crescere in fretta.
Rideva quasi sempre, piangere, non piangeva mai.
ALICE
Testo e musica di Francesco De
Gregori.
Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole,
mentre il mondo sta girando senza fretta.
Irene al quarto piano e lì tranquilla
che si guarda nello specchio e fuma un’altra sigaretta.
E Lilì Marleen, bella più che mai,
sorride, non ti dice la sua età,
ma tutto questo Alice non lo sa.
«E io non ci sto più», gridò lo sposo e poi
tutti pensarono dietro ai cappelli:
«Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto»,
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa,
non è così che se ne andrà.
Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole,
mentre il sole a poco a poco si avvicina.
E Cesare perduto nella pioggia,
sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina.
E rimane lì a bagnarsi ancora un po’
e il tram di mezzanotte se ne va,
ma tutto questo Alice non lo sa.
«E io non credo più e i pazzi siete voi».
Tutti pensarono dietro ai cappelli:
«Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto»,
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa,
non è così che se ne andrà.
Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sole,
mentre il sole fa l’amore con la luna.
Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello,
ma è convinto che sia un portafortuna.
Non ti chiede mai pane o carità
e un posto per dormire non ce l’ha,
ma tutto questo Alice non lo sa.
«E io non posso più»,
gridò lo sposo e poi tutti pensarono dietro ai cappelli:
«Lo sposo è impazzito oppure ha bevuto»,
ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa,
non è così che se ne andrà.
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