Prendere E Lasciare (LP, Album)
Columbia COL 485177 1 Netherlands 1996
Prendere E Lasciare (CD, Album) Columbia,
Columbia COL 485177 2, 37-485177-10 Italy 1996
Prendere E Lasciare (CD, Album,
RE) Columbia COL 485177 9 Italy 1996
Prendere E Lasciare (Cass,
Album) Columbia COL 485177 4 Netherlands 1996
Prendere E Lasciare (CD, Album,
RE) Columbia COL 485177 2 Italy 2002
Prendere E Lasciare (CD, Album, RE, Dig) Sony
Music, Columbia 88843067692 Italy 2014
Prendere E Lasciare (Cass, Album, Unofficial) Originale
Quadrifoglio none Italy Unknown
Prodotto
e arrangiato da Corrado Rustici. Registrato
e missato da Matt Rohr negli Studi Fantasy (Berkeley) dal 2 giugno al 24
luglio 1996. Assistente: Fanrk
Rinella. Progettazione grafica:
Achilli Ghizzardi Associati. Fotografie: Jack Mc Donald e Francesca
Gobbi.
Grazie a Mimmo Locasciulli e allo Studio Hobo Recording
|
Il
titolo dell'album doveva essere Rosa rosae. “Ma risultava quasi
minaccioso, per le reminiscenze scolastiche. Ho preferito "Prendere
e Lasciare" più dentro al cuore del disco. Le rose sono rimaste in
copertina. La rosa è un simbolo. Significa la passione, la tenerezza.
Non c'è molto da spiegare. E' come un cristallo di neve che si posa
sulla mano e subito si scioglie. E la passione, come la rosa della
declinazione latina, è singolare, plurale, dativo, genitivo,
accusativo, vocativo. Si adegua ad ogni variante”.
Francesco
si avvale degli arrangiamenti di una persona che vive in California da
molti anni ed è diventato un grosso suonatore di chitarra: Corrado
Rustici. Cambia anche band: nel disco sono presenti David Sancious,
Steve Smith, Benny Rietvel e Ambrogio Sparagna. I musicisti americani
non si comportano con lui come dei semplici turnisti ma voglio essere
informati, si fanno tradurre i testi dall’italiano all’inglese e da
veri professionisti sono curiosissimi su tutto ciò che riguarda questo
cantautore europeo, proprio per calarsi nella parte. Entrano
prepotentemente nel suo mondo e alla fine, come i compatrioti di qualche
anno fa, si degregorianizzano anche loro, e si sente! Nel successivo
tour si farà accompagnare da un gruppo di ragazzi scovati dal pastore
maremmano Guido.
"Lui
ha dei suoi filoni che continuano, degli stili che continuano ad andare
avanti, delle evocazioni che comunque continuano ad esserci. Per
esempio, quella canzone bellissima, “Compagni di viaggio”, è un’atmosfera
assolutamente alla Dylan, una canzone dylaniana al massimo. Però è
bellissima, una delle più belle, secondo me. Poi ci sono delle cose
completemente nuove, come “Il guanto”. Quindi, continua ad inventare
cose nuove e continua a consolidare quelle vecchie. E' un processo che
ci dà da pensare. Comunque, devo dire che questo è un periodo bello,
un po' meno schiacciato da cose in alcuni dischi precedenti. Ci
sono stati dei momenti pesanti, lui ha fatto dei dischi molto più
pesanti, anche se sempre importanti e belli. Però sono stati dei
periodi più cupi. Adesso, invece, comincia ad essere di nuovo lirico, e
quindi, va bene cosi. E' anche un buon segno perché, come abbiamo
visto, precorre sempre le cose.”
(Giorgio
Lo Cascio)
All’inizio
dell’anno c’è Dini al Governo; Clinton è il Presidente U.S.A;
impazza la mucca pazza; In Afghanistan il regime dei talebani riporta
indietro il paese di mille anni; Giovanni Paolo II esorta i vescovi e i
sacerdoti a diffondere il vangelo attraverso Internet;
Gianni Agnelli si dimette dalla carica di presidente del gruppo Fiat.
Gli subentra Cesare Romiti; a Bologna, si conclude il processo ai killer
della Uno bianca, con la condanna all’ergastolo di Roberto, Fabio e
Alberto Savi; Elezioni politiche anticipate. Vittoria della coalizione
formata dal centrosinistra e da Rifondazione comunista; al via il
Governo Prodi; ad Agrigento, è arrestato il latitante Giovanni Brusca;
Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema si accordano per creare la
Commissione bicamerale, destinata a riscrivere parzialmente la
Costituzione; cessa le pubblicazioni la "Pravda", quotidiano
fondato da Lenin; secondo un’indagine dell’Eurispes, in
collaborazione con la Gdf, Napoli si colloca al primo posto nella
classifica della criminalità in Europa e, per quanto riguarda i furti
di auto, batte perfino New York; Bill Clinton è rieletto
presidente degli Stati Uniti; a Brescia, la Procura della repubblica fa
perquisire abitazioni ed uffici di Antonio Di Pietro nell’ambito dell’inchiesta
sul presunto trattamento di favore al banchiere Francesco Pacini
Battaglia; nasce il DVD; il governo vara il cosiddetto ‘decretone’ di
fine anno che prevede come aiuto all’industria automobilistica
incentivi alla rottamazione delle macchine usate e all’acquisto di
nuove vetture, la cosidetta Rottamazione; muoiono Luciano Lama, Marcella
Mastroianni, Giuseppe Dossetti, Francois Mitterand.
Il
telefono, al quale tutti hanno sempre riservato poca importanza
definendolo soltanto un necessario pseudo-elettrodomestico, diventa il
protagonista degli anni Novanta. Grazie al telefono il mondo diventa
ancora più piccolo, le reti informatiche collegano il pianeta in un
baleno, con i suoi fili si può far di tutto: inviare messaggi visivi e
vocali, documenti, ecc.. Proprio alla fine del secolo, quando la sua
storia stava per andare in cantina, è tornato prepotentemente alla
ribalta cambiando totalmente la nostra vita.
Con
cellulari che diventano sempre più piccoli, indossiamo mini t-shirt
& maxi pantaloni Onix. Fornarina e Phard.
Nello
sport Sammer vince il Pallone d’Oro, la Juve vince la Coppa dei
Campioni e la Coppa Intercontinentale con Peruzzi, Ferrara, Jugovic, De
Chapms, Juliano, Carrera, Di Livio, Marocchi, Vialli, Del Piero,
Ravanelli, e la domenica sera Paola Ferrari ci racconta che il Milan
vince lo scudetto con Rossi, Panucci, Maldini, Desahilly, Costacurta,
Baresi, Donadoni, Albertini, Weah, Baggio, Savicevic. (All. Capello).
Europei di calcio in Inghilterra: l’Italia viene eliminata ai quarti
con Peruzzi, Carbone, Mussi, Di Matteo, Apolloni, Maldini, Di Livio, Albertini,
Casiraghi, Zola, Chiesa. (All. Sacchi). Vincerà il titolo la Germania.
Leggiamo
L’Unità, Panorama, i calendari delle nostre dive, Va dove ti porta il
cuore,
Viaggiamo
con l’Opel Astra station wagon, l’Alfa Romeo 164, la Citroen Picasso,
Fiat Brava, Renault Scénic, Alfa Romeo 156, Ford Ka, Toyota Yaris,
Peugeot 206, Skoda Octavia, Opel Vectra e le Fiat che ti piantano in
asso,
Il
Premio Strega va ad Alessandro Barbero con Bella vita e guerre altrui di
Mr Pyle, gentiluomo e il Campiello va a Enzo Bettiza con Esilio
Dopo
il grande sonno degli anni Ottanta il cinema italiano attraversa un buon
momento con giovani registi di tutto rispetto: Soldini, Mazzacurati,
Martone, Archibugi, Rubini, Amelio e i premi Oscar Tornatore e
Salvatores. Al cinema vediamo Mission Impossible, L'uomo delle stelle,
Ritratto di signora, Jurassic Park, Palermo Milano sola andata, Al di
là delle nuvole, Shine, Il grande cocomero, Toy Story il mondo dei
giocattoli, Ferie d’agosto.
Nella
pubblicità degli anni Novanta la donna è determinata, indipendente,
evoluta, vendicativa con l’uomo, stressata dagli impegni d'ufficio,
presidente di consigli di amministrazione che votano unanimi non appena
stordisce i presenti con la sola giravolta dei capelli lavati con l’ultimo
balsamo; veste in doppiopetto grigio o gira per casa seminuda. Rispetto
al passato è sempre più il soggetto e non l'oggetto, non avendo più
soltanto un ruolo passivo nell'immagine pubblicitaria. Si disfa del
rapporto opprimente con
l’uomo, simboleggiato da gioielli e pelliccia dono di lui, e fa dell’auto
il mezzo della sua libertà. All'uomo non resta che arrendersi; ma per
quello che riguarda l'abbigliamento, la cosmesi, la cura del corpo,
diventa un concorrente della donna: infatti sono sempre più frequenti
gli spot che al posto del corpo femminile presentano quello maschile
come oggetto del desiderio.
Spot
da ricordare sono “Di chi è questo? E’ mio, è mio..è mio, è mio;
Driiiiiiiin!! Pronto, c'è Gigi? e se non c’è fammi salire lo stesso
perché voglio la Cremeria Motta!; “toglietemi tutto, ma non il mio
Breil”; "Cosa vuoi di piu' dalla vita? Un Lucano!".
Si
accresce la consapevolezza dei consumatori sulla qualità dei prodotti
alimentari e sui criteri da seguire per un’alimentazione sana e
corretta, comprensiva anche di carboidrati, proteine, vitamine, grassi e
zuccheri. Viene meno anche il pregiudizio che la pasta faccia
ingrassare. Ci intossichiamo con i bastoncini di Capitan Findus, il
passato Pummarò, il futuro Pomì e il tonno con sorpresa Consorcio (ma
chi lo va a comprare un tonno che si chiama così?).
Giochiamo
con Megalomen, la Playstation.
Di
moda vanno Naomi Campbell, internet, l’e-mail, il Labrador e il
Siberian Husky, lo zaino Invicta, i viaggi in Mar Rosso, Caraibi, Santo
Domingo, Messico e quelli dell’ultima ora, il piercing, il giaccone
Barbour. Fumiamo Kent, Kim, Memphis, Merit, Pall Mall, R1.
In
televisione prende più consistenza l’Eldorado delle fiction
televisive, che con pochi soldi produce tanta pubblicità e tante storie
di avvocati col faccione di Frizzi, storie che sono ben altra cosa
rispetto ai capolavori della letteratura trasmessi dalla Rai nei primi
anni Settanta. Quasi più nessuno va al cinema o al teatro. Quando nei
talk-shows si chiede all’attore di turno “come mai non ti sei
più fatto vedere in televisione?” questi si nasconde in frasi del
tipo “sono tornato alla mia vecchia passione: il teatro. Adesso sono
impegnato in “Tristezza e solitudine”, da una commedia di Sempronio,
per la regia di Tal dei tali, scene di Tizio e coreografia di Caio e vi
invito tutti a teatro domenica pomeriggio”. In realtà avrebbe voluto
dire “Sono venuto qui per farmi vedere ed ottenere un piccola
particina. Aiutatemi, non mi ha chiamato nessuno, nemmeno per un ruolo
di maresciallo, brigadiere, appuntato o, al limite, dattilografo dell’Avv.
Frizzi. Per non morire di fame sono costretto a fare teatro in sale
semivuote. Vi prego, non ci sono più abituato, recito da solo e si
guadagna poco! Mi andrebbe bene anche la parte di sagrestano di Don
Matteo!”
In
televisione c’è Vivere, Incantesimo, X-Files, Baywatch, Melevisione,
i Simpson, Blob, Striscia la notizia, Stranamore, Carràmba che
sorpresa, Scommettiamo che?, Il rosso e il nero e tanti telequiz
controllati da un notaio che,
secondo me, è il gemello nascosto di Vincenzino Mancuso.
Con
il diffondersi di internet e delle chat, i giovani si incrociano per poi
prendere strade diverse, si aggregano per interessi momentanei e per
finalità decise di volta in volta. L'anonimato della rete garantisce a
tutti di poter cambiare “pelle” più facilmente.
A
Sanremo vincono Ron e Tosca con Vorrei incontrarti fra cent’anni, il
Premio Tenco lo vince Ligabue con Certe notti, allo Zecchino d’oro
vince "È Meglio Mario" e al Festivalbar Eros Ramazzotti con
“Più bella cosa”.
Boom
delle cantautrici negli Stati Uniti (Tori Amos, Sheryl Crow, Ani Di
Franco, Fiona Apple, Sarah Mc Lachlan, ecc.);
L'avvento
del digitale rimodella e ridefinisce la progettualità stessa del fare
musica, come accadde con il passaggio dal 78 al 45 giri e al long
playing e con la diffusione della stereofonia. Nel nuovo millenio è
difficile immaginare i Pink Floyd in mono. Il digitale è il compact
disc.
Il
dio denaro ha inghiottito quasi tutto ciò che questi anni hanno
generato. Il rock è schiacciato da gruppi di cantanti ballerini
sapientemente manovrati dagli abili manager (Take That, Spice Girls e
simili). Non si sa cosa oggi sia veramente rimasto del rock, date le
tante contaminazioni avvenute con altri generi, per questo motivo molte
persone appassionate di rock puro continuano ad ascoltare solo dischi
vecchi, o album nuovi dei gruppi che resero grandi gli anni '60 e '70,
senza prestare attenzione alle nuove idee in circolazione proposte da
quella miriade di band preconfezionate che invadono la scena musicale
oggi. Si salva il funk-rock dei Red Hot Chili Peppers e la melodia degli
Oasis, esageratamente acclamati come i nuovi Beatles.
Ascoltiamo:
Gangsta's Paradise, One and one, Summer is crazy, Jesus to a child,
Bohemian rhapsody, Deep in you, Fastlove, Stranger in Moscow, La Terra
dei cachi, California love, Make the world go round, You must love me,
Lemon tree, My dimension, Whatever you want, Tranqui funky, Number one,
L'ombelico del mondo, Freedom, E io penso a te.
I
10 album più venduti in Italia sono Dove c'è musica, Canzoni, Buon
compleanno Elvis, Jagged little pill, Così com'è, Older, Nessun
pericolo per te, Festivalbar 1996, L'imboscata, The score Fugees, Anime
salve, Cremona, The ghost of Tom Joad, Mercury falling, The memory of
trees, PRENDERE E LASCIARE, Greatest hits Simply Red, What's the story
morning glory?, To the faithful departed, Falling into you,
Tormentone
dell’estate: Canzone, di Lucio Dalla.
http://www.rimmelclub.it/storia/storia.htm
|
Ho sbagliato alcuni dischi". Tipo. "Prendere E
Lasciare, prodotto da Corrado Rustici, è venuto proprio male. Ho
sbagliato a dargli carta bianca. Anche Scacchi E Tarocchi, prodotto da
Ivano Fossati. Gli avevo detto: "Fammi un suono povero, scarno,
essenziale, che suoni male, che faccia venir voglia alla gente, quando lo
ascolta, di alzare il volume". Ha seguito le istruzioni alla
lettera". Come ti vedi, oggi? "Come il cantante di una band e
non più solo un cantautore". Come vorresti che le gente ti vedesse?
"Non come un portavoce. Non come una guida. Führer significa guida.
Non scherziamo. Vorrei che la gente mi riconoscesse non tanto di aver
scritto qualche bella canzone, ma di aver viaggiato sempre con rigore,
anche a costo di essere scomodo. Con rigore. E dalla stessa parte".
Sempre e per sempre. "Mi ritroverai".
PRENDERE E LASCIARE
"Ernesto de
Pascale: Come è stata l'esperienza
in America? (Relativa all'albumPrendere e Lasciare (1996), registrato in
America e prodotto da Corrado Rustici, n.d.r.)
Francesco De Gregori: per il lavoro, molto bene... è
stata un'esperienza piacevole... fare dischi è comunque divertente, anche
se non l'avessi fatto in America mi sarei divertito perchè, lo sai, è il
momento in cui si mette nero su bianco tutto ciò per cui si è lavorato
magari per un anno, due anni, a livello di scrittura. Quindi è sempre un
momento eccitante, stimolante, di tensione sana e positiva. In America in
più c'è la novità di lavorare con musicisti diversi da quelli che ci
stanno qua, e soprattutto, direi, con un produttore, in questo caso
Corrado Rustici, e lavorare con i produttori per me è sempre stata un po'
un'anomalia. Io mi sono sempre più o meno autoprodotto, magari cercando
qualche sponda, qualche amico che mi faceva da produttore, ma insomma, il
vero produttore di me stesso tutto sommato sono quasi sempre stato io,
invece in questo caso c'era un vero e proprio produttore. Anche quest'esperienza
è stata piacevole, nuova... mi sono divertito! poi io sono anche un
innamorato dell'America da sempre, ci sono andato varie volte, tantissime
volte come turista o come viaggiatore, in questo caso ci sono andato come
lavoratore, come emigrante musicale e quindi è stato un modo diverso di
conoscerla, di vederla un po' più in profondità, di vederla non da
turista
EDP: volevo chiederti... con l'uscita di questo album
si è parlato molto... l'assenza da tanti anni dalle scene discografiche,
probabilmente tu hai vissuto tutto questo in maniera completamente diversa
rispetto a quello che poi dopo si dice o si racconta, ma hai trovato un
periodo diverso della musica italiana? trovi qualcosa di differente
rispetto all'ultima volta?
FDG: mah, certo tre anni sono tanti. La musica
italiana cambia, cambia la musica del mondo, cambia la musica italiana...
io non sono un osservatore così attento di quello che succede intorno a
me, ti dico la verità... tre anni fa non cera... che ne so?! si,
Jovanotti.. Jovanotti è uno di quelli che a me piace.. piace molto.. non
era forse così... come dire.. non aveva cambiato pelle in maniera così
decisa come l'ha cambiata oggi rispetto al Jovanotti degli inizi. Questa
è forse la prima novità che mi viene in mente. Una volta tanto ho fatto
il nome di un collega, di solito non li faccio ma questa volta lo faccio
volentieri, perchè Jovanotti mi piace molto. E poi, insomma.. la musica
cambia.. io spero, anzi sono sicuro di far parte di questo cambiamento, di
stare nell'onda di questo cambiamento
EDP: ...non ti pare che accada frequentemente che poi
qualsiasi tuo gesto musicale, qualsiasi tua scrittura venga presa e,
diciamo, troppo sezionata?non ti pare che ogni volta ci sia sempre questo
lavoro di bisturi da parte degli altri? cioè, come ci si sente poi come
autore a...
FDG: mah, io direi che ci si sente bene, perchè vuol
dire comunque - questo bisturi che tu dici - vuol dire attenzione verso il
tuo lavoro, e quindi questo fa piacere, è segno comunque di stima, di
considerazione insomma... il peggio sarebbe invece passare inosservati, o
che la gente non si accorgesse nemmeno che hai fatto un disco, o lo
ascoltasse e lo recensisse in maniera superficiale, insomma, quindi... ben
venga questa attenzione a volte, si, molto capillare, molto.. esagerata
EDP: ecco, si, anche sa va fuori poi da quelle che
sono le reali intenzioni di chi scrive?
FDG: mah, l'attenzione va sempre bene, poi, dopo,
sai, chiunque può dare interpretazioni a capocchia, no? però qualsiasi
opera dell'ingegno dell'uomo, qualsiasi opera o operina d'arte è tale
proprio perchè si presta ad essere interpretata diversamente a seconda
della sensibilità varia di chi la gode, di chi la fruisce. Quindi anche
una canzone: tu la interpreti così, quell'altro la interpreta cosà, e
questo vale per qualsiasi espressione artistica
EDP: coinvolgiamo anche Ambrogio (Sparagna), che
partecipa nell'album in un solo brano. Invece in concerto che cosa
succede?
Ambrogio
Sparagna: ..succede che suono in più
occasioni, perchè, devo dire, non è che è stata voluta questa cosa, è
stata anche abbastanza fortuita, o meglio, molto naturale: abbiamo
provato, abbiamo visto che la cosa funzionava, la cosa ci piaceva, e
quindi da uno siamo andati...
FDG: vogliamo fare brevemente la storia dall'inizio
dei nostri rapporti? dunque abbiamo cominciato a suonare insieme la prima
volta tipo due anni e mezzo fa, tre anni fa, per uno spettacolo fatto in
radio, in Rai, dedicato al problema dell'intolleranza, e io ero stato
invitato, e era stato invitato anche lui insieme ad altri artisti. Sapendo
che lui ci sarebbe stato, io desideravo molto avere un contatto con lui, e
allora ci siamo sentiti, l'ho chiamato e gli ho chiesto: "senti perchè
non facciamo una cosa diversa da quella che la gente si aspetterebbe da
me? a me non mi va di andare a cantare due canzoni di De Gregori, in
questo contesto. Prendiamo due canzoni popolari relative al tema
dell'immigrazione, che è un tema molto controverso". Detto fatto,
abbiamo provato brevemente un pomeriggio e poi la sera siamo andati a fare
questo spettacolo, che secondo me, e anche secondo Ambrogio, è venuto
bene insomma. E quindi da li sono nate poi altre collaborazioni, altri
contatti, e quando io ho scritto questa canzone, che poi sta nel disco,
"Fine di un killer", mi sembrava normale che dovesse suonarla
anche Ambrogio, perchè è molto sui temi popolari. E' una canzone che
ricalca molto i moduli della canzone popolare. E infatti così è stato,
lui è stato molto buono, è venuto fino a San Francisco a suonarla, ha
preso l'aereo e ha fatto un'andata-ritorno di 3 giorni, cosa abbastanza
faticosa, ma comunque di questo non finirò mai di ringraziarlo, e poi
adesso è anche abbastanza normale che lui mi segua in tournée. Cioè,
normale: sempre bontà sua.. però ci divertiamo, e il repertorio che
facciamo insieme sta crescendo di sera in sera, capito? all'inizio
facevamo solo un pezzo, poi abbiamo cominciato a farne 2, 3, stasera ne
faremo 5, poi probabilmente ne faremo 7, 8, abbiamo un progetto di fare un
vero mini-concerto insieme a Torino, al Lingotto quando ci sarà il salone
del disco il 10 ottobre e divideremo proprio soltanto io e lui il
palcoscenico e penso, speriamo che venga una cosa degna, ecco.
EDP: stavi aggiungendo qualche cosa? (a Ambrogio)
AS: no, dico che... la sensazione immediata è quella
di trovarmi molto molto a mio agio, quindi di conseguenza tutto avviene
con molta naturalezza, scioltezza e franchezza. Questa credo sia la cosa
più importante, suoniamo.. io suono in questi pezzi di Francesco come se
suonassi nei pezzi miei, e lui altrettanto fa...
FDG: si sembra un po' come se avessimo suonato
insieme da un sacco di tempo, questa è l'impressione che viene fuori
EDP: sul tema della musica e della canzone popolare,
magari vi potete incrociare, probabilmente le generazioni più giovani, i
ragazzi più giovani hanno saputo in una maniera o in un'altra
riscoprirla, anche se indirettamente, attraverso dei punti di partenza
diversi. Ma vi pare che si stia comunque ritornando a una valutazione
sana, anche a una conoscenza, rispetto a un periodo in cui probabilmente
era un po' depositata a lato del percorso musicale cantautorale?
AS: senza dubbio quest'ultima parte degli anni '90
sta diventando più ricettiva per il recupero della memoria musicale
tradizionale, di quella che io chiamo la "musica contadina", i
canti popolari che comunemente vengono definiti. E certo però il problema
del rapporto con la musica popolare, con la tradizione contadina, è un
rapporto molto complesso, non è facile da risolvere. Ci vuole un'adeguata
struttura dietro per poter affrontare comunque questo confronto. Intanto,
il problema fondamentale bisogna conoscerlo, e le generazioni credo che lo
conoscano poco questo repertorio. E poi comunque bisogna affrontarlo
sempre con una certa dose di affetto nei confronti di questo materiale.
Bisogna affrontarlo con l'idea che non è un materiale... non sono canzoni
come le altre canzoni, pensate per esser prodotte per esempio
discograficamente, pensate per essere scritte su un pentagramma, su dei
canzonieri. E' materiale spesso di tradizione orale, quindi come tale è
molto debole sul piano della comunicazione continuativa, secondo i
parametri che sono quelli più comuni. Di conseguenza, qualsiasi lavoro
che uno va a fare su questo patrimonio va organizzato con un progetto
abbastanza chiaro. Francesco ha un rapporto con questo repertorio devo
dire molto affettuoso, lui da sempre ha cantato e ha impiegato le formule
della musica tradizionale, e devo dire che lo fa sempre, appunto come
dicevo prima, con grande affetto. Perchè credo che oggi quest'esperienza,
il lavoro sulla musica di tradizione orale è un elemento di grande
importanza e chi lo fa deve avere sempre questa coscienza, anche perchè
è una parte che esiste, che è dentro di noi, spesso sopita, è
all'interno di una memoria sotterranea, no? ed è difficile poi farla
emergere sempre in tutte le situazioni. Spesso ci capita, anche
recentemente, di vedere questo repertorio abbastanza manipolato, piegato
ad altre funzioni, ad altri interessi. Qui non si tratta di fare i puristi
per forza, però comunque vanno fatti dei distingui, comunque vada chi
lavora su questo materiale deve sapere di che cosa sta trattando insomma,
perché mi sembra che con questa cosiddetta moda della "world
music" si è anche un po' abusato di questo repertorio. Però è
meglio farlo conoscere che negarlo, in sostanza. Non sono una persona che
sostiene che bisogna essere puristi per forza, non è che tutto quello che
succede è negativo. E' positivo ma va osservato, va confrontato, va
sostenuto con una seria e attenta analisi del materiale che uno va a
proporre.
EDP: Francesco, volevo tornare un attimo alle
canzoni. Quando le canzoni sono terminate, depositate sui dischi, sui
dischetti o sui cd o quello che è, poi appartengono realmente alla gente?
l'autore che cosa sente andando avanti nel tempo? anche quando le
ripropone, o si trova davanti a dire "adesso devo organizzare la
scaletta di una serata, e ho alle spalle un numero alto di dischi, devo
cominciare a scegliere"...
FDG: beh, l'organizzazione della scaletta è il
momento in cui queste canzoni ritornano veramente ad essere vive nella
mente di chi le ha scritte, perchè il disco in effetti una volta messo
nei negozi, una volta licenziato diventa improvvisamente meno tuo. Intanto
perchè tu l'hai dovuto ascoltare talmente tanto nelle fasi della
lavorazione che quando finalmente è finito ormai lo conosci
perfettamente, conosci tutti i suoi segreti, non lo riascolti più.
Materialmente non ti ricapita più di rimettere il disco per ascoltarlo,
no? e questo vale per tutti i dischi. Per quelli più vecchi come anche in
questo caso per quest'ultimo disco. Dov'è che invece uno riascolta le
canzoni che ha scritto, le riascolta, le ricanta, le rifà sue? è proprio
quando decide di sceglierle tra le tante che ha scritto per metterle in
quelle due ore di musica che si fanno sul palco. Qui scatta un meccanismo
di scelta, a volte anche dolorosa, no? ma anche però piacevole. Intanto
perchè puoi riarrangiare, puoi rivedere, magari cambiare anche un po' il
testo, puoi dare una sequenza che ha un senso per te, per quello che vuoi
dire. Il momento del concerto è un momento di resurrezione del repertorio
EDP: tu hai composto ultimamente anche in coppia con
qualcuno?Ho letto di un pezzo sul disco di un'artista, Bracco di Graci la
domanda è uno spunto poi per parlare della collaborazione, di come si può
scrivere o non scrivere, collaborare o non collaborare
FDG: è
casuale la condizione indispensabile è che mi
piaccia il materiale sul quale devo intervenire, però sicuramente non c'è
che è un momento della mia giornata in cui mi dico "adesso mi metto
a fare metodicamente qualcosa per altri". Però sono un autore,
quindiperchè no? l'ho fatto sempre, ho cominciato a farlo con De Andrè,
e poi.. tantissimi anni fa.. l'ho fatto con Dalla, l'ho fatto con Fossati,
insomma abbiamo collaborato sempre.. ho sempre collaborato con tutti. Non
in maniera continuativa
EDP: senti, ti faccio un ultima domanda, questa vale
per tutti e due. Domanda da radio: vi chiedo di fare una piccola scaletta,
3 canzoni. Una tua nel mezzo, una prima e una dopo.
FDG: una scaletta radiofonica?
EDP: radiofonica. Dove però nel mezzo c'è un brano
tuo, e quello che c'è prima e dopo sia indicativo, cioè, crei un flusso
sonoro
FDG: mah... è una domanda molto difficile, perché
... sai, io non sono un uomo di radio, cioè, non sto dalla parte tua
della radio
EDP: a tuo, proprio, completo piacimento: sei in
radio e ti dico metti una tua canzone, ma prima e dopo quello che ti pare
FDG: mah, guarda, io metterei una canzone di Vasco
Rossi come inizio. metterei "Vita Spericolata" di Vasco Rossi,
poi metterei "Generale" mia perché c'è un legame, perché io
ho fatto "Vita Spericolata" in un mio disco e Vasco Rossi ha
fatto "Generale" in un concerto. Poi, non saprei che fare...
metterei...
EDP: anche roba che non c'entra nulla
FDGD: metterei... un pezzo di Lou Reed, che mi è
sempre piaciuto tanto. Un pezzo qualsiasi di Lou Reed
EDP: sentiamo Ambrogio, sempre un pezzo suo
e...
AS: beh.. metterei un pezzo che facciamo nello
spettacolo: "L'abbigliamento del fuochista" certamente. Aprirei
non con quello però. Aprirei con un canto popolare, proprio per rimanere
nel tema. Aprirei con un canto popolare, forse uno del repertorio delle
mondine anzi no: "Venezia", o "Gorizia", canti di
questo genere, di grande respiro melodico. Poi, se c'è da mettere un
pezzo mio, non lo so.. un pezzo del mio ultimo disco. E poi finirei col
pezzo di Francesco. Tre pezzi li abbiamo fatti."
|
|
Ecco
l'agnello di Dio, chi
toglie i peccati del mondo.
Disse la ragazza slava venuta
allo sprofondo
Disse la ragazza africana sul Raccordo Anulare.
Ecco l'agnello di Dio che
viene a pascolare
e scende dall'automobile per
contrattare.
Ecco l'agnello di Dio, all'uscita della scuola.
Ha gli occhi come due monete, il sorriso come una tagliola.
Ti dice che cosa ti costa, ti dice che cosa ti piace.
Prima ancora della tua risposta ti da un segno di pace
e intanto due poliziotti fanno finta di vedere.
Oh, aiutami a fare come si può,
prenditi tutto quello che ho.
Insegnami le cose che ancora non so, non so
dimmi quante maschere avrai e quante maschere avrò.
Ecco l'agnello di Dio, vestito da soldato.
Con le gambe fracassate, col naso insanguinato.
Si nasconde dentro la terra, tra le mani ha la testa di un uomo.
Ecco l'agnello di Dio, venuto a chiedere perdono.
Si ferma ad annusare il vento, e nel vento sente odore di piombo.
Percosso e benedetto, ai piedi di una montagna.
Chiuso dentro una prigione, braccato per la campagna.
Nascosto dentro a un treno, legato sopra un altare.
Ecco l'agnello di Dio, che nessuno lo può salvare.
perduto nel deserto, che nessuno lo può trovare.
Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove stare.
Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove andare.
Ecco l'agnello di Dio, senza un posto dove stare.
Oh, aiutami a stare dove si può
e prenditi tutto quello che ho.
Insegnami le cose che ancora non so, non so
E dimmi quante maschere avrai,
regalami i trucchi che fai.
Insegnami ad andare dovunque sarai, sarò.
E dimmi quante maschere avrò,
se mi riconoscerai.
Dovunque sarò, sarai
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David
Sancious (tastiere)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)
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ll videoclip "L'agnello di Dio" di Francesco De Gregori è stato girato
in buona parte sul fiume Tagliamento, a Braulins, in provincia di Udine, nei
pressi dell'omonimo ponte, celebrato anche dalla famosa canzone popolare "Sul
puint di Braulins".
https://www.youtube.com/watch?v=As1f6zzcMLQ
ROMA - Pace fatta tra Chiesa
e cantautori. A ricomporre la ' frattura' è stato l' incontro di lunedì tra il
cardinale Ersilio Tonini e Francesco De Gregori al Roxy bar di Red Ronnie in
onda su Telemontecarlo. Alla fine di un lungo faccia a faccia, l' alto porporato
e il cantautore si sono abbracciati, tra l' altro dopo che Ersilio Tonini aveva
esclamato: "Posso ringraziare Dio di avere fatto uno come te". Lo storico faccia
a faccia è servito per toccare alcuni argomenti ' scottanti' di cui si discute
in questi giorni. I problemi sono diversi. Ad esempio: "Può un ateo usare il
nome di Dio senza passare per blasfemo?", ha chiesto De Gregori a Tonini, mentre
il cardinale tentava di spiegare al cantautore che "la voce poetica" e "le mani
che scrivono canzoni" sono un autentico dono. Un punto di vista non compreso da
chi "non ha fede", ha osservato De Gregori. E mentre Red Ronnie e l' autore di
Rimmel lo incalzavano, Tonini ha specificato: "Posso ringraziare Dio di avere
fatto uno come te", frase alla quale ha fatto seguito l' abbraccio. La ' pace'
tra il cardinale e De Gregori è arrivata proprio in un momento in cui la
polemica tra Chiesa e cantautori si era più accesa. L' Osservatore romano,
quotidiano del Vaticano, giorni fa aveva criticato l' utilizzazione che alcuni
autori (Venditti, De Andrè e altri) fanno di Dio nei loro testi pur essendo
dichiaratamente atei. Lo stesso De Gregori aveva attirato su di sé qualche
critica per ' Agnello di Dio' , brano contenuto nel suo nuovo album. "A fine
trasmissione hanno chiacchierato a lungo" racconta Red Ronnie. Non è quindi
molto difficile intuire il punto d' incontro tra Tonini e De Gregori: "Ognuno è
alla ricerca del perché della vita. Ognuno cerca di capire, chi nella fede e chi
no, ma tutti cercano un confronto".
"A fine trasmissione hanno chiacchierato a lungo
racconta" R. Ronnie. Non è quindi molto difficile intuire il punto d'incontro
tra Tonini e DG : "Ognuno è alla ricerca del perchè della vita. ognuno cerca di
capire, chi nella fede chi no, ma tutti cercano un confronto.
De
Gregori con dedica a monsignor Tonini
FAENZA - Dai 5 milioni di
telespettatori del 31 dicembre ai 450 paganti del vecchio Teatro Masini, lunedì
sera. Francesco De Gregori è ricomparso improvvisamente, a cinque mesi dall'
esibizione di San Silvestro ad Assisi, facendo di tutto per passare inosservato.
Dal massimo della visibilità alla semi- clandestinità. Nessuna pubblicità,
biglietti in vendita solo tre giorni prima, qualche manifesto giusto dalle parti
del teatro, nessuna informazione alla stampa e addirittura l' invito, agli
organizzatori della serata, di non concedere accrediti ai giornalisti. Tanto
mistero attorno a questa apparizione non celava alcuna sorpresa. Non si è
trattato di un' anteprima o di un numero zero, quanto di un buon allenamento, o
se vogliamo un ripasso, prima di una rapidissima tourneè svizzera programmata
per i prossimi giorni: tre o quattro date altrettanto avvolte dalla massima
riservatezza, così riservate che persino il suo addetto stampa giura di non
sapere dove e quando siano. Non si può parlare di tour europeo, perché pare che
non siano state previste altre serate, sebbene giri voce che il cantautore possa
ricomparire più avanti in Germania. Di sicuro quello di Faenza è stato il suo
unico concerto italiano per il ' 98. La prova generale (biglietti a 35 e 18 mila
lire) non è durata nemmeno due ore, compresi i bis. Circa 25 pezzi, qualcuno in
meno di quelli incisi nell' ultimo cd La valigia dell' attore, registrato dal
vivo lo scorso autunno e già venduto in oltre duecentomila copie. Proprio sulla
canzone scritta per Alessandro Haber s' è alzato il sipario su una scena nuda -
solo quattro colonne di riflettori - contrastante con stucchi dorati e marmi del
teatrino romagnolo. In completo di lino scuro e t-shirt grigia, accompagnato dai
sei musicisti di Guido Guglielminetti, De Gregori ha rispettato abbastanza la
scaletta del disco, lasciandosi per i bis Niente da capire, Bufalo Bill e
Battere e levare (pezzo che chiude il penultimo album Prendere o lasciare ma non
è incluso nel live). Inchiodati alla poltrona per altri dieci minuti, dopo il
definitivo congedo dell' artista, i faentini hanno dovuto infine rassegnarsi
all' idea che De Gregori, per una volta, li avrebbe lasciati senza Generale
(insieme al meno invocato Pablo). Ma per il resto il percorso è stato misto,
saltando come sempre tra vecchia e nuova produzione. Oltre alle classiche La
donna cannone, Rimmel, Alice e La leva calcistica del ' 68, sono stati
particolarmente applauditi i duetti con il maestro Ambrogio Sparagna, che è
salito sul palcoscenico per interpretare con le sue due fisarmoniche cinque o
sei brani tra cui Titanic, Il fuochista (molto felice, insieme alla sola
chitarra di De Gregori) e Stelutis Alpinis, canzone popolare tradotta dal
friulano. La collaborazione tra i due è iniziata ormai da un paio d' anni e De
Gregori ha interpretato alla fine del ' 96 il ruolo del cantastorie nell' opera
folk La via dei Romei, scritta da Sparagna che a sua volta lo ha accompagnato
nell' ultima tournée. Come sempre di pochissime parole, l' unica frase
pronunciata da De Gregori in tutto il concerto (a parte: "S' è rotta la
chitarra?") è stata una dedica speciale a monsignor Ersilio Tonini per la
canzone Agnello di Dio che, come ha ricordato, "sollevò alla sua uscita
polemiche sgradevoli". L' arcivescovo di Ravenna e il cantautore finirono per
abbracciarsi in diretta al Roxy bar di Tmc e lunedì sera De Gregori l' ha
rammentato: "Mi disse che l' aveva trovata carina e a lui voglio dedicarla, non
credo sia presente in teatro ma se lo incontrate, fateglielo sapere".
dal nostro inviato EMILIO
MARRESE
L'INCONTRO
RED RONNIE: Francesco è appena arrivato da Roma. Dopo presenteremo
la band, tutta nuova e giovanissima. Però, prima, io mi sono preso
la libertà di dire che quando tu hai scritto l'Agnello di Dio non
pensavi certo alle polemiche che sarebbero arrivate….
FDG: No, l’ho
scritta pensando a me, pensando alla canzone.
RED RONNIE: E perché l'agnello di Dio? C'è un qualcosa di religioso
dentro?
FDG: Beh, c'è un
riferimento a una cultura importante che è la cultura cattolica,
certamente. Io sono dentro questa cultura, sono partecipe di questa
cultura. E’ una cultura ricca e piena di spiritualità, una cultura
che mi ha dato e probabilmente mi continua a dare molto. Cosa
diversa evidentemente è la fede, che è un dono che io non ho. Le due
cose, comunque possono - come dire - convivere.
RED RONNIE: Io qui ho Monsignore, anzi sua eminenza perché ormai è
Cardinale. Io vado a parlare con lui, se tu vuoi venire con me.
Allora vieni? Ok, vieni con me. Ecco io volevo parlare con sua
eminenza, siediti qui Francesco.
Lei ha letto il testo dell'Agnello di Dio.
Allora, è stata criticata
questa canzone, sono criticati i cantautori che parlano di Dio.
Perché?
TONINI: Beh, sotto un certo profilo sarebbe stato peggio se avessero
lodato tutti coloro che parlano di Dio perché, certamente, chi è
religioso deve attenersi perchè il sentimento sia puro, sia sentito,
sia vivo. Questa è la prima preoccupazione, ripeto. Se la chiesa
dicesse “voi parlate di Dio, elogiatelo, oppure fatelo entrare in
tutte le salse”, è chiaro che allora la Chiesa avrebbe fatto
un’operazione commerciale. Dunque, allora è giusto che se ne parli,
però con una certa attenzione.
Però credo che in questa polemica ci sia stato forse più di un
equivoco. Io proprio stasera ho parlato con la redazione
dell’Osservatore Romano. Loro si amareggiano un po’ e dicono
“intendevamo fare un colloquio, un dialogo su questo tema” tanto è
vero che ….. anche se il tono è anche piuttosto un po’ birichino (e
non si può negare), tanto è vero che a un certo momento si dice qui,
esplicitamente, dopo aver fatto questa osservazione …. cioè,
insomma, non mi sembra che si debba abusare del nome di Dio in ogni
cosa. Ad esempio, quella vecchia pubblicità dove fanno parlare il
Padreterno? Bene, è un abuso, diciamolo, il Padreterno è utilizzato
lassù per vendere chissà che cosa, quale prodotto. Insomma,
lasciatelo stare. Chi ci crede ne ha riverenza, chi non ci crede
almeno ne debba il rispetto.
Ma c'è una frase, un punto dove esprimono in modo esplicito il loro
pensiero: “ciò non vuol dire che De Gregori & Dalla abbiano
cavalcato la moda “religione” del momento per scopi tutt'altro che
nobili, significa certamente che colpire di più l'attenzione del
lettore sono i temi religiosi. De Gregori definisce l'Agnello di
Dio una canzone piena di fede, anche se scritta da un non credente,
mentre Dalla si confessa cattolico”.
Io l’ho letta per bene la canzone, il testo della canzone. Beh, lì
potremmo dire sì, hanno ragione quando dice che è espressione di una
cultura, la cultura che vede in Gesù crocifisso la sorgente della
cultura, di questa nostra cultura dove al centro c'è l'uomo, la
persona dell'uomo, la dignità assoluta di ogni singolo uomo, la sua
intangibilità. E non soltanto l'uguaglianza di tutti gli uomini
nella dignità, ma i più eguali perché mentre nella cultura romana i
più eguali erano i più forti e nella cultura greca i più eguali
erano gli Euganei, i nati bene e più intelligenti, invece nella
visione Cristiana i più uguali sono i più deboli.
RED RONNIE: Ma difatti, quando ho ascoltato la prima volta la
canzone vedevo in questo “Ecco l'agnello di Dio”, cioè come Gesù
disse “Ognuno di questi è uguale me, anche la prostituta in quel
caso eccetera” io vedevo ……. poi non so poi lui voleva scrivere
questo.....
TONINI:
Ma infatti è ciò che ho notato. Qui c’è la estensione, cioè Cristo
Signore Crocifisso è il simbolo di ogni sofferenza umana. Tanto è
vero che anche nel linguaggio nostro si dice un “povero Cristo” e
d'altra parte è proprio in Cristo stesso che chi accoglie un uomo
accoglie lui, chi ha pietà di uno ha pietà di lui. Abbiamo
l'episodio centrale della storia del Cristianesimo: la conversione
di Paolo. Era un gran persecutore, andava a caccia dei Cristiani
perché secondo lui negavano e bestemmiavano gli Dei ma lungo la
strada cade da cavallo, una voce lo insegue e gli dice “perché mi
perseguiti?"
Ma chi sei tu? "Io sono Gesù Cristo, che tu perseguiti
nei miei discepoli”.
Quindi in ogni uomo che tu ami tu il tuo
amore va a finire in Dio stesso perché è il loro padre, Dio è il
nostro creatore. Che uno ci crede o non crede, sta di fatto che
veniamo tutti da lui, insomma. Neanche De Gregori ha fatto domanda
di venire al mondo, non mi pare. Non ha fatto la domanda di venire
al mondo. Ci si è trovato già, e ci sta bene, no?
FDG: Già così, già così!
RED RONNIE: Sei nato già così, già scrivevi poesie.
TONINI: Con degli occhi fatti e conformi alla luce, è vero o no? E
non pare che sua madre se ne intendesse di occhi e di luce. Un
ragazzo nasce completo, il più grande spettacolo del mondo. Ronnie,
il più grande spettacolo del mondo è la comparsa di un bambino che
nasce dal padre della madre, nasce da loro ma non fatto da loro. Mia
madre mi diceva “quando sei nato tu, tuo padre ed io abbiamo fatto
tanta festa. E’ lo stupore, che è uguale nel facchino come nella
Regina d'Inghilterra, forse magari ancora un po’ di più.
Allora, venendo al sodo, è chiaro che in questa canzone c'è questa
espansione, il concetto della sofferenza che ha la sua origine in
Cristo, al suo modello in Cristo, ma si espande e si verifica in
ogni dolore che si incontra. E allora in questo senso è religioso,
soprattutto io direi di una religiosità o di una civiltà ancora di
più, come ha detto lui, perché volere o no aveva ragione quel grande
scrittore francese Malraux, che De Gaulle fece Ministro della
Cultura, che disse “Je suis naturellment athée", cioè “sono
ateo! Lo abbiamo appreso da lì.
Quindi mi pare che l'intento dell'Osservatore Romano fosse quello di
provocare un dialogo. Viceversa, come sempre succede, abbiamo tutti
la pelle un po’ …. abbiamo il nostro sistema nervoso a fior di
pelle.
RED RONNIE: No, io credo più che altro che ci sono anche dei
giornali che cavalchino di più la polemica delle cose che si
uniscono, cioè se un giorno lui farà un’intervista sull’Osservatore
Romano e tutto andrà bene e andranno d'accordo, credo che i
giornalini non lo riporteranno.
TONINI: I giornali devono anche vendere, non è vero? No, a parte
questo, non darei la colpa ai giornali e stavolta lasciamogli un po'
di innocenza, almeno anche a loro. Però in questo caso, proprio per
precisare, sarebbe bene che in questa questione si vedesse
l’intenzione da una parte di provocare i cantautori a porsi questo
problema, come ci si accosta al Sacro. Con riverenza.
RED RONNIE: Le piace questa canzone?
TONINI: Sì, mi piace questa canzone, splendida sotto questo profilo.
Poi ha questo senso di umanità sacra, di umanità sacra!
FDG: Io vorrei
dire due cose. Intanto che le sue parole sono piene di serenità e di
rispetto per questa canzone e mi sembra anche per me, che l’ho
scritta. Non c'è da parte sua - come dire - il sottintendere che io
abbia fatto questo per scopi commerciali.
TONINI: Scusi se interrompo, che poi giudicare
le intenzioni è la cosa peggiore che si possa fare!
FDG: Ecco, che
poi è ciò che più offende in questi articoli che sono stati scritti,
evidentemente. E quindi di questa serenità, insomma, le sono molto
grato e spero, anche, che sia contagiosa.
TONINI: Credo di si ! (n.d.r. applauso)
FDG: Ecco! Spero
sia anche contagiosa. E poi volevo un po’ ribadire quello che ci
siamo detti, cioè differenza tra cultura e fede, si può essere
culturalmente cattolici e perciò anche bisogna rispettare appunto le
posizioni di chi non è credente…
TONINI: Guardi che in quegli articoli non c’è nulla che ….
FDG: Non forse in
quelli, ma in altri articoli ci sono stati. Comunque, veramente, io
non vorrei difendere questa canzone perché le canzoni non vanno
difese, non vanno spiegate, le canzoni non pretendono di offrire
risposte.
RED RONNIE: Quando gli ho detto che lui è, secondo me e non solo,
uno dei più grandi poeti,
lui ha detto “io ti contraddirò” perché
lui non vuole neanche…..
TONINI: Tornando al tema della serenità con tutto quel che sta
succedendo nel mondo adesso, particolarmente in Italia, dove adesso
…. una volta i litigi erano in famiglia: marito moglie, forse un
po' di rabbia, un po' di nervoso hanno diritto di averlo tutti, ma
che adesso si sia arrivati a politici e giudici, poi giudici e
giudici , politici e politici. Per cui adesso non ci rimane più
niente di tranquillo. Adesso si può sospettare che ci sia il marcio
dappertutto. Avviene una corruzione del pensiero, la fiducia
radicale viene proprio smontata completamente. Andiamo alla
misantropia, proprio.
E’ Platone che nel Fedone, in una pagina
splendida, dice “un giovane che ha fiducia negli uomini, magari
trova una persona che crede brava, ci si affida completamente e poi
si accorge che lo tradisce. Si fida di un secondo che lo tradisce
ancora. Ora finisce che non mi fido più di nessuno”. Allora
viene la vita impossibile, assurda, a questo punto. Ecco perché
allora, quando io fatto sapere stamattina all’Osservatore Romano che
venivo qui, erano ben lieti tutti. Erano ben lieti perché si sapesse
che anche se i toni erano, ripeto, sono un po' birichini ……ma i
giornalisti! Ai giornalisti bisogna permettere…..
FDG: Va bè, i
toni erano un po’ birichini. Comunque, le voglio chiedere una cosa
perché approfitto della sua presenza. Secondo lei, diciamolo
ufficialmente, un non credente o un non cattolico può, in un’opera
d’arte, piccola o grande che sia, parlare di Dio e fare riferimento
alla cultura cattolica senza per questo sentirsi definire blasfemo?
TONINI: No, no, arrivo a di più. Le dirò le parole di un grande
ricercatore francese, uno dei più grandi biologi di questo secolo.
Diceva “se tutti i credenti pensassero Dio come ci penso io,
sarebbero tutti i santi”. E’ ben difficile che uno non si ponga il
problema di Dio, rimarrà nell'incertezza per ogni volta che tu
rimani stupefatto per il ritorno del sole o stupefatto perché ti
accorgi che ci sei e ci trovi ad essere regalato. Vi faccio una
confessione pubblica: io non mi sono ancora abituato ad essere al
mondo.
RED RONNIE: Dopo 82 anni?
TONINI: Sono appena 82! Mi meraviglio ancora al
mattino di svegliarmi e trovare che c'è la luce e i miei occhi che
vedono!
RED RONNIE: Però non ha risposto ancora…..
TONINI: No no no, rispondo. (n.d.r. prende nella sua mano quella
sinistra di De Gregori). Ho risposto che c'è qualche cosa di divino
in tutti, questa è la grande cosa. Perché, insomma, questa roba qui
non l’ha fatta De Gregori, queste vene qui non le fatte De Gregori.
Se le è trovate già fatte, e se le porta. E anche quella voce lì, e
quella dote musicale, quel senso poetico non se lo è regalato, non
lo ha comprato in nessuna bottega.
FDG: Io rispetto
il suo punto di vista però, ripeto, è un punto di vista. Chi non
crede non direbbe questo.
TONINI: Va bè, ma io posso ringraziare il Signore per averla messa
al mondo ?
FDG: Lei sì!
TONINI: E allora basta, siamo a posto! (n.d.r. baci e abbracci)
RED RONNIE: E allora, con Mons Tonini che ringrazia Dio per aver
messo al mondo De Gregori, ci vediamo dopo, qui al Roxy Bar.
Che bello!!
Incontro sbobinato da Mimmo
Rapisarda per
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Red Ronnie e Roxy Bar tutti i
diritti riservati. |
|
Non
fu il coltello che tagliò, non fu la Luna,
che tramontò, non fu la stella che schiarì la notte.
La notte che arrivò e che s'illuminò.
E non fu lei che disse "No" e non fu lui che disse
E non fu lei che disse "No", e non fu lui che disse "No".
Non fu la nuvola che passò, non fu la nuvola,
che si fermò e congelò il vapore dell'estate,
e le parole liberate, senza fretta.
E non fu lei che disse "Aspetta" e non fu lui che disse.
E non fu lei che disse "Aspetta" e non fu lui che disse "Aspetta".
Che passi il segno della piena, su questo cuore e su questa schiena.
E si addormentino gli amanti all'ombra del vulcano.
Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano,
e consumarsi il mio destino, col tuo destino.
E questa pioggia ritorni vino e questa cenere diventi vino.
Non fu il coltello che tagliò, non fu la Luna,
che si inabissò, non fu la stella che sparì, non fu la notte,
quando si squagliò e non fu l'aurora.
E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse.
E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse.
E non fu lei che disse "Ancora" e non fu lui che disse "Ora".
Che passi il segno della piena, su questo cuore e su questa schiena.
E si addormentino gli amanti
all'ombra del vulcano.
Possa bruciare sempre la tua mano, nella mia mano,
e consumarsi il mio destino, col tuo destino.
E questa pioggia ritorni vino e questa cenere diventi vino.
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David
Sancious (tastiere)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)
Bruce
Kaphan (chitarra dobro)
Francesco
De Gregori (chitarra acustica)
|
Un ricordo delle gite scolastiche che si facevano
alle medie. I ragazzi in visita a Pompei vanno a cercare gli elementi più
conturbanti, come il calco dei due innamorati colti dall'eruzione del
Vesuvio durante un amplesso.
Lo spunto è questo calco, ma
non ne ho voluto fare una canzone archeologica e il brano prende tutta
un'altra direzione.
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FAZIO: Buonasera, buonasera da RadioRai. Sono
Fabio Fazio. Fate pure…. No, dico “fate pure” perché l’avvenimento a
cui stiamo per assistere nell’intimità della sala A della RadioRai
di Via Asiago, di questa mitica RadioRai, è di quelli eccezionali.
Non so perchè hanno chiamato me (forse si
pentiranno per quello che hanno fatto) per questo incontro di
amicizia, d’affetto e di quant’altro ci viene in mente….. dal vivo!
Quanti siamo qui, un centinaio? Non lo so, perché
quando uno non si vede in televisione pare che non esiste nessuno.
Ci siete? Bene, basta, basta, Fermi!
Questo incontro è con lui. E’ la prima volta che
mi capita e affinchè non sia l’ultimo (e affinchè non sia l’ultimo
per colpa mia) chiedo la vostra collaborazione… sta per entrare
Francesco De Gregori! ….Sire!… Eccolo!
DE GREGORI: Bè, grazie, grazie a voi! Grazie a
te, Fabio, di questa presentazione così esagerata …. eccoci qua!
FAZIO: Hai una bella voce, prima di tutto. Ci
sediamo?
DE GREGORI: Sì, grazie, tu dici che ho una bella
voce perché siamo alla radio, non puoi dire che son bellissimo.
FAZIO: No, non servirebbe, lo capisci? Lo direi
anche… ci sediamo, così intanto tu raggiungi la poltrona. Il
microfono eccolo qua, eccolo… che ti succede?
DE GREGORI: Grazie del microfono. Sta arrivando
per sedersi accanto a noi l’altro ospite…..
FAZIO: Eccolo qua, Ambrogio Sparagna, è vero.
Prego Maestro, si accomodi, accompagnerà De Gregori?…….. Porca
miseria! Se tu fai già così figurati io … faccio la radiocronaca: si
tiene la testa tra le mani. Sei pentito? Vuoi andare via?
DE GREGORI: No, no. Sono molto contento e ti cedo
la parola.
FAZIO: Grazie, ma io te la ridarò con grande
affetto.
DE GREGORI: La cediamo a loro.. vedo che sono
scatenati.
FAZIO: Subito. Sì, fremono. Ecco, diciamo solo
questo: non è un concerto, è un incontro, il primo che Francesco De
Gregori fa, mi dicono.
DE GREGORI: Io non ho mai fatto nulla del genere
prima, è vero. Posso garantire.
FAZIO: Come mai questa….. c’è un’espiazione?
DE GREGORI: Forse è una voglia di riconciliarmi
con la radio, perché la radio è sempre semplificata, diciamo la
verità. Passano soltanto i dischi e non è giusto, bisogna anche
venire di persona, far vedere i muscoli, la pelle. Il sangue
speriamo no, ma insomma..
FAZIO: Tanto non si vede.
DE GREGORI: Eh.. insomma. Far sentire anche gli
ascoltatori della radio, perché non ci sono solo io stasera, c’è
anche Fabio Fazio, poi ci sarà anche Sparagna, ma ci siete
soprattutto voi ascoltatori sempre così dimenticati, senza faccia e
senza voce. Fate sentire la vostra voce.
FAZIO: Sì, si, l’hanno fatta sentire…
DE GREGORI: E che voce!
FAZIO: Come direbbe Mike Bongiorno “pensate”
anche quando non c’è niente da pensare, pensate: il due dicembre
RadioDue trasmetterà in diretta da Napoli il suo concerto.
DE GREGORI: Si, è vero.
FAZIO: Anche questa è una prima volta?
DE GREGORI: Questa è una buona domanda perché a
volte mi capita di fare delle cose…
FAZIO: Se non la sai non fa niente… non è
obbligatorio.
DE GREGORI: Non la so. Però volevo dirti che
siccome non siamo in televisione mi levo la giacca…
FAZIO: Ti prego, ti prego….. ohhh! E adesso chi
ci sta ascoltando chissà cosa immagina!
DE GREGORI: E se fossimo in televisione allora?
FAZIO: Ha una polo sotto!!! Nel senso buono
voglio dire. Allora, il fatto che non ci vedano….
DE GREGORI: Ci rende un po’ più
birichini…soprattutto te!
FAZIO: No, io anzi, figurati….
DE GREGORI: Questa cosa della polo non si è
capita bene!
FAZIO: No, era una constatazione. Va bene.
Francesco, ancora non ci credo che tu sei qui.
DE GREGORI: E invece ecco qua.
FAZIO: Ci farà anche ascoltare delle canzoni dal
vivo, rigorosamente, qui insieme ad Ambrogio, vero?
DE GREGORI: Si, sì….. se trovo le penne…. sì.
FAZIO: Le penne? Ah sì, il plettro! Per un
attimo…ho pensato…. ho avuto già prima un incontro con una signora
del pubblico sulle penne, fuori onda, che mi ha un po’ …… Signora
vuole iniziare lei? Scusa Francesco, ti andrei a presentare la
Signora Silvana. Signora Silvana, ci siamo conosciuti… Signora
aspetti! Il microfono, il microfono! Buonasera, lo tengo io. Lo
tengo io per contratto, però lo rivolgo a lei.
SILVANA: Buonasera, sono Silvana Aleo, sono
felicissima di essere qui perché l’ammiro da morire; e non sono una
musicologa io, eh? Non sono stata educata ad ascoltare e ad amare
la musica, purtroppo.
FAZIO: Lei è una abituè della radio, signora?
Viene spesso?
SILVANA No, no, assolutamente, è la prima volta.
La prima volta che ho telefonato e sono venuta alla radio.
FAZIO: Ma ora lei non è al telefono…
SILVANA: Va bene, sono in diretta……. quasi. E
allora?
FAZIO: No quasi! Spieghiamo, lei ha telefonato
per prenotarsi!
SILVANA: Perché questa non la trasmettono subito,
fra qualche giorno, no?
FAZIO: Ah sì, lei vuole dirci che adesso stiamo
facendo la diretta differita. Sa che ha distrutto una decina di
persone che hanno lavorato da due mesi affinchè questa questa cosa
non si sapesse?
SILVANA: Oh Dio! E va bene…
FAZIO: E’ pentita?
SILVANA: No, no.
FAZIO: Appunto, appunto.
SILVANA: De Gregori l’ammiro tanto perché è un
poeta, fa sognare, è reale, e dovrebbe avere più di quello che ha
avuto fino ad adesso.
FAZIO: Non gli è andata malissimo, sa?
SILVANA: Però in confronto a tanti… mmmhhh…
poteva andargli molto meglio, cioè siccome la televisione e la Rai
dovrebbero educare ed abituare il pubblico ad amare le cose più
belle, elevare un po’ il pubblico……
FAZIO: Posso fare il riassunto?
SILVANA: Sì.
FAZIO: Lei ama De Gregori!
SILVANA: No, io non amo nessuno alla mia età, ho
molta ammirazione…
FAZIO: Sì, in questo senso…
SILVANA: E una cosa le vorrei chiedere…
FAZIO: Ecco la domanda! Aspetti, si becchi
l’applauso…
SILVANA: La canzone stupenda, la Donna cannone,
forse io un pochino lo sono…
FAZIO: Non dica così…. Signora!
SILVANA: Lei l’ha scritta per Mia Martini, vero?
DE GREGORI: No, signora, mi tocca smentirla, mi
dispiace. Non l’ho scritta per Mia Martini, anche se lei l’ha
cantata ed io sono stato molto felice di questo suo omaggio.
SILVANA: Ah, va bene, niente. Basta.
FAZIO: Fine. Ecco!
DE GREGORI: Mi tocca dire la verità, lei mi
sembra una donna che dice la verità molto bene, anche troppo.
SILVANA: Credevo che l’avesse scritta per Mia
Martini e volevo chiederle, in riferimento a questo…., perché
quell’essere cannone non vuol dire dedicato a una donna grassa..
DE GREGORI: Non soltanto quello, no. Anche a una
donna capace di volare. A volte sanno volare anche le donne magre.
SILVANA: Certo, perché se una donna vuole può
volare.
DE GREGORI: Sicuramente. Qualsiasi peso abbia.
SILVANA: Non a tutte le età però.
DE GREGORI: Anche a tutte le età. Certo.
FAZIO: Naturalmente… scusi signora, traduco… in
questo momento stiamo parlando attraverso metafore, cioè la signora
non sta dicendo che per davvero si può volare.
DE GREGORI: Sì, la signora sta dicendo questo e
io sto rispondendo sempre in maniera metaforica.
FAZIO: E’ Francesco De Gregori, stiamo parlando
con lui, quindi parliamo in senso metaforico! Perché, sai, se
qualcuno si fosse messo in ascolto adesso e si butta giù…
SILVANA: Comunque ringrazio la Radio che mi ha
fatto venire, sono stati molto carini. Mi hanno detto “Ma quanti
anni ha?”. Quando ho detto l’eta ho pensato “questi l’invito non me
lo preparano”. Mi hanno detto “telefoneremo qualche giorno prima”.
Ho detto “No! Il giorno 19 alle quattro e un quarto…..”
FAZIO: Signora! Siccome oggi è lunedì 25 e lei
continua a dire questo falso storico….
SILVANA: L’ho detto prima e lo confermo una
seconda volta.
FAZIO: Eh, ho capito, ha il gusto dell’eufemismo.
Senta signora, quanti anni ha? Posso?
SILVANA Settantadue e mezzo, come i bambini.
FAZIO: Un bambino di 72 anni e mezzo!!? Io non
l’ho mai visto!
SILVANA: Ai bambini dicono “quanti anni hai?” e
loro “quattro e mezzo”. E allora a una certa età è un vanto mettere
avanti anche il mezzo.
FAZIO: Benissimo signora, intervenga quando
vuole!
SILVANA: No basta. Ho parlato anche troppo!
FAZIO: No, no, siamo qui apposta. Grazie signora
Silvana……. Che fai? Hai preso la chitarra? Ha preso la chitarra!
DE GREGORI: Hanno fatto un cenno….
FAZIO: Ti serve la giacca? Francesco De Gregori
canta solo con la giacca! E’ una vecchia scaramanzia che lo
accompagna? No. Perché canti con la giacca?
DE GREGORI: No, è che dentro la giacca c’è una
cosa che mi serve per suonare… il capotasto… ma forse non c’è
nemmeno dentro la giacca…. scusate….
FAZIO: Avete un capotasto?
DE GREGORI: No, è dentro la giacca. Eccolo!
FAZIO: Abbiamo trovato il capotasto, qualche
attimo di imbarazzo….
DE GREGORI: Chi diceva “questo è il bello della
diretta”?
FAZIO: Minà!
DE GREGORI: Eh eh… e come lo diceva?
FAZIO: Ah vigliacco! Tu mi vuoi far fare…Che cosa
canti?
DE GREGORI: Avrei voluto fare La donna cannone
per ringraziare la signora di queste cose bellissime che ha detto su
di me, però siccome ci vorrebbe il pianoforte e quello non c’entrava
nemmeno nella giacca…
FAZIO: Io per servilismo posso fare anche il
pianoforte!
DE GREGORI: Non sei capace… vorrei fare una
canzone che comunque lei gradirà .. speriamo… non si sa mai..
(esecuzione di RIMMEL, solo con la chitarra)
DE GREGORI: Vi ringrazio naturalmente. Grazie.
FAZIO: Se vuoi andare avanti…
DE GREGORI: C’è un’altra canzone che potrei fare
che è .. come dire… legata a quel periodo lì, al periodo di Rimmel.
Occorre l’armonica a bocca, ce l’ho qui … magari piace anche questa.
Si chiama Buonanotte fiorellino.
FAZIO: Ancora a noi non ci par vero tutto questo.
DE GREGORI: Oh! Non è facilissima a
suonare...quindi se per caso mi sbaglio poi…
FAZIO: Se hai bisogno ti aiutiamo.
(esecuzione di BUONANOTTE FIORELLINO, con
chitarra e armonica)
DE GREGORI: Torniamo a sederci.
FAZIO: Ciascuno dei presenti è andato con la
mente chissà dove, perché? Eh?
DE GREGORI: E chi lo sa?
FAZIO: Mah! Quanto sei “alto”!
DE GREGORI: No, alto….
FAZIO: Qui verrebbero a dire tutte quelle cose
evocative della musica, sulle parole, su poesia e non poesia. Ma noi
non le diciamo, non io, ma almeno le dice il pubblico che ringrazio
per non aver rovinato la canzone accompagnando con il battito delle
mani. E’ una mia fissazione.
DE GREGORI: Come ogni tanto accade.
FAZIO: Come ogni tanto accade e dà anche
fastidio.
DE GREGORI: A volte fa piacere, a volte fa anche
piacere.
FAZIO: Però siccome io sono anziano vi ringrazio,
perché mi urtano queste cose. Ecco, mi avrebbe dato fastidio
disturbare il Maestro. Vado tra il pubblico per la prossima domanda.
Tu accomodati…
DE GREGORI: In piedi, sto in piedi. Si dice
“seduto o non seduto faccio sempre la mia parte”.
FAZIO: Però, anche “però” c’è subito dopo nella
canzone. Allora, chi è il prossimo o la prossima? Chi è lei, parente
della Signora Silvana? No. Come si chiama?
FLORIANA: Floriana da Roma. Innanzi tutto volevo
dire che sono contentissima di venire qua perché l’altro ieri ho
fatto…
FAZIO: Guardi, non ci interessa… le sue cose
private, volevo dire che ci interessano ma….
FLORIANA: …ero in lista fra quelli che sono
prenotati, va bene, poi ho detto… insomma…dopo ho detto…..
FAZIO: Qui tagliamo tutto. Dica..
FLORIANA: Io volevo chiedere due cose. Una un po’
più seria e l’altra un po’ meno seria.
FAZIO: Noi non le chiediamo quale delle due è
quella più seria e quella meno seria. Prego.
FLORIANA: Come mai negli ultimi anni, soprattutto
nell’ultimo periodo, è cambiato il rapporto di Francesco De Gregori
con i mass media, in questi ultimi tempi devo dire che è molto più
presente, grazie al cielo; perché finalmente la musica di De Gregori
si conosce, perché molti non lo apprezzano perché non lo conoscono.
E l’altra è il rapporto di De Gregori con il pubblico durante i
concerti, perché alcune sembra quasi che l’accompagnamento di chi
canta sembra quasi possa disturbare la canzone. Io mi ricordo
l’ultimo concerto….
FAZIO: Questa è colpa mia, perché siccome io vado
a tutti i concerti, lui sa che mi dà fastidio quando la gente rovina
le canzoni e allora per cortesia nei miei confronti lui…
FLORIANA: No, perché all’ultimo concerto al
Palaeur di Roma, mentre stava cantando la Donna cannone, aveva
chiesto che nessuno cantasse. In realtà hanno cantato perché fuori
stava venendo fuori una cosa grandiosa.
FAZIO: Sì, però se tutti cantano, si vedano da
soli a cantino da soli senza chiamare il cantautore, scusi, eh?
Quello si chiama karaoke, lasciate stare i cantautori!
DE GREGORI: No, io credo che… quello che dicevo
prima…fa anche piacere. Insomma, su certe canzoni molte volte è
piacevolissimo sentire il coro del pubblico, anche se diventa un
problema tecnico per chi sta cantando perché non si sente più quello
che sta facendo lui, il basso, la batteria. C’è solo questo grande
coro pieno di affetto, a volte anche molto intonato (non sempre), ma
comunque va benissimo.
La Donna cannone a Roma era un gioco, era un
gioco teatrale se vuoi. Fare quel gesto: “non cantate”era… come
dire… premeditato. In effetti, comunque, si è creato un momento di
silenzio strano in tutta quella bolgia che, credo, non sia stato
bruttissimo. E… niente… continuate a cantare, non date retta a
Fazio, poi ci parlo io.
Quanto a farmi vedere di più in televisione o
alla radio come oggi…. perché no? Ecco, non è sicuramente la parte
del mio lavoro che mi riesce meglio, forse nemmeno quella che amo di
più, però siccome per tutta la vita uno non fa che imparare, ecco,
forse è ora di imparare… è forse anche un fatto di umiltà, forse
anche il fatto di non sentirsi il Papa, capito? Ora non vorrei che
ci facessero causa…. però bisogna essere un po’ più a portata di
mano. L’importante è quello che uno ha da dire e che ha da cantare,
cioè portare la propria voce, la propria faccia, le proprie storie.
E poi non “dove” le va a portare.
FAZIO: Finito?
DE GREGORI: Io avrei finito, però se tu hai da….
FAZIO: Non volevo toglierti nemmeno un attimo
di….
DE GREGORI: Grazie.
FAZIO: Prego… che emozione!…… Lei è?
GABRIELE: Allora, volevo dire a Francesco che lo
ammiro sia come cantante ma soprattutto come uomo. In particolare
l’ho apprezzato quando ha cantato qui a Roma al concerto al Colosseo
contro la fame, e quindi la domanda era in questo senso: che cosa
pensa lui delle conclusioni del Consiglio della FAO che si è tenuto
qui a Roma?
DE GREGORI: Questa è una domanda assai rigorosa e
meriterebbe una risposta molto lunga, bisognerebbe parlare di un
argomento che non è alla mia portata di mano ma non è nemmeno alla
portata di mano di nessuno in questo breve momento che abbiamo a
disposizione. Credo che la FAO subisca in qualche modo la sorte di
tutti i grandi organismi internazionali. Mi viene in mente l’ONU.
Quando l’ONU deve impedire una guerra non ce la fa mai. La FAO
dovrebbe impedire la fame, ma già ha poco senso riferirsi in questo
modo il problema. Credo che ci voglia una volontà politica diversa
nel “pianeta” e la FAO è un mediatore di queste possibili volontà
politiche. Facciamo il tipo per la FAO, insomma non lavoriamo di
gomito.
FAZIO: Bene. Vedi, questo capita quando i
cantautori, la valenza politica dei cantautori…Cosa? Aspetti
signora, aspetti… c’è la signora Silvana di prima che dice “un’altra
cosa gravissima”. Dica.
SILVANA: Io non mi intendo di politica, però
penso che la FAO ha ottenuto poco o niente, quello che è molto
importante sarà l’incontro di domani: il Papa con Castro. Quello
sarà…
FAZIO: Cioè, lei si riferisce all’incontro del
19, vero?
SILVANA: Ecco, sì…. eh eh eh. E sa perché?
FAZIO: Perché oggi è il 25!
SILVANA: Gorbaciov quando ha incontrato il Papa,
che è avvenuto poi? La caduta del muro di Berlino!
FAZIO: Che cosa vuol dire questo? Perché ha una
doppia lettura…
SILVANA: L’incontro di domani fra Castro e il
Papa…… terminerà l’embargo che c’è stato finora verso Cuba…
FAZIO: Cioè, lei dice la fine dell’embargo e
l’inizio dell’imbarco, nel senso dei mezzi che Cuba sta aspettando
da tanto tempo. Signora, però il muro non è caduto, lo hanno buttato
giù, perché se no sembra che ogni volta che c’è un incontro viene
giù e allora c’è anche una responsabilità….
SILVANA: La caduta è una parola poetica.
FAZIO: Poetica? Va bene. C’è una telefonata, le
spiace? No. Pronto?
GIANCARLO: Ciao io sono Gianfranco, chiamo da
Cagliari.
FAZIO: Mi sembrava, dalla voce!
DE GREGORI: Eccomi qua.
GIANCARLO: Ciao Francesco! Come va?
FAZIO: Lei chiama da Cagliari per dire “come va”?
GIANCARLO No, anche per questo.
FAZIO: Grazie! E’ contento? La saluto?
GIANCARLO: No, no, vorrei fare la domanda.
Ascolta Francesco, io ti volevo chiedere… insomma… praticamente…in
questo penultimo album e anche nell’ultimo “Prendere e lasciare” ho
notato, per quanto riguarda gli arrangiamenti, una forza maggiore,
più trascinante, che poi chiaramente allo stesso tempo è dolcissimo
perché i testi sono stupendi … Ecco volevo sapere da te se questa
era una cosa voluta, ricercata, oppure…
DE GREGORI: Sicuramente è voluta, ma è voluta nel
momento in cui ho scritto quelle canzoni, non è che io ho scritto
delle canzoni e poi ho detto “facciamole fare più rockettare”. Credo
che alcune di queste canzoni si prestassero da sé stesse a questo
nuovo tipo di arrangiamento, ecco. Lo richiedessero proprio.
GIANCARLO: Ah, ecco. Certo. Era una mia
curiosità, questa era la mia domanda.
FAZIO: E’ finita? E’ soddisfatto?
GIANCARLO: Soddisfattissimo!
FAZIO: Vuole salutare qualcuno?
GIANCARLO: No
FAZIO: Meno male. La ringrazio, perchè le avrei
detto di no.
GIANCARLO: Perché?
FAZIO: Per cattiveria, per cinismo. Ciao, tanti
saluti in casa, la saluta Francesco. C’è un’altra domanda laggiù,
prego. Come ti chiami?
CLAUDIO: Claudio, da Roma, 24 anni. Ho risolto
tutte le formalità?
FAZIO: Io non ho chiesto niente, sai?
CLAUDIO: Chiedo io a Francesco. Tu hai fatto un
album dal vivo che si chiama Bootleg, il prezzo era imposto a 24.900
lire. Pensi che i cantautori possono fare qualcosa per..
FAZIO: Con parole tue, tranquillo.
CLAUDIO: Il problema è quello: trovarle….
Possiamo fare qualcosa per questa industria che ha vietato i
bootleg, che sono le registrazioni dei concerti o di prove in
studio, dischi che non incidono assolutamente nel mercato
discografico ufficiale perché hanno un mercato assolutamente
secondario? I dischi ufficiali costano 33.000 adesso, c’è la
proposta di portarli a 40.000 lire. Credi che iniziative come le
tue, come le altre, possano servire a qualcosa per fermare il prezzo
dei CD? Perché ….. proprio non ce la faccio più!
FAZIO: E’ un problema serio questo.
DE GREGORI: Guarda, questa è una domanda,
intanto, molto alternativa. Poi la definirei anche molto complessa e
c’è un problema reale che è quelo che tu hai detto alla fine. Tu hai
detto “io non ce la faccio più a comprare dischi”; magari ne
vorresti comprare 5-6 al mese e chiaramente non ce la puoi fare,
però hai messo molta carne al fuoco secondo me. Quando tu parli
dell’industria che vieta le registrazioni “illegali” io ti devo
rispondere che fa benissimo a vietarle, perché c’è una legge che non
è oppressiva, è una legge che tutela il diritto d’autore e che va
rispettata, va rispettata quale che sia il prezzo della
registrazione. Quando io ho fatto uscire Bootleg a 24.900 lire ho
potuto farlo perché ero io discografico di me stesso, quindi potevo
decidere di entrare sul mercato con quel prezzo, nessuno poteva
dirmi “non lo fare”. Ho comunque pagato la SIAE su quel disco, e
guai se questo non avvenisse. C’è tutta una linea di tendenza oggi
in Italia che dà addosso al diritto d’autore e al diritto di
editore. Io sono contrario a questo. Tutti i paesi civili non
tollererebbero un attacco a questo.
FAZIO: Stiamo facendo un discorso troppo serio.
DE GREGORI: Però la domanda era molto seria.
FAZIO: Però che i dischi costino troppo…
DE GREGORI: I dischi, guarda…. Secondo me i
dischi costano “leggermente” troppo, e rischio di essere impopolare
dicendo questo. Io credo che oggi un disco dovrebbe costare qualche
migliaia di lire di meno, credo che l’IVA dovrebbe essere più bassa
e su questo, in linea generale, sono d’accordo tutti però nessuno
l’abbassa; bisognerebbe fare una lotta perchè questa IVA venisse
portata a com’è l’IVA dei libri. E questo già farebbe un grosso
favore a chi deve comprare dei dischi. E poi, forse, bisognerebbe
creare delle fasce diverse di prezzo a seconda dei dischi. Quindi un
disco più vecchio dovrebbe costare di meno, il disco di un giovane
talento (anche bravissimo ma non ancora conosciuto) può e deve
costare di meno. Intanto nell’interesse del giovane e sconosciuto
talento ma anche per il pubblico. Però partire così al lancio… io ho
sentito un tono anche un po’ polemico … che le case
discografiche….In tanti anni di lavoro ho imparato che poi bisogna
cercare di collegarsi con la controparte e questo tipo di astio,
questo tipo di muro contro muro, per esempio, non c’è fra gli
scrittori e gli editori. Nessuno dice che Einaudi è uno che affama
il pubblico.
FAZIO: Però poi i libri non li compra nessuno e
il problema è risolto.
DE GREGORI: Forse è vero quello che dici tu ma
anche i dischi non li compra nessuno.
FAZIO: Ma come, solo io?
DE GREGORI: Insomma, per interderci, è un
discorso che va fatto su tutta la discografia, su tutta la musica
nel complesso. Il tuo è uno dei tanti argomenti interessanti ma ….
mi stanno facendo dei segni?
FAZIO: Dovrei chiederti se ci facessi ascoltare,
con l’IVA a costo zero…..
DE GREGORI: Io vorrei fare sentire un paio di
canzoni, con l’aiuto del mio amico Ambrogio Sparagna, che suonerà
per me grazie al suo strumento, l’organetto, uno strumento poco
conosciuto in ambiti di massa che comunque adesso si farà sentire.
FAZIO: Che ci fate ascoltare?
DE GREGORI: Ambrogio, cosa facciamo sentire?
FAZIO: Ti chiami proprio Ambrogio?
DE GREGORI: Io partirei da…
FAZIO: Ambrogio, mai stato dall’ambasciatore?
SPARAGNA: Mai!
FAZIO: Cosa ci fate ascoltare?
SPARAGNA: Decide il Maestro.
DE GREGORI: Lei Fazio, però, è un po’
irriverente.
FAZIO: No, no, Fazio va da Agnelli, lui potrà
essere stato dall’ambasciatore, no?.. Sorpresa! Informo i radio
ascoltatori che qui in studio hanno acceso le luci.
(esecuzione de L’ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA,
con Sparagna all’organetto)
DE GREGORI: Ambrogio Sparagna!
FAZIO: Ero assorto. Grazie ad Ambrogio Sparagna e
a Francesco de Gregori. Facciamo un velocissimo altro giro?
Raccogliamo un po’ di domande. C’è qualcuno di voi, critici
musicali….lei vuol fare una domanda? Dica.
BARBARA: Barbara Condorelli, non sono proprio un
critico musicale ma un conduttore di programmi radiofonici. Volevo
chiedere a Francesco, visto che abbiamo parlato di concerti (il
concerto del Palaeur, il concerto al Colosseo)….se il concerto di
Santa Cecilia in programma qui a Roma per il 20 dicembre sarà un
concerto acustico o un concerto elettrico.
FAZIO: Notizie sul concerto. Ne raccolgo due o
tre insieme così rispondiamo velocemente, d’accordo?
DE GREGORI: Rispondo adesso? Scusa, io non ho i
tempi radiofonici.
FAZIO: Io neanche, figurati! Signora, lei voleva
fare una domanda prima?
SIGNORA: Non so se questa è la sede. Io ho un
debito di riconoscenza, lo posso dire? Sì. Non solo per le tante,
intense emozioni che Francesco De Gregori mi ha regalato e che hanno
accompagnato la mia giovinezza e che adesso stanno accompagnando la
mia maturità, ma anche per un fatto della mia vita che non ho capito
bene e che racconto così com’è. Quasi vent’anni fa… sì… si va
bene…., vede che ho ingranato la quarta per fare in fretta? Perché
….. Londra….ho capito!
FAZIO: Siamo a Londra.
SIGNORA: Quasi vent’anni fa (incomprensibile) mia
sorella per il resto della sua vita. La prospetitva non piaceva né a
me né ai miei familiari. Io spedii, un mese dopo la sua uscita, a
Londra, la cassetta di “Viva l’Italia”. Io non so cosa mosse questa
cosa, fatto sta che cominciai a capire che avevo aperto una breccia
a questo proposito e in effetti poi ritornò a Roma. Io l’ho
raccontato così com’è.
FAZIO: Cioè, lei ha mandato la cassetta “Viva
l’Italia” di Francesco e sua sorella è tornata?
SIGNORA: Sei mesi dopo. Poteva tornare comunque,
però io notai…
FAZIO: Questa è la domanda, ma sarebbe tornata
comunque nel senso che c’era già un prepagato con data di ritorno?
SIGNORA: Senta, non basta, non mi tolga tempo,
visto che il tempo è poco.
FAZIO: E mi sgrida pure! Ma siamo matti? Signora,
vada a Londra! Poi le mando “Prendere e lasciare” e torna.
SIGNORA: Volevo dire un’altra cosa, la mia prima
figlia sarebbe nata soltanto due anni dopo…
FAZIO: Mamma mia, ragazzi, qui è come Beatiful!
Cosa c’entra la sua prima figlia con sua sorella?
SIGNORA: Non c’entra nulla, allora.. non mi lasci
disorientare…ho finito…
FAZIO: Non mi lasci perdere la pazienza, può
parlare quanto vuole, ma con ordine!
SIGNORA: Il fatto che sia qui..
FAZIO: Chi?
SIGNORA: Mia figlia…
FAZIO: Che è a Londra.
SIGNORA: No.
FAZIO: E’ la sorella che è andata a Londra, ora
qui c’è sua figlia che è la nipote di sua sorella.
SIGNORA: No, volevo dire questo di serio: che il
fatto che sia qui con me, che si sia affrettata a comprare l’ultimo
lavoro di settembre, la dice lunga sulla capacità di Francesco De
Gregori di cogliere nel cuore della gente, al di là delle barriere
generazionali.
FAZIO: Questo è vero! Ma mi darà atto che non
c’entra niente che sua sorella sia tornata da Londra vent’anni fa!
SIGNORA: Per la miseria! Se io le ho detto di
qualcosa che mi è capitato per il disco!
FAZIO: Ragazzi, qui ora mandiamo in onda i
cartoni animati e io continuo a parlare con la signora!
DE GREGORI: Signora, ha ragione lei! Ma certo…..
ha ragione la signora. E basta.
FAZIO: Ma Francesco, ma ce l’hai con me?
DE GREGORI: Grazie signora! (ridendo).
FAZIO: Allora,……però un bel complimento, eh?
DE GREGORI: E’ per questo che le ho dato ragione!
FAZIO: Hai capito? Ha fatto tornare la sorella,
la cassetta ha fatto tornare la sorella..
SIGNORA: Per quale motivo ritiene che sia
impossibile questo?
FAZIO: Niente affatto, lo ritengo possibile.
SIGNORA: Può entrarci pure che una canzone muova
delle emozioni e quindi faccia ritornare sulla posizione di
restarsene in Inghilterra…no?
FAZIO: Sua figlia chi è questa? Come ti chiami?
Daria? Sei mai stata a Londra? Stai qua e non ti muovere! Grazie
Signora, molto gentile. Anche lei, dica…
SIGNORE: Una domanda molto veloce, siccome oggi è
il 25 di novembre, quindi tra un mese è Natale, no?
FAZIO: Ringrazio! A nome della Rai!
SIGNORE: Allora, colgo l’occasione per fare
questa domanda a Francesco. Non se dare del lei, del voi….
DE GREGORI: Del tu.
SIGNORE: Del tu. In relazione al brano
dell’ultimo LP, cioè Agnello di Dio, volevo sapere che motivazioni
hai trovato nello scrivere questo tipo di canzone, visto che ci sono
dei tuoi esimi colleghi che hanno scritto sul tema, cioè canzoni di
tipo mistico, se non altro che guardano all’interno di quello che
abbiamo dentro. Se c’è una relazione e cosa ne pensavi di queste
critiche.
DE GREGORI: Rispondo dalla fine per comodità,
quindi rispondo alla tua domanda. Mah… non c’entra niente col
Natale, soprattutto un mese prima poi. Cosa penso delle critiche? Le
critiche sono venute da una certa parte del mondo cattolico, non da
tutto. Bisogna dire anche le cose fino in fondo. Da una parte del
mondo cattolico che è sicuramente la più intransigente e
aggiungerei, forse, la meno colta. Poi c’è stata un’altra parte del
mondo cattolico, rappresentata dal Cardinale Tonini, rappresentata
dalla rivista dei Paolini “Letture” che invece… non voglio dire che
hanno assolto la canzone ma hanno detto addirittura che era una
bella canzone. Questo veramente va detto ad onore del mondo
cattolico che, chiaramente, è variegato nelle sue espressioni, nelle
sue capacità di recepire ciò che un non credente (interruzione)….
letto Vangelo che non è sicuramente un patrimonio solo dei cattolici
DOC. Ecco, spero di aver risposto. E comunque credo che questa
canzone non abbia mai mancato di rispetto a nessuno a chi l’ha
ascoltata in buona fede.
La signora l’ho già ringraziata e difesa da
questo attacco di Fazio sferrato con una violenza….. Fabio io non ti
conoscevo così …poi ti parlerò in privato…
FAZIO: Ma non è vero, anzi ringrazio perché
queste signore, grazie a Dio, riempiono di passione e anche di
allegria queste nostre conversazioni.
SIGNORA: Grazie a lei.
FAZIO: Le dò un bacio, posso?
DE GREGORI: Vero, senza effetti! E poi rimando
alla domanda sul concerto di Santa Cecilia. Io sono molto contento
che un tempio della musica colta apra le porte a un cantante di
musica leggera quale io sono. Sarà un concerto acustico quanto lo
sono i concerti che sto facendo adesso nei teatri italiani. Io non
credo che modificherò il mio programma per il fatto di andare a
Santa Cecilia, sarebbe farmi una violenza. Io credo che debba
rimanere me stesso. Nel mio concerto c’è già una parte acustica e
rimarrà tale. E poi la scaletta. Io sto cercando il più possibile di
far sì che sia improvvisata anche per me. Ecco, cerco di deciderla
nella disperazione di tutti i miei collaboratori fra musicisti,
fonici, datori luci, cerco di deciderla il più tardi possibile. E
credo che sarà così anche quella sera. L’importante che sarà un buon
concerto, anche se poi ci sarà anche la batteria!
FAZIO: Abbiamo un’altra domanda?
RAGAZZO: Sì, io volevo chiedere se ha mai pensato
di fare un disco acustico, chitarra e voce, senza la produzione
strumentale. Così, da mattina a sera, entrare in uno studio,
registrare le canzoni e lanciarlo così sul mercato.
DE GREGORI: No, non ci ho mai pensato.
FAZIO: Vuole sapere anche come mai?
DE GREGORI: Forse vuole sapere perché. Perché mi
piace molto suonare insieme agli altri. Ci sono delle canzoni che io
eseguo volentieri da solo specchiandomi nella mia scarsa abilità di
chitarrista, e va benissimo così su certe canzoni. Ma per la maggior
parte di quello che ho scritto credo che l’apporto di musicisti
intelligenti che mi danno una mano sia fondamentale, anche per le
orecchie del pubblico. Io credo che nessuno lo comporrebbe un disco
così …anche per questo non lo faccio!
FAZIO: Io, lui, due, tre, quattro … li compriamo,
noi li compriamo!
DE GREGORI: Fate la conta, poi se vale la pena
…..
FAZIO: Signora, lei?
MATILDE: Sono Matilde. Francesco, volevo
chiederti il perché ti sei ispirato al tema Agnello di Dio in quella
canzone dell’ultimo album?
DE GREGORI: Io pensavo di aver già risposto.
MATILDE: Io pensavo che la mia domanda si
esaurisse con la domanda dell’altra persona. Non ho capito perché un
non cattolico, come tu ti sei professato, ha trattato un tema come
l’Agnello di Dio.
DE GREGORI: Perché esiste una fede cattolica e
una cultura cattolica. Io non ho la prima ma sono un (interruzione)
della seconda.
FAZIO: E’ svenuta? E’ chiara la risposta?
MATILDE: Non sono soddisfatta ma è chiara.
FAZIO: Però lui per soddisfarla più di
risponderle non può fare.
MATILDE: Come figura carismatica, qualcosa che ti
ha colpito comunque, che ti ha spinto a produrre il testo.
DE GREGORI: Ma molte figure del Vangelo sono
carismatiche, i due ladroni crocifissi accanto a Gesù sono
carismatici, la Maddalena è carismatica. Ti sto parlando di grandi
peccatori, insomma. Il Vangelo è stato il primo a perdonare i
peccatori, quindi è andato in anticipo su molta parte del mondo
cattolico di oggi.
FAZIO: Ti chiederei se tu ci facessi ascoltare
un’altra canzone così io vado dall’altra parte di questa grande sala
per raccogliere altre domande.
DE GREGORI: Ma certamente.
(esecuzione di ALICE con Sparagna)
DE GREGORI: Grazie e grazie ancora. E ancora
grazie ad Ambrogio Sparagna.
FAZIO: Sono qua Francesco… oh mamma mia, cosa
dice signora Silvana?
SILVANA: …. contaminazione….dove l’ha pigliato
questo Ambrogio? Perché è il complemento di certe sue canzoni.
FAZIO: Lei sta facendo i complimenti a Francesco
come talent scout? Un po’ come Teddy Reno con Rita Pavone? E’ un
modo per salutare ancora Ambrogio Sparagna e fargli i complimenti?
DE GREGORI: Io vorrei dire…. Signora mi scusi….
lei è molto carina. Come è stata carina per me ora è stata carina
con Ambrogio, però Sparagna non ha bisogno di un talent scout, il
suo talento è stato ampiamento riconosciuto. Certo, è… come
dire….una cosa strana, perché non accade spesso che in Italia si
facciano queste… come si chiamano? Contaminazioni!
FAZIO: Capperi!
SILVANA: Contaminazione ben riuscita. Soprattutto
perché è uno strumento campestre, ruspante e adatto a certe sue
canzoni.
DE GREGORI: Brava! Certo.
SILVANA: Ecco, un abbinamento perfetto. Questa è
una mia opinione, ad altri non piacerà.
FAZIO: Ma signora, perche dice questo?
DE GREGORI: Una come lei che ha detto che è uno
strumento ruspante …..oh… è caduto l’organetto!
FAZIO: E’ vero! Si è emozionato l’organetto! E’
vero, elogiava non solo Ambrogio ma anche la vostra unione. Prego.
Si alzi, lei è?
ANDREA: Io mi chiamo Andrea. Ciao Francesco.
FAZIO: Perché strilla? E’ lì.
ANDREA: Sono un po’ emozionato.
FAZIO: Eh, lo credo. Siamo tutti emozionati.
Allora, Andrea….
ANDREA: Io volevo chiedere a Francesco una cosa
che mi sono sempre chiesto.
FAZIO: Sempre sempre sempre o…?
ANDREA: Volevo sapere da lui cosa c’è dietro una
canzone, dietro un testo che lui scrive, diciamo tutto il contesto
…. quali sono le emozioni che tu prendi… da che cosa viene tutto
questo, diciamo… io penso che sono cose molto profonde …
DE GREGORI: Tu fai una domanda molto difficile,
difficile come quella di quell’altro ragazzo che voleva sapere dei
dischi perché costano tanto.
Vuoi sapere perché ci metto dentro certe cose? Tu
affronti il tema dell’ispirazione.
Chi lo sa perché uno alla fine scrive una certa
cosa? Io ho sempre pensato che non fosse così diverso porsi di
fronte a una canzone come porsi di fronte a una cartolina quando la
devi mandare a un amico, capito? Perché anche lì ti chiedi come fare
bella figura, come comunicare le cose che c’hai in testa, no? E’ un
po’ la stessa cosa, è scrivere, comunicare insomma… prolungare sè
stessi, fare arrivare una parte di te stesso agli altri. E questo
può avvenire con le canzoni, con le cartoline, con i film. Ecco,
forse bisogna scavare dentro sé stessi, avere poco pudore a volte.
Ecco, questa è una buona ricetta: bisogna avere poco pudore. Mettete
poco pudore all’inizio, poi il resto viene da sé.
FAZIO: Grazie Andrea, grazie molte. In questo
senso ci riallacciamo al discorso di prima, le canzoni e le
cartoline a volte possono indurre una persona a tornare. Scherzi a
parte, è interessante. C’è una telefonata. Pronto?
PAOLO: Sono Paolo da Firenze. Ciao Francesco.
Volevo sapere perché c’era…. questa esigenza ……gente…disco.
DE GREGORI: Come mai l’esigenza di registrare il
………?
PAOLO: Il disco negli Stati Uniti.
DE GREGORI: Ah! …Negli Stati Uniti. Perché ho
scelto di lavorare con un produttore che vive e lavora lì da anni.
Se fosse stato in Francia sarei andato in Francia.
PAOLO: Non c’è un motivo ispiratore?
DE GREGORI: No. Poi, chiaramente, la musica
americana mi riguarda molto da vicino, però non credo di essere
l’unico. Io ci sono andato molto volentieri. La scelta è nata dal
fatto che Corrado Rustici da vent’anni vive in California. Solo per
quello, giuro.
FAZIO: Lei cosa si aspettava?
PAOLO: Non lo, forse un’ispirazione così..
FAZIO: Ah, non perché uno va là e vede le puntate
successive di Beatiful, no?
PAOLO: No, magari anche per quello. Se Francesco
ce le può raccontare…
FAZIO: Ma lui non le sa! Mica è andato per
quello!
DE GREGORI: No, non le ho viste, non le ho viste!
PAOLO: Ha fatto male.
DE GREGORI: Mi rifarò. La saluto.
FAZIO: C’è qualche altra voce della radio che
vuole fare una domanda?
ALTRA SIGNORA: Sì, io volevo fare una domanda a
Francesco. Sono molti anni che tu hai iniziato e sicuramente quando
hai iniziato hai respinto …. Son passati appunto vent’anni
dall’inizio. Molti giovani musicisti si avvicinano oggi all’impervio
lavoro del cantautore o semplicemente del musicista. Tu cosa
consigli loro, di coltivare la propria innocenza o il proprio
cinismo?
FAZIO: O di smettere.
DE GREGORI: No, io vorrei dare una risposta
tecnica a una domanda che invece tecnica non è. Il cinismo
sicuramente non va coltivato. Io consiglio di coltivare la propria
ispirazione, la propria intelligenza, la propria moralità. Finito il
discorso metaforico, dal punto di vista tecnico suggerirei di non
buttare tante cassette registrate sui tavoli delle case
discografiche ma suonarle il più possibile dal vivo, nei locali, per
strada, a casa di amici, alle feste, alle gite scolastiche, perché
quando io ho cominciato a fare questo mestiere – e sono passati
alcuni decenni – …. Cioè voglio dire che avere un registratore
dentro casa non era da tutti e quindi non c’era questo fatto di fare
la cassetta e mandarla, tanto per non far nomi, a Vincenzo Micocci,
grande e ispirato discografico romano. E quindi i discografici erano
anche più contenti perché avevano meno lavoro; c’era però questa
palestra di andare in giro, suonare, restare insieme. Questo fa
migliorare un musicista, stare chiuso dentro casa e registrare solo
una cassetta non è la cosa migliore. E poi il cinismo no, mai, per
carità! In nessun campo!
FAZIO: Non ti piace il cinismo?
DE GREGORI: No no… Fabio dove stai?… ma non solo
nei musicisti, da nessuna parte.
FAZIO: Però il cinismo con sè stessi, laddove
sfiora l’ironia è anche utile, no?
DE GREGORI: Sono cose diverse, l’ironia sì. Ma a
piccole dosi però. Non bisogna esagerare anche perché te la fanno
molti addosso e se ti ci metti anche tu….
FAZIO: Signorina?
GIOVANNA: Ciao Francesco, sono Giovanna, volevo
chiederti … tu hai cominciato circa nel ’67 o 68 a fare questo
mestiere. Io mi chiedevo che tipo di motivazioni avevi allora per
cominciare a fare questo lavoro e che cosa ancora adesso ti motiva
per continuare a farlo. In una canzone come Battere e levare a un
certo punto dici “vedo cadere questa stella e non lo so dove mi
tocca andare”. Questa cosa mi ha fatto pensare, cioè c’è ancora
qualcosa che tu ti aspetti sia sotto il profilo professionale o
nella tua vita di uomo? Grazie.
DE GREGORI: Sicuramente nella vita c’è ancora
molto da aspettarsi e quello è un verso disperante, nato quella sera
e che riguarda l’umore di quella sera. Oggi faccio canzoni in modo
diverso da allora, da quando ho cominciato, però avrei potuto
scriverlo anche allora quel verso lì. Le motivazioni cambiano ma
rimangono.
FAZIO: Lei è? Lei mi ha detto, prima di entrare,
“sono vent’anni …”…
CLAUDIO: Una domanda leggera…
FAZIO: Lei mi ha detto “sono vent’anni…”. E’
vero? “Sono vent’anni che devo fare una domanda a De Gregori”.
CLAUDIO: Io non perdo un suo concerto da una
domenica del gennaio 1974 al Teatro dei Satiri, con Venditti e
Cocciante insieme. E poi tutti, tutti, tutti, tutti, tutti….
DE GREGORI: E’ vero, c’ero anch’io. Posso
confermare.
CLAUDIO: La domanda era questa. Se è vero che era
stato traviato nella passione sportiva da Antonello Venditti.
FAZIO: Cioè, lei ha aspettato ventidue anni …dai,
finiamo così. Sono ventidue anni che lei segue quest’uomo, questo
poeta di cui abbiamo conosciuto lati meravigliosi, che ci ha
insegnato a capire il suo pudore, che ci ha detto di essere
spudorato quando lavora nei suoi testi, che questa sera ci ha
insegnato un sacco di cose. E lei, con tutto quello che poteva
chiedergli da ventidue anni, che lo insegue da ventidue anni perchè
non ce l’ha mai fatta (esce di casa, compra i biglietti, fa la coda,
cerca il parcheggio, non lo trova, lo ricerca, prende un autobus,
arriva lì sotto il palco), viene stasera ai microfoni di RadioRai e
gli chiede: “E’ stato Venditti?”. Lei è laziale?
CLAUDIO: Certo!
FAZIO: E’ laziale!
DE GREGORI: Allora, non è stato Venditti perché
la violenza e la foga di Antonello Venditti nel tifo per la Roma era
tale che io sono immediatamente diventato agnostico nei confronti
del calcio. Sono stato però recuperato alla passione calcistica da
altre persone. Posso far dei nomi?
FAZIO: No, perché se li facciamo lui che fa per i
prossimi ventidue anni? Invece fra ventidue anni torna qui, ci
saremo ancora io e te….
DE GREGORI: Io però non vorrei farlo tornare.
FAZIO: Esatto, così tra ventidue anni torniamo
tutti qui e gli rispondi alla seconda parte della domanda.. No,
decidi tu, figurati.
DE GREGORI: No, no, va bene. Il pubblico non
vuole che io risponda?
FAZIO: Ah, siiii!
DE GREGORI: Allora: Filippo Bruni e Marco Stucco.
Ma non mi chiedete chi siano perché….. Marco Stucco è famoso ormai…
E comunque la virulenza del tifo di Antonello era tale che
cominciai a leggere tutto il Capitale di Marx e il Vangelo. Le
conseguenze si vedono ancora nelle canzoni che scrivo.
FAZIO: Caro Francesco, io ti devo ringraziare,
anche a nome di tutti, che peraltro ringrazio per la cortesia, la
disponibilità, la giovialità con cui hanno risposto in questo
incontro. Mi avete anche tolto dall’imabarazzo di dover trovare
parole appropriate da rivolgere a una persona come Francesco de
Gregori che le parole le usa talmente bene che è diffficile trovarne
altre da …. Che fai? Mi dai la spinta? E’ vero!
DE GREGORI: Ma dai!
FAZIO: E’ vero, ero anche un po’ imbarazzato.
Quindi grazie anche per questo aiuto. Io volevo ricordare soltanto
che il 3 dicembre alle 21 RadioDue trasmetterà da Napoli il concerto
di De Gregrori e quindi saremo ancora una volta su RadioRai ad
ascoltarlo. Naturalmente grazie al maestro Ambrogio Sparagna, grazie
per essere stato con noi. Francesco, io direi di lasciarci con una
tua canzone. Ne hai voglia?
DE GREGORI: Assolutamente sì.
(conclusione con l’esecuzione di FINE DI UN
KILLER con Sparagna)
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Lo
vedi tu com'è,
bisogna fare e disfare.
Continuamente e malamente e con amore,
battere e levare.
Stasera guardo questa strada e non lo so
dove mi tocca andare.
Lo vedi, siamo come cani senza collare.
Lo vedi tu com'è,
è prendere e lasciare.
Inutilmente e crudelmente e per amore,
battere e levare.
Ma non lo vedi come passa il tempo?
Come ci fa cambiare?
E noi che siamo come cani, senza padroni.
So che tu lo sai, perfettamente,
come ti devi comportare.
Abbiamo avuto tempo sufficiente
per imparare.
E poi lo sai che non vuol dire niente,
dimenticare.
E tu lo sai che io lo so, e quello che non so
lo so cantare.
Lo vedi tu com'è,
come si deve fare.
Precisamente e solamente,
Battere e levare.
Vedo cadere questa stella e non so più
cosa desiderare.
Lo vedi siamo come cani di fronte al mare
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David
Sancious (tastiere)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (tamburello)
Francesco
De Gregori (chitarra acustica)
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E' la vita stessa, più che un termine musicale.
Anche il respiro è un battere e levare. Anche la creazione artistica. Si
prende e si lascia. Questo è l'uomo e il suo destino.
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Avevano
parlato a lungo, di passione e spiritualità.
E avevano toccato il fondo, della loro provvisorietà.
Lei disse "Sta arrivando il giorno,
chiudi la finestra, o il mattino ci scoprirà"
E lui sentì crollare il mondo,
sentì che il tempo gli remava contro.
Schiacciò la testa sul cuscino,
per non sentire il rumore di fondo della città.
Una tempesta d'estate lascia sabbia e calore.
E pezzi di conversazione nell'aria,
e ancora, voglia d'amore.
Lei chiese la parola d'ordine,
il codice d'ingresso al suo dolore.
Lui disse "Non adesso, ne abbiamo già discusso troppo spesso.
Aiutami piuttosto a far presto,
il mio volo, lo sai, partirà, fra poco più di due ore."
Sentì suonare il telefono, nella stanza gelata.
E si svegliò di colpo e capì,
di averla solo sognata.
Si domandò con chi fosse e pensò,
"E' acqua passata"
E smise di cercare risposte, sentì che arrivava la tosse,
si alzò per aprire le imposte,
ma fuori la notte sembrava, appena iniziata.
Due buoni compagni di viaggio,
non dovrebbero lasciarsi mai.
Potranno scegliere imbarchi diversi,
saranno sempre due marinai.
Lei disse misteriosamente
"Sarà sempre tardi per me, quando ritornerai"
E lui buttò un soldino nel mare,
lei lo guardò galleggiare.
Si dissero "ciao" per le scale,
e la luce dell'alba da fuori sembrò evaporare.
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David
Sancious (tastiere)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica), tastiere e programmazione
Francesco
De Gregori (chitarra acustica)
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da TV Sorrisi e Canzoni 1996
- di Gherardo Gentili
"Mi guardavano con molta curiosità. La figura
del cantautore così poco americana e così tanto europea li conquistava.
Si facevano tradurre i testi delle canzoni, volevano capire".
Francesco si riferisce ai musicisti con i quali ha registrato l'album
"Prendere e Lasciare".
Se i testi dell'album hanno incuriosito i musicisti
americani, figurati i nostri lettori. Non occorre tradurli, ma
interpretarli.
Ok. Da dove vuoi iniziare
Seguo l'ordine delle canzoni che tu non stabilisci
mai a caso. "Compagni di viaggio" sembra un invito rivolto agli
ascoltatori. In realtà ha come protagonisti un uomo e una donna degni di
un film di Antonioni.
Se intendi che la canzone ha un ritmo cinematografico
mi sta bene. Ma Antonioni è più cerebrale e i miei personaggi non
ragionano troppo. Vivono, parlano di "passione e spiritualità",
scoprendo quanto sia provvisorio il loro rapporto e provvisoria la vita
stessa. Due buoni compagni di viaggio non avrebbero mai dovuto lasciarsi.
Perché hai tirato in ballo la prima declinazione
latina in "Rosa rosae"? Un ricordo ginnasiale?
Il titolo dell'album doveva essere questo. Ma
risultava quasi minaccioso, per le reminiscenza scolastiche. E ho
preferito "Prendere e Lasciare" più dentro al cuore del disco.
Le rose sono rimaste in copertina. La rosa è un simbolo. Significa la
passione, la tenerezza. Non c'è molto da spiegare. E' come un cristallo
di neve che si posa sulla mano e subito si scioglie. E la passione, come
la rosa della declinazione latina, è singolare, plurale, dativo,
genitivo, accusativo, vocativo. Si adegua a ogni variante.
A chi dedichi "Tutti hanno un cuore"?
Ai vagabondi di ogni età, a quelli che appartengono
alle cosiddette "sacche di disagio". E in particolare ai
giovanissimi che, come dico nel testo "hanno la musica nella testa ma
non gliene frega niente delle parole". Credono di essere cinici, ma
sono soltanto dei perdenti.
"Un guanto" uno dei brani più difficili,
va spiegato...
L'ispirazione mi è venuta da una serie di incisioni
del pittore tedesco Max Klinger. Un guanto perduto su una pista di
pattinaggio si trasforma in un simbolo della femminilità e si moltiplica
all'infinito finchè finisce su un tavolo accanto a una statuetta di
Cupido.
Qual é stato lo spunto di "Jazz"? Sembra
dedicata a Paolo Conte...
Effettivamente anche lui a scritto una canzone
intitolata "Sotto le stelle del Jazz". Il mio l'ho dedicato a
tutti i musicisti che fanno del jazz un miraggio. Per loro il jazz è
danza tribale, erotismo, improvvisazione, libertà assoluta.
"L'agnello di Dio" è l'uomo nel bene e nel
male?
Proprio così. E' una delle canzoni più chiare e
comprensibili dell'album. E anche se è scritta da un non credente, è
piena di fede.
Chi parla in prima persona in "Stelutis Alpinis"?
Un partigiano caduto in un'azione di guerra o una vittima della montagna?
No, il brano originale di Zardini è precedente alla
seconda guerra mondiale. Forse è un soldato caduto nella guerra del
'15/'18. Mi è piaciuto perché è un canto alpino senza essere corale e
per il senso di mistero che lo pervade.
Qual è stato lo spunto per "Baci da
Pompei"?
Un ricordo delle gite scolastiche che si facevano
alle medie. I ragazzi in visita a Pompei vanno a cercare gli elementi più
conturbanti, come il calco dei due innamorati colti dall'eruzione del
Vesuvio durante un amplesso. Lo spunto è questo calco, ma non ne ho
voluto fare una canzone archeologica e il brano prende tutta un'altra
direzione.
"Prendi questa mano zingara" cita la
vecchia canzone con la quale Iva Zanicchi e Bobby Solo vinsero a Sanremo
nel 1969. Perché?
E' il ricordo affettuoso di quei lontani
festival. Tra
l'altro i due versi iniziali erano bellissimi. Io poi l'ho trasformata
rendendola più scura e inquietante.
Anche in "Fine di un Killer" si intravede
un mondo di vagabondi e barboni. Si riallaccia a "Tutti hanno un
cuore"?
Più che altro si tratta di un piccolo manovale del
crimine. Anche musicalmente è diversa. E nella su agonia dentro al fosso,
il giovane sbandato trasfigura le cose.
Concludi con "Battere e levare". Si tratta
di una professione di fede artistica e morale?
E' la vita stessa, più che un termine musicale.
Anche il respiro è un battere e levare. Anche la creazione artistica. Si
prende e si lascia. Questo è l'uomo e il suo destino.
Torniamo all'America, dove questo album tecnicamente
è nato. Come hai trovato l'ambiente musicale californiano?
Pochi fronzoli e tante concretezza. Una grande
facilità di rapporti, molta semplicità, capacità di concentrazione e
anche voglia di divertirsi. A Berkeley, dove era lo studio, abitavamo
tutti allo stesso albergo. Abbiamo trascorso tante sere insieme, parlando
di tutto. Vero è che la musica fa parte della cultura americana molto più
che da noi. E' per così dire..."in the air", nell'aria. I
giovani imparano quasi tutti a suonare uno strumento, come succedeva nelle
famiglie borghesi in Italia all'inizio del secolo. Solo che là è un
fenomeno generale.
Ti sei concesso anche un po' di vacanza?
In due mesi di permanenza mi sono scarrozzato in
macchina, lungo la mitica Statale n.1 quella di tanti libri e tanti film.
|
|
Ci
vediamo domattina giù nel fosso, giù nel fosso.
Ci vediamo domattina giù nel fosso, giù nel fosso.
Nelle vene avrò una pista di vino rosso, di vino rosso.
Nelle vene avrò un ruscello di vino rosso.
Per vederci un po' più meglio in fondo al fosso, in fondo al fosso.
Ci saranno Camomilla e Rosmarino in fondo al fosso,
e Cicuta e Biancospino ed un fringuello e un pettirosso.
A guardare il mio destino malandrino in fondo al fosso.
Sette denti d'assassino e qualche osso,
da lasciare dove stanno, stanno bene in fondo al fosso.
Ci vediamo domattina sotto al ponte, sotto al ponte.
Quando il fiume ha cancellato tutte quante le mie impronte.
Sulla testa avrò un cappello di tre punte, di tre punte.
Sulla testa avrò un cappello di tre punte,
ed un occhio luminoso proprio al centro della fronte.
Amore riconoscimi dal fondo della via,
amore mio perdonami se me ne vado via.
Amore mio salutami dal fondo della via,
amore mio riguardami da questa brutta compagnia.
Quando il fuoco avrà squagliato, avrà squagliato le mie scarpe,
e la pioggia avrà lavato, avrà lavato le mie colpe.
Non potrà più mozzicarmi né la cagna né la volpe,
non potrà più farmi male né la vita né la morte.
Né la morte col sorriso, né la vita colla falce.
Né la morte col sorriso, né la vita colla falce.
Amore riconoscimi dal fondo della via,
amore mio perdonami che me ne vado via.
Amore mio salutami dal fondo della via,
amore mio riguardati da questa brutta compagnia.
Amore riconoscimi dal fondo della via,
amore mio perdonami dal fondo della via.
Amore mio salutami dal fondo della via,
amore mio perdonami per questa brutta compagnia.
|
David
Sancious (tastiere)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)
Ambrogio
Sparagna (organetto)
Francesco
De Gregori (chitarra acustica, banjo)
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Qualcuno
avrebbe voluto occuparsi di Jazz,
qualcuno l'avrebbe saputo perfino suonare quel Jazz,
certamente non proprio benissimo,
ma quel tanto che basta e che fa.
Che si dica "Ha vissuto la vita sotto i colpi del jazz".
Che si dica "Quell'uomo ha vissuto sotto i colpi del jazz".
Qualcuno avrebbe dovuto tuffarsi nel jazz.
Lontano dagli occhi del mondo, volendo in un'altra città.
Altri portici ed altri portoni
dove anche il buio è diverso da qua
e perfino l'amore è più bello a livello di jazz
e la pioggia è più tiepida sotto l'ombrello del jazz.
Fa' che duri il tempo, fa' che giri lento, fa' che scorra il pianto
fa' che mi conosca e che mi riconosca quando mi vedrà.
Cantando con gli occhi come solo lei sa,
cantando e ballando al ritmo del jazz.
Qualcuno avrebbe potuto sfumare nel jazz.
Qualcuno l'avrebbe saputo perfino imparare quel jazz.
Decifrare la nota incredibile di ogni singola tonalità,
e buttarsi la vita alle spalle a tempo di jazz
e buttarsi in un giro di valzer a tempo di jazz.
Fa' che duri il tempo, fa' che giri lento, fa' che asciughi il pianto,
fa' che mi conosca e che mi riconosca quando mi vedrà.
cantando con gli occhi come solo lei sa,
cantando e ballando al ritmo del jazz.
_________________________________________
David
Sancious (tastiere, sax solo)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica)
|
Albanese: Come caratterizzerebbe gli ultimi dischi di De
Gregori, quelli degli anni Novanta: Canzoni d'amore e Prendere e lasciare?
Lo Cascio: Lui ha dei suoi filoni che continuano, degli stili che continuano ad
andare avanti, delle evocazioni che comunque continuano ad esserci. Quella
bellissima... Per esempio, Compagni di viaggio è un atmosfera assolutamente
alla Dylan. E' una canzone proprio dylaniana al massimo. Però è bellissima. E'
una delle più belle, secondo me. Poi ci sono delle cose completemente nuove,
come Il guanto. Quindi, continua ad inventare cose nuove e continua a
consolidare quelle vecchie. E' un processo che ci dà da pensare. Comunque, devo
dire che questo è un periodo più bello. E' un po' meno schiacciato dalle cose
come erano per esempio in alcuni dischi precedenti. Ci sono stati dei momenti più
pesanti. Lui ha fatto dei dischi molto più pesanti, anche se sempre importanti
e belli. Però sono stati dei periodi più cupi. Adesso, invece, comincia ad
essere di nuovo lirico, e quindi, va bene cosi. E' anche un po' segno perché
siccome poi comunque l'abbiamo visto precorre sempre le cose. Quindi questo può
essere un buon segno. (NICHOLAS ALBANESE INTERVISTA
GIORGIO LO CASCIO – 1998)
|
E
se dietro al sequestro del brano di
De Gregori si nascondessero motivazioni poco artistiche?
Roma,
9.1.1997 - Come forse
saprete, il Tribunale di Roma ha dato ragione agli autori dei brano
"Zingara", che vinse nel '69 il Festival di
Sanremo (la interpretavano
lva Zanicchi e Bobby Solo), che avevano citato in giudizio Francesco De Gregori
per avere utilizzato senza permesso alcuni versi dello storico brano nella sua
canzone "Prendi questa mano zingara" inserita nell'ultimo album
"Prendere e lasciare".
Subito
certi "soloni" dei giornalismo hanno titoloato a caratteri cubitali
che il nuovo album di De Gregori "è stato sequestrato". A parte il
fatto che il disco non è stato (almeno per ora sequestrato), temiano che dietro
alla vicenda - per cui sono stati tirati in ballo i diritti dell'arte e persino
dell'espressione - si nascondano motivazioni molto meno nobili o drammatiche. La
prima, l'ha formulata anche il TG5 delle 20 di oggi. E cioè che Gianni Morandi
(indicato dal giornalista dei Tg5 come il vero autore di "Zingara",
"all'epoca non la firmò perché non era iscritto alla SIAE") si sia
vendicato dello scherzo tiratogli qualche anno fa da De Gregori. Il quale aveva
chiesto e ottenuto di bloccare un disco di Morandi solo perché conteneva una
versione della sua "Buonanotte Fiorellino" che non gli piaceva.
La
seconda: gli autori dei pezzo hano citato in giudizio De Gregori perché, dopo
averglielo promesso, si è dimenticato di citare nel suo disco i crediti del
brano ispiratore. La terza: che la minaccia dei sequestro del disco di De
Gregori serva soprattutto a fargli vendere qualche copia in più, dopo che da
settimane è praticamente fermo.
Insomma,
ce n'è abbastanza per far cadere le braccia (e forse anche qualcosa d'altro) a
chiunque. Tranne che ai "soloni".
|
Prendi
questa mano, zingara
dimmi pure che futuro avrò.
Ora che il vento porta in giro le foglie
e la pioggia fa fumare i falò.
E c'è uno che dice "Guarda!",
uno che dice "Dove?", Uno che dice "Chissà".
E c'è acqua che è ferma, acqua che si muove,
acqua che se ne va.
Prendi questa mano, zingara,
leggile fin che vuoi,
leggila fino all'ultimo
leggila come puoi.
Prendi questa mano, zingara,
dimmi ancora quanta vita ci va.
Di quanti anni sarà fatto il tempo
e il tempo cosa sembrerà.
Saranno macchine o fili d'erba?
Saranno numeri da ricordare,
saranno barche da ridipingere,
saranno alberi da piantare.
Prendi questa mano, zingara
raccontami il buoi com'è,
la notte è lunga da attraversare,
fammi spazio vicino a te.
I tuoi occhi risplendono nel buio,
la tua bocca e le tue dita ,parlano.
Il tuo anello rovesciato, si illumina.
Alla luce dell'insegna dell'albergo di fronte
i tuoi denti e la tua schiena brillano,
mentre i tuoi sensi scintillano,
nell'oscurità.
Prendi questa mano, zingara,
fammi posto vicino a te.
La notte è lunga da attraversare
fammi posto vicino a te.
I tuoi occhi sorridono nell'ombra,
le tue carte si aprono,
le nostre mani si mischiano.
E il presente e l'infinito, nel buio si confondono,
mentre i tuoi sensi rispondono,
nell'immensità.
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David
Sancious (tastiere)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)
Francesco
De Gregori (chitarra acustica)
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|
Il brano Prendi questa mano, zingara è stato al centro di una
lunga battaglia legale tra Enrico Riccardi, Luigi Albertelli e la BMG Ricordi da
un lato, e De Gregori e la Sony dall'altro. I primi in quanto autori della nota
Zingara interpretata da Iva Zanicchi e Bobby Solo e vincitrice del Festival di
Sanremo 1969, contestavano limitatamente l'incipit del testo degregoriano
«Prendi questa mano zingara/dimmi pure che futuro avrò», simile al vecchio
«Prendi questa mano zingara/dimmi che destino avrò».
Il 7 gennaio 1997, circa quattro mesi l'uscita del disco, il
giudice Mario Rosario Ciancio della 1ª Sezione Civile del Tribunale di Roma
emise cautelativamente un'ordinanza con la quale si inibiva al cantautore romano
di eseguire il brano in pubblico e si imponeva alla Sony Music editrice
dell'opera di ritirare dal commercio i dischi e i nastri contenenti il brano
incriminato. Fu pertanto messa in commercio una nuova versione di Prendere e
lasciare senza il brano condannato e con una copertina che in evidenza avvertiva
che il disco «non contiene Prendi questa mano, zingara per ordinanza del
Tribunale di Roma RG AC 38472/96».
De Gregori reagì con stupore facendo notare che «la musica,
al pari di altre forme d'arte, è un continuo gioco di citazioni e recuperi. Mi
sembra che l'ordinanza contraddica una linea di tendenza culturale significativa
di questi ultimi decenni. Sarebbe come se Naomi Campbell avesse impedito ad Andy
Warhol di riprodurre la famosa lattina della minestra nelle sue celebri e
straordinarie opere». Per la stessa Iva Zanicchi l'operazione degregoriana era
da ritenersi «una cosa carina: De Gregori, prendendo spunto da una canzone degli
anni sessanta di grande successo, l'aveva volutamente citata; ogni volta che
sentivo la sua canzone, onestamente, mi faceva piacere, mi ricordava la mia
'Zingara'. Dal mio punto di vista, ero contenta di sapere che il poeta De
Gregori avesse preso spunto da una canzone popolare come 'Zingara'. Insomma, per
me sotto sotto poteva essere un omaggio ad una grande canzone italiana».
A sostegno di De Gregori si mossero Beniamino Placido,
Maurizio Costanzo e il docente di filologia Gianni Spallone, i quali redassero
tre memorie comprovanti l'assoluta legittimità dell'operato del cantautore.
Analoga memoria fu presentata nel marzo 1997 da Fabrizio De André. Il 21
febbraio il tribunale assolse De Gregori sostenendo che «la utilizzazione dei
due versi non costituisce un plagio, ma rappresenta semplicemente la citazione
di una parte di una famosa opera dell'ingegno che deve essere valutata come
manifestazione della notorietà raggiunta dall'opera dalla quale è tratta.
Conseguentemente è da escludere qualsiasi confondibilità tra il testo scritto da
Luigi Albertelli e quello scritto da Francesco De Gregori».
Il 31 maggio 2002 una nuova sentenza ingiunse a Francesco De
Gregori il pagamento dei danni morali agli autori di Zingara. Venne nuovamente
immessa sul mercato una ristampa dell'album "purgata" della traccia del brano
contestata con un'apposita nota in evidenza sulla copertina avvisante
l'acquirente che «Non contiene Prendi questa mano, zingara per sentenza del
Tribunale di Roma n. 22118/2002, pubblicata il 31/5/2002».
Il 27 luglio 2007, la Corte d'appello assolse definitivamente
De Gregori da ogni accusa.
E' vietato citare volutamente una canzone in un'altra
canzone. E così Francesco De Gregori viene costretto da una sentenza del
Tribunale di Roma a "tagliare" dall'ultimo cd Prendere e lasciare la
canzone Zingara che nell'incipit cita la famosa canzone che, con la voce di Iva
Zanicchi, vinse il Festival di Sanremo del '69. Ricordate? "Prendi questa
mano, zingara, dimmi che destino avrò" ... Al cantautore romano è vietato
anche cantare in pubblico il brano. Una sentenza singolare, presa dal giudice
dopo il ricorso presentato dagli autori del pezzo, Riccardi, Albertelli e Del
Turco, e dall'editrice Bmg, infastiditi dal fatto che non sia stato chiesto il
permesso di fare quell'innocente citazione. "Sono allibito", dice De
Gregori. "La musica, al pari di altre forme d'arte, è un continuo gioco di
citazioni e recuperi. Sarebbe come se la Campbell's avesse impedito a Andy
Warhol di riprodurre la famosa lattina della minestra nelle sue celebri e
straordinarie opere". Il cantautore insieme con la Sony ha annunciato che
ricorrerà in appello. In attesa, niente Zingara nei concerti e soprattutto il
brano dovrà essere eliminato dai cd messi in conunercio. Iva Zanicchi
solidarizza con De Gregori: "A me sembrava una cosa carina, ero contenta di
sapere che il poeta De Gregori avesse preso spunto da una canzone popolare come
zingara". (DE GREGORI, NIENTE
"ZINGARA" DI D. PERUGIM)
"La rosa è un simbolo. Significa la
passione, la tenerezza. Non c'è molto da spiegare. É come un cristallo di neve
che si posa sulla mano e subito si scioglie. E la passione, come la rosa della
declinazione latina, è singolare, plurale, dativo, genitivo, accusativo,
vocativo. Si adegua a ogni variante."
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Rosa
che rosa non sei,
rosa che spine non hai.
Rosa che spine non temi,
che piangi e che tremi,
che vivi e che sai.
Rosa che non mi appartieni,
che sfiori e che vieni,
che vieni e che vai.
Rosa che rose non vuoi,
rosa che sonno non hai.
Rosa di tutta la notte,
che tutta la notte,
non basterà mai.
Rosa che non mi convieni,
che prendi e che tieni,
che prendi e che dai.
Rosa che dormi al mattino,
e venirti vicino non oso.
Rosa che insegni il cammino
alla sposa e allo sposo.
...rosa d'amore padrona,
punisci e perdona,
non chiuderti mai.
Rosa d'amore signora,
digiuna e divora
non perdermi mai.
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David
Sancious (tastiere)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)
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(Zardini-De Gregori
-
Prendere e lasciare)
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Se un mattino tu verrai,
fino in cime alle montagne.
Troverai una stella alpina,
che è fiorita sul mio sangue.
Per segnarla c'è una croce,
che l'ha messa non lo so.
Ma è lassù che dormo in pace
e per sempre dormirò.
Ma è lassù che dormo in pace
e per sempre, dormirò.
Tu raccogli quella stella,
che sa tutto del tuo amore.
Sarai l'unica a vederla,
e a nasconderla sul cuore.
Quando a sera sarai sola,
non piangere perché.
Nel ricordo vedrai ancora,
tu e la stella insieme a me
tu e la stella insieme a me.
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Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica, tastiere e programmazione)
Bruce
Kaphan (pedal steel guitar)
Francesco De Gregori, zio del cantautore,
ricordato con Stelutis alpinis
Una delle canzoni del disco, Stelutis alpinis, è la
traduzione in italiano, dall'originale friulano, del celebre canto alpino
friulano scritto da Arturo Zardini: nel racconto di un soldato che muore in
montagna e lì viene seppellito si ritrovano evidenti rimandi alla storia di
Bolla, nome di battaglia di Francesco De Gregori "senior", omonimo zio del
cantautore, ucciso nell'eccidio di Porzûs. In Baci da Pompei, invece, De Gregori
si ispira, per il testo, ai ricordi di una sua gita scolastica. L'agnello di Dio
è stata invece la canzone scelta per la promozione dell'album.
Una particolarità del disco è costituita dalla presenza, di
seguito all'undicesima traccia (Battere e levare, ultima canzone dell'album), di
ben diciassette tracce di solo silenzio, della durata di 56 secondi ciascuna, al
termine delle quali, come ventinovesimo pezzo, si ascolta una versione in
diretta del medesimo brano (qui eseguito solo voce e chitarra acustica, in
pennata e non con il finger style della prima versione), seguita da
un'improvvisazione strumentale che in origine faceva da coda al brano Jazz
sfumando rapidamente, mentre qui è proposta in registrazione integrale.
Il video della canzone L'agnello di Dio è stato girato sul
set di un film di Gabriele Salvatores ed evoca efficacemente un'atmosfera di
inquietudine e desolazione creata dal testo. A riguardo, lo stesso De Gregori
afferma:
« In questo scenario di archeologia industriale del Portello
(un’area dismessa dall’Alfa Romeo), e in altre riprese come quella nel letto del
fiume Tagliamento in secca, un set costituito da una nuda pietraia nella quale
io mi aggiro, “L’agnello di Dio” viene proiettato in un futuro di desolazione,
di solitudine, di alienazione, di pazzia. »
(Francesco De Gregori)
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Compie 100 anni la vedova del
partigiano Bolla
Una vita trascorsa nel dolore, nell'amore e nel ricordo del
marito, il capitano Francesco De Gregori, nome di battaglia Bolla, vittima
dell'eccidio di Porzûs. Ma sabato Clelia Clocchiatti lascerà andare un po' della
sua tradizionale riservatezza per fare festa con i parenti, molti dei quali
giungeranno da Roma per abbracciarla nel giorno del suo centesimo compleano. La
signora Clelia appartiene a una famiglia udinese piuttosto conosciuta: il padre,
Pietro, aveva aperto in via Treppo la prima officina meccanica della provincia,
poi diventata concessionaria Fiat e gestita dai fratelli di lei, Aldo e Luciano.
Ancor oggi Clelia vive nel palazzo di via Treppo, ricostruito dopo che il
terremoto del '76 aveva lesionato i locali dell'officina. Aveva conosciuto
Francesco De Gregori per le vie di Udine. Lui, romano, classe 1910, era giunto
in Friuli assegnato al mitico 8º alpini della Julia. È stato subito amore, di
quelli che legano per sempre due vite. Sposati nel '39, hanno avuto due figli,
Pierluigi, mancato da qualche tempo, e Anna, che risiede nella capitale. BRIl
figlio di un fratello di Bolla è il noto cantautore, omonimo dello zio, al quale
ha reso omaggio presentandosi a diverse cerimonie alle malghe di Porzûs. In
occasione della recente tappa al Giovanni da Udine durante la tournèe con Lucio
Dalla, De Gregori aveva ricordato zia Clelia avvertendo però che non sarebbe
potuto essere presente alla festa per i suoi 100 anni.BRNella memoria di Clelia
resta ovviamente incancellabile la data del 7 febbraio 1945, quando si compì il
tragico destino di Bolla e degli altri 18 osovani che lui comandava, tra i quali
Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. E nei diari ritrovati di recente del
capitano non mancano riferimenti alle affettuose lettere che scambiava con la
sua sposa.BRMia nonna sta bene di salute anche se la sua memoria ultimamente ha
perso un po' di lucidità, fa sapere il nipote, Tazio De Gregori, che assieme
alla madre vive nell'appartamento a fianco di Clelia, seguita ora anche da una
signora che abita assieme a lei. Fa una vita semplice, ed è una buongustaia. Il
mio regalo di compleanno sarà un prosciutto di San Daniele. Alla centenaria va
l'affettuoso augurio dell'associazione Partigiani Osoppo Friuli: Resta testimone
dell'amore di un uomo che non esitò a donare la propria vita per gli ideali in
cui credeva. Le saremo vicino nel ricordo di Bolla e ancora una volta
manifesteremo la gratitudine a una donna eccezionale che ha sempre condiviso lo
spirito dei fazzoletti verdi per un'Italia libera e democratica.
https://ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto/archivio/messaggeroveneto/2011/03/17/UD_05_UDE1.html
Un
guanto precipitò, da una mano desiderata.
A toccare il pavimento del mondo in una pista affollata.
Un gentiluomo, un infedele, lo seguì con lo sguardo,
a stava quasi per raggiungerlo, ma già troppo in ritardo.
E stava quasi per raggiungerlo, ma troppo in ritardo.
Era scomparsa quella mano, e tutta la compagnia,
e chissà se era mai esistita.
Era scomparsa quella mano, e restava la compagnia,
e il guanto e la sua padrona, scivolavano via,
e il guanto e la sua signora, pattinavano via.
Sotto un albero senza fiori, si struggeva l'amore amato.
Il guanto era a pochi passi, irraggiungibile e consumato.
In quella grande tempesta d'erba, non era estate né primavera,
e non sembrava nemmeno autunno, però l'inverno non esisteva.
Quando un uomo da una piccola barca, con un mezzo marinaio,
vide qualcosa biancheggiare.
Un uomo da una piccola barca, sporgendosi sul mare,
era il guanto che rischiava di annegare,
era il guanto che rischiava di affondare.
Fu un trionfo di conchiglie, un omaggio di fiori,
per il guanto restituito alla banalità dei cuori.
A una spiaggia senza sabbia a una passione intravista,
a una gabbia senza chiave ad una vita senza vista.
A una gabbia senza chiave ad una vita senza vista.
E intanto milioni di rose, rifluivano sul bagnasciuga,
e chissà se si può capire,
che milioni di rose non profumano mica,
se non sono i tuoi fiori a fiorire,
se i tuoi occhi non mi fanno più dormire.
Era la notte di quel brutto giorno, i guanti erano sconfinati.
Come l'incubo di un assassino, o i desideri dei condannati.
Dietro al Guanto Maggiore, la Luna era crescente
e piccoli guanti risalivano la corrente
e piccoli guanti risalivano la corrente.
fino al Capo dei Sogni e alla Riva del Letto,
dell'innocente che dormiva, un mostro sconosciuto
osservava non osservato,
sopra a un tavolo il guanto incriminato,
sopra al tavolo un guanto immacolato.
Ed il guanto fu rapito in una notte d'inchiostro,
da quel mistero chiamato amore,
da quell'amore che sembrava un mostro.
Inutilmente due nude mani, si protesero a trattenerlo,
il guanto era già nascosto, dove nessuno può più vederlo.
Il guanto era già lontano, quanto può più saperlo.
Oltre la pista di pattinaggio e le passioni al dì di festa,
e le onde di tutti i mari.
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VAI ALLO SPECIALE "UN GUANTO"
E il trionfo nella tempesta e le rose nella schiuma,
il guanto era volato, più alto della Luna,
il guanto sera volato più leggero di una piuma.
Oltre il luogo e l'azione e il tempo consentito
e l'amore e le sue pene.
il guanto si era già posato in quel quadro infinito
dove Psiche e Cupido governano insieme,
dove Psiche e Cupido sorridono insieme.
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David Sancious (tastiere)
Steve Smith (batteria)
Benny Rietvel (basso)
Corrado Rustici (chitarra
elettrica, tastiere e programmazione)
Bruce Kaphan (pedal steel guitar)
Francesco De Gregori (chitarra
acustica)
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Vivono
di vera luce come stelle,
come angeli in preghiera.
Sono le giovani sentinelle,
di questa lunga sera.
Hanno lo sguardo feroce ed innocente,
l'aria dura dei criminali.
Vivono in questo estremo Occidente, sogni marginali.
Oppure chiusi dentro un'automobile,
fanno buchi nella notte.
Fino a vederla passare e scoppiare,
nelle braccia rotte.
Alcuni hanno una musica nella testa,
ma non gli piacciono le parole.
Tutta la vita una musica in testa, in cerca d'autore.
E tutti hanno, tutti hanno,
tutti hanno un cuore...
Il coprifuoco comincia ogni giorno più presto,
e le misure sono eccezionali.
Riconosciamo gli amici in un verbale d'arresto,
o dalle impronte digitali.
Ma non lo scrivono nei libri di testo,
e non lo mettono sui giornali.
Questo presente ogni giorno lo stesso,
queste notizie tutte uguali.
E poi li vedi, prima ancora dell'alba,
gente che viene da fuori.
Scavano tra la terra e i rifiuti, per chissà quali tesori.
Nella spazzatura del mondo,
uomini senza nome,
cercano un pezzo di specchio da vendere,
o un riflesso del sole.
E tutti hanno.....tutti hanno....
Tutti hanno un cuore.
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David
Sancious (tastiere)
Steve
Smith (batteria)
Benny
Rietvel (basso)
Corrado
Rustici (chitarra elettrica,
tastiere e programmazione)
Ai vagabondi di ogni età, a quelli che appartengono
alle cosiddette "sacche di disagio". E in particolare ai
giovanissimi che, come dico nel testo "hanno la musica nella testa ma
non gliene frega niente delle parole". Credono di essere cinici, ma
sono soltanto dei perdenti.
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LA
VIA DEI ROMEI
Cari amici, Scrivo stavolta un’ opinione musicale, la
prima credo e parlando di un cd molto particolare e di musica molto
particolare, quella definita popolare (un po’ come il “Fischio del
vapore” di De Gregori- Marini, che guarda caso c’entrano anche in
questo cd). Si tratta di un’ opera popolare scritta da Ambrogio Sparagna,
grande fisarmonicista e suonatore di antichi strumenti, ma di un’ opera
di quelle che nel medioevo si portavano nelle piazze e radunavano la gente
ad ascoltarla come una storia in musica con il cantastorie ( a parole,
quello in musica, i suonatori, e il coro ) Nasce così “ La via dei
Romei” una storia raccontata in musica in cui l’ illustre cantanstorie
cantante è proprio Francesco de
Gregori, tutta la musica è di Ambrogio Sparagna e il coro è il coro di Lucia Marini ( vi è poi anche una
cantastorie femminile di cui non ricordo il nome , con una voce
staordinariamente simile a Milva). Questa è la storia di Procopio e
Crispino che canta De Gregori “Povere e senza mestiere, e non sanno
conoscere il grano,ma di notte hanno la forza di colpire i viandanti in
cammino.Ma l’ agguato dei rischi presenta, ogni fruscio ti mette paura,
tanate mazzate sferrate alla cieca han colpito ogni volta Procopio” due
poveracci che non sono neanche in grado di fare i ruba galline , fin
quando uno non viene a sapere che esiste una città tutta d’oro dove
pelli e ferrame son scambia te con oro e gioelli e “chi ricco non è di
certo lo diventa li” Così rubano un carro e lo caricano di pelli e
ferrame e partono alla ricerca di Romea, la città, ma incappano in una
apparizione di una mistica figura lucente di donna chiamata Chiarastella (
tipo una fata) che a tutti coloro che voglion cambiare il destino indica
la via ma che non porta a città d’ oro. Loro ignorano il consiglio e
proseguono alla ricera della citttà d’oro dove diventi ricco ma questa
non è altro che una trappola, una città di dannati dal male che la circonda , che Procopio salvato dagli starnuti vede come in realtà ma
Crispino no e si perde tra la follla, Procopio scappa, ma poi tornerà
assalito dai rimorsi a salvare l’ amico e questa volta seguiranno
finalmente Chiarastella che li condurrà sulla “Via dei Romei” dove
potranno far fortuna lavorando e costruendosi dà sé la propria
ricchezza, a piccoli passi……. La storia non è altro che una fiaba, ma
ma la musica che la accompangna è indescrivibile perché rende lieti e
partecipi, e si passano circa 70 min senza che uno possa accorgene . Io mi
sono ritrovato spesso a a canticchiarne il motivetto o a riascoltarla
appena posso ed è sicuramente uno dei cd che mi poteri su un’ isola
deserta. Consigliato da un amico che ha avuto la fortuna di vedere una
delle pochissime rappresentazioni dal vivo ed amante molto più di me
della canzone popolare, me l’ ha suggerita anche come “terapia”
contro la tristezza ed il cattivo umore e con me funziona. Donato da me
alla mia psicologa è stato così apprezzato da dire che lo userà nelle
sue sedute dei gurppi di musicoterapia. Il cd è edito dall’ Unità e
BGM ma è difficile trovarlo ( spero nella Fiera del libro in cui l’
Unità ha uno stand per potemelo comperare originale ) ma se vi capitasse
non lasciatevelo sfuggire conoscerete un certo tipo di musica, diversa
certo ma che credo faccia un po’ pare del nostro dna e vivrete
ascoltandolo una bella esperienza, conoscerete un De Gregori quasi segreto
e un grande compositore e musicista Ambrogio Sparagna. Almeno così è
stato per me. Un saluto Andrea
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1996
16 SET- Montichiari 18 SET - Treviso 20 SET - Milano 21 SET - Torino 23
SET Firenze 24 SET - Modena 26 SET Sassari 27 SET Cagliari 28 SET - Nuoro
30 SET Roma 01 OTT- Bari 02 OTT - Bari 03 OTT- Napoli 14 NOV - Varese 15
NOV - Legnano 16 NOV - Cremona 17 NOV - La Spezia 18 NOV - Piacenza, 20
NOV - Arezzo 21 NOV - Bolzano 22 NOV - Chiasso 25 NOV - Palermo 26 NOV -
Palermo 27 NOV - Catania 28 NOV - Catania 29 NOV - Siracusa 30 NOV Cosenza
3 DIC - Napoli 5 DIC - Chieti 6 DIC - Salerno 7 DIC - Perugia 9 DIC -
Verona 10 DIC - Parma 11 DIC - Como 12 DIC - Rimini 13 DIC - Ancona 14 DIC
- Bari 18 DIC - Treviglio 20 DIC - Roma 21 DIC - Roma |
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