In realtà tutto è
cominciato con un sms:
«Vorrei tanto conoscerti. Francesco DG».
Checco Zalone era sul gommone a pescare polpi con un amico e ha pensato
a uno scherzo:
«Forse è dj Francesco?».
Invece era Francesco De
Gregori e no, questa non è la trama di un film di Checco. Dalla stima
professionale reciproca è nata poi un'amicizia vera, e da lì un album
che mai avremmo potuto neanche immaginare e che invece da oggi esiste:
Pastiche, firmato da entrambi. Checco principalmente nei panni del
pianista, De Gregori in quello del cantante un po' crooner. Le canzoni
sono classici del repertorio del Principe, da Rimmel a Buonanotte
Fiorellino, ma anche un inedito scritto insieme, Giusto o sbagliato, e
una canzone umoristica di Checco Zalone, Alejandro.
A Milano, la strana
coppia si presenta sul palco per spiegare l'operazione Pastiche davanti
a una folla di giornalisti divertiti. De Gregori mette subito in chiaro
che, per citare una sua canzone, non c'è alcun «prezioso tentativo di
stupire»:
«Questo album nasce da un impulso sincero di confrontare la mia voce con
il piano di Checco. Non voglio stupire, non ho la necessità di fare uno
scoop, volevamo solo fare musica insieme e farla sentire al pubblico».
Già, perché i due
raccontano di un'amicizia vera e di serate passate insieme a suonare.
«Noi siamo amici. Forse
De Gregori è uno dei pochi veri amici che ho nel mondo dello spettacolo.
Lui è un cuoco bravissimo, e tra una cacio e pepe e una carbonara, mi
mettevo al piano a suonare a casa sua. Lui mi riempiva di complimenti
finché è nata questa idea. Non c'è alcun sottotesto. È una marachella».
Che cosa gli ha dato questa collaborazione? Checco è serio: «Il
prestigio di collaborare con il più grande cantautore italiano».
Gli si chiede che cosa
ammirano l'uno dell'altro.
Checco: «Gli
artisti dopo i 60-65 anni diventano livorosi, incazzati col mondo
moderno. De Gregori no, non l'ho mai sentito parlare male neanche della
trap. E poi tende a smitizzare tutti. Insomma, l'assenza di moralismo e
di retorica, unita a un profondo senso etico».
De Gregori:
«Ho conosciuto
Checco attraverso i suoi film, l'ho amato dal primo. Di lui mi colpisce
lo sguardo innocente e dolce sulle creature umane, anche quando è
corrosivo, è riuscito a raccontare l'italiano medio, che è quello che
facevano Sordi o Gassmann, ma in lui non c'è mai cattiveria, c'è sempre
disincanto e rispetto. Trovo questo anche nel suo modo di interpretare
la musica: è affettuoso e istintivo».
Vedremo mai De Gregori
in un film di Zalone?
«Io direi proprio di sì. Comunque il
cane di Lino Banfi in Quo vado è il suo»,
dice Checco. Il Principe conferma:
«Mi piacerebbe molto».
Niente tour in comune
ma due date alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9 giugno: e un
assaggio del concerto lo si è visto prima della conferenza stampa per
uno showcase esclusivissimo (vietato fare video). Lo show parte da un
classico da greatest hits romanticone: Buonanotte Fiorellino. De Gregori
canta, Checco al piano dice: «Non
ho mai fatto una cosa seria, la gente spera che dica qualche cagata.
Sono emozionato, vi chiedo perdono per le sue stonature».
E poi Pezzi di vetro, Pittori della domenica di Paolo Conte. Ed è in
Alejandro, una canzone in finto spagnolo che parla di una coppia formata
da Alejandro e Pablo e dei loro problemi sessuali, che il pubblico
impazzisce dalle risate: l'alchimia c'è, De Gregori scherza su di sé e
con la musica come non lo si è mai visto fare. Poi ancora Rimmel, con
tanto di armonica dylaniana sul finale, e Giusto o sbagliato.
«Presentarmi al
pubblico senza far ridere è rischioso»,
dice a un certo punto
Checco. E, specularmente, anche per De Gregori potrebbe esserci il
rischio opposto: ma l'esperimento è riuscito. E anche se per poco, una
nuova coppia dell'entertainment è nata.
https://www.vanityfair.it/article/francesco-de-gregori-checco-zalone-album-pastiche-amicizia-concerti
TUTTO COMINCIO' COSI'
De Gregori e Checco Zalone insieme in
Pastiche: uno dei migliori album italiani degli ultimi
anni -
Graziella Balestrieri
Da pochi giorni è uscito Pastiche, il nuovo (no, non è un
errore, state buoni) album di Francesco De Gregori e Checco
Zalone, prodotto dallo storico bassista del cantautore
romano, Guido Guglielminetti.
Dovremmo partire da Francesco De Gregori ma partiamo invece
con un piccolo, per quanto possa servire, elogio di Checco
Zalone. In genere si è soliti pensare che un comico possa
fare nella vita solo il comico, e anche nella più
intellettuale delle ipotesi si immagina che il comico nella
sua vita privata sia una persona molto triste.
Però al comico in genere non viene data la possibilità di
essere altro o di avere un’altra passione e allora si
ribadisce e si sottolinea, in questo caso specifico, che
“oh, in realtà Checco Zalone è un bravissimo pianista, oh ma
guarda che Checco Zalone ha studiato al conservatorio”.
Più banalmente i film di Checco Zalone hanno un successo
enorme tra il popolo, e quindi il mainstream lo inchioda al
ruolo di intrattenitore senza considerare che possa essere
anche altro. Così questo duo che tanto sembra assurdo in
realtà non lo è per niente. Perché Pastiche risulta essere
uno dei migliori album in circolazione. Ma non di questo
momento e di questa ondata di frastuoni, è uno dei migliori
album da un bel po’ di tempo a questa parte.
Il pianoforte che Checco Zalone suona in maniera
straordinariamente malinconica riesce a regalare a De
Gregori un’intensità che raramente l’artista è riuscito ad
avere in passato. Attenzione, l’intensità è cosa ben diversa
dalla profondità.
La profondità ti porta ad essere molto più distaccato mentre
l’intensità nell’interpretazione di un brano ti porta a
scoprirti totalmente, a dichiararti, mostrando anche le tue
debolezze, anche quel filo di voce che a primo orecchio
sembra quasi una stonatura in realtà è solo un filo di
tristezza o anche la voce che chiede una tregua al tempo.
Pastiche è una sorta di posto bellissimo a cui ritornare, un
pezzo di infanzia, un pezzo di malinconia, è un pezzo che ci
è stato strappato via da tutte queste macchine che parlano
al posto nostro e che pensano al posto nostro.
Pastiche è un album che restituisce il tempo, per pensare,
per distrarsi dai rumori, per allontanarsi dalla velocità
quotidiana, ti dà la possibilità di avere un altro
sottofondo. Ed è poi un album che scaccia via l’abitudine e
che porta a dissacrare tutto ciò che a tanti di noi può
sembrare sacro.
L’introduzione di Viva L’Italia, canzone storica, simbolo
anche in un certo senso delle piazze, ma non solo, che i più
non avrebbero mai osato toccare o accostare a La Prima
Repubblica di Checco Zalone.
Però invece sono proprio due brani che si aggrappano l’uno
all’altro: Viva l’Italia di De Gregori è ed era una canzone
che molto probabilmente andrebbe inserita come introduzione
(nelle lezioni) per spiegare la storia del nostro paese, una
specie di elenco di pregi e difetti degli italiani e di
conseguenza della storia di questo paese, messi insieme in
maniera poetica e drammatica.
Quel Viva l’Italia nonostante tutto, l’amore nonostante
tutto, l’unità nonostante tutto. La Prima Repubblica di
Checco Zalone in realtà non fa altro che aggiungere un pezzo
alla storia che raccontava Viva l’Italia, solo che in
maniera molto più amara, un’amarezza che riesce a mettere un
po’ sotto i piedi quella speranza che leggevamo in Viva
l’Italia.
Nella Prima Repubblica di Checco Zalone non c’è nessuna
speranza o quasi di cambiamento, è molto crudele come lo è
il cinema di Checco Zalone, appunto, perché il paese non è
cambiato, l’italiano con i suoi difetti non è cambiato, e
alla fine quando De Gregori canta “ed i debiti pubblici si
ammucchiavano come conigli, tanto poi erano cazzi dei nostri
figli”, come facciamo a dire che questa non è una verità
storica?
Rimmel in questa versione prende tutta un’altra vita, sembra
proprio un’altra cosa, un po’ come se fosse un’altra
canzone, perché lo è. Ci sono altre mani, ci sono altri
suoni, ci sono altre storie che sono passate in mezzo a –
quelle pagine chiare e quelle pagine scure-.
Poi ci sono gli omaggi a Pino Daniele con Putesse Essere
Allero o a Paolo Conte con Pittori della domenica. E poi c’è
un omaggio bellissimo al trio Carpi-Manfredi-Patrizi, con il
brano Storia di Pinocchio che ha dei tratti del primo Tom
Waits, datato 1982 con Broken Bycicle, una storia struggente
seppur carica di una bellezza inquantificabile. Così è qui
il pianoforte di Checco Zalone, né più ne meno: struggente e
bellissimo.
E poi c’è tutta la lentezza necessaria, la distrazione, la
musica come sottofondo di chiacchere, il tempo da
recuperare, e / o anche ricordare qualcosa che è stato, che
non c’è più, che vive sempre e comunque tra le note,
qualcosa a cui la vita dà un inizio e una fine, mentre la
musica rimane, eterna.
Così Pastiche non è per nulla un album che racconta qualcosa
che già si è sentito, è un rimando a qualcosa. Poi c’è
un’altra storia, quella di Francesco De Gregori, di cui
forse abbiamo scritto tutto ma in verità sappiamo nulla o
sappiamo poco. Francesco De Gregori di cui abbiamo odiato o
amato in tanti la proverbiale riservatezza per poi
meravigliarci in maniera negativa negli ultimi anni del suo
sembrare più cordiale con tutti.
Eppure, Francesco De Gregori ha sulle spalle la storia di
uno che ha saputo raccontare l’uomo in tutte le sue
vicissitudini, partendo da dentro. Ha raccontato la storia
come qualcosa che si mostra attraverso la musica, non un
dipinto, non una foto, ma qualcosa che rimane impressa, come
i ricordi, in ogni loro forma, che sia di gioia o dolore, o
che siano solo di un momento.
E poi il linguaggio, un grattacapo per tutti, perché il
linguaggio usato da De Gregori ha concesso a molti la
capacità di incuriosirsi, mentre ad altri ha concesso la
possibilità di sentirsi stupidi, che certe volte è molto
utile, nonché necessario.
Il linguaggio usato da Francesco De Gregori nelle sue
canzoni ci ha concesso in maniera del tutto paradossale di
usare la fantasia e di volare altissimo pur restando
totalmente razionali o, meglio di portare il cervello e la
testa da un’altra parte rimanendo, anche con grande
difficoltà con i piedi per terra.
Quella di Francesco De Gregori è l’arte di chi non ha
scritto canzoni per insegnare niente ma per lasciare, per
ricercare, di portare e trasportare quel concetto tanto caro
a Leonard Cohen, ovvero di cercare la bellezza in ogni cosa,
di indossare l’eleganza anche quando tutti intorno indossano
maschere da carnevale, anche se carnevale è passato da tanto
tempo.
Se la politica che ha tirato per il cappello De Gregori a
destra e manca avesse ricercato un minimo di quella
bellezza, di quel modo introspettivo di guardare ai propri
errori, se ci si fosse messi anche solo per una volta
dall’altra parte della storia, come De Gregori ha saputo
fare, in una maniera totalmente drammatica come nel Cuoco Di
Salò, se avessimo mostrato anche pietà nei confronti di una
storia che ci ha divisi, forse non saremmo arrivati a questo
punto, forse non dovremmo discutere su chi deve o non deve
festeggiare il 25 aprile.
E allora niente, come si dice, Pastiche è un album nuovo di
un momento che rimanda ad un altro, come un settembre che
ricorda luglio, proprio citando ancora Tom Waits, oppure di
canzoni per ridere nel pianto. Dopo tanto tempo, ma davvero
tanto, e non si fa per dire, Pastiche è un album che porta a
dire “alza” il volume e fammi sentire e non “abbassa” che
non mi voglio stordire (Perdonate la rima).
Graziella Balestrieri
https://www.unita.it/2024/04/20/de-gregori-e-checco-zalone-insieme-in-pastiche-uno-dei-migliori-album-italiani-degli-ultimi-anni/
C'è un segreto
dietro la copertina di «Pastiche»
l'annunciato album di Francesco De
Gregori in uscita il 12 aprile con un pianista d'eccezione come
Checco Zalone: nel disco la strana coppia rilegge brani dello stesso
De Gregori, ma anche di Paolo Conte, di Antonello Venditti e di Pino
Daniele («Putesse essere allero»).
«Voce e pianoforte»
dice il sottotitolo del disco e al cantapianista per eccellenza è
ispirata la cover dell'album, che, tonalità di rosso a parte, cita
esplicitamente, nella grafica, nel lettering, nella posizione della
fotografia il celebrato «Carosello Carosone n.2», album di Renato
Carosone pubblicato il 24 maggio 1955, forte di brani come «Pianofortissimo».
Agli albori della
sua carriera, nel 2006, Zalone ricevette il Premio Carosone a
Napoli, Arena Flegrea. I due mattatori presenteranno «Pastiche» in
concerto il 5 giugno alle terme di Caracalla
fonte Il Mattino
Dico un paio di stronzate. Non mi caccia.
La collaborazione tra il Principe della musica italiana e il comico e
regista (ma non solo) pugliese è giunta indubbiamente inaspettata: non
nego che la mia prima reazione, oltre che di stupore, sia stata di
perplessità. Mi sono chiesto (a torto): cosa c’entra Francesco De
Gregori con Checco Zalone, cos’hanno in comune? E ho sentenziato la più
scontata delle frasi: «sarà la solita operazione commerciale!».
Naturalmente non c’è niente di più sbagliato che reagire istintivamente,
senza riflettere, e soprattutto senza avere ascoltato ancora una nota.
Infatti, poco dopo, il puzzle ha cominciato a comporsi, con l’uscita di
Giusto o sbagliato, il primo singolo, e l’aver appreso dalla viva voce
dei protagonisti, durante la conferenza stampa di presentazione del
disco, le motivazioni
intrinseche a questo nuovo progetto.
Le parole dei due artisti sono
state più che convincenti, così come il breve assaggio live di alcuni
brani, resi da entrambi con destrezza e un piglio ironico e scanzonato
che mi ha trasmesso una piacevole sensazione di leggerezza. Infine,
ancora più importante, l’ascolto di Pastiche ha chiuso il cerchio e
dissolto ogni mio iniziale pregiudizio.
La vita è l’arte dell’incontro recita il titolo di un vecchio album di
Vinicio de Moraes e Sergio Endrigo; sostituite vita con musica e il
gioco è fatto. I musicisti, in tema di collaborazioni, sono spesso più
avanti di molti di noi ascoltatori, sono aperti al confronto e pronti
alla sfida di nuove suggestioni, curiosi di esplorare nuovi territori.
De Gregori e Zalone sono amici, si frequentano e si stimano. Li
immaginiamo a pranzo, a casa di Francesco (sembra che cucini un’ottima
cacio e pepe), due chiacchiere, poi Zalone si siede al pianoforte e si
divertono a suonare insieme. Ecco la scintilla che ha spinto De Gregori
a confrontare la sua voce con il “pianismo di Checco”. Una marachella,
parola del maestro, sfociata in questo bell’omaggio alla musica
italiana, convincente e sentito.
De Gregori smette i panni del cantautore e indossa le vesti del crooner,
rilegge alcuni classici del proprio repertorio e volge lo sguardo ad
alcune chicche di Paolo Conte, Pino Daniele e Antonello Venditti,
incluso il mastro Geppetto del compianto Nino Manfredi. Un inedito
scritto a quattro mani e un paio di brani di Zalone completano l’opera.
L’atmosfera è dunque vintage, a partire dalla copertina, dichiarato
omaggio al disco di Renato Carosone del 1955 Carosello Carosone n.2;
«molto probabilmente ne sarà contento» afferma lo stesso De Gregori. Il
disco è quindi un delizioso mélange di colori e influenze tessuto con
classe ed eleganza.
De Gregori ha da poco compiuto settantatré anni, i suoi capolavori li ha
già scritti, non deve dimostrare niente, tantomeno vuole stupire per
forza. L’età porta saggezza, equilibrio, e la voglia di fare il bilancio
della propria vita. In questo senso va Giusto o sbagliato, l’inedito che
apre il disco. «Stai sulla scena senza vederla […] e dici “fammi un
elenco, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato” e il conto è lì sul
tavolo, giusto o sbagliato». Il brano, trainato dalla band abituale del
cantautore romano al completo, cita My Way, che voleva tradurre in
italiano, ma non funzionava come doveva, «alla fine ho scritto un pezzo
nuovo», dice lui. Una bella equazione: Dylan, che con De Gregori c’entra
molto, interpreta Sinatra, Francesco lo cita, tutto torna. Giusto o
sbagliato è proposto anche in una seconda versione con l’Orchestra
Italiana del Cinema e l’arrangiamento del maestro Roberto Molinelli; tra
le due, è quella che preferisco, più a tono con il resto dell’album.
Pezzi di vetro e Rimmel sono rarefatte, confidenziali, il pianoforte
solitario accompagna la voce che si fa dolce e avvolgente ed esalta la
liricità dei testi. Luca Medici non scherza affatto, anzi si rivela un
ottimo pianista, competente e misurato, dal fraseggio sicuro e
fantasioso. Nella morbida Buonanotte fiorellino si aggiungono qualche
spruzzata di batteria e il contrabbasso, il taglio è jazzato, molto
pertinente, fa capolino addirittura Bill Evans con la citazione colta di
Waltz For Debby. Allo stesso modo procedono Atlantide, Falso movimento e
Ciao ciao, rivelando la grande sintonia che unisce quella che poteva
apparire una strana coppia.
Singolare la scelta delle cover che raccoglie quattro brani poco
frequentati della nostra canzone d’autore: Pittori della domenica di
Paolo Conte, tributo alla sincera passione di tutti quegli artisti
mancati che nonostante il poco talento inseguono il loro sogno, Le cose
della vita di Antonello Venditti, la commovente Storia di Pinocchio,
tratta dallo sceneggiato di Luigi Comencini del 1972 con Nino Manfredi
(presentata anch’essa in una seconda versione piano e voce) e Putesse
essere allero di Pino Daniele in cui De Gregori si cimenta con il
dialetto napoletano.
Divertimento, irriverenza e un pizzico di sana scorrettezza sono invece
le chiavi dei due brani di Zalone: La prima repubblica, introdotta dalla
melodia di Viva l’Italia, veloce pezzo cabarettistico, e Alejandro,
composto per l’occasione, che tocca il culmine dell’ironia e della
spensieratezza. Chi l’avrebbe mai detto che De Gregori si sarebbe
lasciato trasportare da doppi sensi e licenziosi giochi di parole in
questo spassoso inno all’andropausa?
Pastiche è nato quasi spontaneamente dall’incontro di due amici che, pur
provenendo da mondi artistici differenti, hanno messo in comune il
proprio talento. Il risultato è un album bello e godibile, d’altri tempi
o, se vogliamo, senza tempo: la maggior parte dei brani sono già dei
classici, ma questa nuova luce aggiunge loro quel tocco di leggerezza e
semplicità che li rende ancor più attraenti. Non dev’essere facile
aggiungere qualcosa di nuovo a canzoni conosciutissime senza intaccarne
l’incanto. De Gregori e Zalone ci sono riusciti senza sforzo apparente.
Il divertimento è assicurato, pianisti di piano bar siete avvertiti!
Andrea Furlan
https://offtopicmagazine.net/2024/04/15/de-gregori-zalone-pastiche-caravan-sony-music-2024/#more-57380
Checco Zalone e Francesco De Gregori, la strana coppia
funziona (e dal vivo farà faville)
I due hanno lanciato un disco Pastiche, e hanno
annunciato due spettacoli in cui divideranno il palco, il 5 e il 9
giugno a Roma, alle Terme di Caracalla
“Generale, dietro la collina ci sta la notte crucca e assassina, e in
mezzo al prato c'è una contadina curva sul tramonto, sembra una
bambina…”. “Gli uomini sessuali non avranno gli assorbenti ma però hanno
le ali”. Come fanno questi due mondi, questi due modi di fare musica, a
stare sullo stesso disco, o sullo stesso palco? Parliamo di Francesco De
Gregori e Checco Zalone che hanno lanciato un disco insieme, Pastiche, e
hanno annunciato due spettacoli in cui divideranno il palco, il 5 e il 9
giugno a Roma, alle Terme di Caracalla. “Checco Zalone e Francesco De
Gregori insieme è una cosa così assurda che non possiamo non parlarne”
ci siamo detti con la redazione di Wired al momento della notizia
dell’uscita del disco. Ma che ci fanno questi due insieme? Intanto
abbiamo scoperto, e non lo sapevamo, che i due sono amici, e che è stato
addirittura De Gregori a cercare Checco in occasione del loro primo
incontro. Il loro album, Pastiche, non è però l’incontro folle che ci si
aspettava. È in realtà un lavoro misurato, in cui Francesco De Gregori
fa il cantante, e Checco Zalone suona il pianoforte. Si mette al
servizio di De Gregori e, per la prima volta, sveste i panni di attore
per indossare quelli di musicista puro. Per chi lo conosce non è una
sorpresa: è un ottimo musicista. Chi si aspettava sorprese, invece, è
rimasto un po’ deluso: vocalmente i due interagiscono poco. Ma siamo
sicuri che i loro concerti dal vivo, che saranno due sole date, l’unica
occasione di vederli, saranno diversi. Lì potranno interagire e,
soprattutto, improvvisare. Alla conferenza stampa di lancio di Pastiche,
qualcosa abbiamo potuto pregustarlo: Checco, lo sapete, è così come lo
vedete, ha la battuta facile, come apre bocca fa ridere. De Gregori ha
quell’aria seriosa, ma è uno di quelli che ridono sotto i baffi.
Insieme, su un palco, potrebbero davvero stupirvi.
Ma come si sono conosciuti Checco Zalone e Francesco De Gregori?
Non ci crederete ma, come dicevamo, è stato il Maestro, De Gregori, a
cercare Checco. Ce lo racconta, con il suo modo di fare candido,
l’artista barese. “Ci siamo conosciuti a Bari. Io e un mio amico eravamo
su un gommone, a fare i polpi” ricorda Checco. “Mi arriva un messaggio:
‘sono a Bari per lavoro, ti vorrei tanto conoscere. Francesco DG’”. “Ho
pensato a D.J. Francesco…” racconta Checco suscitando l’ilarità
generale. “Poi mi ha chiamato un amico e mi ha detto: c’è De Gregori a
Bari”. La versione di Checco è confermata anche da De Gregori. “L’ho
stalkerato, giravo per Bari e chiedevo a chiunque se avesse il numero di
Checco” racconta l’autore di Rimmel.
E come è nato l’album Pastiche?
Non lo sapevamo, non lo sapeva forse nessuno. Ma De Gregori e Checco
Zalone sono amici. Da quella volta a Bari i due sono rimasti in
contatto. Checco è stato invitato a presentare un libro di Francesco e,
in un contesto molto, molto serio, lo ha costretto a cantare Gli uomini
sessuali. I due si sono frequentati, hanno passato parecchio tempo
insieme. “Noi siamo amici” ci svela Checco. “Forse Francesco è una delle
poche persone amiche che ho nel mondo dello spettacolo”. “Ci siamo visti
spesso a casa sua, è un cuoco bravissimo, fa una cacio e pepe
buonissima” continua. “Tra una cacio e pepe e una carbonara, ha questo
piano Steinway che non ha mai suonato così bene come quando ci ho messo
le mani io… Mi sentiva, mi blandiva, mi riempiva di complimenti. È nata
questa idea che ho accolto di buon grado, un pasticcio, una marachella”.
“Essendo io più di Checco una persona che lavora con i dischi da
cinquant’anni, ho preso una cosa che era più una marachella, più voglia
di suonare e cantare, ed è andata a finire su un disco” interviene De
Gregori. “Se non avessimo fatto il disco nessuno avrebbe sentito queste
cose: lo abbiamo fatto per il pubblico”.
Come suona l’album di Checco Zalone e De Gregori?
Si apre con l’inedito Giusto o sbagliato, che sembra già un classico di
De Gregori, un brano che ha un ottimo crescendo, sostenuto dall’organo
hammond, le chitarre acustiche e i fiati, oltre al piano di Zalone.
Pezzi di vetro è magia, d’altra parte è tratta da quell’album
imprescindibile che è Rimmel: è eseguita voce e piano, e qui si vede
come Checco Zalone si sia messo al servizio di De Gregori con semplicità
ed efficacia. La stessa cosa accade in Rimmel, un capolavoro. Già
sentire quel “E qualcosa rimane, fra le pagine chiare, fra le pagine
scure” mette i brividi. Buonanotte fiorellino è poesia pura, e fa venire
gli occhi lucidi: ci sono la voce di De Gregori, quelle sue parole, il
piano e un lieve accompagnamento jazz dell’orchestra. Non serve altro.
Anche in Falso movimento e in Ciao ciao De Gregori è nella sua comfort
zone.
Pittori
della domenica è jazzata e soffusa, un ottimo arrangiamento per un brano
meno conosciuto di Paolo Conte, dedicato a chi vive per l’arte ma non ne
è ricambiato. Jazzata è anche Atlantide, canzone con uno dei testi più
belli di De Gregori, con il piano di Zalone che fa un grande lavoro.
Putesse essere allero è leggiadra, e straniante, con De Gregori che
canta in napoletano in onore di Pino Daniele. Storia di Pinocchio,
malinconica, è un omaggio a Nino Manfredi, così come Le cose della vita
è un omaggio all’amico Antonello Venditti. È straniante anche sentire La
Prima Repubblica, brano di Checco Zalone, cantata da entrambi. Sostenuta
dal suono di un banjo, funziona: sentire i versi di Checco con la voce
di De Gregori la fa sembrare una canzone di quest’ultimo. Ma è in
Alejandro, canzone ironica in finto spagnolo basata sui doppi sensi che
i due cantano insieme, che De Gregori si sposta più nel territorio di
Zalone e ci fa immaginare cosa potrebbe accadere dal vivo.
Che cosa ha dato Francesco a Checco e Checco a Francesco?
“A livello economico, niente…” risponde con la sua proverbiale ironia
Checco alla domanda. Poi si fa più serio. “Sicuramente il prestigio di
collaborare con uno dei più grandi, l’ultimo dei cantautori”. I due sono
molto più vicini di quanto si possa pensare, hanno due modi diversi di
essere ironici, taglienti. “Cosa mi piace di De Gregori?” riflette
Checco. “Gli artisti quando superano i sessant’anni diventano livorosi,
incazzati con l’età che avanza, con quello che offre il mondo moderno.
Non l’ho mai sentito parlare male della trap. E tende a smitizzare
tutti”. “Parla malissimo dei suoi colleghi” scherza. “Mi piace l’assenza
di retorica, di moralismo, ma con un profondo senso etico”. “Cosa mi
piace di Checco?” ragiona De Gregori. “L’ho conosciuto attraverso i suoi
film, l’ho amato da subito. Ha uno sguardo innocente, dolce sulle
creature umane, sulla società. Anche quando sa essere corrosivo,
puntando il dito sull’italiano medio, non c’è mai cattiveria, c’è sempre
disincanto, rispetto, delicatezza”. “È così anche quando fa musica, non
è mai aggressivo, non mette mai avanti i manierismi musicali, è un
suonatore istintivo e affettuoso. Cura la musica come una creatura che
ama”. “Basta con il cinema che è stata una cosa perdente della tua vita”
conclude il cantautore. “Ora, con la musica, arrivano i proventi veri”
ribatte giocoso Zalone. E se Checco ha suonato in un disco di De
Gregori, Francesco potrebbe recitare in un film di Zalone? L’attore
risponde di sì. Ma il cane di De Gregori, in realtà, aveva già recitato
in un suo film, Quo Vado…
Il disco ha poche sorprese. Ma dal vivo ne vedrete delle belle…
Eppure qualcuno è un po’ deluso dal risultato, si aspettava qualcosa di
più, qualche sorpresa. In fondo Checco suona e De Gregori canta. Non
c’era spazio per interagire di più, per cantare insieme, per fare più
ironia? “Lo faremo dal vivo a Caracalla, il disco non si presta”
risponde De Gregori. “Volevamo fare un omaggio alla musica italiana. Non
c’era spazio per l’interlocuzione, lo scherzo, la battuta”. “Cantiamo
insieme in una canzone e mezza, è il musicista che mi accompagna” chiude
De Gregori. “L’operazione è la stessa che ha fatto Woody Allen, con la
differenza che io so suonare” aggiunge Checco, suscitando grandi risate.
“Mi rendo conto, ed è il mio cruccio, che presentarmi al pubblico senza
fare lo stupido può deludere. È stata la mia sfida, fare per una volta
il pianista”.
Sì, un disco, che è qualcosa di preparato, studiato nei particolari,
prodotto, non è il terreno di gioco dove i due possono tirare fuori la
loro fantasia. Ma su un palco sarà tutto diverso. E allora, aspettiamoci
dei concerti molto sorprendenti. Nella conferenza stampa, a un certo
punto, Checco Zalone inizia a suonare Gli uomini sessuali. La canzone è
spassosa, l’interpretazione di Checco è delle sue, fa ridere già alle
prime parole. Ma è quando la voce leggendaria di De Gregori entra nella
canzone che arriva il cortocircuito, e fa un effetto molto particolare.
Avete presente quando in un film comico c’è un attore serio, che
continua ad essere serio, e questo fa ridere ancora di più? Ecco, quel
misto tra serio e faceto, tra l’istrionismo di Checco e l’aplomb di
Francesco, quel ridere quando non puoi ridere, può far venire fuori
grandi cose. Come alcune delle migliori coppie comiche, che vivono
proprio sul sentimento del contrasto. Alla conferenza stampa ne abbiamo
avuto un esempio. “Gli uomini sessuali non l’abbiamo messa nel disco: i
capolavori non si toccano” se ne esce Checco tra le risate generali. “È
stata una soddisfazione. Francesco mi telefonò e mi disse che il verso
‘Gli uomini sessuali non avranno gli assorbenti ma però hanno le ali’
meriterebbe il premio Eugenio Montale”. Ecco, se su disco i due si sono
mantenuti cauti, dal vivo potrebbero essere due ore tutte così.
https://www.wired.it/article/checco-zalone-de-gregori-disco-pastiche-brani-tour-recensione/
Francesco De Gregori e Checco Zalone insieme
Per
la prima volta nella sua carriera Checco Zalone abbandona i panni
dell’attore e si propone come musicista puro per accompagnare al
pianoforte la voce di Francesco De Gregori in un disco intitolato
“Pastiche” (Columbia Records /Sony Music), in uscita il 12 aprile in
digitale, CD e doppio LP e disponibile in pre-save e pre-order da oggi,
martedì 12 marzo, a questo link https://Columbia.lnk.to/Pastiche.
La
tracklist è ricca di colpi di scena a cominciare da “GIUSTO O SBAGLIATO”
il singolo inedito che anticipa l’uscita dell’album. La scaletta, 15
tracce per un doppio album, è una generosa incursione nella migliore
musica italiana, dove le canzoni di De Gregori si alternano con quelle
di autori come Paolo Conte, Pino Daniele, Antonello Venditti, dello
stesso Zalone.
L’anima dell’intero album, registrato in presa diretta in varie sessioni
fra il 2023 e il 2024, è il pianoforte di Checco Zalone, che si rivela
qui musicista eccellente ed eclettico, in grado di muoversi con
leggerezza e senza manierismi fra blues, jazz e musica classica,
restituendo così al canto di De Gregori la dimensione più lirica e
intima.
La
band di Francesco e altri musicisti di varia provenienza hanno
contribuito, insieme all’ORCHESTRA ITALIANA DEL CINEMA, a creare un
suono soft che avvolge tutto il disco in un’atmosfera inaspettatamente
vintage.
Francesco De Gregori, che già negli anni passati aveva ospitato Checco
Zalone in occasione di qualche concerto, ha dichiarato: «Sono sempre
stato un fan del Checco autore cinematografico, siamo amici da molti
anni e non vedevo l’ora di averlo accanto come musicista in questa
strana e bellissima avventura».
L’album uscirà in CD, doppio LP nero e doppio LP nero numerato e
autografato in esclusiva sullo Store Sony Music.
Il
5 GIUGNO un unico concerto insieme: “DE GREGORI ZALONE – VOCE E PIANO (&
BAND)” alle Terme di Caracalla a ROMA.
Un
unico concerto vedrà esibirsi De Gregori e Zalone dal vivo, il 5 giugno
a Roma alle Terme di Caracalla. I due non hanno in programma un tour in
comune e l’evento “DE GREGORI ZALONE – VOCE E PIANO (& BAND)” si
annuncia pertanto irripetibile ed imperdibile. Le prevendite saranno
disponibili da oggi, 12 marzo, alle ore 16.00 su TicketOne.
(Fonte: Enrico Deregibus)
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Rimmel |
Pittori della domenica |
Alejandro |
Storia di Pinocchio |
Buonanotte fiorellino |
Giusto o sbagliato |
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Ciao
Ciao |
Putesse essere allero |
Atlantide |
La
prima Repubblica |
Le
cose della vita |
Pezzi di vetro |
La strana coppia, ma in fondo nemmeno così tanto strana
alla fine, della musica italiana. Francesco De Gregori, dopo l’avventura
musicale con Antonello Venditti, ha deciso di unire il suo percorso
artistico con Checco Zalone.
di Andrea Conti
Uscirà domani l’album “Pastiche”, registrato in presa diretta fra il
2023 e il 2024 dai suoni jazz e vintage, con l’inedito “Giusto o
sbagliato”. La copertina è un dichiarato omaggio a un vecchio disco di
Renato Carosone, “Carosello Carosone n.2”.
Nella tracklist – oltre ai brani storici di De Gregori e Zalone – ci
sono diverse incursioni nella musica italiana e omaggi ad artisti e
colleghi come Paolo Conte, Pino Daniele e Antonello Venditti. C’è anche
una versione speciale del singolo “Giusto o sbagliato” che vede al piano
Checco Zalone con l’Orchestra Italiana del Cinema diretta dal maestro
Roberto Molinelli. Il duo non ha in programma un tour in comune. Ci
saranno solo due date evento alle Terme di Caracalla di Roma il 5 e il 9
giugno con “De Gregori Zalone – Voce e piano (& Band)”.
Checco Zalone in gran forma e con una battuta ironica ha messo subito le
mani avanti a FqMagazine: “A chi si chiede perché siamo insieme,
risponderei: fatti i ca**i tuoi (ride, ndr)“. Due mondi che sembrano
apparentemente lontanissimi ma che , in realtà, sono accomunati dal
grande amore per la musica. Ed è per questo che “Pastiche” all’ascolto
strega per l’eleganza dell’esecuzione.
“Scherzi a parte il nostro incontro – ha continuato Checco – nasce tra
una cacio e pepe e una carbonara. De Gregori mi ha blandito e fatto i
complimenti per il mio modo di suonare finché è nata questa idea ed è
così che ho accolto di buon grado la volontà di fare questa marachella,
come dice il maestro. Sono felice del prestigio di collaborare con
l’ultimo e il più grande dei cantautori e poi non ho mai fatto una cosa
seria prima di questa. La mia prima esperienza come pianista. Di
Francesco ho apprezzato molto la qualità umana e siamo diventati amici.
Gli artisti quando superano i 70 anni diventano livorosi e incazzati con
l’età che avanza. De Gregori non l’ho mai sentito parlare male della
trap e della musica moderna. Tende a smitizzare tutti. L’assenza di
retorica è quello che mi piace di lui”.
Poi
è intervenuto De Gregori: “Ho conosciuto Checco attraverso i suoi film e
l’ho amato sempre perché trovo che lui abbia uno sguardo innocente e
dolce sulla natura umana e sulla società, a volte corrosivo. Un po’
quello che facevano Alberto Sordi e Vittorio Gassmann, non c’è mai
cattiveria in quello che fa ma disincanto e delicatezza. Così nella
musica è privo di manierismo è istintivo e affettuoso”.
Sulla natura di questo progetto discografico il cantautore ha
specificato: “Convivo con le critiche e per quanto ve la posso
raccontare serenamente su questo disco, posso assicurare che questo
progetto nasce da una volontà sincera di accompagnare la mia voce al
pianismo di Checco. Voglia di stupire? Ma no, non abbiamo necessità. Ci
siamo semplicemente incontrati per fare musica e fare una marachella
insieme. Abbiamo scelto ‘Pastiche’ come titolo del disco perché è una
parola antica perché questo disco è pieno di cose vintage, questo disco
ha varie intuizioni e un grande mash up di tanta musica diversa e anche
di autori diversi”.
Dalla musica al cinema sembra proprio che i due stiano già riflettendo
per realizzare una esperienza insieme sul set. “A me piacerebbe molto”,
ha confidato il cantautore e da parte sua l’attore e regista ha
aggiunto: “Ha un volto cinematografico, perché no?”. Se son rose
fioriranno.
https://www.ilfattoquotidiano.it
℗ 1972 SONY BMG MUSIC ENTERTAINMENT (Italy) S.p.A.
musica di Fiorenzo Carpi - testo di Nino Manfredi - produzione di
Massimo Patrizi - arrangiamento di Guido e Maurizio De Angelis
“Giusto o sbagliato”
Ci sono voluti anni di attesa: Il nuovo singolo di Francesco De Gregori è un
ballo lento, suonato da un giradischi degli anni ‘60.
“Giusto o sbagliato” già dal titolo fa pensare a qualcosa che guarda al
passato, forse un bilancio, un
modo di frugare fra i ricordi. La copertina riprende quella di un album del 1955
di Renato Carosone. E dal passato emergono i primi ascolti da bambino: Umberto
Bindi, Sergio Endrigo, Luigi Tenco. : “ebbi da subito la sensazione che ci fosse
una musica diversa. Non so perché a dieci, undici anni mi potesse piacere più
Endrigo di altri. Però intuivo che artisti come lui mostravano una pulsione
diversa in ciò che cercavano di fare”. Uno dei capitoli fondamentali della
musica italiana, il tutto accompagnato dal sottofondo di “my way” ovviamente un
omaggio ed un richiamo al testo: un uomo che ripensa alla sua vita, agli errori
e ai successi, ma che non rinnega nulla delle sue scelte. “A modo mio quel che
sono l'ho voluto io” cantava Lucio Dalla in Piazza Grande.
Personalmente non sono mai stata fra i fanatici dell’inedito: se avesse avuto
voglia e ispirazione bene, altrimenti mi sarei “accontentata” ( per così dire)
dei concerti live. Adesso, proprio nel giorno del suo compleanno arriva questo
incredibile regalo a se stesso, che come al solito è diverso da tutto il resto e
spiazza il pubblico per le sonorità inedite.
E se fra tutte ha scelto questa suggestione per farci intendere un testamento
morale, non avrebbe potuto essere altro che “giusto o sbagliato”, un bilancio
così semplice, così sincero, senza giudizi ne sentenze.
(Daniela Spaziani Gregori)
https://www.youtube.com/watch?v=xvKmJZ2isaM
le foto sono di Daniele Barraco
Zalone e De Gregori in concerto: "Noi come La
Russa e Schlein che pomiciano"
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La strana coppia in “De Gregori Zalone – Voce e
piano (& band)”, lo spettacolo che ha debuttato mercoledì 5
giugno alle Terme di Caracalla a Roma e che si replica domenica
9. De Gregori annuncia 20 concerti a teatro Out di Milano
Francesco De Gregori e Checco Zalone, la coppia che non ti
aspetti, hanno debuttato con il primo dei due concerti-evento
alle Terme di Caracalla a Roma (la seconda data è in programma
il 9 giugno). "Sono davvero emozionato, questo è un evento
unico, eccezionale - dice l'attore e regista pugliese, per
l'occasione prestato al pianoforte, salutando il pubblico che ha
riempito fino all'ultima fila l'antico sito -. Eccezionale come
La Russa che pomicia con Schlein. Non è bello, ma è
eccezionale". "Eccezionali entrambe le cose, sia Schlein che La
Russa", gli fa eco il cantautore romano, che pur con qualche
divertito imbarazzo qua e là si presta a giocare con il
mattatore.
In scaletta brani dell'uno e dell'altro, perché Zalone oltre che
per il cinema ha una passione per la musica, tanto da entrare
più volte nella cinquina dei David di Donatello per la Canzone
originale e vincere nel 2021 con Immigrato, nella colonna sonora
di Tolo Tolo. Il brano, dissacrante come la sua cifra
stilistica, che ha cantato anche ieri sera: "L'ho proposto a
Vannacci per la campagna elettorale ma l'ha rifiutato e ha
preferito Generale di De Gregori, pure pagando. Io glielo avrei
dato gratis".
foto ANSA
Nessun commento da parte dell'artista romano, che si è visto
"citato" sia nei comizi di destra (la Lega con Generale) che di
sinistra (Pd con Viva l'Italia). Entrambi i brani sono rimasti
fuori dalla scaletta. De Gregori ha invece scelto di inserire Il
cuoco di Salò, "una canzone su un pezzo di storia d'Italia", ha
detto il principe, che non ha rinunciato a successi senza tempo
come Buonanotte Fiorellino, Sempre e per sempre, La Donna
Cannone. Checco Zalone, oltre a Immigrato, ha portato sul palco
Culu Piatto, Poco Ricco, Patriarcato, Gli uomini sessuali:
"Pensavo di essere il più scorretto d'Italia, poi è arrivato il
Papa".
Ieri sera lo spettacolo dal titolo “De Gregori - Zalone, Voce e
Piano & band”, si è aperto con Deborah's theme, omaggio a
Morricone con il solo Checco al piano, che da subito, semmai
qualcuno non lo sapesse, fa vedere di essere un ottimo musicista
che spazia dal blues, al jazz, al rock. E poi ecco "Piano Bar",
dove è entrato anche in scena De Gregori, ed è l'occasione per
sfatare ancora una volta la "chiacchiera" che questa canzone sia
nata per prendere in giro Antonello Venditti che, ha affermato
Zalone, "di sicuro sta qui fra il pubblico, magari si è tinto i
capelli di biondo per non farsi riconoscere, è in incognita".
La scaletta di canzoni "tristi, che poi diventeranno
tristissime", hanno sottolineato i due, scivola via fra una
risata e l'altra, intervallata da omaggi come "Storia di
Pinocchio" con cui il duo, attraverso racconti personali di De
Gregori, ha ricordato Nino Manfredi, e lirismi come Rimmel, o la
Leva Calcistica della classe '68. Poi Zalone è entrato diretto
con la "tragica" storia del suo Alejandro, povero uomo costretto
a dover fare i conti con l'andropausa e che i due artisti hanno
cantano insieme allegramente in un italiano spagnoleggiante. Si
divertono De Gregori e Zalone, e molto. Sono amici e si vede,
suonano e cantano bene, hanno il giusto senso dell'umorismo
utile per graffiare, dire le cose con ironia e inteneriscono con
la poesia. Tutti e due si sono concessi spazi di 15 minuti circa
per stare da soli con il pubblico. Uno fa ridere e riflettere
con la sua ironia, l'altro... beh, l'altro e' De Gregori e tanto
basta per scivolare nella poesia e l'emozione.
I due eventi di Roma rimarranno, almeno per ora, unici, ma
Francesco De Gregori ha annunciato che - dopo il tour estivo -
dal 29 ottobre al 23 novembre terrà 20 concerti al Teatro Out
Off di Milano con lo spettacolo Nervergreen (Perfette
sconosciute), un viaggio attraverso le canzoni meno note del suo
vasto repertorio, davanti a 200 spettatori per serata e con una
scaletta diversa ogni sera.
Questa serie di live rappresenta un'occasione unica per il
pubblico di vivere un'esperienza musicale in un ambiente
raccolto, con una capienza limitata per serata. L'intimità del
Teatro Out Off, un luogo storico fondato nel 1976, il primo
spazio underground milanese, permette una connessione profonda
tra l'artista e il pubblico, creando un'atmosfera ogni sera
irripetibile. Francesco De Gregori sarà accompagnato dalla sua
band composta da Guido Guglielminetti al basso e contrabbasso,
Carlo Gaudiello al piano e tastiere, Paolo Giovenchi alle
chitarre e Alessandro Valle alla pedal steel guitar e al
mandolino.
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