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Anche il transatlantico vuole festeggiare il cinquantenario di quel che successe nell'inverno che partorì questo gioiello: lo splendido risveglio di nove sogni,  tradotti in musica, frullati nella testa di un geniale giovanotto. Buon anniversario, Rimmel.

(Il Nostromo)

 

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LA STORIA DELL'ALBUM

di Enrico Deregibus - 31.1.2025

“Come un disco dei Pooh”: la vuole così la sua prossima creatura, Francesco De Gregori, quando mette mano alle nuove canzoni. È una battuta, una provocazione, lui bazzica altri mondi stilistici e concettuali, ma è vero che punta a un album suonato e arrangiato con tutti i crismi, fuori dal recinto del cantautore tutto chiacchiere e chitarrella. Ha in mente certi dischi di Dylan, quelli della svolta elettrica, ma anche James Taylor o Elton John. Insomma, vuole musica.

Il suo produttore, Lilli Greco, però continua a non capire (come dice una canzone di due anni prima, "Marianna al bivio") e così De Gregori il disco se lo fa da solo, in uno degli studi della Rca ma furtivamente, spacciandolo per provini. È  lo studio A, il più grande, quello che serve a registrare le orchestre, e quindi poco utilizzato. Chiama i Cyan, il gruppo di Riccardo Cocciante dell'epoca, che gli sembrano adatti alla bisogna, e poi un chitarrista acustico e squisito, Renzo Zenobi, che però non suona soltanto. Ad esempio su "Pablo" De Gregori vuole un applauso in un certo punto, ma è a Milano, e così spiega tutto per telefono a Zenobi che glielo fa trovare bell'e pronto al ritorno. Insomma, gli fa un po' da vice.

Perché per la prima volta a dirigere tutto, a produrre, come si dice, è lui in prima persona, con i suoi 23 anni, le sue magre competenze tecniche ma con idee chiarissime.

Va tutto bene fino a quando Greco scopre la nave pirata. E l'affonda, implacabile. Il lavoro è già a buon punto, salgono lo sconforto e la rabbia. A De Gregori non resta che andare fin su da Ennio Melis, il presidente Rca in persona, uomo – detto en passant – di raro carisma. Che ascolta in silenzio e poi decreta: “Ok, vada avanti, ma se ne assume tutta la responsabilità” (si davano ancora del lei). E quindi è totalmente De Gregori il responsabile di sessanta settimane in classifica e di un disco dirompente. Nella forma, nel contenuto, nel successo. E perciò anche criticato, a partire dal titolo.

 

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“Rimmel” evoca il mascara ma più in generale il concetto di trucco, qualcosa di falso, di nascosto, qualcosa da smascherare, qualcosa di cui in qualche modo parlano le canzoni d’amore del disco ma anche quelle che guardano al mondo. In questi testi si può navigare a piacere, perdersi e trovarsi, e la musica è musica vera, multiforme, c’è folk americano e c’è folk italiano, c’è jazz, c’è rock e altro ancora.

Nove canzoni che conoscono anche i muri. "Pablo" su un muro ci va pure, come slogan politico, ma passa anche in discoteca. Come coautore ha Lucio Dalla (che in realtà consiglia solo una modifica nel ritornello) ed è stata scritta in occasione di un festival dell'Unità di Bari dedicato all'emigrazione. Invece l'anti-anti-conformista "Buonanotte fiorellino" sboccia, amaramente dolce, in Sardegna a casa di Fabrizio De André, che aveva arruolato De Gregori per scrivere insieme i brani del suo “Volume 8”, degregorissimo album che esce in contemporanea a “Rimmel” e contiene anche una versione di "Le storie di ieri". Su questa il cantautore romano per il suo disco si rivolge per il sax all'amico Mario Schiano, uno dei padri del free jazz in Italia, e Schiano a sua volta chiama al contrabbasso Roberto Della Grotta, che visto che c’è suona anche nella title-track.

L'arpeggio e le imprevedibili armonie di "Pezzi di vetro" sono invece opera di De Gregori stesso, che le ricama ispirandosi un po' allo stile di Zenobi. Mentre il verso “sotto l’angolo retto di una stella” è preso dal poeta cileno Nicanor Parra, che per questo è ringraziato sul retro della copertina.

La canzone nasce da un lampo di gelosia passionale, "Quattro cani" dall'amore per i cani. E poi: "Il signor Hood" è Marco Pannella, il pianista di "Pianobar" non è Antonello Venditti. "Piccola mela" è il primo esempio discografico in De Gregori di brano legato al mondo dei canti popolari italiani. E "Rimmel" è "Rimmel", la canzone che ha – finalmente - buttato all’aria il modo di fare canzoni d'amore in Italia.

Non è forse il miglior disco di De Gregori (“Titanic” complessivamente è più riuscito) ma è quello che gli apre le porte, che colpisce il compagno in eskimo e la signora ingioiellata, la massaia sognante e l’intellettuale più o meno organico.

La copertina del disco è la riproduzione di una cartolina postale d'inizio Novecento con una donna ritratta di profilo, con gli occhi bassi, forse pudìca. È un'idea del grafico della Rca, Francesco Logoluso. De Gregori però all'inizio ne aveva pensata un'altra, ispirata alla Marilyn di Andy Warhol: il viso di una ragazza molto emancipata dopo una intensa notte d'amore (con il rimmel che cola?). Sarebbe stato, concettualmente, l'esatto contrario.

Però, per com'è andata, non crediamo abbia grandi rimpianti. Il disco è decollato poco a poco, settimana dopo settimana, fino a diventare un successo enorme, sconvolgendo e indirizzando la vita di un ragazzo che ha mollato l’università a un passo dalla laurea e ha lasciato un segno forte, perennemente nuovo, nel mondo della canzone. C’è un prima e un dopo di lui nella storia della musica italiana. Grazie a “Rimmel”. E un po’ anche ai Pooh.

Enrico Deregibus per https://www.rockol.it

 

 

........ visto che sulle canzoni di «Rimmel» circolano da sempre interpretazioni tra le più bizzarre, perché una volta per tutte non le spiega lei?

«D’accordo, ma con una premessa: le canzoni sono fatte di chiaroscuri, consentono di dire e non dire, di lasciare immaginare. Nel momento in cui le vado a spiegare si impoveriscono, si liofilizzano. Detto questo, sono pronto».

Chi è «l’uomo che cammina sui pezzi di vetro»?

«Passeggiavo con la mia fidanzata di allora in piazza Navona. Tra i tanti artisti di strada c’era uno che mangiava il fuoco e camminava sui cocci di bottiglia a piedi nudi. Ad un certo punto la mia ragazza disse: “Però, che bel ragazzo che è quello”. Finisce qua la storia, fu semplicemente un momento di leggera toccatina di gelosia. Da lì nacque l’incipit di una canzone autobiografica».

Si sa che «Il signor Hood» è dedicata a Marco Pannella.

«Sì, ma con autonomia. Ho molto amato Pannella per certe cose. È integro, nobile, ma di lui non condivido tutto. E anche allora la pensavo così».https://www.iltitanic.com/rimmel/003.jpg

«Pablo» racconta la morte di un emigrante.

«Ma è una storia immaginata. L’invenzione della canzone era di mettere una di fronte all’altra due persone spaesate, una italiana e una spagnola che stanno in Svizzera e che si confrontano sul benessere economico raggiunto, ma pure sul senso di precarietà, sul rischio della vita, come poi succede allo spagnolo che cade per caso, che si suppone precipiti da una impalcatura».

Dicono che «Buonanotte fiorellino» l’abbia scritta per ricordare una fidanzata morta in un incidente.

«Vorrei trovare un giorno colui che ha originato questa storia e da dove nasce l’equivoco. È un omaggio a Dylan, perché io sono dylaniano e dilaniato».

E «Quattro cani»?

«Nessun riferimento né a Patty Pravo né ad altre persone. Sono solo quattro cani, che se li incontri per strada realmente si nota che hanno caratteri diversi: c’è quello che annusa, quello che scappa, quello intimidito, e magari c’è la cagna che fa il capobranco. Adoro i cani e il brano esprime il mio amore per gli animali. Punto».

«Piano bar»...

«Non è dedicata a Venditti. Al bar di un albergo c’era uno che suonava il piano e mi misi a pensare: lui suona il pianoforte meglio di me; a lui lo pagano, a me ancora no; però io canto quello che mi va, lui magari fa le canzoni che non gli va di suonare... Tutto qui».

Per «Piccola mela» non c’è mai stata nessuna interpretazione fantasiosa.

«Il testo è di una canzone popolare sarda, la musica è mia. Feci un innesto. Mi affascinava questa operazione e dissi: adesso rubo. Io ho sempre rubato da tutti, non solo da Dylan. Picasso diceva: bisogna rubare, non imitare».

Resta «Rimmel», storia di un amore finito: chi è quello mollato tra i due?

«Bisogna mettersi nei panni di uno che aveva 23-24 anni. La vita sentimentale di un ragazzo a quell’età è quanto mai gioiosa, piena di domande e risposte. Adesso chiedersi chi ha lasciato chi è difficile. Posso dire diplomaticamente che non ha importanza. Ma in quella canzone non c’è una sola figura femminile. Può essere difficile da credere, ma è un insieme di situazioni, di storie, di sentimenti, di smarrimenti».

Già, forse è meglio che le emozioni di una canzone restino in penombra, «fra le pagine chiare e le pagine scure».

 

estratto dall'intervista di Pasquale Elia

http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=54f96209601d4

 

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I RICORDI DI CHI L'HA SUONATO (in esclusiva per il Titanic)

Quel lontano giovedì o venerdì prima della registrazione mi sono visto con Francesco. Il primo brano programmato per il "provino" di lunedì si chiamava "Rimmel". Ho ancora il piccolo arrangiamento scritto alla buona per i colleghi e lo spartito per Della Grotta, che leggeva a vista.

Nella mattinata di lunedi' ricordo che abbiamo provato un po' insieme e poi in due o tre prese al massimo. Consoli aveva il pezzo sul nastro. L'ambiente era molto disteso, c'era l'ottimismo e quasi l'incoscenza della gioventu'. Renzo Zenobi era trepidante e ansioso, Francesco aveva la sicurezza dei forti e i dubbi dei geni. Lui cantava accompagnandosi con la chitarra per farci da guida ed i suoi toni ispiravano la nostra maniera di suonare (in diretta).

Per ogni canzone si facevano 2 o 3 prese e se c'erano degli errori bisognava riprendere da capo. Mi ricordo della disponibilità tranquilla di George Sims che ha avuto da sempre un buon gusto innato. Poi Francesco registrava la voce definitiva, senza troppe storie, con sicurezza e spontaneità.  Mi ricordo che Ubaldo Consoli si era inventato un colore nelle frequenze e nel mix che avvolgeva il tutto e dava un tocco di magia. C'era il segreto dei"provini" che noi abbiamo rispettato.

Il resto l'ha già detto Francesco.   (Alberto Visentin)

 

 

Ciao sono Franco di Stefano. Sono dei bei ricordi e

ho una gran voglia di tornare indietro e ripetere tutto. Un bacio a tutti.

(Franco Di Stefano)

 

 

Sono molto orgoglioso di aver preso parte alla nascita dell'album Rimmel.

E' stato, e sarà sempre uno dei momenti più belli della mia vita.

(George Sims)

George ha concesso la foto al Titanic attraverso il grandioso sito  http://www.beatsessanta.it/

 

Vorrei che fosse ricordato anche Ubaldo Consoli, tecnico del suono mio collega e fraterno amico, fra i più apprezzati della RCA e sopratutto da Francesco...anche i tecnici della RCA hanno fatto la storia di questa grande Società...prematuramente e volutamente defenestrata.

Ubaldo era molto riservato professionalmente… difficilmente riuscivi a capire ciò che succedeva in studio di registrazione… si prodigava molto per l'artista, questo si, che poi, alla fine, attingeva e si impossessava tranquillamente dei consigli del fonico (anche noi si produceva… e come): Francesco, non ricordo su quale LP, lo cita, nei titoli, anche come produttore. Eravamo amici, conservo veramente un bel ricordo di Ubaldo…Un amico che vorrei avere ancora vicino.

Enzo Martella (RCA-BMG)

 

 

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Rimmel, 50 anni fa la canzone cambiava il cammino di De Gregori.

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E così sono cinquant’anni esatti, perché proprio a gennaio 1975 il «trucco» di Rimmel appariva sull’orizzonte discografico della Rca, destinato a rimanerci come nessun altro dei dischi di Francesco De Gregori, ben sessanta settimane e con più di quattrocentomila copie vendute. Dal punto di vista esclusivamente discografico, il suo quarto LP in studio (se vogliamo includere nel numero Theorius Campus, inciso con Venditti nel 1972) fu un successo.

Cosa che creò al cantautore romano non pochi problemi, perché quel disco si allontanava dalle monocordi ballads in stile dylaniano che per buona parte regnavano nei precedenti dischi e che risentivano fortemente di un clima culturale marcato non solo da Dylan ma anche da Cohen, o da quel Fabrizio De André che divenne suo amico e compagno di strada. E secondo alcuni guardiani della rivoluzione si allontanava dall’impegno ideologico, con l’apparente cedimento alla canzonetta facile e amorosa come Buonanotte Fiorellino. Appunti, ramanzine, richiami alla coscienza politica che gli costaro-no, l’anno dopo, la farsa del processo “proletario” al Palalido di Milano, che lo portò alla rinuncia ad apparire in pubblico per un po’ di tempo.

In realtà l’attualità politica si affacciava nel disco: basti pensare a Signor Hood che era un chiaro riferimento alle battaglie di Marco Pannella, il quale prima della proposta del compromesso storico di Berlinguer era, come da titolo, un solitario arciere costretto ad affrontare le cavallerie ben organizzate del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana. Una lotta, fatta anche di digiuno a oltranza per il sovraffollamento delle carceri, che fin dalla dedica nel retrocopertina («A M., con autonomia») viene ammirata, anche se con la distanza di chi non voterà radicale. Certo, nel disco appare anche il personale, come nel caso della canzone che dà il titolo al LP, dedicato a una ragazza che lo aveva piantato per mettersi con un altro. Tutto qui? Dipende. Perché la più banale storia di un addio, e il dolore non è mai banale, diventa altro, in questo caso ricordi di serate in Gallura con De André e la prima moglie, il gioco e la magia delle carte, il trucco non solo esteriore, l’irruzione e il trauma dell’addio.

Come nel caso di Piccola mela, riferimento alla canzone popolare sarda, e a quel semplice contesto di speranza d’amore, di desiderio e di dubbio che fanno le storie di tutti i tempi e di ognuno, e che però venne attaccata come oltraggioso cedimento alla cantabilità e alla semplicità. Come se si potesse cancellare l’amore, il dolore di un “semplice” addio dal canzoniere popolare di ogni latitudi-ne.

Se è per questo, Le storie di ieri contenevano un preciso, evidente riferimento al ventennio fascista, ma senza la virulenza della condanna frontale, il che contribuì al clima di ostilità verso il disco e il cantautore. In realtà quella canzone conteneva elementi di grande attualità, perché affrontava i luoghi divenuti comuni di chi ricordava anche gli elementi positivi del regime, con il conseguente rinnovamento di linguaggio e modalità, attraverso il celebre «i nuovi capi hanno facce serene e cravatte intonate alla camicia», che si inserisce, a mezzo secolo di distanza, nel dibattito dei nostri giorni sulla possibilità di trasformazione – più o meno di facciata – del fascismo.

Fatto sta che Rimmel segna un cambiamento nel cammino di De Gregori: certo rimangono alcuni elementi di ermeticità dei testi, ma, e questo fece arricciare il naso a molti, l’amore, la cantabilità, il popolare, prendono il sopravvento sull’oscurità dei precedenti dischi.

Un’oscurità che però aveva contribuito a fare l’unicità, in Italia, di canzoni in cui emergevano non solo le influenze di cui abbiamo parlato ma elementi diversi, come il Dante del «fanno dolore, e al dolor finestra» e dei due angeli nel canto VIII del Purgatorio in Finestre di dolore.

In ogni storia umana ci sono cambiamenti, che vengono a volte scambiati per regressioni: in realtà sono manifestazioni di una ricerca al di là delle categorie critiche.

4 Gennaio 2025 - Osservatore Romano

 

 

 

 

 

 

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https://www.iltitanic.com/2024/063.jpgNel 2025 Francesco De Gregori festeggia i 50 anni dell'uscita di Rimmel, il suo quarto album in studio pubblicato nel 1975 e divenuto una pietra miliare della musica italiana.

Per celebrare questo capolavoro che ha segnato intere generazioni con brani indimenticabili come Pablo, Buonanotte Fiorellino e la stessa Rimmel, da ottobre 2025 il cantautore romano intraprenderà un tour dedicato all'album Rimmel 2025 - Teatri Palasport club.

Il tour inizierà nell'autunno con una serie di concerti nei teatri italiani, in programma tra ottobre e novembre, per poi proseguire nei palasport di Milano e Roma a dicembre dello stesso anno.

Per chiudere questo viaggio musicale, a gennaio e febbraio 2026, De Gregori si esibirà nei club, riportando la sua musica in un'atmosfera più intima e raccolta.

Il pubblico avrà così l'opportunità di vivere le emozioni di Rimmel e del vasto repertorio del cantautore in contesti diversi, passando dalla magia dei teatri alla potenza dei palazzetti, fino all'atmosfera intima dei club che creano una connessione diretta e spontanea tra musicisti e spettatori.

Le prevendite saranno disponibili da venerdì 6 dicembre, alle ore 16.00, su Ticketone e nei circuiti di prevendita abituali.

l tour è prodotto da Friends & Partners, per le informazioni www.friendsandpartners.it.

 

 

Teatri 2025

15 settembre alla Reggia di Caserta

31 ottobre all’Europauditorium di Bologna

1 novembre al Teatro Verdi di Montecatini (Pistoia)

5 novembre al Lingotto di Torino

8 novembre al Teatro Regio di Parma

11 novembre al Teatro Clerici di Brescia

13 novembre al Gran Teatro Geox di Padova

14 novembre al Nuovo Teatro Giovanni da Udine

18 novembre al Teatro Augusteo di Napoli

19 novembre al Teatro Team di Bari

21 novembre al Teatro Metropolitan di Catania

24 novembre al Teatro Verdi di Firenze

 

Palasport 2025

6 dicembre all’Unipol Forum di Assago, Milano

10 dicembre al Palazzo dello Sport di Roma

 

 

 

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Club 2026

23 gennaio al Vox Club di Nonantola (Modena)

24 gennaio all’Estragon di Bologna

27 gennaio al Mamamia di Senigallia (Ancona)

28 gennaio al The Cage di Livorno

30 gennaio al Teatro Cartiere Carrara di Firenze

31 gennaio all’Atlantico di Roma

2 febbraio al Land di Catania

4 febbraio all’Eremo Club di Molfetta (Bari)

5 febbraio alla Casa della Musica di Napoli

7 febbraio al Dis_Play di Brescia

8 febbraio al Palmariva Live Club di Portogruaro (Venezia)

10 febbraio all’Hall di Padova

13 febbraio alla Concordia di Venaria Reale (Torino)

14 febbraio al Fabrique di Milano

 

 

 

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