In realtà tutto è cominciato con un sms: «Vorrei tanto conoscerti. Francesco DG». Checco Zalone era sul gommone a pescare polpi con un amico e ha pensato a uno scherzo: «Forse è dj Francesco?». Invece era Francesco De Gregori e no, questa non è la trama di un film di Checco. Dalla stima professionale reciprocFrancesco De Gregori, Checco Zalone - Rimmel (Official Video) - YouTubea è nata poi un'amicizia vera, e da lì un album che mai avremmo potuto neanche immaginare e che invece da oggi esiste: Pastiche, firmato da entrambi. Checco principalmente nei panni del pianista, De Gregori in quello del cantante un po' crooner. Le canzoni sono classici del repertorio del Principe, da Rimmel a Buonanotte Fiorellino, ma anche un inedito scritto insieme, Giusto o sbagliato, e una canzone umoristica di Checco Zalone, Alejandro.

A Milano, la strana coppia si presenta sul palco per spiegare l'operazione Pastiche davanti a una folla di giornalisti divertiti. De Gregori mette subito in chiaro che, per citare una sua canzone, non c'è alcun «prezioso tentativo di stupire»: «Questo album nasce da un impulso sincero di confrontare la mia voce con il piano di Checco. Non voglio stupire, non ho la necessità di fare uno scoop, volevamo solo fare musica insieme e farla sentire al pubblico».

Già, perché i due raccontano di un'amicizia vera e di serate passate insieme a suonare.

«Noi siamo amici. Forse De Gregori è uno dei pochi veri amici che ho nel mondo dello spettacolo. Lui è un cuoco bravissimo, e tra una cacio e pepe e una carbonara, mi mettevo al piano a suonare a casa sua. Lui mi riempiva di complimenti finché è nata questa idea. Non c'è alcun sottotesto. È una marachella». Che cosa gli ha dato questa collaborazione? Checco è serio: «Il prestigio di collaborare con il più grande cantautore italiano».

Gli si chiede che cosa ammirano l'uno dell'altro.

Checco: «Gli artisti dopo i 60-65 anni diventano livorosi, incazzati col mondo moderno. De Gregori no, non l'ho mai sentito parlare male neanche della trap. E poi tende a smitFrancesco De Gregori e Checco Zalone: "La serietà non ci appartiene" -  YouTubeizzare tutti. Insomma, l'assenza di moralismo e di retorica, unita a un profondo senso etico».

De Gregori: «Ho conosciuto Checco attraverso i suoi film, l'ho amato dal primo. Di lui mi colpisce lo sguardo innocente e dolce sulle creature umane, anche quando è corrosivo, è riuscito a raccontare l'italiano medio, che è quello che facevano Sordi o Gassmann, ma in lui non c'è mai cattiveria, c'è sempre disincanto e rispetto. Trovo questo anche nel suo modo di interpretare la musica: è affettuoso e istintivo».

Vedremo mai De Gregori in un film di Zalone? «Io direi proprio di sì. Comunque il cane di Lino Banfi in Quo vado è il suo», dice Checco. Il Principe conferma: «Mi piacerebbe molto».

Niente tour in comune ma due date alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9 giugno: e un assaggio del concerto lo si è visto prima della conferenza stampa per uno showcase esclusivissimo (vietato fare video). Lo show parte da un classico da greatest hits romanticone: Buonanotte Fiorellino. De Gregori canta, Checco al piano dice: «Non ho mai fatto una cosa seria, la gente spera che dica qualche cagata. Sono emozionato, vi chiedo perdono per le sue stonature». E poi Pezzi di vetro, Pittori della domenica di Paolo Conte. Ed è in Alejandro, una canzone in finto spagnolo che parla di una coppia formata da Alejandro e Pablo e dei loro problemi sessuali, che il pubblico impazzisce dalle risate: l'alchimia c'è, De Gregori scherza su di sé e con la musica come non lo si è mai visto fare. Poi ancora Rimmel, con tanto di armonica dylaniana sul finale, e Giusto o sbagliato. «Presentarmi al pubblico senza far ridere è rischioso», dice a un certo punto Checco. E, specularmente, anche per De Gregori potrebbe esserci il rischio opposto: ma l'esperimento è riuscito. E anche se per poco, una nuova coppia dell'entertainment è nata.

https://www.vanityfair.it/article/francesco-de-gregori-checco-zalone-album-pastiche-amicizia-concerti

 

TUTTO COMINCIO' COSI'

 

De Gregori e Checco Zalone insieme in Pastiche: uno dei migliori album italiani degli ultimi anni  - Graziella Balestrieri      

Da pochi giorni è uscito Pastiche, il nuovo (no, non è un errore, state buoni) album di Francesco De Gregori e Checco Zalone, prodotto dallo storico bassista del cantautore romano, Guido Guglielminetti.

Dovremmo partire da Francesco De Gregori ma partiamo invece con un piccolo, per quanto possa servire, elogio di Checco Zalone. In genere si è soliti pensare che un comico possa fare nella vita solo il comico, e anche nella più intellettuale delle ipotesi si immagina che il comico nella sua vita privata sia una persona molto triste.

Però al comico in genere non viene data la possibilità di essere altro o di avere un’altra passione e allora si ribadisce e si sottolinea, in questo caso specifico, che “oh, in realtà Checco Zalone è un bravissimo pianista, oh ma guarda che Checco Zalone ha studiato al conservatorio”.

Più banalmente i film di Checco Zalone hanno un successo enorme tra il popolo, e quindi il mainstream lo inchioda al ruolo di intrattenitore senza considerare che possa essere anche altro. Così questo duo che tanto sembra assurdo in realtà non lo è per niente. Perché Pastiche risulta essere uno dei migliori album in circolazione. Ma non di questo momento e di questa ondata di frastuoni, è uno dei migliori album da un bel po’ di tempo a questa parte.

Il pianoforte che Checco Zalone suona in maniera straordinariamente malinconica riesce a regalare a De Gregori un’intensità che raramente l’artista è riuscito ad avere in passato. Attenzione, l’intensità è cosa ben diversa dalla profondità.

La profondità ti porta ad essere molto più distaccato mentre l’intensità nell’interpretazione di un brano ti porta a scoprirti totalmente, a dichiararti, mostrando anche le tue debolezze, anche quel filo di voce che a primo orecchio sembra quasi una stonatura in realtà è solo un filo di tristezza o anche la voce che chiede una tregua al tempo.

Pastiche è una sorta di posto bellissimo a cui ritornare, un pezzo di infanzia, un pezzo di malinconia, è un pezzo che ci è stato strappato via da tutte queste macchine che parlano al posto nostro e che pensano al posto nostro.

Pastiche è un album che restituisce il tempo, per pensare, per distrarsi dai rumori, per allontanarsi dalla velocità quotidiana, ti dà la possibilità di avere un altro sottofondo. Ed è poi un album che scaccia via l’abitudine e che porta a dissacrare tutto ciò che a tanti di noi può sembrare sacro.

L’introduzione di Viva L’Italia, canzone storica, simbolo anche in un certo senso delle piazze, ma non solo, che i più non avrebbero mai osato toccare o accostare a La Prima Repubblica di Checco Zalone.

 

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Però invece sono proprio due brani che si aggrappano l’uno all’altro: Viva l’Italia di De Gregori è ed era una canzone che molto probabilmente andrebbe inserita come introduzione (nelle lezioni) per spiegare la storia del nostro paese, una specie di elenco di pregi e difetti degli italiani e di conseguenza della storia di questo paese, messi insieme in maniera poetica e drammatica.

Quel Viva l’Italia nonostante tutto, l’amore nonostante tutto, l’unità nonostante tutto. La Prima Repubblica di Checco Zalone in realtà non fa altro che aggiungere un pezzo alla storia che raccontava Viva l’Italia, solo che in maniera molto più amara, un’amarezza che riesce a mettere un po’ sotto i piedi quella speranza che leggevamo in Viva l’Italia.

Nella Prima Repubblica di Checco Zalone non c’è nessuna speranza o quasi di cambiamento, è molto crudele come lo è il cinema di Checco Zalone, appunto, perché il paese non è cambiato, l’italiano con i suoi difetti non è cambiato, e alla fine quando De Gregori canta “ed i debiti pubblici si ammucchiavano come conigli, tanto poi erano cazzi dei nostri figli”, come facciamo a dire che questa non è una verità storica?

Rimmel in questa versione prende tutta un’altra vita, sembra proprio un’altra cosa, un po’ come se fosse un’altra canzone, perché lo è. Ci sono altre mani, ci sono altri suoni, ci sono altre storie che sono passate in mezzo a – quelle pagine chiare e quelle pagine scure-.

Poi ci sono gli omaggi a Pino Daniele con Putesse Essere Allero o a Paolo Conte con Pittori della domenica. E poi c’è un omaggio bellissimo al trio Carpi-Manfredi-Patrizi, con il brano Storia di Pinocchio che ha dei tratti del primo Tom Waits, datato 1982 con Broken Bycicle, una storia struggente seppur carica di una bellezza inquantificabile. Così è qui il pianoforte di Checco Zalone, né più ne meno: struggente e bellissimo.

E poi c’è tutta la lentezza necessaria, la distrazione, la musica come sottofondo di chiacchere, il tempo da recuperare, e / o anche ricordare qualcosa che è stato, che non c’è più, che vive sempre e comunque tra le note, qualcosa a cui la vita dà un inizio e una fine, mentre la musica rimane, eterna.

Così Pastiche non è per nulla un album che racconta qualcosa che già si è sentito, è un rimando a qualcosa. Poi c’è un’altra storia, quella di Francesco De Gregori, di cui forse abbiamo scritto tutto ma in verità sappiamo nulla o sappiamo poco. Francesco De Gregori di cui abbiamo odiato o amato in tanti la proverbiale riservatezza per poi meravigliarci in maniera negativa negli ultimi anni del suo sembrare più cordiale con tutti.

Eppure, Francesco De Gregori ha sulle spalle la storia di uno che ha saputo raccontare l’uomo in tutte le sue vicissitudini, partendo da dentro. Ha raccontato la storia come qualcosa che si mostra attraverso la musica, non un dipinto, non una foto, ma qualcosa che rimane impressa, come i ricordi, in ogni loro forma, che sia di gioia o dolore, o che siano solo di un momento.

E poi il linguaggio, un grattacapo per tutti, perché il linguaggio usato da De Gregori ha concesso a molti la capacità di incuriosirsi, mentre ad altri ha concesso la possibilità di sentirsi stupidi, che certe volte è molto utile, nonché necessario.

Il linguaggio usato da Francesco De Gregori nelle sue canzoni ci ha concesso in maniera del tutto paradossale di usare la fantasia e di volare altissimo pur restando totalmente razionali o, meglio di portare il cervello e la testa da un’altra parte rimanendo, anche con grande difficoltà con i piedi per terra.

Quella di Francesco De Gregori è l’arte di chi non ha scritto canzoni per insegnare niente ma per lasciare, per ricercare, di portare e trasportare quel concetto tanto caro a Leonard Cohen, ovvero di cercare la bellezza in ogni cosa, di indossare l’eleganza anche quando tutti intorno indossano maschere da carnevale, anche se carnevale è passato da tanto tempo.

Se la politica che ha tirato per il cappello De Gregori a destra e manca avesse ricercato un minimo di quella bellezza, di quel modo introspettivo di guardare ai propri errori, se ci si fosse messi anche solo per una volta dall’altra parte della storia, come De Gregori ha saputo fare, in una maniera totalmente drammatica come nel Cuoco Di Salò, se avessimo mostrato anche pietà nei confronti di una storia che ci ha divisi, forse non saremmo arrivati a questo punto, forse non dovremmo discutere su chi deve o non deve festeggiare il 25 aprile.

E allora niente, come si dice, Pastiche è un album nuovo di un momento che rimanda ad un altro, come un settembre che ricorda luglio, proprio citando ancora Tom Waits, oppure di canzoni per ridere nel pianto. Dopo tanto tempo, ma davvero tanto, e non si fa per dire, Pastiche è un album che porta a dire “alza” il volume e fammi sentire e non “abbassa” che non mi voglio stordire (Perdonate la rima).

Graziella Balestrieri

https://www.unita.it/2024/04/20/de-gregori-e-checco-zalone-insieme-in-pastiche-uno-dei-migliori-album-italiani-degli-ultimi-anni/

 

 

 

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C'è un segreto dietro la copertina di «Pastiche» l'annunciato album di Francesco De Gregori in uscihttps://www.iltitanic.com/2024/001.jpgta il 12 aprile con un pianista d'eccezione come Checco Zalone: nel disco la strana coppia rilegge brani dello stesso De Gregori, ma anche di Paolo Conte, di Antonello Venditti e di Pino Daniele («Putesse essere allero»).

«Voce e pianoforte» dice il sottotitolo del disco e al cantapianista per eccellenza è ispirata la cover dell'album, che, tonalità di rosso a parte, cita esplicitamente, nella grafica, nel lettering, nella posizione della fotografia il celebrato «Carosello Carosone n.2», album di Renato Carosone pubblicato il 24 maggio 1955, forte di brani come «Pianofortissimo».

Agli albori della sua carriera, nel 2006, Zalone ricevette il Premio Carosone a Napoli, Arena Flegrea. I due mattatori presenteranno «Pastiche» in concerto il 5 giugno alle terme di Caracalla

fonte Il Mattino

 

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Dico un paio di stronzate. Non mi caccia.

La collaborazione tra il Principe della musica italiana e il comico e regista (ma non solo) pugliese è giunta indubbiamente inaspettata: non nego che la mia prima reazione, oltre che di stupore, sia stata di perplessità. Mi sono chiesto (a torto): cosa c’entra Francesco De Gregori con Checco Zalone, cos’hanno in comune? E ho sentenziato la più scontata delle frasi: «sarà la solita operazione commerciale!». Naturalmente non c’è niente di più sbagliato che reagire istintivamente, senza riflettere, e soprattutto senza avere ascoltato ancora una nota. Infatti, poco dopo, il puzzle ha cominciato a comporsi, con l’uscita di Giusto o sbagliato, il primo singolo, e l’aver appreso dalla viva voce dei protagonisti, durante la conferenza stampa di presentazione del disco, le motivazioni intrinseche a questo nuovo progetto.

Le parole dei due artisti sono state più che convincenti, così come il breve assaggio live di alcuni brani, resi da entrambi con destrezza e https://www.iltitanic.com/2024/035.jpgun piglio ironico e scanzonato che mi ha trasmesso una piacevole sensazione di leggerezza. Infine, ancora più importante, l’ascolto di Pastiche ha chiuso il cerchio e dissolto ogni mio iniziale pregiudizio.

La vita è l’arte dell’incontro recita il titolo di un vecchio album di Vinicio de Moraes e Sergio Endrigo; sostituite vita con musica e il gioco è fatto. I musicisti, in tema di collaborazioni, sono spesso più avanti di molti di noi ascoltatori, sono aperti al confronto e pronti alla sfida di nuove suggestioni, curiosi di esplorare nuovi territori. De Gregori e Zalone sono amici, si frequentano e si stimano. Li immaginiamo a pranzo, a casa di Francesco (sembra che cucini un’ottima cacio e pepe), due chiacchiere, poi Zalone si siede al pianoforte e si divertono a suonare insieme. Ecco la scintilla che ha spinto De Gregori a confrontare la sua voce con il “pianismo di Checco”. Una marachella, parola del maestro, sfociata in questo bell’omaggio alla musica italiana, convincente e sentito.

De Gregori smette i panni del cantautore e indossa le vesti del crooner, rilegge alcuni classici del proprio repertorio e volge lo sguardo ad alcune chicche di Paolo Conte, Pino Daniele e Antonello Venditti, incluso il mastro Geppetto del compianto Nino Manfredi. Un inedito scritto a quattro mani e un paio di brani di Zalone completano l’opera. L’atmosfera è dunque vintage, a partire dalla copertina, dichiarato omaggio al disco di Renato Carosone del 1955 Carosello Carosone n.2; «molto probabilmente ne sarà contento» afferma lo stesso De Gregori. Il disco è quindi un delizioso mélange di colori e influenze tessuto con classe ed eleganza.

De Gregori ha da poco compiuto settantatré anni, i suoi capolavori li ha già scritti, non deve dimostrare niente, tantomeno vuole stupire per forza. L’età porta saggezza, equilibrio, e la voglia di fare il bilancio della propria vita. In questo senso va Giusto o sbagliato, l’inedito che apre il disco. «Stai sulla scena senza vederla […] e dici “fammi un elenco, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato” e il conto è lì sul tavolo, giusto o sbagliato». Il brano, trainato dalla band abituale del cantautore romano al completo, cita My Way, che voleva tradurre in italiano, ma non funzionava come doveva, «alla fine ho scritto un pezzo nuovo», dice lui. Una bella equazione: Dylan, che con De Gregori c’entra molto, interpreta Sinatra, Francesco lo cita, tutto torna. Giusto o sbagliato è proposto anche in una seconda versione con l’Orchestra Italiana del Cinema e l’arrangiamento del maestro Roberto Molinelli; tra le due, è quella che preferisco, più a tono con il resto dell’album.https://www.iltitanic.com/2024/036.jpg

Pezzi di vetro e Rimmel sono rarefatte, confidenziali, il pianoforte solitario accompagna la voce che si fa dolce e avvolgente ed esalta la liricità dei testi. Luca Medici non scherza affatto, anzi si rivela un ottimo pianista, competente e misurato, dal fraseggio sicuro e fantasioso. Nella morbida Buonanotte fiorellino si aggiungono qualche spruzzata di batteria e il contrabbasso, il taglio è jazzato, molto pertinente, fa capolino addirittura Bill Evans con la citazione colta di Waltz For Debby. Allo stesso modo procedono Atlantide, Falso movimento e Ciao ciao, rivelando la grande sintonia che unisce quella che poteva apparire una strana coppia.

Singolare la scelta delle cover che raccoglie quattro brani poco frequentati della nostra canzone d’autore: Pittori della domenica di Paolo Conte, tributo alla sincera passione di tutti quegli artisti mancati che nonostante il poco talento inseguono il loro sogno, Le cose della vita di Antonello Venditti, la commovente Storia di Pinocchio, tratta dallo sceneggiato di Luigi Comencini del 1972 con Nino Manfredi (presentata anch’essa in una seconda versione piano e voce) e Putesse essere allero di Pino Daniele in cui De Gregori si cimenta con il dialetto napoletano.

Divertimento, irriverenza e un pizzico di sana scorrettezza sono invece le chiavi dei due brani di Zalone: La prima repubblica, introdotta dalla melodia di Viva l’Italia, veloce pezzo cabarettistico, e Alejandro, composto per l’occasione, che tocca il culmine dell’ironia e della spensieratezza. Chi l’avrebbe mai detto che De Gregori si sarebbe lasciato trasportare da doppi sensi e licenziosi giochi di parole in questo spassoso inno all’andropausa?

Pastiche è nato quasi spontaneamente dall’incontro di due amici che, pur provenendo da mondi artistici differenti, hanno messo in comune il proprio talento. Il risultato è un album bello e godibile, d’altri tempi o, se vogliamo, senza tempo: la maggior parte dei brani sono già dei classici, ma questa nuova luce aggiunge loro quel tocco di leggerezza e semplicità che li rende ancor più attraenti. Non dev’essere facile aggiungere qualcosa di nuovo a canzoni conosciutissime senza intaccarne l’incanto. De Gregori e Zalone ci sono riusciti senza sforzo apparente. Il divertimento è assicurato, pianisti di piano bar siete avvertiti!

Andrea Furlan

https://offtopicmagazine.net/2024/04/15/de-gregori-zalone-pastiche-caravan-sony-music-2024/#more-57380

 

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Checco Zalone e Francesco De Gregori, la strana coppia funziona (e dal vivo farà faville)

I due hanno lanciato un disco Pastiche, e hanno annunciato due spettacoli in cui divideranno il palco, il 5 e il 9 giugno a Roma, alle Terme di Caracalla

“Generale, dietro la collina ci sta la notte crucca e assassina, e in mezzo al prato c'è una contadina curva sul tramonto, sembra una bambina…”. “Gli uomini sessuali non avranno gli assorbenti ma però hanno le ali”. Come fanno questi due mondi, questi due modi di fare musica, a stare sullo stesso disco, o sullo stesso palco? Parliamo di Francesco De Gregori e Checco Zalone che hanno lanciato un disco insieme, Pastiche, e hanno annunciato due spettacoli in cui divideranno il palco, il 5 e il 9 giugno a Roma, alle Terme di Caracalla. “Checco Zalone e Francesco De Gregori insieme è una cosa così assurda che non possiamo non parlarne” ci siamo detti con la redazione di Wired al momento della notizia dell’uscita del disco. Ma che ci fanno questi due insieme? Intanto abbiamo scoperto, e non lo sapevamo, che i due sono amici, e che è stato addirittura De Gregori a cercare Checco in occasione del loro primo incontro. Il loro album, Pastiche, non è però l’incontro folle che ci si aspettava. È in realtà un lavoro misurato, in cui Francesco De Gregori fa il cantante, e Checco Zalone suona il pianoforte. Si mette al servizio di De Gregori e, per la prima volta, sveste i panni di attore per indossare quelli di musicista puro. Per chi lo conosce non è una sorpresa: è un ottimo musicista. Chi si aspettava sorprese, invece, è rimasto un po’ deluso: vocalmente i due interagiscono poco. Ma siamo sicuri che i loro concerti dal vivo, che saranno due sole date, l’unica occasione di vederli, saranno diversi. Lì potranno interagire e, soprattutto, improvvisare. Alla conferenza stampa di lancio di Pastiche, qualcosa abbiamo potuto pregustarlo: Checco, lo sapete, è così come lo vedete, ha la battuta facile, come apre bocca fa ridere. De Gregori ha quell’aria seriosa, ma è uno di quelli che ridono sotto i baffi. Insieme, su un palco, potrebbero davvero stupirvi.

Ma come si sono conosciuti Checco Zalone e Francesco De Gregori?

Non ci crederete ma, come dicevamo, è stato il Maestro, De Gregori, a cercare Checco. Ce lo racconta, con il suo modo di fare candido, l’artista barese. “Ci siamo conosciuti a Bari. Io e un mio amico eravamo su un gommone, a fare i polpi” ricorda Checco. “Mi arriva un messaggio: ‘sono a Bari per lavoro, ti vorrei tanto conoscere. Francesco DG’”. “Ho pensato a D.J. Francesco…” racconta Checco suscitando l’ilarità generale. “Poi mi ha chiamato un amico e mi ha detto: c’è De Gregori a Bari”. La versione di Checco è confermata anche da De Gregori. “L’ho stalkerato, giravo per Bari e chiedevo a chiunque se avesse il numero di Checco” racconta l’autore di Rimmel.

E come è nato l’album Pastiche?

Non lo sapevamo, non lo sapeva forse nessuno. Ma De Gregori e Checco Zalone sono amici. Da quella volta a Bari i due sono rimasti in contatto. Checco è stato invitato a presentare un libro di Francesco e, in un contesto molto, molto serio, lo ha costretto a cantare Gli uomini sessuali. I due si sono frequentati, hanno passato parecchio tempo insieme. “Noi siamo amici” ci svela Checco. “Forse Francesco è una delle poche persone amiche che ho nel mondo dello spettacolo”. “Ci siamo visti spesso a casa sua, è un cuoco bravissimo, fa una cacio e pepe buonissima” continua. “Tra una cacio e pepe e una carbonara, ha questo piano Steinway che non ha mai suonato così bene come quando ci ho messo le mani io… Mi sentiva, mi blandiva, mi riempiva di complimenti. È nata questa idea che ho accolto di buon grado, un pasticcio, una marachella”. “Essendo io più di Checco una persona che lavora con i dischi da cinquant’anni, ho preso una cosa che era più una marachella, più voglia di suonare e cantare, ed è andata a finire su un disco” interviene De Gregori. “Se non avessimo fatto il disco nessuno avrebbe sentito queste cose: lo abbiamo fatto per il pubblico”.

Come suona l’album di Checco Zalone e De Gregori?

Si apre con l’inedito Giusto o sbagliato, che sembra già un classico di De Gregori, un brano che ha un ottimo crescendo, sostenuto dall’organo hammond, le chitarre acustiche e i fiati, oltre al piano di Zalone. Pezzi di vetro è magia, d’altra parte è tratta da quell’album imprescindibile che è Rimmel: è eseguita voce e piano, e qui si vede come Checco Zalone si sia messo al servizio di De Gregori con semplicità ed efficacia. La stessa cosa accade in Rimmel, un capolavoro. Già sentire quel “E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine scure” mette i brividi. Buonanotte fiorellino è poesia pura, e fa venire gli occhi lucidi: ci sono la voce di De Gregori, quelle sue parole, il piano e un lieve accompagnamento jazz dell’orchestra. Non serve altro. Anche in Falso movimento e in Ciao ciao De Gregori è nella sua comfort zone.

https://www.iltitanic.com/2024/jb9.jpgPittori della domenica è jazzata e soffusa, un ottimo arrangiamento per un brano meno conosciuto di Paolo Conte, dedicato a chi vive per l’arte ma non ne è ricambiato. Jazzata è anche Atlantide, canzone con uno dei testi più belli di De Gregori, con il piano di Zalone che fa un grande lavoro. Putesse essere allero è leggiadra, e straniante, con De Gregori che canta in napoletano in onore di Pino Daniele. Storia di Pinocchio, malinconica, è un omaggio a Nino Manfredi, così come Le cose della vita è un omaggio all’amico Antonello Venditti. È straniante anche sentire La Prima Repubblica, brano di Checco Zalone, cantata da entrambi. Sostenuta dal suono di un banjo, funziona: sentire i versi di Checco con la voce di De Gregori la fa sembrare una canzone di quest’ultimo. Ma è in Alejandro, canzone ironica in finto spagnolo basata sui doppi sensi che i due cantano insieme, che De Gregori si sposta più nel territorio di Zalone e ci fa immaginare cosa potrebbe accadere dal vivo.

Che cosa ha dato Francesco a Checco e Checco a Francesco?

“A livello economico, niente…” risponde con la sua proverbiale ironia Checco alla domanda. Poi si fa più serio. “Sicuramente il prestigio di collaborare con uno dei più grandi, l’ultimo dei cantautori”. I due sono molto più vicini di quanto si possa pensare, hanno due modi diversi di essere ironici, taglienti. “Cosa mi piace di De Gregori?” riflette Checco. “Gli artisti quando superano i sessant’anni diventano livorosi, incazzati con l’età che avanza, con quello che offre il mondo moderno. Non l’ho mai sentito parlare male della trap. E tende a smitizzare tutti”. “Parla malissimo dei suoi colleghi” scherza. “Mi piace l’assenza di retorica, di moralismo, ma con un profondo senso etico”. “Cosa mi piace di Checco?” ragiona De Gregori. “L’ho conosciuto attraverso i suoi film, l’ho amato da subito. Ha uno sguardo innocente, dolce sulle creature umane, sulla società. Anche quando sa essere corrosivo, puntando il dito sull’italiano medio, non c’è mai cattiveria, c’è sempre disincanto, rispetto, delicatezza”. “È così anche quando fa musica, non è mai aggressivo, non mette mai avanti i manierismi musicali, è un suonatore istintivo e affettuoso. Cura la musica come una creatura che ama”. “Basta con il cinema che è stata una cosa perdente della tua vita” conclude il cantautore. “Ora, con la musica, arrivano i proventi veri” ribatte giocoso Zalone. E se Checco ha suonato in un disco di De Gregori, Francesco potrebbe recitare in un film di Zalone? L’attore risponde di sì. Ma il cane di De Gregori, in realtà, aveva già recitato in un suo film, Quo Vado…

Il disco ha poche sorprese. Ma dal vivo ne vedrete delle belle…

Eppure qualcuno è un po’ deluso dal risultato, si aspettava qualcosa di più, qualche sorpresa. In fondo Checco suona e De Gregori canta. Non c’era spazio per interagire di più, per cantare insieme, per fare più ironia? “Lo faremo dal vivo a Caracalla, il disco non si presta” risponde De Gregori. “Volevamo fare un omaggio alla musica italiana. Non c’era spazio per l’interlocuzione, lo scherzo, la battuta”. “Cantiamo insieme in una canzone e mezza, è il musicista che mi accompagna” chiude De Gregori. “L’operazione è la stessa che ha fatto Woody Allen, con la differenza che io so suonare” aggiunge Checco, suscitando grandi risate. “Mi rendo conto, ed è il mio cruccio, che presentarmi al pubblico senza fare lo stupido può deludere. È stata la mia sfida, fare per una volta il pianista”.

Sì, un disco, che è qualcosa di preparato, studiato nei particolari, prodotto, non è il terreno di gioco dove i due possono tirare fuori la loro fantasia. Ma su un palco sarà tutto diverso. E allora, aspettiamoci dei concerti molto sorprendenti. Nella conferenza stampa, a un certo punto, Checco Zalone inizia a suonare Gli uomini sessuali. La canzone è spassosa, l’interpretazione di Checco è delle sue, fa ridere già alle prime parole. Ma è quando la voce leggendaria di De Gregori entra nella canzone che arriva il cortocircuito, e fa un effetto molto particolare. Avete presente quando in un film comico c’è un attore serio, che continua ad essere serio, e questo fa ridere ancora di più? Ecco, quel misto tra serio e faceto, tra l’istrionismo di Checco e l’aplomb di Francesco, quel ridere quando non puoi ridere, può far venire fuori grandi cose. Come alcune delle migliori coppie comiche, che vivono proprio sul sentimento del contrasto. Alla conferenza stampa ne abbiamo avuto un esempio. “Gli uomini sessuali non l’abbiamo messa nel disco: i capolavori non si toccano” se ne esce Checco tra le risate generali. “È stata una soddisfazione. Francesco mi telefonò e mi disse che il verso ‘Gli uomini sessuali non avranno gli assorbenti ma però hanno le ali’ meriterebbe il premio Eugenio Montale”. Ecco, se su disco i due si sono mantenuti cauti, dal vivo potrebbero essere due ore tutte così.

https://www.wired.it/article/checco-zalone-de-gregori-disco-pastiche-brani-tour-recensione/

 

 

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Francesco De Gregori e Checco Zalone insieme

Per la prima volta nella sua carriera Checco Zalone abbandona i panni dell’attore e si propone come musicista puro per accompagnare al pianoforte la voce di Francesco De Gregori in un disco intitolato “Pastiche” (Columbia Records /Sony Music), in uscita il 12 aprile in digitale, CD e doppio LP e disponibile in pre-save e pre-order da oggi, martedì 12 marzo, a questo link https://Columbia.lnk.to/Pastiche.

La tracklist è ricca di colpi di scena a cominciare da “GIUSTO O SBAGLIATO” il singolo inedito che anticipa l’uscita dell’album. La scaletta, 15 tracce per un doppio album, è una generosa incursione nella migliore musica italiana, dove le canzoni di De Gregori si alternano con quelle di autori come Paolo Conte, Pino Daniele, Antonello Venditti, dello stesso Zalone.https://www.iltitanic.com/2024/pasti.gif

L’anima dell’intero album, registrato in presa diretta in varie sessioni fra il 2023 e il 2024, è il pianoforte di Checco Zalone, che si rivela qui musicista eccellente ed eclettico, in grado di muoversi con leggerezza e senza manierismi fra blues, jazz e musica classica, restituendo così al canto di De Gregori la dimensione più lirica e intima.

La band di Francesco e altri musicisti di varia provenienza hanno contribuito, insieme all’ORCHESTRA ITALIANA DEL CINEMA, a creare un suono soft che avvolge tutto il disco in un’atmosfera inaspettatamente vintage.

Francesco De Gregori, che già negli anni passati aveva ospitato Checco Zalone in occasione di qualche concerto, ha dichiarato: «Sono sempre stato un fan del Checco autore cinematografico, siamo amici da molti anni e non vedevo l’ora di averlo accanto come musicista in questa strana e bellissima avventura».

L’album uscirà in CD, doppio LP nero e doppio LP nero numerato e

autografato in esclusiva sullo Store Sony Music.

Il 5 GIUGNO un unico concerto insieme: “DE GREGORI ZALONE – VOCE E PIANO (& BAND)” alle Terme di Caracalla a ROMA.

Un unico concerto vedrà esibirsi De Gregori e Zalone dal vivo, il 5 giugno a Roma alle Terme di Caracalla. I due non hanno in programma un tour in comune e l’evento “DE GREGORI ZALONE – VOCE E PIANO (& BAND)” si annuncia pertanto irripetibile ed imperdibile. Le prevendite saranno disponibili da oggi, 12 marzo, alle ore 16.00 su TicketOne.

(Fonte: Enrico Deregibus)

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Rimmel Pittori della domenica Alejandro Storia di Pinocchio Buonanotte fiorellino Giusto o sbagliato
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Ciao Ciao Putesse essere allero Atlantide La prima Repubblica Le cose della vita Pezzi di vetro

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La strana coppia, ma in fondo nemmeno così tanto strana alla fine, della musica italiana. Francesco De Gregori, dopo l’avventura musicale con Antonello Venditti, ha deciso di unire il suo percorso artistico con Checco Zalone.

di Andrea Conti 

Uscirà domani l’album “Pastiche”, registrato in presa diretta fra il 2023 e il 2024 dai suoni jazz e vintage, con l’inedito “Giusto o sbagliato”. La copertina è un dichiarato omaggio a un vecchio disco di Renato Carosone, “Carosello Carosone n.2”.

Nella tracklist – oltre ai brani storici di De Gregori e Zalone – ci sono diverse incursioni nella musica italiana e omaggi ad artisti e colleghi come Paolo Conte, Pino Daniele e Antonello Venditti. C’è anche una versione speciale del singolo “Giusto o sbagliato” che vede al piano Checco Zalone con l’Orchestra Italiana del Cinema diretta dal maestro Roberto Molinelli. Il duo non ha in programma un tour in comune. Ci saranno solo due date evento alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9 giugno con “De Gregori Zalone – Voce e piano (& Band)”.

Checco Zalone in gran forma e con una battuta ironica ha messo subito le mani avanti a FqMagazine: “A chi si chiede perché siamo insieme, risponderei: fatti i ca**i tuoi (ride, ndr)“. Due mondi che sembrano apparentemente lontanissimi ma che , in realtà, sono accomunati dal grande amore per la musica. Ed è per questo che “Pastiche” all’ascolto strega per l’eleganza dell’esecuzione.

“Scherzi a parte il nostro incontro – ha continuato Checco – nasce tra una cacio e pepe e una carbonara. De Gregori mi ha blandito e fatto i complimenti per il mio modo di suonare finché è nata questa idea ed è così che ho accolto di buon grado la volontà di fare questa marachella, come dice il maestro. Sono felice del prestigio di collaborare con l’ultimo e il più grande dei cantautori e poi non ho mai fatto una cosa seria prima di questa. La mia prima esperienza come pianista. Di Francesco ho apprezzato molto la qualità umana e siamo diventati amici. Gli artisti quando superano i 70 anni diventano livorosi e incazzati con l’età che avanza. De Gregori non l’ho mai sentito parlare male della trap e della musica moderna. Tende a smitizzare tutti. L’assenza di retorica è quello che mi piace di lui”.

Poi è intervenuto De Gregori: “Ho conosciuto Checco attraverso i suoi film e l’ho amato sempre perché trovo che lui abbia uno sguardo innocente e dolce sulla natura umana e sulla società, a volte corrosivo. Un po’ quello che facevano Alberto Sordi e Vittorio Gassmann, non c’è mai cattiveria in quello che fa ma disincanto e delicatezza. Così nella musica è privo di manierismo è istintivo e affettuoso”.

Sulla natura di questo progetto discografico il cantautore ha specificato: “Convivo con le critiche e per quanto ve la posso raccontare serenamente su questo disco, posso assicurare che questo progetto nasce da una volontà sincera di accompagnare la mia voce al pianismo di Checco. Voglia di stupire? Ma no, non abbiamo necessità. Ci siamo semplicemente incontrati per fare musica e fare una marachella insieme. Abbiamo scelto ‘Pastiche’ come titolo del disco perché è una parola antica perché questo disco è pieno di cose vintage, questo disco ha varie intuizioni e un grande mash up di tanta musica diversa e anche di autori diversi”.

Dalla musica al cinema sembra proprio che i due stiano già riflettendo per realizzare una esperienza insieme sul set. “A me piacerebbe molto”, ha confidato il cantautore e da parte sua l’attore e regista ha aggiunto: “Ha un volto cinematografico, perché no?”. Se son rose fioriranno.

https://www.ilfattoquotidiano.it

 

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℗ 1972 SONY BMG MUSIC ENTERTAINMENT (Italy) S.p.A.

musica di Fiorenzo Carpi - testo di Nino Manfredi  - produzione di Massimo Patrizi - arrangiamento di Guido e Maurizio De Angelis

 

 

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“Giusto o sbagliato”

Ci sono voluti anni di attesa: Il nuovo singolo di Francesco De Gregori è un ballo lento, suonato da un giradischi degli anni ‘60.

“Giusto o sbagliato” già dal titolo fa pensare a qualcosa che guarda al passato,  forse un bilancio, un modo di frugare fra i ricordi. La copertina riprende quella di un album del 1955 di Renato Carosone. E dal passato emergono i primi ascolti da bambino: Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Luigi Tenco. : “ebbi da subito la sensazione che ci fosse una musica diversa. Non so perché a dieci, undici anni mi potesse piacere più Endrigo di altri. Però intuivo che artisti come lui mostravano una pulsione diversa in ciò che cercavano di fare”. Uno dei capitoli fondamentali della musica italiana, il tutto accompagnato dal sottofondo di “my way” ovviamente un omaggio ed un richiamo al testo: un uomo che ripensa alla sua vita, agli errori e ai successi, ma che non rinnega nulla delle sue scelte. “A modo mio quel che sono l'ho voluto io” cantava Lucio Dalla in Piazza Grande.

Personalmente  non sono mai stata fra i fanatici dell’inedito: se avesse avuto voglia e ispirazione bene, altrimenti mi sarei  “accontentata” ( per così dire) dei concerti live. Adesso, proprio nel giorno del suo compleanno arriva questo incredibile regalo a se stesso, che come al solito è diverso da tutto il resto e spiazza il pubblico per le sonorità inedite.

E se fra tutte ha scelto questa suggestione per farci intendere un testamento morale, non avrebbe potuto essere altro che “giusto o sbagliato”, un bilancio così semplice, così sincero, senza giudizi ne sentenze.

(Daniela Spaziani Gregori)

https://www.youtube.com/watch?v=xvKmJZ2isaM

 

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le foto sono di Daniele Barraco

 

 

 

 

Zalone e De Gregori in concerto: "Noi come La Russa e Schlein che pomiciano"

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La strana coppia in “De Gregori Zalone – Voce e piano (& band)”, lo spettacolo che ha debuttato mercoledì 5 giugno alle Terme di Caracalla a Roma e che si replica domenica 9.  De Gregori annuncia 20 concerti a teatro Out di Milano

 

 

Francesco De Gregori e Checco Zalone, la coppia che non ti aspetti, hanno debuttato con il primo dei due concerti-evento alle Terme di Caracalla a Roma (la seconda data è in programma il 9 giugno). "Sono davvero emozionato, questo è un evento unico, eccezionale - dice l'attore e regista pugliese, per l'occasione prestato al pianoforte, salutando il pubblico che ha riempito fino all'ultima fila l'antico sito -. Eccezionale come La Russa che pomicia con Schlein. Non è bello, ma è eccezionale". "Eccezionali entrambe le cose, sia Schlein che La Russa", gli fa eco il cantautore romano, che pur con qualche divertito imbarazzo qua e là si presta a giocare con il mattatore.  

In scaletta brani dell'uno e dell'altro, perché Zalone oltre che per il cinema ha una passione per la musica, tanto da entrare più volte nella cinquina dei David di Donatello per la Canzone originale e vincere nel 2021 con Immigrato, nella colonna sonora di Tolo Tolo. Il brano, dissacrante come la sua cifra stilistica, che ha cantato anche ieri sera: "L'ho proposto a Vannacci per la campagna elettorale ma l'ha rifiutato e ha preferito Generale di De Gregori, pure pagando. Io glielo avrei dato gratis".

 

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foto ANSA

Nessun commento da parte dell'artista romano, che si è visto "citato" sia nei comizi di destra (la Lega con Generale) che di sinistra (Pd con Viva l'Italia). Entrambi i brani sono rimasti fuori dalla scaletta. De Gregori ha invece scelto di inserire Il cuoco di Salò, "una canzone su un pezzo di storia d'Italia", ha detto il principe, che non ha rinunciato a successi senza tempo come Buonanotte Fiorellino, Sempre e per sempre, La Donna Cannone. Checco Zalone, oltre a Immigrato, ha portato sul palco Culu Piatto, Poco Ricco, Patriarcato, Gli uomini sessuali: "Pensavo di essere il più scorretto d'Italia, poi è arrivato il Papa".    

Ieri sera lo spettacolo dal titolo “De Gregori - Zalone, Voce e Piano & band”, si è aperto con Deborah's theme, omaggio a Morricone con il solo Checco al piano, che da subito, semmai qualcuno non lo sapesse, fa vedere di essere un ottimo musicista che spazia dal blues, al jazz, al rock. E poi ecco "Piano Bar", dove è entrato anche in scena De Gregori, ed è l'occasione per sfatare ancora una volta la "chiacchiera" che questa canzone sia nata per prendere in giro Antonello Venditti che, ha affermato Zalone, "di sicuro sta qui fra il pubblico, magari si è tinto i capelli di biondo per non farsi riconoscere, è in incognita".   

La scaletta di canzoni "tristi, che poi diventeranno tristissime", hanno sottolineato i due, scivola via fra una risata e l'altra, intervallata da omaggi come "Storia di Pinocchio" con cui il duo, attraverso racconti personali di De Gregori, ha ricordato Nino Manfredi, e lirismi come Rimmel, o la Leva Calcistica della classe '68. Poi Zalone è entrato diretto con la "tragica" storia del suo Alejandro, povero uomo costretto a dover fare i conti con l'andropausa e che i due artisti hanno cantano insieme allegramente in un italiano spagnoleggiante. Si divertono De Gregori e Zalone, e molto. Sono amici e si vede, suonano e cantano bene, hanno il giusto senso dell'umorismo utile per graffiare, dire le cose con ironia e inteneriscono con la poesia. Tutti e due si sono concessi spazi di 15 minuti circa per stare da soli con il pubblico. Uno fa ridere e riflettere con la sua ironia, l'altro... beh, l'altro e' De Gregori e tanto basta per scivolare nella poesia e l'emozione.

 

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I due eventi di Roma rimarranno, almeno per ora, unici, ma Francesco De Gregori ha annunciato che - dopo il tour estivo - dal 29 ottobre al 23 novembre terrà 20 concerti al Teatro Out Off di Milano con lo spettacolo Nervergreen (Perfette sconosciute), un viaggio attraverso le canzoni meno note del suo vasto repertorio, davanti a 200 spettatori per serata e con una scaletta diversa ogni sera.

Questa serie di live rappresenta un'occasione unica per il pubblico di vivere un'esperienza musicale in un ambiente raccolto, con una capienza limitata per serata. L'intimità del Teatro Out Off, un luogo storico fondato nel 1976, il primo spazio underground milanese, permette una connessione profonda tra l'artista e il pubblico, creando un'atmosfera ogni sera irripetibile. Francesco De Gregori sarà accompagnato dalla sua band composta da Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello al piano e tastiere, Paolo Giovenchi alle chitarre e Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al mandolino.

https://www.rainews.it

 

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