RECANATI
- 4 SETTEMBRE 2003
Ascoltare de Gregori a Recanati è un privilegio: anche se non credo
che le canzoni siano delle poesie, la poeticità del luogo aiuta!
Il concerto si è svolto in piazza Leopardi, al centro della quale
troneggia il "pupo" (così viene chiamato Giacomo) che per
l'occasione dava le spalle al palco.
Francesco è arrivato alla guida di una Mercedes nera, tipo
fuoristrada, intorno alle 19:00, ne è sceso allegramente facendo già
intuire che la serata prometteva bene.
Ha iniziato a suonare in una piazza gremita all'inverosimile (in ogni
caso molto piccola per un concerto di Ciccio) intonando Sotto le
stelle del Messico. Non riuscendo ad elencare tutte le canzoni che ha
suonato, posso solo evidenziare che a farla da padrone è stato il
disco Rimmel con, oltre alla canzone omonima, Buonanotte Fiorellino,
il signor Hood, e Pablo. Completamente assente l'album Titanic mentre
delle ultime ha suonato la splendida Sempre e per sempre e Condannato
a Morte.
Il concerto, inutile dirlo, è stato un'ovazione, con la band in
grande forma (spiccavano comunque due assenze : Arianti e Torquati,
che avrebbero aggiunto qualcosa in più) e i momenti più calorosi
sono stati, oltre alle già citate canzoni di Rimmel, quando ha
cantato Generale, la Donna Cannone, il Bandito e il Campione, Bufalo
Bill, e Sangue su Sangue. Non sono mancate le due cover di Dylan
(eseguite magistralmente), la irriconoscibile Agnello di Dio, Cose
(sempre più bella) Vecchi amici e Pentatlon (oltre alle altre già
citate in questo forum).
Si chiude in bellezza con Viva l'Italia.
Per il forum tutto, infine, una chicca: sull'autostrada, alla stazione
di servizio di Macerata, ho incontrato Lucio Bardi e Guido
Guglielminetti. Rivolgendomi a quest'ultimo gli ho detto che il Rimmel
Club mi avrebbe rimproverata se non avessi portato i saluti di tutto
il forum al gruppo e lui ha ringraziato, ma soprattutto, ha ricambiato
i saluti. Contenti?
Se domani, a mente fresca, mi sovviene qualcosa di importate, mi farò
viva. Altrimenti chiedete pure ciò che vi pare senza pudore.
Marina (Rimmelclub)
CASERTA - 6 SETTEMBRE 2003
Le piccole storie di Francesco De Gregori
di Salvatore Esposito da http://www.maggiesfarm.it/casertadegregori.htm
(ci sono anche delle foto)
Francesco De Gregori non è mai stato uno sperimentatore. Le virate,
le sorprese che un Battiato o un De André hanno quasi sempre offerto,
al cantautore romano non sono mai interessate.
Intrapresa una via, uno stile sicuro, non lo ha più mollato:
ispirandosi sempre di più nel corso della sua carriera a Bob Dylan,
si è dedicato alla prosecuzione di un identico linguaggio musicale, a
lui preesistente di parecchi anni: dieci tondi, se si vogliono
considerare i rispettivi esordi discografici, dell'italiano e del
Bardo di Duluth. Quello che lo contraddistingue è l'approccio alle
sue canzoni, di cui ogni sera dà un'interpretazione diversa, seguendo
il proprio istinto, seguendo l'anima delle sue canzoni.
Ecco allora Alice, Pablo e Bufalo Bill, il generale, quello dietro la
collina, la donna cannone che "sola sola verso un cielo nero nero
s'incamminò", quel galantuomo del signor Hood.
Sono queste ed altre le piccole storie cantate e raccontate da
Francesco De Gregori, durante questo tour che lo sta portando in giro
per l'Italia.
Le sue canzoni sono lo strumento con cui comunica. Da anni ormai evita
giornalisti e media. Nonostante il suo ostinato mutismo *****veri
anche nei suoi concerti, quello che riesce a trasmettere quando
imbraccia la chitarra è difficilmente descrivibile.
È rimasto solo lui, nel panorama musicale italiano, a indicarci la
via della coerenza e a guidare le coscienze in un cammino di
maturazione individuale e collettivo che procede nella continua
ricerca di una identità sempre sfuggente ma non meno caparbiamente
desiderata.
E' difficile così descrivere quello che il cantautore romano ha
trasmesso al pubblico presente al Teatro Della Torre a Casertavecchia
(CE), nel corso del concerto inserito nella trentatreesima edizione di
Settembre al Borgo.
Due ore di grandi canzoni, passioni ed emozioni forti per gli
spettatori che hanno avuto la fortuna di esserci. I biglietti in
prevendita infatti erano esauriti ormai da molti giorni e solo alcuni
fortunati sono riusciti ad acquistare sul posto gli ultimi cinquanta
biglietti.
De Gregori, accompagnato dalla sua ottima band, ha regalato alla
platea buona parte del suo sterminato repertorio, una sola canzone dal
nuovo album ed una raffica di classici con qualche assente illustre (Titanic
e Adelante Adelante, per esempio).
Tutte profondamente rimaneggiate negli arrangiamenti, alcune stravolte
al punto da dividere con l'originale soltanto il testo, e talvolta
nemmeno quello; perché Francesco, si sa, è specialista nell'arte di
cambiare al volo le parole mandando fuori sincrono il labiale degli
spettatori.
La prima parte del concerto è dedicata soprattutto alla produzione
più recente; l'incipit è stato subito coinvolgente con una
movimentata versione di Sotto le stelle del Messico a trapanar,
seguita a ruota da una sempre più affascinante versione reggae di
Battere e Levare.
Cose, terzo pezzo della serata, ha aperto la strada al tripudio
elettrico di Niente da capire; questo nuovo arrangiamento la fa
sembrare sempre più simile, nel fascino ma soprattutto nel fraseggio
strumentale, al classico dylaniano Like A Rolling Stone.
Nonostante un pubblico sornione, con Bambini Venite Parvulos De
Gregori e la sua band sul palco fanno scintille, così come nella
simpatica versione reggae di Dottor Doberman, penalizzata forse da
qualche "chitarrismo" troppo pretenzioso. Splendida la
successiva Condannato a morte dall'ultimo disco in studio Amore nel
pomeriggio.
La voce di Francesco è perfetta, ogni verso è scandito con
precisione, la band viaggia come un treno sostenuta dall'ottimo
batterista Alessandro Svampa, che accelera e rallenta il brano
seguendo con precisione l'ispirazione di Francesco.
La vera scintilla arriva non appena la sua voce intona i primi versi
de Il bandito e il campione, che, proposta in un ciondolante
arrangiamento country rock, ha fatto sì che il feeling tra artista e
pubblico fosse stabilito. Da quel momento è cominciato un altro
concerto. È forse una maledizione, per un artista, essere prigioniero
dei suoi brani più celebri. Ma in qualche modo è la continua
conferma della propria popolarità. Quando l'artista ha intonato le
prime note di Rimmel, in una splendida versione acustica con sole due
chitarre sul palco, per la stragrande maggioranza del pubblico è
stato un tuffo nel passato, un ritrovarsi uniti dalla stessa emozione.
Quasi senza smettere di suonare ecco La Donna Cannone, sempre in veste
completamente acustica, il vero momento "liturgico" del
concerto. Cantata all'unisono da centinaia di voci, questa canzone
sembra aver ha mantenuto intatta, a distanza di anni, tutta la sua
freschezza; anche questa, come Rimmel, è stata impreziosita da ottimi
assoli di armonica.
In questa veste meno aggressiva De Gregori sembra dare il meglio di
sè, mostrando i suoi lati nascosti,
svelando tutta la sua sensibilità attraverso una strofa rallentata o
accelerata, un assolo di chitarra, o un occhiata qua e là al suo
pubblico.
L'abbigliamento di un Fuochista è stata proposta in un arrangiamento
molto simile a quello presente sul disco Il Fischio Del Vapore. Si
sente la mancanza della voce di Giovanna Marini, ma Francesco,
mescolando le carte, riesce con la sua voce a reggere il confronto. Un
versione serrata e convincente de L'Agnello di Dio, scuote
definitivamente il pubblico e il cantautore se ne accorge e ricambia
alla fine con un sorriso. Generale, finalmente tornata in un
arrangiamento più fruibile a differenza di quello scarno e spettrale
di Fuoco Amico, è stata una scarica di emozioni in cui il cantato di
De Gregori è stato perfetto, ed è tornato trasmettere al pubblico
tutte le emozioni che quella canzone è in grado di donare.
Il Signor Hood, ha aperto la strada ai due classici dylaniani,
tradotti dal nostro; la prima è l'attesissima ed ancora inedita Io
Uscirò da Qua (I Shall Be Released), splendida e fedele nel
fraseggio, un po' meno nella traduzione, ma straordinaria nel
complesso. Stesso discorso vale per Non dirle che non è così già
inclusa a suo tempo nell'album live La valigia dell'attore e tornata
di recente alla ribalta essendo stata scelta dallo stesso Dylan tra i
brani della colonna sonora del film "Masked and Anaymous" di
Larry Charles, appena uscito negli Stati Uniti, che vede Dylan nel
ruolo di protagonista.
Il momento più intenso musicalmente parlando è stato senza dubbio la
successiva Cercando Un Altro Egitto, che non ha conservato nemmeno una
nota della melodia originale, ma che sprizza energia ad ogni battuta,
sostenuta da una band eccezionale che ha aggiunto a questo brano -
originariamente acustico - un'altissima dose di elettricità nonché
dei travolgenti cori.
Anche De Gregori, quasi sempre impassibile durante le altre canzoni,
è sembrato particolarmente divertito nel suonare questo brano. Ecco
allora emergere alla grande l'ottima sezione ritmica con Guido
Guglielminetti al basso e Alessandro Svampa alla batteria che
imprimono a questo brano un alto tasso di fantasia e grande ritmo, gli
ottimi Paolo Giovenchi e Lucio Bardi alle chitarra che duellano,
sorridono, e si fanno sentire con interventi solisti di gran gusto, e
Marco Rosini al mandolino elettrico, che fa tanta scena ma emerge
assai di rado; tuttavia quando viene fuori sono dei lampi
indimenticabili.
Buonanotte Fiorellino e Alice, sono state introdotte da Francesco che
ha detto: "Ancora un po' di canzoni per i nostalgici?";
entrambe sono state applauditissime dal pubblico come da programma.
Vecchi amici, anche questa soggetta sempre a continue variazioni di
arrangiamento, è apparsa più incisiva rispetto alle versioni più
recenti. Francesco ha sfornato un cantato deciso e privo di sbavature,
stesso discorso per la band che lo ha supportato alla grande.
Prima dei tre bis finali, De Gregori ha fatto battere ancora una volta
il cuore alla platea con una splendida versione di Bufalo Bill e,
subito dopo aver presentato la band, è sceso dal palco per tornarci
qualche minuto più tardi chiamato a gran voce dal pubblico,
finalmente tutto in piedi sotto al palco. Sangue Su Sangue ha così
aperto l'ultimo valzer dei bis in una bella versione molto rock,
seguita a ruota dall'ennesimo super classico Pablo con il pubblico a
cantare all'unisono.
L'ultimo brano è ancora un inno: Viva l'Italia, ("Viva l'Italia,
L'Italia che resiste!?"), cantata a denti stretti. Infine,
l'apoteosi.
Il musicista si concede per qualche istante ai saluti dei fans prima
di salutare e ringraziare tutti per una serata davvero memorabile.
Poco dopo il concerto, è uscito dal retro palco per filare via,
scortato da una scorta armata, sul suo van, evitando quasi bruscamente
la piccola folla di giornalisti e fans che lo attendevano all'uscita.
Salvatore Esposito
_____________
Arrivati molto presto alla piccolissima arena (massimo 500 persone)
Sal doveva contattare l'addetto stampa ed un responsabile
dell'organizzazione per sondare un po' la situazione ma, da vero e
consumato reporter, quella "aquila" di Salvatore si presenta
in un borgo medievale, dove vige ancora lo "Ius primae noctis",
senza una lira nel cellulare! E figuratevi se avremmo potuto trovare
un scheda TIM o un telefono pubblico funzionante in quel posto…
Così tra occhi sgranati ed "Ehhhhh" di meraviglia dei
paesani, immediati effetti alle parole "cellulare" o
"TIM", siamo dovuti andare fino al primo paese toccato dalle
luci della civiltà moderna per recuperare un barlume di speranza per
contattare qualche "pezzo grosso". Alla fine siamo riusciti
a contattare entrambi ma, nonostante siano stati gentilissimi, ci
hanno potuto aiutare davvero poco.
Molto di più ha invece fatto un addetto alla sicurezza (credo fosse
il capo della sicurezza) con il quale, invece, abbiamo instaurato un
ottimo rapporto e che, dopo un caffè ed un pacchetto di gomme, mezzi
per addolcire l'animo del compare, prima ci ha fatto vedere un po' e
fotografare il sound-check, al quale hanno partecipato solo i
musicisti, in seguito ci aveva assicurato che avrebbe tentato di darci
qualche dritta sul dopo concerto di Francesco (ristorante, albergo,
etc.) ed alla fine è addirittura diventato il nostro
"fotografo" immortalandoci con Paolo Giovenchi, Lucio Bardi
(i chitarristi di Francesco) ed Alessandro Svampa che abbiamo
avvicinato, devo dirlo, non me ne voglia Sal, solo grazie a me che li
conoscevo (di vista e di nome) perfettamente, dato che Salvatore li
avrebbe tranquillamente scambiati per dei semplici fan o per degli
addetti all'organizzazione… devo dire in effetti che, quando ho
visto Guglielminetti, il bassista (che però non ha voluto farsi
fotografare) ho pensato potesse essere il signorotto del luogo che
veniva a rivendicare il suo diritto sulla sposa a quello che credeva
essere una specie di matrimonio, ma mi sbagliavo…
Al freddo pungente della serata (Casertavecchia è ad una buona
altitudine) abbiamo atteso per un bel po' l'arrivo di De Gregori, che
ci è passato accanto verso le 20,40 ma al quale non siamo riusciti a
chiedere niente. A questo punto siamo entrati nell'arena ed abbiamo
preso posto.
Nonostante le ristrette dimensioni del luogo che consentivano
un'ottima visuale da qualsiasi distanza, devo dire che, grazie a Sal
che mi ha lasciato il suo "pass stampa" per sedere vicino a
Michela, io ero davvero in un'ottima posizione. Il concerto è
cominciato con "Sotto le stelle del Messico", mi pare fatta
in La, alla quale sono seguite "Battere e levare" (Sol) e
"Cose" (Re). Poi il duo "Niente da capire" (Do) -
"Bambini venite parvulos" (Sol) suonate, come sempre negli
ultimi anni, con una interruzione che si riduce ad uno stacco di
batteria di Svampa, introduttivo per la seconda canzone.
Devo dire, però, che, a differenza di molti maggiesfarmiani (compresi
Salvatore, Carlo e Michele), io non noto alcuna somiglianza tra
l'arrangiamento attuale di "Niente da capire" e "Like a
rolling stone", se non il fatto che sono nella stessa tonalità…
Alla fine di "Bambini…" parte la mia prima (delle tante)
standing ovation, che non poteva mancare ad una delle canzoni che amo
di più. Poi, alle due successive canzoni corrispondono altre due
standing ovation (sempre solo da parte mia… ero praticamente l'unico
che si alzava!): "Dr. Dobermann" (Sol) e "Condannato a
morte" (Do). Magnifiche. Poi arriva il momento de "Il
bandito e il campione" (Fa), dopo la quale, però, resto seduto…
tutti in silenzio… ne approfitto per gridare "Non dirle che non
è così" e Francesco fa segno "dopo" con le mani.
Parte poi "Rimmel" (Re) con i primi due ritornelli non
cantati, ma suonati con l'armonica. "La Donna cannone" (Do)
è presentata in un ottimo arrangiamento con sole due chitarre
acustiche (De Gregori e Bardi) ed è seguita da "L'abbigliamento
di un fuochista" (Sol). Poi è la volta di "L'Agnello di
Dio" (Do) con un nuovo arrangiamento ed un nuovo "riff"
molto molto calzante. Stavolta mi alzo di nuovo… Poi arriva
"Generale" che non ho quasi per niente seguito perché è un
classico-ma-troppo-classico che mi stanca un po'… non mi ricordo
nemmeno la tonalità… forse Sol, ma non lo so… È la volta de
"Il signor Hood" (neanche di questa mi ricordo la tonalità…)
bellissima, una delle mie preferite. Poi scatto in piedi e grido un
"Bravooo!" perché riconosco subito le note fin troppo
familiari di "Uscirò da qua" (Sol) e cioè l'adattamento in
lingua italiana di "I shall be released" resa in modo
splendido! Segue la mia richiesta "Non dirle che non è
così" (Do), anche questa cantata in modo splendido! Inutile dire
che nelle ultime due, la standing ovation è stata ancora più
sentita. Poi arrivano "Cercando un altro Egitto" (Sol),
"Buonanotte fiorellino" (Mi, mi pare) ed "Alice"
(Do). Rimango, però, seduto. Poi Francesco parte con l'intro della
magnifica "Vecchi amici" (mi pare in Sol) e mi scaldo e mi
sbraccio di nuovo! Ancora in piedi! Si conclude con "Bufalo Bill"
(Do) che a sua volta dovrebbe essere conclusa con il coro "Oh,
ohh, ohhhh", ma che almeno per le prime due volte mi alzo a
cantare da SOLO… poi piano piano il pubblico ha cominciato a
carburare e si è riuscito a concludere degnamente… Escono tutti,
finalmente ci alziamo dai nostri posti e cominciamo a chiedere a gran
voce il bis. Intanto mi metto esattamente davanti a Francesco in
primissima fila. Lui rientra dopo un po' con un sigaro acceso e parte
"Sangue su sangue" (Mi, se non erro), seguita da "Pablo"
(Do) e da "Viva l'Italia" (che inizia in Sol e si conclude
in La). Intanto faccio un sacco di foto! Alla fine cerco di farmi dare
la mano da Francesco, e lui fa anche per venire, ma un po' impedito, e
dal sigaro che lo ha accompagnato nei bis e dalla Telecaster in spalla
che fa? Si abassa verso di me e mi regala il suo plettro! E che faccio
io, secondo voi? Cerco di regalargli il mio di plettro, chiaramente!
Senza risultato, comunque… Attendiamo che l'arena sfolli un po' e
che Francesco esca. Ancora una volta passa proprio di fianco a noi.
Questa volta però riesco ad avvicinarmi, gli do il mio plettro
dicendogli ("tieni, facciamo cambio") e gli chiedo "Ci
vediamo a Roma per Dylan?" - "Speriamo!", mi ha detto…
Vabbè! Non possiamo fare altro che tornarcene a casa prendendo il
primo calesse in partenza da Casertavecchia… Alla fine l'amico della
security ci aveva detto che Francesco sarebbe tornato direttamente a
Roma.
Ok, è andata… vi invio le foto al più presto…
Ne approfitto per salutare i vari Michele, Antonio "Cat",
Carlo, Elio, Anna, etc. etc. contando di potervi ritrovare ad un po'
di concerti in autunno!
Ah, Michele, "ti mando nei paesi bassi, sotto lo "scandinavio"…"
che film di Totò è? Non sbirciare!
Saluti, Leonardo (maggiesfarm.it)
TOCCO
GAUDIO - 28 SETTEMBRE 2003
Ciao ragazzi, è vero, la delusione è tanta questa volta!! Non lo
posso nascondere, ma, come sempre, riesco a trovare la forza di godere
anche delle piccole gioie (piccole solo di fronte ad un intero
concerto, ma di per sè grandi!), ebbene ieri ho gioito molto
nell'aver riabbracciato ancora una volta Domenico e Caterina, due
persone stupende! Antonio Piccolo, dovevi essere proprio davanti per
non averci visti oppure eri così preso dalla pioggia oppure non te
importava più di tanto, da parte mia sarei stata felice di incontrare
anche te! E poi un particolare non certo irrilevante della serata:la
lunga chiacchierata che abbiamo fatto con Alessandro Svampa,
gentilissimo e simpatico come sempre che ha richaimato l'attenzione di
Paolo Giovenchi e poi di Lucio Bardi che anche loro avvicinatisi a noi
hanno scherzato e....beh, mancava l'autografo di Lucio Bardi sullo
striscione e, con gioia, lo ha apposto e....che dire di Filippo Bruni
che da lontano ci scorge e si avvicina tendendomi la mano e
dicendomi:" A signora a conosco!" e intraprende una
chiacchierata, come ha già detto Frank, sulla Formula uno!!! E...non
è ancora finita, sapete quella "fromazione calcistica " in
mano di chi è andata? Marco Tagliavia, la missione l'ho compiuta
davvero, l'ho data ad Alessandro Svampa, l'ha letta, gliel'ha portata
in tenda a De Gregori, è tornato indietro da noi e ci ha detto:
"L'ha letta poi eh?" E...vi pare poco? Chi lo sa che fine
potrebbe fare quella formazione? Vogliamo illuderci? Non costa
niente!! Beh...insomma ragazzi, delusa sì, ma...tutte queste cose le
vogliamo chiamare niente??? Io no, per me sono tutte gioie che si
vanno ad aggiungere alle altre e,un po' come quel miele di rose per
Giorgo Lo Cascio, vanno a tamponare l'appetito che si fa sentire forte
di un altro concerto intero!!!
Ora voglio dire due parole a proposito della organizzazione el
concerto, abbiamo sentito dire da alcuni cittadini di Tocco Caudio che
le spese del concerto erano state pagate con i soldi raccolti dal
Comitato Feste Patronali (era la festa dei Santi Cosma e Damiano), i
cittadini avevano contribuito con le loro offerte, immaginate la loro
delusione! Ma....consentitemi di fare una osservazione un po'
polemica, non sarebbe ora che queste enormi somme raccolte dalle
comunità religiose venissero destinate per scopi più,
evangelicamente parlando,validi???? Quei trentesettemila euro non
avrebbero potuto essere destinati magari a Gino Strada o a Medici
senza frontiere??? Quanto beneficio in più avrebbero prodotto
rispetto ad un concerto di sole due canzoni??? E...chissà, forse i
Santi Cosma e Damiano sarebbero stati anche più contenti!!! Francesco
De Gregori un concerto da qualche altra parte e per qualche altro
scopo lo avrebbe sicuramente fatto!!! E...magari anche in un posto un
po' più comodo da raggiungere!!!! Con questo vi lascio e...al
prossimo concerto al coperto, magari anche sul loggione di un teatro,
ma...al coperto!!!!
Un'ultima cosa,voglio ringraziare di cuore Frank, è stato bravissimo,
nonostante la sua fama di ghiro ha resistito e ha guidato da fare
invidia a qualcuno dei nostri amici tipo Marcello, nella guida di
un'auto che alla fine è diventata di tutto, bivacco, spogliatoio e
dormitorio!!! Bravo nipotino Frank, alla prossima!!!
Pippina (Rimmelclub)
VERONA 25 GENNAIO 2003
il 25 gennaio 1993 sono andata al palasport di verona ad un concerto
di Francesco de Gregori:era la tournée dell'album Canzoni d'amore e
di jeder ist willkommen scritta sul palco;la scaletta delle canzoni:
1- rollo & his jets 2- titanic 3- i muscoli del capitano 4-
l'abbigliamento di un fuochista 5- cose 6- la storia(solo al piano) 7-
la leva calcistica della classe 68 8- bambini venite parvulos 9- i
matti 10- quattro cani(durante la canzone c'è stato qualcuno che ha
abbaiato) 11- alice(disse Francesco:l'ho scritta quando ero un
bambino) 12- bellamore(solo al pianoforte) 13- sangue su sangue 14-
viaggi e miraggi 15- chi ruba nei supermercati(disse oggi si ruba
firmando con la penna stilografica) 16- stella della strada(Francesco
disse :è una canzone erotica) 17- vecchi amici 18- povero me 19-
adelante adelante 20- rumore di niente 21- il bandito e il campione(ha
raccontato la storia di Costante Girardengo e Sante Pollastri)
bis: 22- la ballata dell'uomo ragno 23- pablo 24- bufalo bill 25-
rimmel
Francesco disse: Prima di cantare viaggi e miraggi :" avevo
proposto la canzone agli organizzatori del festival di Sanremo per
cantarla in coppia con Renato Carosone,ma l'hanno scartata".
Sul Titanic:"era una nave costruita male,solo i ricchi,chissà
perchè,sono riusciti a raggiungere le scialuppe;il capitano Smith, ma
vi fidereste a prestare la macchina a uno che si chiama Smith? io
no,aveva un binocolo,avevano appena inventato la radio, ma con la
radio non si potevano vedere gli iceberg". il concerto è stato
applauditissimo dalla gente, molti ragazzi durante il bis sono
andati(compresa io) sotto il palco ad urlare...
Ho visto De Gregori in concerto purtroppo poche volte) per la prima
volta il 12 dicembre 1986 a Legnago (vr),dove abito,al teatro Salieri,
nell'ambito di una rassegna di concerti di 3 cantautori:Jannacci,Ruggeri
e De Gregori:ero al settimo cielo,mi ricordo ancora che una ragazza in
prima fila ad un certo punto buttò delle caramelle sul palco e
Francesco le raccolse e se le mise in tasca: provò a lanciarne una a
Gilberto Martellieri,il tastierista,ma non la prese,ne lanciò
un'altra anche al batterista Elio Rivagli; in questo concerto
Francesco cantò Ninetto e la colonia(disse che questa canzone parla
di una rapina a mano armata),Raggio di sole,Capo d'Africa,Buenos
Aires,Gesù Bambino,Centocinquanta stelle,Scacchi e tarocchi,I cowboys,A
Pà,Miracolo a Venezia; fece Rimmel,Buonanotte fiorellino,Festival e
Caterina solo con chitarra e armonica.il secondo concerto è quello
del 25/1/1993 al palasport di Verona, poi nel dicembre 1996 al teatro
Filarmonico di Verona(la tournée di Prendere e lasciare),il 29/8/2001
sempre a Verona alla Festa dell'Unità(Fuoco amico,qui suonò Vento
dal nulla e Canzone per l'estate) ed infine il primo luglio 2002 a
Mantova:la prima data della tournée dei quattro aniele,Mannoia,De
Gregori e Ron:qui De gregori cantò anche Caldo e scuro.
Comunque,devo dire che dal vivo preferisco il De Gregori meno
elettrico,quando canta da solo con la chitarra Pezzi di vetro per
esempio,ma capisco che anche lui si stufi a cantarle sempre allo
stesso modo.
Saluto tutti (lo so,sono ricordi da nulla,ma per una che ama de
gregori sono appunti da rileggere sempre con lo stesso sorriso) ciao
viva de gregori
Barbara
BOLOGNA
- 7 DICEMBRE 2003
Esordio in giacca di pelle nera e camicia grigio nero, con
Guglielminetti in completo nero e camicia bianca.
Powderfinger, che non conoscevo, inizia il concerto, rock divertito.
Una Compagni di viaggio fenomenale, divertita, trasgressiva:musica
rock che stona volutamente il testo dolce, e avevano parlato a lungo
di relazioni e relatività, una musica completamente riscritta o
quasi.
Rimmel, al solito senza ritornello.
Alice, senza ritornello e con molta armonica, evita di dire che il
sole fa l'amore con la luna, stando zitto.
Il signor Hood, come la nuova versione.
L'agnello di Dio, padrone di tutto il mondo ora, signore del mestiere
e padrone del quartiere, nuova versione rock che rende ancora più
tagliente il bellissimo testo.
Il finale è con una sorprendente e irrispettosa Buonanotte
fiorellino, rock pure quella e un po' rap.
Viva l'italia è la solita, Sangue su sangue pure. Generale ha molta
armonica. Riprende la versione rock di Cercando un altro egitto, la
più pompata. Dolcissima Non dirle che non è così, se n'è andata
tempo fa, potrebbe essere in Tunisia, un po' allungata,efficace. Come
il giorno è la solita, a me non piace. Cose spacca e ha le novità
dell'album.
Uno dei gioielli, assieme a Compagni di viaggio, è L'aggettivo
mitico, bellissima.Valevano il concerto.
Dopo miriadi di anni stupisce una versione non troppo entusiasmante,
se non nelle intenzioni , di Santa Lucia. Il solito Penthatlon, che
sostituisce Vecchi amici, meglio sicuramente de i precedenti live e
dell'originale(e il sorriso è dove lo deve mettere).Novità, puoi
sudarti sette camicie e andare a LETTO con chi vuoi. Nuova versione,
più crudele, più importante di Caldo e scuro, anche qua meglio che
nell'album da studio. Battere e levare non è più reggae, ma un blue's.
E per ricordare Mix, non certo A chi, ma Ti leggo nel pensiero, con
qualche variazione piccola.
L'intervallo è annunciato ,come l'anno scorso, dicendo che va a farsi
una birra.
Per la prima volta cambia l'abito, via la giacca(con il caldo che fa
l'Estragon), via la camicia, nuova camicia bianca a righine rosse
fuori dai pantaloni.
Accenna signora acquilone(prima strofa) poi ride e smette. Il bandito
e il campione unico brano non suo, escluse le traduzioni , sempre più
country. Non c' è proprio più Niente da capire, nè i Bambini che
vengono parvulos,finora onnipresenti. Ma ritorna prepotentemente il
dottor Dobermann, cantata come nel libretto.
Batte il cinque a un sacco di persone, indica il pubblico facendogli
il verso, e nel palco passa il candidato sindaco Sergio Cofferati, in
maglione e camicia.Nulla in pratica di Mix 1, come sperato, niente
Pabli, canti delle sirene, Mimì sarà, Matti, Cuochi di Salò(senza
pianoforte è dura,anche se l'anno scorso fece una donna cannone solo
con la chitarra).Grande spazio alla band, nulla da solo.
Dei cinque che ho visto è il meno bello, lui si diverte ma
chiaramente si ripete nella fase rock, e non offre rinnovamenti di
repertorio dal vivo, se si esclude Santa Lucia e Powderfinger.
Ma davvero belle L'aggettivo mitico,amata, L'agnello di Dio, la nuova
Compagni di viaggio, divertita, e pure la nuova Caldo e scuro.Le tre
meriterebbero la pubblicazione.
Daniele Agami (Rimmelclub)
MILANO
- MAGAZZINI GENERALI - 22.3.2005
E'
l'esatto contrario di un disco deludente, Pezzi. De Gregori lo ha
presentato ieri sera ai Magazzini Generali di Milano. Suonandolo.
Davanti a un pubblico di addetti ai lavori (con tutto il gotha del
giornalismo musicale italiano) e di fan del suo sito, se non ufficiale
ufficializzato, www.rimmelclub.it. Energia, suono pieno, parole
scandite. Sotto il palco molti giovani (siamo alla terza o quarta
generazione di degregoriani) e molti altri non più, a muoversi a
tempo e a stupirsi di quel signore, là sopra, che compie 54 anni fra
un paio di settimane.
Capello corto e montatura nera degli occhiali, Francesco parte con una
A pa' fuori scaletta, per poi mescolare qualche brano vecchio e molti
nuovi. Il disco, come lui stesso aveva preannunciato, ricalca molto il
suono live, anche perché live è stato suonato. Fa musica rock,
ormai, De Gregori. Il che può piacere o no, ma certo per lui è un
elisir di lunga vita. Ne beve a garganella, sul palco e su disco. In
questo nuovo album paga pegno (però - diciamo - può permetterselo)
al miglior Dylan degli anni Ottanta e Novanta, ma più un generale a
un certo folk rock americano di quegli anni.
Se l'è registrato in casa questo Pezzi, nella sua tenuta in Umbria,
lontano da città e sale d'incisione, là dove aveva già partorito Il
fischio del vapore. E del Fischio del vapore son rimaste tracce,
evidenti in La testa nel secchio o in Le lacrime di Nemo -
L'esplosione - La fine, meno nette in altri brani. Ma il più è rock,
poderoso, effervescente, che chiede l'ascolto ad alto volume e/o in
cuffia. Ci sono chitarre incendiarie, senza freni come in Tempo reale
e Il panorama di Betlemme: la prima è fotografia nitidissima
dell'Italia d'oggi (e finisce con un "Preferirei non rinascere
qua"), la seconda parla di Israele e Palestina. E di una mosca.
Un impatto elettrico che sta a pennello alle canzoni, come in passato
non sempre era successo. Merito di Guido Guglielminetti, bassista ma
soprattutto produttore, che ha fatto un gran lavoro su suoni e
arrangiamenti, e di tutto il gruppo che negli anni è lievitato nelle
individualità come nell'affiatamento: Alessandro Svampa alla
batteria, Alessandro Arianti alle tastiere, Lucio Bardi e Paolo
Giovenchi alle chitarre e il nuovo ingresso Alessandro Valle alla
pedal steel guitar.
De Gregori li presenta e poi, arrivato il suo turno, verga: "E io
sono il cantante della band, finché non mi sostituiscono".
All'elenco manca Marco Rosini, scomparso prematuramente a fine
dicembre dopo che aveva già registrato alcuni brani dell'album. Ad
esempio Vai in Africa, Celestino!, che apre l'album e ne è il
singolo, vive anche del suo mandolino, caratterizzante in vari
episodi.
Pezzi arriva a quattro anni dall'ultimo album di inediti, Amore nel
pomeriggio. In tutto dieci brani, ma altri sono rimasti fuori, segno
di vena rigogliosa. Un disco sociale e intimo allo stesso tempo come
solo De Gregori sa essere, ma persino con qualche innovazione
compositiva: è particolarmente asciutto nella scrittura dei testi,
pur con i lampi, gli scarti, le visioni, le frustate tipicamente
degregoriane. Ma anche con le delicatezze: Passato remoto (che scrosta
memorie di una storia d'amore) è la traccia numero sette, ma se
questo disco fosse un pasto, sarebbe perfetta al fondo, come un
dessert invitante. Incantevole Le lacrime di Nemo - L'esplosione - La
fine, una delle canzoni più intense e suggestive mai scritte da De
Gregori. Il che è tutto dire.
Ma al di là delle singole canzoni (quasi tutte altissime
d'ispirazione e realizzazione, da La testa nel secchio a Il vestito
del violinista), quel che spiazza è la voglia, la pazzia,
l'incoscienza e l'allegria di un disco così. Così forte. E così
bello, persino esaltante in vari passaggi, e non perché di De Gregori
bisogna dire bene per forza (ad alcuni capita). Mettiamola così: se
le canzoni potessero servire a cambiare il mondo queste lo
cambierebbero non poco. Con il scintillare di chitarre come sciabole
(Enrico Deregibus - Kataweb)
PALERMO
- PALASPORT - 17.5.2005 (1° raduno Rimmel Club)
MILANO
- FILAFORUM ASSAGO 21.5.2005
E'
un afoso tardo pomeriggio di maggio e quando ci mettiamo in fila
davanti ai cancelli non ancora aperti ci guardiamo un po' intorno. Per
chi soprattutto negli ultimi anni ha assistito a diversi concerti di
De Gregori, l'ampio ventaglio delle età dei presenti non stupisce
più; ci sono i ragazzini e ci sono i loro padri e anche gli zii che
sono un po' più vecchi dei padri. Quello che incuriosisce di più è
il fatto di trovarsi fra chi ha la maglietta con i versi di qualche
canzone e chi è li con la faccia di chi ascolterà il concerto
cercando di fare un po'le pulci al proprio beniamino (caratteristica
che contraddistingue alcune fasce del popolo degregoriano); ci
troviamo tra i capelli rasta e le giacche di tweed, tra chi tracanna
birra e chi spasima per l'apertura dei cancelli perché appena
arrivato all'interno dovrà assolutamente bere un caffè macchiato con
latte parzialmente scremato, tiepido mi raccomando.Entriamo
all'interno del Forum e prendiamo posto alla destra del palco.Alle
21:15 circa si spengono le luci e risuonano nel forum i primi accordi
di "Vai in Africa, Celestino" il primo singolo estratto
dal nuovo cd "Pezzi" che il pubblico accoglie a dovere. Una
ripresa sia dal punto di vista musicale che semantico di "Everything
is broken" di Dylan, ma anche una canzone che con il suo serrato
rimando a una visione dietro l'altra ci ricorda il De Gregori di
"Cose" e dei "Muscoli del Capitano". De Gregori è
senza chitarra e incita il pubblico batte le mani, lo invita a
partecipare. Senza chitarra rimane anche per "Caterina"
(dedicata a Caterina Bueno la cantante di musica popolare che lo aveva
portato in tour appena ventenne nel 1971) e per "A Pà" la
canzone dedicata a Pier Paolo Pasolini che dopo le ultime
"rivelazioni" della cronaca emoziona se possibile un po'di
più, con i versi del poeta(però portati in prima persona non in
terza persona come nella poesia originale) che chiudono la canzone
" ..E voglio vivere come i gigli nei campi, come gli uccelli nel
cielo campare e voglio vivere come i gigli nei campi e sopra i gigli e
i campi volare".A questo punto De Gregori imbraccia la chitarra
ed è subito "Tempo Reale" spietato affresco degli aspetti
del nostro paese che è sempre più difficile mandare giù e che dopo
la sentenza per Piazza Fontana si ha voglia di cantare ancora più
forte. "Tempo Reale" piace, forse ci sono tante cose che il
suo pubblico soprattutto, aveva voglia di sentir dire da lui ed è
sempre il pubblico a sottolineare con forza i riferimenti ad un
"paese di ricchi e di esuberi e tasse pagate dai poveri" e
ai "segni di gesso per terra" per i quali non c'è mai
"nessun colpevole". Del nuovo pezzi vengono eseguite anche
"Gambadilegno a Parigi" ,"Il panorama di Betlemme"
e il blues di "Numeri da scaricare", mancano invece tutte le
canzoni che avrebbero richiesto il suono del mandolino del rimpianto
Marco Rosini scomparso prematuramente appena terminate le
registrazioni del disco.E' un concerto dove non manca quasi niente, ci
sono "Generale" ed "Alice" (dove la prima strofa
viene lasciata al coro del pubblico)c'è la "Leva Calcistica
della classe 1968" (con Arianti all'Hammond) e "L'aggettivo
mitico". "Bambini venite parvulos" è rock come da
Fuoco Amico in poi. Non manca "Dr. Dobermann" e non manca
"Atlantide" e la sua sinestesia meravigliosa del
"barattolo di birra disperata", Atlantide è uno dei
manifesti della poetica di De Gregori (mi perdonerà il termine uno
che è "solo" un cantante) perché è in Atlantide(una delle
canzoni che meglio ci fa capire la rivoluzione di contenuti e
semantica che De Gregori ha portato nella musica italiana) che trova
una delle sue massime esplicitazioni il suo essere anti-didascalico
quel suo darti un indizio per capire di cosa si sta parlando e poi
basta, poi divagare: perché sia la sensibilità di chi ascolta a
costruire il resto, a lasciarsi trasportare dalle suggestioni che ci
suggerisce la musicalità delle parole legate a doppio filo con la
musica (e qui sta la differenza con la poesia e la cosa che rende la
canzone una forma di letteratura così speciale e soprattutto con una
sua dignità artistica autonoma).Rimmel, forse il suo più grande
classico, non delude il pubblico con quel suo parlare d'amore senza
nominarlo mai direttamente, quel suo darci un input iniziale anche qui
e poi parlare d'altro, quel suo dire addio senza dirlo ma solo
ricordandoci una vecchia foto, dove quello è tutto quel che rimane
alla fine della persona amata. Del resto anche nell'ultimo disco si
ricorda che "fu senza saluto il più compiuto addio". C'è
"La storia" nella nuova discussa versione con la doppia voce
di Paolo Giovenchi che appare già molto più oliata di quella sentita
al "concertone" del 1° Maggio, con una sferzata
all'attualità quando il testo viene modificato e diventa "..ed
è per questo che la storia da i brividi, perché nessuno la può..
negare", ma queste sono cose che chi è troppo impegnato ad
accusare De Gregori di revisionismi e tradimenti alla causa, non
riesce a sentire. L'amatissima "Il bandito e il campione"
scritta dal fratello Luigi Grechi (e recentemente inserita in una
compilation del giro d'Italia, cantata live proprio da Luigi Grechi)
è sempre una delle canzoni più attese dal pubblico e come al solito
scatena grande partecipazione. Manca "L'abbigliamento di un
fuochista" eseguita due giorni fa a Roma con Ambrogio Sparagna.
Da "Prendere e Lasciare" del 1996 vengono estratte
"L'agnello di Dio"eseguita come in "mix" e
"Compagni di viaggio" che dal primo maggio in poi è
diventato uno stupendo rock, travolgente e più dilanyato che mai.
Oltre al normale cambiamento che subiscono molte canzoni nelle
versioni live, qui forse c'è anche un tentativo di rifare un po' più
suo un disco che(come ha dichiarato qualche giorno fa in
un'intervista) se tornasse indietro non lascerebbe più, dandogli
totale carta bianca, nelle mani di Corrado Rustici. De Gregori mette
l'armonica spesso e volentieri e il risultato è sempre suggestivo, il
pubblico spesso canta a squarciagola, a volte lo anticipa, a volte
rimane spiazzato e De Gregori (tanto per sfatare un luogo comune
ridicolo), non sembra proprio arrabbiarsi.L'ultima canzone è "La
valigia dell'attore" la canzone scritta per essere interpretata
da Alessandro Haber, uno dei capolavori di De Gregori che l'autore
interpreta "da attore" senza chitarra.Dopo due minuti i bis.
Rientra da solo ci rivolge le uniche parole della serata (a parte i
grazie e la presentazione del gruppo)"..siete troppo carini,
quelli sopra e quelli sotto.." imbraccia la chitarra e partono le
note di "Pezzi di vetro" una delle canzoni più amate che
viene cantata da tutti i presenti dall'inizio alla fine e il risultato
è da pelle d'oca. Rientra Arianti e va alle tastiere e partono le
note della "Donna Cannone", di nuovo tutti in coro e tutti
diligenti nell'eseguire l' "applauso del pubblico pagante",
De Gregori nuovamente senza chitarra dirige il pubblico come se stesse
dirigendo un'orchestra. "La donna cannone" non sarà la più
bella canzone di De Gregori ma dal vivo rappresenta quasi sempre uno
dei momenti migliori, o quantomeno più emozionanti, del concerto.
Rientra la band ed è l'ultima canzone, "Buonanotte
Fiorellino" in una lunga versione rock con armoniche e chitarre
elettriche in evidenza.L'unica canzone acustica è "Pezzi di
vetro" per il resto è un concerto rock nel vero senso della
parola. E come tutti i concerti rock al Filaforum penalizzato da una
acustica imbarazzante. La Band presentata come "la migliore
d'Italia" (se ho captato bene perché durante la presentazione
l'acustica era scesa al livello di vergognosa.), merita davvero una
menzione speciale. Alessandro Arianti alle tastiere e all'Hammond,
dopo aver diviso il palco nel 2001 2002 con Toto Torquati ritorna più
maturo e completo; Alessandro Svampa alla batteria perfetto nel suo
ruolo di metronomo. Il "capobanda" Guido Guglielminetti(anche
produttore di "Pezzi") al basso sembra quasi un allenatore
in campo; lascia un'ottima impressione il nuovo acquisto Alessandro
Valle alla pedal steel guitar. Infine alle chitarre i superlativi
Lucio Bardi e Paolo Giovenchi uno alla sinistra e uno alla destra di
De Gregori (forse anche questo un richiamo al Dylan dei concerti
2002?). Sentendo alcuni assoli di Giovenchi impreziosire le parti
musicali di alcune canzoni viene spontaneo pensare che nelle
registrazioni di "Pezzi" avrebbe forse meritato un po'più
spazio.Un concerto senza risparmio, importa a qualcuno che non
dialoghi con il pubblico dopo quasi due ore e mezza di concerto senza
respiro? Un concerto che consiglio anche ai non ammiratori. Un
concerto di ottima musica.Noi ammiratori invece torniamo a casa più
contenti di quando siamo entrati, più leggeri. Magari c'è qualcuno
che si chiede ancora perché "Alice guarda i gatti.." e il
sottoscritto vorrebbe tanto sapere se Nino alla fine quel rigore l'ha
buttato dentro o no.. il bello forse sta proprio nel fatto che non lo
sapremo mai. In fondo lo sappiamo tutti che "..non è mica da
questi particolari che si giudica un giocatore".Luca Bartolini.
_________________________
Sono
appena tornato dal concerto del Forum di Milano. Sono partito
prevenuto, devo dire la verità, mi aspettavo un concerto in stile
minore, con un De Gregori cotto e bollito, presentare canzoni mosce,
mal cantate dentro un'artmosfera incotonata nell'indifferenza. Invece
fortunatamente sono stato smentito da un'esibizione maiuscola di De
Gregori, assolutamente all'altezza della situazione, il migliore di
tutti, quando spesso i migliori erano gli altri e lui un po' rovinava.
Stasera ha cantato benissimo tutte (o quasi) le canzoni, tirando fuori
una voce finalmente convincente, anche nelle sue fragilità.
Non ha sbagliato nulla, parole al posto giusto (ho notato però che
aveva un aiuto nel leggìo posto ai suoi piedi), cambi d'armonica
puntuali e la solita perfetta classe alla chitarra acustica.
Sì proprio io avevo "insinuato" (provocando tutti) che
Francesco non sapesse più suonare come un tempo, magari solo perchè
non lo avevo più visto farlo. Invece stasera ha suonato davvero bene,
cancellando qualsiasi mio dubbio nella gemma "PEZZI DI
VETRO", proposta come primo bis nella sua versione originale,
acustica, inimitabile. Quando ho sentito tutti quei nuovi
arrangiamenti ai classicissimi, ho temuto che avesse potuto toccare
anche la sua perla per eccellenza. Invece, per fortuna, quella resiste
ancora nel suo pacchetto infinitamente stabile e immodificabile.
Per il resto, detto di questa emozione, per me la più forte, sul
brano poc'anzi citato, il resto è stato un cantiere di emozioni, un
germogliare di stupori, sulle molte canzoni proposte in versioni
nuove. "Agnello di Dio" e "Compagni di viaggio" mi
hanno impressionato molto positivamente: due arrangiamenti bellissimi,
che hanno quasi migliorato le versioni originali. Pollice verso invece
per "Atlantide", "La storia" e "Buonanotte
fiorellino", in tre versioni stonate rispetto alle canzoni. Tre
perle di tranquillità e toni eterei trasformate in ballate
insignificanti e fredde. "Dottor Dobberman" a metà strada
fra le due posizioni.
Per quanto riguarda i grandi classici, abbiamo sentito
"Caterina", "A pa", "La leva
calcistica", "Il bandito e il campione" e "La
valigia dell'attore" in versioni quasi identiche all'originale,
quindi incontestabili; "Alice", "Rimmel",
"Cercando un altro Egitto" e "Bambini venite parvulos"
nelle versioni già rodate in live passati. Quindi anche queste
assolutamente incontestabili.
Per quanto riguarda le nuove, detto dell'apertura scontata con
"Vai in Africa Celestino", molto ben fatta, mi ha stupito
molto, per presa dal vivo, "Tempo reale", che mi lascia più
distaccato sul disco. "Gambadilegno a Parigi", come copia
fedelissima dell'originale, ha dato un po' di tranquillità ad
un'atmosfera abbastanza elettrica a causa delle precedenti canzoni,
mentre "Numeri da scaricare" l'ho preferita sul disco, mi è
sembrata troppo lunga e monotona stasera. "Il panorama di
Betlemme" continua a non piacermi ed è stata quella che ho
seguito meno. "Parole a memoria" è purtroppo la grande
assente del tour.
Cosa resta? "Generale" è trascinante, ma lo sarebbe anche
se la cantasse a cappella. Il pubblico fa il resto. E "La donna
cannone" in versione "piano solo" fa la sua porca
figura. Niente da dire, emozioni su emozioni. Certo, dato che l'ha
scritta e inventata lui, mi piacerebbe una volta tanto vedere De
Gregori andare al piano a suonarla, invece che farsi accompagnare da
altri.
Credo di aver detto tutto. A caldo comunque devo ribadire che è stato
un bel concerto e ve lo dice uno che ha guardato un po' di sbieco De
Gregori negli ultimi tempi. Invece è un concerto da vedere, da
vivere.
Inutile andare a cercare i momenti migliori e i momenti peggiori.
Posso solo dire che di solito io ad un certo punto nei concerti
comincio a sentire caldo, mi distraggo, mangio, bevo. Stasera invece
ero totalmente assorbito, due ore volate via, fino all'emozione che
aspettavo da tempo, "Pezzi di vetro" con il Nostro in piedi
davanti al microfono, insieme alla sua chitarra. La fotografia di
questo tour sta tutta li per me. E spero che qualcuno l'abbia fatta,
per permettermi di fermare l'emozione in quello scatto. (Hymne)
BOLOGNA
- 14 AGOSTO 2005
Le
preoccupazioni per il concerto iniziano sabato. Temperatura quasi
perfetta ma nuvolette bianche nel cielo azzurro. Poco prima di sera
diventano nere e si alza un vento da bufera... Pioggia a catinelle e
chicchi di grandine dimensione di nocciole.
Ok abbiamo già dato: meglio il temporale di sabato che di domenica!
Ed il giorno successivo comincia con le nuvolette bianche, cielo
azzurro, squarci di sole. Autostrada intasata, meglio la statale.
Paesi quasi deserti, traffico inesistente se paragonato ai giorni
lavorativi.
Nuvole verso il Po, verso Ferrara, speriamo di non essere raggiunti
dai temporali!
Grazie alle indicazioni della mia collega raggiungo un parcheggio
perfetto e dopo aver attraversato un tratto di città tipicamente
medievale (ci mancava solo qualche cavaliere) si giunge in Piazza
Maggiore verso le 17,00.
Il palco è già montato, c'è gente sulla scalinata davanti alla
chiesa e pochi sotto il palco. Mi avvicino il più possibile e, visto
che sulle transenne sono appoggiati alcuni stranieri, mi siedo sullo
scalino della piazza. I tecnici continuano ad allestire. Riconosco
Arianti che mentre controlla gli altri che montano la batteria la sly
chit e le tastiere, fa uscire da un baule chitarre, bassi... mi sento
proiettata in una favola.
Poi vengono posizionate su una rastrelliera sul lato destro, poi una
alla volta vengono accordate e posizionati almeno tre strumenti per
artista. Quelle di Paolo sono tutte in fila. Grazie alla luce solare
posso vedere le chiavette della Fender: sono dorate e forse ha una
sfumatura leggermente più scura di quella di Fede. Le chitarre del
capo sono religiosamente appoggiate sotto lo scalino di Guido. Una
elettrica esce da una valigetta rettangolare beigiolina dall'aspetto
molto consunto: chissà quanti posti ha visto e quante volte è stata
aperta e richiusa!!! Le chitarre di Lucio vengono posizionate sotto
alle tastiere vicino ad uno strano organetto, ad uno sgabello-cubo e a
dei conga (?).
Poi il basso azzurro e bianco e poi quello che preferisco per quel
colore indefinito: è verde metallizzato e lo mettono di coltello, è
sottilissimo; poi il contrabasso elettrico, molto diverso da quello
che ho visto nelle mani del musicista che suonava con Sparagna, questo
sembra un fucile proteso verso il cielo.
Infaticabili Dario e il giovane collaboratore sistemano tutti gli
strumenti.
Mi guardo intorno e noto la piazza frequentata da numerosi stranieri,
pelle scura, occhi a mandorla, in fondo è bella questa nuova società
così multietnica certamente è molto diversa dalla Bologna agli inizi
del Novecento quando ai tavolini dei bar si incontrava Carducci come
mi raccontò una signora anziana quando ero una ragazzina
Circa alle 17,30 sul palco compare Guido -rigorosamente vestito di
nero- che gironzola per un'ulteriore verifica che tutto sia ben
posizionato, alzo il braccio per salutarlo e lui risponde poi riprende
il giro di ricognizione e scompare dietro.
L'allestimento continua, i tecnici sistemano cavi e cavetti e Arianti
controlla e ricontrolla. Poco alla volta compaiono anche gli altri
musicisti. Ognuno ricontrolla i propri stumenti e parla coi tecnici.
Provano anche ogni strumento ed usano le chitarre dei musicisti,
quelle del capo vengono appena sfiorate, quasi si trattasse di oggetti
reali, anche il suo microfono deve essere utilizzato da un giovane
abbastanza alto, il pubblico ride.
Poi i musicisti cominciano a suonare qualcosa, Bardi impiega un po' di
tentativi a convincere Paolo su un certo suono, poi ripartono. Fanno
suonare a Svampa un cubo: la sua espressione perplessa non è
coordinata alle mani che si muovono velocemente... Il suono è bello e
lui è stupito! Alla voce il fido Dario emette qualche suono ma non
canta: peccato, è molto simpatica la canzone di Margherita!
Fra non si vede, e non si vede il camper!
I musicisti lasciano di nuovo il palco. Solo Valle continua ad
infilare corde alternando qualche chiacchierata con un amico tra il
pubblico.
Decido che è il momento per la pausa e vado al bar, almeno per
prendere un panino. Mirabile visione: appena esco vedo materializzarsi
il camper nero Mercedes contemporaneamente orribile e bellissimo.
Potrei scattare una foto a quell'orribile oggetto: desisto. Dai
finestirni certamente vede, e non piace passare per fanatica anche se
questo sarebbe un omaggio al cattivo gusto; gli piace il bianco poi
usa un camper nero che non passa assolutamente inosservato, è una
contraddizione!
Ci sono anche due operatori con telecamere e cuffie, si stanno
posizionando ai lati del palco.
Adesso due tecnici sono saliti dove ci sono le luci e devono
posizionarle, altri due sono nelle postazioni dei musicisti, per
imitare la luce su Fra tengono un braccio alzato: sono proprio buffi!
Dario sta concludendo l'allestimento con bottigliette d'acqua (san
benedetto tappo rosa) e salviette bianche.
Sono le 20,30, la piazza sta arrivando gente, Fede telefona per
avvisare che di nuovo c'è forte vento e nuvole nere: anche noi
vediamo le nuvole e vento e ...uno scroscio improvviso in zona
tastiere... Strano, sul pubblico non piove. In un attimo il signore
(sardo?) di fianco a me capisce che è acqua sul tendone: i tecnici
invece non capiscono!
Arianti asciuga le tastiere, un altro scoscio, poi un altro colpo di
vento; si bagna la postazione di Lucio, decidono di coprire, coprire
ed ascuigare. Impegano un altro po' per capire che l'acqua sul tendone
sta scendendo. ...Un signore dall'altro lato afferma che era piovuto
al mattino: potevano pensarci!!!
I tecnici coprono, asciugano, si muovono da tutte le parti: folletti
neri che fino a pochi minuti prima si muovevano con calma adesso sono
frenetici. Dirigenti più o meno eleganti si affollano sul palco.
Tutti i cellulari accesi sembrano in comunicazione con Dio!
Immagino Fra nel camper nero incazzato nero con una organizzazione che
è il caso di dirlo ...fa acqua da tutte le parti!!!
Con un'oretta di ritardo riescono a sistemare nuovamente il palco:
teloni ripiegati, strumenti asciutti, il ragazzo che affianca Dario si
è prodigato in modo esemplare direi, ha lavorato per tre!!!
Poi parte la sigla "Lu progette". I musicisti sono nel
corridoio e Fra -cappello nero- li sovrasta.
Entrano insieme mentre sfuma la voce di Giovanna, bellissimo!!!
Cappello nero, camicia nera a pois bianchi, pantaloni grigi e
stivaletti marrone chiaro: si comicnia con "A Pa'".
Fra si scusa per il contrattempo del tendone (pensavo che fosse più
innervosito invece si controlla bene, la voce non è nervosa), gli
applausi del pubblico, e dopo tre quattro canzoni ci siamo già
dimenticati dell'accaduto! Fra mi sembra tranquillo, lascia il giusto
spazio ai musicisti e ogni tanto si ferma, tanto loro continuano a
suonare escludendolo, e lui ne approfitta per una pennellata finale.
Sono simpaticissimi, altre volte è Paolo che continua a volare con la
sua chitarra e sembra che improvvisi addirittura un coro con lo
strumento quando è solista, poi riprendono tutti insieme. Altre volte
viene lasciato spazio a Bardi che si scatena in bellissimi pezzi da
solista con la chitarra elettrica.
Il repertorio scivola fra vecchi e nuovi (ormai sono straconosciuti
anche questi) successi e una stupenda "Passato remoto" mi
lascia stupita a guardare le dita di Lucio: è troppo difficile!!!
Un attimo di buio ed il momento acustico si concretizza; Ale suona
l'organetto e Svampa sul cubo-tamburo continua a muovere le mani
sempre con l'espressione stupita del pomeriggio; non sembra tanto
convinto anche se l'insieme è molto piacevole, le luci arancioni
rendono anche l'atmosfera diversa, più calda.
Poi tutti spariscono e restano solo Fra e Ale per una "Donna
cannone" ogni volta più bella: le sue mani si muovono
"volteggiano" e tu non hai più i piedi in terra, ti senti
volare...
Poi si riprende con la presentazione della Band, la promozione a
"Capitano" di Guido è strepitosa!!! ...E "Vai in
Africa, Celestino!" che conclude il concerto.
Tre canzoni per il bis e l'immancabile "Buonanotte
fiorellino" e Fra ci saluta sollevando un po' il cappello, la
Band continua a suonare. Si divertono con Paolo che improvvisa assoli
a ripetizione e Svampa che gli prende il posto e si ritaglia un
interessante momento da solista... forse non smetterebbero se non
fossero quasi le 24. Si abbassano le luci sull'ultimo scroscio di
applausi... tanto ci rivediamo solo fra tre settimane...
(Simona Simone)
TORINO
- PALARUFFINI 23.5.2005
Ieri sera ho visto uno dei tanti concerti di Francesco. Quasi tutti
tra Torino e provincia. Personalmente mi aspettavo qualcosetta di
più. Non voglio assolutamente andare controcorrente.
Forse perchè negli anni l'ho visto cambiare e questa nuova veste da
palcoscenico non mi entusiasma. I lavori in studio invece non
tradiscono le mie aspettative.
Certe versioni riarrangiate, lasciano il tempo che trovano, stupiscono
nell'immediato ma restano occasionali esperimenti tantè che vengono
ogni volta riproposte diversamente. Sulla tecnica della band non si
discute, ma certi pezzi ricordano troppo altre canzoni. Compagni di
viaggio ad esempio aveva il giro centrale di Sweet Jane di Lou Reed.
Atlantide invece è stata sorpresa vera. Molto simile all'originale.
La cosa che non riesco a capire, che mi fa storcere il naso, è che
nei suoi concerti il numero delle "solite canzoni" è
limitato. Tolti i pezzi classici che si porta giustamente dietro ogni
tour, le altre canzoni restano pressochè limitate.
Grandi canzoni, ma le solite. Ricordo un concerto esemplare nel 1991
in piazza San Carlo a Torino.
Un inizio devastante Bambini, sotto le stelle, il canto delle sirene,
Titanic, scacchi e tarocchi, poi festival, Santa Lucia, La Storia,
Bufalo Bill, Leva calcistica, ciao ciao, a pa, rimmel, generale, cose,
la ballata dell'uomo ragno (per la prima volta), ninetto, raggio di
sole, caterina, pablo, pezzi di vetro...questo è un concerto.
Ultimamnete gira sui soliti e del nuovo solo 5 canzoni.
Testa nel secchio nel concerto di ieri poteva starci benissimo...va
bè
Grande lo stesso. (Gianni)
pensavo di andare a vedere de gregori l'altra sera a torino, invece mi
sono visto una all star band featuring Bob Dylan (Celestino etc.) Lou
Reed (Compagni di viaggio o Sweet Jane?) Neil Young (degre che diventa
grunge anche lui?), Bruce Springsteen (l'odiato?), Leonard Cohen e
parecchi altri. Una rincorsa alla citazione che fa poco onore al mio
mito e riporta in auge quel Cereno Diotallevi di Locasciulliana
memoria.Peccato perchè in questo gioco al karaoke chi ha perso sono
state le canzoni. Perchè dite quello che volete ma La Storia era
veramente improponibile, Compagni di Viaggio un mezzo disastro,
Fiorellino degna di Cab Calloway a fine carriera e via di questo
passo. Certo però, proprio bella la versione alla CSN del Bandito e
il campione....
(sweet jane?)
nel rock tutti citano tutti da sempre... ma forse tu non volevi un
concerto rock ma orchestrine, pianoforti e canzoni sempre tristemente
uguali a se stesse. mi sa che questo da de gregori non lo avrai,
volendo puoi ascoltarti il vinile di rimmel... ps per me è stato un
concerto stupendo.
(mario)
Secondo il mio personalissimo parere il discorso sulle orchestrine e i
pianoforti sempre uguali è assai lungo e lascia un pochetto il tempo
che trova.
L'orchestrina Rolling Stones, l'orchestrina E street Band ad esempio
vanno avanti da decenni con la stessa formazione, con il tempo il
sound cambia (giustamente), ma non viene mai stravolto, e se stravolto
non è mai fine a se stesso.
Penso che ormai tutti i fans e non di De Gregori siano consapevoli che
tutto il suo lavoro sia maggiormente ispirato dal signor Zimmerman
(ben venga), penso che Francesco sia l'ultimo grande patrimonio della
musica italiana ed è proprio per questo che ci sia aspetta di più.
Il di più per me non è stupire ma motivare.
Mi complichi La storia? Bene
Mi resusciti gli spiriti reggae con Buonanotte Fiorellino? Ottimo
Mi inserisci "jane" tra i due compagni di viaggio? Perfetto.
Ma perchè?!
Probabilmente non ci sono motivi importanti, probabilmente si sarà
stancato di certe canzoni ed è solo puro divertimento il fatto di
capottarle.
Allora un domani ci potremmo anche aspettare "Cercando un altro
Egitto" sullo stile Musica Solare di Raul Casadei.
E son sicuro che sarà un bel arrangiamento.
Mi sembra che dal vivo si stia avvicinando sempre più alle session
stilistiche e virtuali di Elio e le storie tese dove si spazia dal
rock al pop, dalla mazurca di periferia al Metal.
Mi sta tutto bene ma l'identità?
(Gianni)
CESENA
11 MAGGIO 2005
A parte i 3 treni, a parte il tempo indeciso, a parte i capelli corti,
a parte la tensione, il timore che mi prende in queste occasioni, a
parte il vestito, i capelli, la pelliccia e lo stivale, tocco il suolo
di Forlì alle ore 14:22 esatte, come da orario. Alle volte Trenitalia
mi stupisce proprio. E alla stazione Martina mi viene incontro e mi
chiede se sono proprio io: "Ma allora sei devvero un bel
ragazzo!".
Martina mi dice che ci saremmo diretti verso il palasport di Cesena
verso le 18 o poco più, adducendo questa ragione: "perché se
non lo facciamo noi, chi lo deve fare?". Giustamente.
Alle 18:30 circa eravamo i primi davanti alle transenne, anzi, le
transenne le hanno messe dopo che siamo arrivati. 4 euri di piadina
che ne meritava al massimo 0,65.
Ore 20:00 ci fanno entrare. Il tempo in piedi è stato ripagato: ci
dirigiamo nel parterre, Martina ed io siamo in prima posizione davanti
al palco a poco meno di 2 metri di distanza dal microfono di
Francesco. I riflettori fanno sudare dopo cinque minuti, immaginarsi
dopo più di un'ora e mezza.Ore 21:35, finalmente entra la band
capeggiata da Ciccio, grandi applausi dal pubblico.
ABBIGLIAMENTO:
Giacca nera leggera, pantaloni neri, maglietta petto blu e maniche
lunghe grigie con un "H" centrale (stessa del Primo Maggio),
stivali marroni, cappellino "da scemo" (ipse dixit).
01) VAI IN AFRICA, CELESTINO! Partenza sprint come da nuovo album,
molto seguita dal pubblico, che non esita certo a riconoscerla…02)
CATERINA Io la scambio per La Leva, per via dello stesso giro di
accordi iniziali, ma quando attacca con l'armonica, scopriamo la
verità. Per chi ha avuto la fortuna di ascoltarla, è la stessa del
tour pre-Mix. (Ad es. Fucecchio 04.07.03)03) BAMBINI VENITE PARVULOS
Sostanzialmente la stessa che faceva 3 anni fa. Modello Fuoco Amico,
ad eccezion fatta per l'intro e il finale, leggermente diversi.04) LA
STORIA Ed eccola la criticatissima versione de La storia eseguita per
la prima volta al Primo Maggio. All'inizio l'ho scambiata per Generale
(adesso le fa tutte in SOL-DO). Mi è apparsa più compatta stavolta,
meno "slegata", inoltre, come già stato detto, la coda
strumentale è davvero interessante, soprattutto la parte di
Svampa.05) TEMPO REALE Grintosissima, dal vivo troverebbe la sua
lecita dimensione sonora, basterebbe che Ciccio convicesse un po'di
più nel cantato alle volte.06) L'ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA
Versione per la prima volta sentita al Palalottomatica (Roma 22.12.03)
(da taluni definita "cacofonia pura"). Questa sera aveva
molto più accompagnamento musicale e si gustava abbastanza,
nonostante i martellanti colpi di grancassa.07) L'AGGETTIVO
"MITICO" Sorpresa, e mio grande amore (nel pomeriggio)
musicale. Piccole revisioni sull'arrangiamento. Inizia con cautela,
senza fretta, fa 3,4 giri di accordi e poi inizia, voce sublime e
testo da pelle d'oca. Sul ritornello rallenta e poi riparte.08) NUMERI
DA SCARICARE Canzone da fare sempre dal vivo. Poi ho una
personalissima attrazione verso questo pezzo. "…non c'è molto
da stare contenti dopo le parole di questa canzone…ma non
preoccupatevi, in fondo le cose non stanno così, questo è solo un
estremismo verbale…"09) L'AGNELLO DI DIO La stessa di Mix, a
parte il ritornello, che esegue da solo voce e chitarra, nel quale
rallenta, anticipa, posticipa il cantato, spiazzando il pubblico (e se
stesso) e inciampando nelle parole (sbagliate, non volutamente
modificate…) "Ecco l'agnello di Dio, senza lingua per
parlare"10) LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE '68 La terza estratta
da Titanic di questa sera. Arrangiamento che segue molto l'originale,
Arianti si mette a suonare l'Hammond. Il pubblico apprezza molto.11)
ALICE Sarebbe quella di Mix, o meglio, molto più vicina, anzi, la
stessa del Palalottomatica. Fa la prima strofa, la seconda, poi una
terza tutta all'armonica, e poi per quarta fa quella che sarebbe le
terza.12) CALDO E SCURO Momento altissimo del concerto. Versione
Palalottomatica. Questo arrangiamento, a mio giudizio, rende il giusto
onore a questo capolavoro di "canzonetta". Stacchi decisi e
marcati, un blues lento, trascinato, ombroso e accattivante. Ed ecco
la ciliegina…l'armonica, con cui fa tutta una strofa tra la seconda
e la terza. "…mentre le tua città prendeva fuoco e galleggiava
sotto il sole…"13) ATLANTIDE Si accendo le luci blu…ed ecco
un'altra magia di questa bella serata. Versione tour pre-Mix. (Ad es.
Fucecchio 04.07.03 …il Capitano Smith mi capirà di nuovo)14)
COMPAGNI DI VIAGGIO Versione Palalottomatica, o Primo Maggio, o
versione rock, o versione Dylan, come la vogliamo chiamare? Non lo so,
so solo che a me prende moltissimo. Certo, non ha lo stesso aspetto
che ha l'originale o quella di Mix DVD, tanto per capirci, ma secondo
me questo arrangiamento mostra un'altra faccia della canzone. Faccia
che adoro. Dopo la seconda strofa, una tutta all'armonica.15) TI LEGGO
NEL PENSIERO Cambia leggermente il cantato in "E chiedimi perdono
per come sono…"16) DR. DOBERMANN Versione Mix. Alla fine mi ha
fatto piacere riascoltarla. Durante l'assolo Giovenchi si mette a
ridere guardando Arianti.17) RIMMEL Quasi come Mix, ma ragazzi, col
piano è tutta un'altra cosa… Armonica nel finale18) GENERALE Anche
questa non è cambiata. Provate a suonare un'armonica in SOL sul
ritornello di quella di Mix…otterrete la stessa che ho sentito
io.19) IL BANDITO E IL CAMPIONE Versione rallentata rispetto a quella
indiavolata che portava avanti da 2 anni. La stessa fatta alla
presentazione di Pezzi a Milano il 23.03.05. Prende tempo prima di
intonare il ritornello. Anche stavolta si diverte nel posticipare
"…la legge" e sorride compiaciuto al pubblico.Presenta la
band, mentre Bardi si sposta accanto ad Arianti e si mettere al
sintetizzatore
20) LA VALIGIA DELL'ATTORE Praticamente come l'originale, apparte gli
archi veri… Indubbiamente è un'altra sorpresa. Ciccio si mette al
microfono senza niente in mano (anzi in mano ha un plettro) e canta
davvero bene. Il pubblico riconosce e applaude copiosamente.Escono.
Dopo 1 minuto rientrano, anzi, rientra… Saluta di nuovo. Prende la
chitarra e comincia a tenere un Mi minore…"L'uomo che cammina…".
Grazie Francesco.21) PEZZI DI VETRO
Entra Arianti e attacca… 22) LA DONNA CANNONE Applausi scroscianti.
Voce e piano. A questo punto ci ha regalato davvero tutto.Rientra la
band
23) BUONANOTTE FIORELLINO Versione blues(?), fatta anche a Milano
23.03.05.
Saluta ancora e se ne va…NOTE:1. Ha detto 7 volte "Grazie"
e ha parlato solo dopo Numeri da scaricare e per presentare la band.
2. Dove può mettere l'armonica la mette.3. Sembra aver trovato un
equilibrio in certi arrangiamenti, tra l'originale e il
semi-innovativo. Questo a favore dei nostalgici delle versioni
studio.4. Ha riscoperto molte grandi canzoni. Sia ricercate che per un
pubblico più ampio.
5. Purtroppo ha ancora il leggìo con i testi del nuovo album. Fatto
che mi dà abbastanza fastidio.
CURIOSITÀ:
Usciti dal palasport siamo andati sul retro della struttura, buttando
l'occhio su qualche macchina parcheggiata e scrutando bene le sagome
di coloro che camminavano nell'ombra. L'attesa non è stata troppo
lunga. Passa Svampa "Ciao Alessandro, complimenti!"
"Grazie, ciao!". Passano Guglielminetti, Bardi e Giovenchi.
Un'amica di Martina che ha assistito con noi al concerto che fino a
due ore prima ignorava l'esistenza di Alessandro Arianti, riesce a
fermarlo, e ottenere la sua email, dicendogli che è sicura che sia
l'uomo della sua vita, che potrebbe nascere qualcosa tra di loro,
eccetera, eccetera.Invece Martina, con una geniale tattica riesce a
bloccare l'auto sulla quale viaggiava Ciccio (in pratica gli si butta
in mezzo alla strada).Gli chiede di fermarsi solo un minuto. L'autista
abbassa il finestrino e Francesco chiede:"Come ti
chiami?""Mi chiamo Martina…in questo momento è meglio che
stia zitta, altrimenti direi solo stronzate!". Firma il
biglietto. Riparte. Martina comincia a stare male (non che prima fosse
a posto ;-)(Claudio Gori).
SPELLO - 24.6.2005
Roma,Venerdì 24 Giugno ore 13.00 - Tiziana la gionane schizzofrenica
è particolarmente agitata,oggi intrattiene un dialogo strettissimo ad
alta voce con un nonsocchì che la perseguita,che la fa
imbestialire,che le fa dire..."prima o poi ti colpirò al
cuore".
Sono stanco,non posso che perdonarle un sabato pomeriggio baglioniano,cantato
forse in segno di pace al suo persecutore.
Consulto internet e maturo l'idea di andare a vedere
Ciccio....partorisco e parto per Spello.
Ore 15.30 Il raccordo anulare è bloccato,il Venerdì è sempre così,
io abituato ad uscire alle 19.00 mi trovo in un ingorgo..37 gradi,aria
condizionata,Pippo via sms mi invita a non perdere una nota,il
traffico defluisce,riempio il serbatoio di gasolio e mi immetto sulla
A1 più rilassato.
Ascolto in un mix appositamente costruito per i lunghi viaggi, in
ordine...Il cuoco di salò, Sempre per sempre, Belli Capelli, leva
calcistica, San Lorenzo , A pà , Ciao Ciao...con l'entusiasmo di un
neofita "azzeccando" testi e musica ad un paesaggio ormai
umbro,verde,antico.
Spello 17.30, parcheggio a 10 metri da Villa Fidelia,corro dietro il
palco,provano a fermarmi(dico provano!!)disarmante rimango
fermo,Ciccio prova auscwitz,pippo l'ascolta dal mio telefonino,Luigi(Grechi)si
concede alle mie foto ed un ragazzo alto quasi quanto me gli passa una
busta (una busta piena di emozioni). Luigi è un pò appesantito, ha
unghie lunghe della mano destra , un antico chitarrista ed una voce
geneticamente magica, una e due birre ,una cortesia saggia,Luigi il
pigmalione,il bandito ed il campione.Mi ricordo di essere un ragazzo
di 40 anni e diligentemente mi faccio transennare,ma sono il primo
della fila,dietro di me un uomo che assomiglia a Goran Kuzminac,con
una maglietta sponsorizzante le passioni biologiche di Ciccio ( l'olio
d'oliva).
20.15 Si apre,il microfono è davanti ame,5 metri soltanto,primo come
un ragazzino ad una competizione scolastica,a fianco lo spilungone,lo
sponsorizzato ed un ragazzo discretissimo con barba e capelli
lunghi,accenti diversi.Villa fidelia è in alto a destra immersa da un
verde secolare,Ciccio è sulle scale, ci guarda, riempie i suoi occhi
del riempirsi della folla, scende le scale va a cena,Guglielminetti si
avvicina ai tecnici del suono,concordano.
21.30 Il principe sale sul palco,jeans neri,scarpe da tennis
bianche,camicia avana a maniche corte Panama e capelli da poco
accorciati,occhiali con montatura nera,inversamente proporzionale al
residuo rossiccio della barba canuta.
Vai in Africa celestino,con mimica sempre più beffarda ed un saluto
in coda...."Vi ringrazio di essere venuti da molto lontano,io ho
fatto quattro passi". Il ragazzo accanto a me riempie un foglio
con la scaletta, ci parliamo solo nelle orecchie,gli occhi spesso si
inumidiscono,si fermano sulle corde della chitarra,si guardano
intorno,gli insetti martorizzano la band,Giovenchi lotta con loro,Dio
per tutta la serata ordinerà alle mosche di stare lontano dalla
schiena di Ciccio,le mosche ubbidiranno.
"Questa è una canzone antica,molti di voi non erano ancora
nati" e canta dei camini fratelli delle gelaterie di
lampone.Manda a quel paese lo sponsorizzato quando gli grida..."
fai l'avvelenata" ma è come se lo avesse benedetto perchè si
era rivolto proprio a lui.
" questa è una canzone che ho scritto quando ero un giovane
delinquente come voi" e canta di dolly del mare profondo e del
figlio del figlio dei fiori.
Buonanotte Fiorellino,le mie orecchie sentono
distintamente..."non sopporto questo arrangiamento" ma a
Ciccio si perdona Tutto
Buonanotte,questa volta veramente,Francesco De Gregori saluta e scende
dal palco.
Marco Matteo e......Lorenzo l'uccello notturno ,vanno via con la loro
ennesima scaletta e con un amico in più.
Pippo e Samuele,i miei fratelli possono aspettare domani.
(Degregoridasempre - Rimmelclub)
GENOVA
- 1.7.2005
Venerdì scorso, a Genova, è andato in scena un piccolo miracolo, i
cui protagonisti sono un po' quelli di sempre per i miracoli di questo
tipo. Si è fatta Cultura. Sul palco c'era Francesco De Gregori,
cantante e poeta; sotto il palco c'era Vincenzo Spera, organizzatore
di eventi
musicali di altissimo livello, probabilmente il miglior operatore
culturale di casa nostra; in platea c'era Alessandro Repetto,
presidente della Provincia, che negli anni si sta dimostrando l'unico
a credere nella forza culturale e civile della musica.
Come? De Gregori è sempre stato vicino al mondo diessino, senza
peraltro mai diventare un predicatore da concerto, ma riservando i
suoi messaggi ai testi delle canzoni? Spera viene da sinistra? Repetto
è ulivista, un ultrà di centro della Margherita? E allora? Prendete,
Repetto. Noi, come facciamo sempre, come facciamo con tutti, lo
critichiamo, anche aspramente, quando c'è da criticarlo. E lo
applaudiamo quando c'è da applaudirlo. Siamo il Giornale mica per
niente; l'onestà intellettuale è un credo che va oltre la politica.
Ad esempio, non si può negare che la Provincia, fra tutte le
istituzioni, è l'unica che combatte in prima linea per la difesa
delle tradizioni e delle produzioni locali e che, mettendo il suo
marchio davanti all'abbazia di Tiglieto o sulla patata quarantina, non
fa azioni di finanziamento a pioggia, ma porta avanti un ben preciso
disegno di tutela della nostra Identità. E per questo va applaudita
in modo forte e chiaro.
Stessa storia per la musica. Live in Genova - manifestazione che nel
giro di un mese e mezzo porta in città nomi che vanno dai Duran Duran
a Anastacia, passando per Jamiroquai - a mio parere ha un cast troppo
pieno di stranieri per entusiasmare. Però, tanto di cappello. Dietro
quel cast c'è un disegno ben preciso e un lavoro per cogliere il
meglio per Genova. E allora tanto di cappello a Spera e a Repetto. Il
primo perchè ha saputo scegliere, il secondo perchè ha saputo
investirci sopra. Certo, la Provincia non ha come primo compito
istituzionale quella di organizzare concerti, ma il fatto che ci creda
è un segno di cambiamento culturale che fa solo bene a una città
seduta. Così come sarebbe un gran segno se riuscisse a portare il
concerto milanese degli U2 a Genova con vari maxischermi gratuiti,
magari divisi fra città e provincia, fra centro e periferie. Sarebbe
un segno, un segno forte. Sia per quello che hanno da dire Bono e i
suoi, sia per quello che vorrebbe dire per la città, l'entroterra, il
levante e il ponente. Al momento è un sogno. Al momento.
Ma non dimentichiamo che, fino a qualche anno fa, sarebbe stato un
sogno, un'utopia, una follia e nemmeno delle più lucide pensare a un
concerto come quello di De Gregori alla Fiera,
a un passo dal mare, con le note dolcissime di Caterina, la
straordinaria versione reggae di Dottor Dobermann, la struggente
rilettura de La valigia dell'attore, la resa classica di La donna
cannone, la cavalcata quasi country di Il bandito e il campione, il
viaggio dylaniato di Ti leggo nel pensiero, il ritocco braudeliano e
quasi irriconoscibile di La storia. Tutto straordinario. Ma vedere il
Principe che - armato di voce, armonica e chitarra - canta A Pa' è
qualcosa che tocca il cuore anche ai più duri. E' la canzone dedicata
a un grande irregolare, Pier Paolo Pasolini, un altro che non si
chiedeva se quello che faceva era di destra o di sinistra. Lo faceva e
basta, che si parlasse di Palazzo nero o di orrori rossi in Friuli. De
Gregori canta: "Non mi ricordo se c'era luna/E nè che occhi
aveva il ragazzo/Ma mi ricordo quel sapore in gola/E l'odore del mare
come uno schiaffo/A Pa'/E c'era Roma così lontana/E c'era Roma così
vicina/E c'era quella luce che ti chiama/Come una stella mattutina/A
Pa'/A Pa'/Tutto passa, il resto va/E voglio vivere come i gigli nei
campi/Come gli uccelli del cielo campare/E voglio vivere come i gigli
dei campi/E sopra i gigli dei campi volare".
Canta così, Francesco. E, nel cielo sopra la Fiera, partono stormi di
gabbiani. Bella serata. Pelle d'oca.
(Massimiliano Lussana - Il giornale) - foto di Marco Tagliavia
FROSINONE, 14 LUGLIO 2005
Ragazzi attenti!!! 36 volt di dispersione,Lucio guarda rimani
attaccato al microfono!!!.
Guido continua a suonare il contrabbasso( si, il contrabbasso)ignaro
della dispersione elettrica,confidando nelle dispersioni di emozione
erga omnes.
Per me è la terza tappa del tuor 20005, l'ultima volta che avevo
visto Francesco in provincia di Frosinone (Amaseno)ero un giovane di
24 anni che prorompeva sul palco delle prove spacciandosi per
giornalista,intervistando unn Ciccio bellissimo,capelli raccolti in un
nastro con i figli che gli gironzolavano attorno.
L'atmosfera a Frosinone è diversa,in lontananza un gruppo di podisti
smaltisce un panino di troppo ed alcune ragazze mantengono solidi i
muscoli in una impegnativa seduta di spinning.
saluto valle,Svampa,Giovenchi,Dario Arianti(che scopro non essere mai
intervenuto sul forum) abbraccio Bardi dagli occhi celesti
lasciandogli bere il caffè a metà.sono le 17.00,il sole è ancora forte,all'orizzonte non scorgo nuvole
minacciose e mi tranquillizzo.
IL CONTRABBASSO!!!...si, il fungo Guido lo suona e risuona, comincio a
meditare...sarà per"le storie di ieri" o per una imprevista
divagazione acustica del concerto? chiamo Lorenzo il barbagianni,anche
lui è perpleso.
Mia moglie e mia sorella cominciano ad innervosirsi,Francesco è
atteso sul palco delle prove.
Ore 19.00
E' sempre come la prima volta.Lo vediamo salire,principesco,jeans
neri,camperos marroni,berretto blu,maglietta bianca con su scritto..Coop
Masseta,un meraviglioso delfino come logo nella ricerca di una ragione
sempre più ambientalista.Sono orgoglioso.
Mia sorella per l' emozione avverte dolori all'addome,impallidisce,io
sorridente simulo grande rilassatezza( se sapessero!!)
Ciccio scende dal palco, mi avvicino ci salutiamo cordialmente,scippa
un cappellino dai venditori di magliette,ci sediamo ...una birra in
mano...."Fransesco cosa succede il 4 settembre?"...."
sarà un concerto più lungo,e poi sei fortunato,questa sera
assisterai ad un aanteprima acustica"(il contrabasso..ecco).Mia
moglie con la faccia tosta di chi non sente lo sbalestramento emotivo
prende i biglietti e chiede a Francesco un autografo per le bimbe..ad
Alice (Ciccio sorride)...ad Alessandera,incredibilmente
acconsente,impongo a mia moglie di passare dal corniciao per sugellare.
..." Francesco,la storia dei fiori bianchi per un matrimonio
albanese?"...." ascolta mi stai facendo domande troppo
difficili,mi piace il bianco tutto qui". Un grande saluto è la
ciliegina sulla torta e rimango inebetito in prima fila davanti al
palco almeno per un ora.
Marcello,Pippo,Samuele,Daniele e Lorenzo ricevono i miei mms,Le solite
timide proteste per la mia altezza che oscura e alle 22.05 il concerto
inizia.
Celestino chiude bottega e va in Africa,un guanto diventa scostumato.
Tra la 13 e la 15 il miracolo..Svampa ed Arianti percussioni ed
organetto,Giovenchi acustica 6 corde Yhamaha, Bardi e Ciccio chitarra
acustica,Guido al contrabbasso.In ordine..L'abbigliamento del
fuochista,compagni di viaggio,niente da capire.Compagni di viaggio è
bellissima scapperei stasera a Pescara per risentirla mi emoziono
visibilmente ,non sentivo Francesco così da una vita ,alterno la
gamba d'appoggio sulla transenna,mi gira la testa. Reinventa Rimmel
abbandonando l'arrangiamento fedele all'inciso proposto a Roma e
Spello e lascia spazio al basso di Guido che picchia tosto.
Ecco fratello Pippo...arriva pezzi di vetro,è serio consapevole di
suonare un capolavoro ,sono ansioso per lui ho timore che sbagli, va
tutto bene scarico la tensione piangendo(giuro!).
Il finale è lo stesso,Buonanotte Fiorellino...andiamo via e per tutta
la notte la martin nera di francesco De Gregori risuonerà
"sempre e per sempre" nella mia testa e nel mio cuore
Rinaldo ( Degregoridasempre- Rimmelclub)
BARLETTA, 27 LUGLIO 2005
…e nel soggiorno di casa mia c'erano ancora i segni dell'ultima
grande avventura: striscione arrotolato sul divano (sembrava riposasse
dopo che, nuovo di zecca, era stato tenuto a battesimo!), ancora,
tante sedie lasciate alla rinfusa, magliette comprate allo stand
(Franco mi hai deluso, ero certa di trovarti…ma non c'eri, un altro
al posto tuo!),fogli volanti dove ho scritto appunti, e tanto altro,
tanti ricordi che avrei voluto lasciare al loro posto, ma che col
magone ho rimesso a posto, pensando dentro di me: "Va be', tanto
già si pensa alla prossima avventura…e arriverà presto!
E proprio a quest'ora,(quando ho iniziato a scrivere, con interruzioni
varie) ieri, mi telefonava Mimmo: "Pippina sono a Barletta…"
Mimmo Rapisarda era qui in casa mia…caspita, ragazzi, quando gli ho
scritto per la prima volta, due anni e mezzo fa, mi sembrava di dover
bussare alla porta di una di quelle case signorili, dove ti vergogni
ad entrare, tanto era il rispetto per quello che consideravo un
"mito del mito"…e ieri era da me, amici, fratelli direi,
un lungo cammino che continua tra queste grandi avventure che sono i
nostri concerti, forse ormai i pretesti per essere assieme, ma dai
quali ogni volta usciamo sempre più pazzi e innamorati di questo
Principe, che ci fa sognare ancora!
Tralascio i dettagli della passeggiata per Barletta, del pranzo e del
dopo pranzo e passo alla prima fase della grande
"battaglia": ore 16,30, lascio la mia famiglia al desio e mi
avvio con il nuovo striscione in spalla, alla volta del fossato del
castello, dalla balconata della villa si domina una visione stupenda
di tutta l'area del fossato, il palco è già montato, mi raggiungono
Domyno e suo fratello Francesco, abbiamo davanti ai nostri occhi il
sound check, ragazzi. Arrivano i musicisti della band, li salutiamo
dall'alto, Ale Svampa va alla batteria e comincia i primi rulli di
tamburo, nel frattempo ci raggiunge Mimmo e si srotola per la prima
volta il nuovo striscione…ECCOCI QUA…RIMMEL logo del Rimmel Club
al centro CLUB, grande, più grande dell'altro, chiamiamo Guido,
Paolo, e tutti gli Ale, guardano in alto e ci salutano. Alle 19 circa
arriva il Mercedes nero, tutto nero,troppo nero, non ci vedi dentro
neppure con i raggi x, cavolo! Esce Ciccio e si infila nella tenda.
Dopo un po' esce vestito con camicia verde militare, jeans scuri,
cappello con visiera bianco e…udite udite, stivaloni con una gamba
di pantalone infilata dentro e una no…da vedere! Chiamiamo
Francesco, alza lo sguardo, ci saluta, gironzola un po' e poi sale sul
palco e attacca le prove, incredibile, ragazzi, tutto sotto i nostri
occhi, comodamente affacciati a una balconata con il nostro simbolo
ben in vista. La sorpresa di questo sound check è stata Passato
remoto, bella, bellissima, e tra me:"se la fa stasera
svengo!"...non la farà, purtroppo, ma sperate, ragazzi, ci
stanno provando! Le prove terminano, si torna a casa mia, ci aspettano
tutti gli altri: genitori e amico di Frank e i miei, il tempo di
dissetarci e via, si riparte, questa volta per la vera grande
avventura, un concerto che avevo sognato da una vita, il concerto di
Ciccio nella mia città, finalmente! Si arriva al fossato del
castello, raggiungiamo i posti assegnati e trovo mio marito con una
signora, una bambina e un foglio di carta con su scritto "Cercasi
Pippina", fortissimo, davvero, un'emozione grande, mai provata
finora, erano Antonella e la sua bimba Enrica (educata anche lei a
latte e De Gregori). Mi stavano cercando e quel foglio era lì che mi
aspettava con loro! Antonella si era affacciata sul forum nei giorni
scorsi, scrivendo in risposta a me, ma ci legge da tanto, ci
abbracciamo e…altri amici si aggiungono alla nostra grande famiglia.
Ci raggiungono Felix e la sua ragazza, la mia amica Pina e occupiamo
quasi due file. Mi avvicino allo stand delle magliette, sperando di
riabbracciate il mitico Franco, non c'era, una altro al suo posto, va
be', compro un po' di magliette e torno dagli amici, ma i miei occhi
vanno sui settori anteriori centrali, quelli non in vendita e il mio
obiettivo sono le persone sedute lì, mi avvicino a qualcuno di loro e
inizio a intervistarli: "Dove avete comprato questi
biglietti?" Sguardi attoniti, ma, sa, non so, li ho avuti…capito
tutto, scorgo il sindaco in prima fila e lo avvicino: "Signor
Sindaco avrei da farle una domanda", gli dico, "Perché
duecento biglietti dati in omaggio?" . Mi risponde, dicendomi che
poiché l'area è stata data dalla città, senza nessun compenso, per
riconoscenza si sono ricevuti un certo numero di biglietti. Ok,
risposta accettabile, ma perché, gli chiedo, proprio i posti
migliori? Non è un diritto che viene negato a chi non può avere quei
biglietti in omaggio? Non potrebbero essere dislocati in maniera
casuale quei posti? Beh, mi risponde il Sindaco, vuole che mi occupi
anche della dislocazione dei posti, ora? Bella risposta, capito tutto,
grazie di tutto, alla prossima provvederemo. Ma, intanto, fuori dai
cancelli un gruppo di ragazzi protesta per i prezzi non proprio
politici…e certo, se duecento biglietti vanno in omaggio da qualche
parte si devono recuperare 'sti soldi, no? Ok, pensiamo al concerto, e
qui ci metto una bella riga così chi non vuol leggere la prima parte
sa che da qui inizia il bello.
Sono la 22 circa, inizia il concerto, inizia in un modo che
francamente considero un regalo quasi personale: le note de "Lu
Mnestre Colombe", sì, la canzone di Giovanna Marini, quella che,
sotto il nome di "Lu progette" chiudeva "Buongiorno e
Buonasera", quella canzone che avrei voluto tanto che Ciccio
cantasse tutta e non solo una piccola strofa. Ciccio che bel regalo mi
hai fatto, grazie! Entrano Francesco e la band, attaccano con
Ceracando un altro Egitto, l'atmosfera è carica di emozione, bella
partecipazione del pubblico, la cornice del castello è magica e si
comincia, ma quella sedia mi sta stretta, troppo stretta, mi mancano
le transenne dove saltare e urlare…pazienza!
Davanti a me ci sono Mimmo e la mia amica Pina, anche loro
forzatamente incollati alle sedie…non da noi!
La scaletta va avanti con : Ti leggo nel pensiero Il panorama di
Betlemme La storia ,nuova versione…mi ci sto affezionando! Caterina,
e qui il pubblico si riscalda…troppo!
A pa' Tempo reale Numeri da Scaricare ,Paolo Giovenchi si scarica
anche lui! L'aggettivo mitico ,mitica è 'sta canzone, Ciccio! Dottor
Dobermann , assolo di Giovenchi favoloso…non manca anche nel coro!
Vai in Africa Celestino , la comincia senza leggere, finalmente, ma
no, a un certo punto si confonde e i suoi occhi ritrovano il leggio…brucia
le tappe…scendi le scale...Celestino continua le sue avventure!
Atlantide ,il pubblico va in delirio, ma sempre incollato alle sedie,
qualche fuga in avanti per scatti fotografici e solo un ristretto
gruppo di giovani ai lati in piedi.
La leva calcistica ,il massimo della partecipazione, tutti cantano,
sembra di essere allo stadio.
Titanic ,e qui comincia il bello, qui la band si trasforma, inizia una
sorta di set acustico che va avanti con le altre tre di seguito,
grande esibizione di Paolo Giovenchi in una cha cha cha …hai capito
Paolino!
L'abbigliamento di un fuochista , Ale Svampa scende dalla batteria e
si mette a suonare le percussioni, Ale Arianti suona l'organetto,
Guido Guglielminetti suona uno strano strumento che somiglia a un
contrabbasso, bellissimo, una bella sorpresa, una novità, insomma
questa band non finisce mai di stupirci!
Compagni di viaggio ,anche questa acustica, qui Ale Arianti suona
addirittura le maracas, mi pare, Ale Svampa sempre alle percussioni.
Niente da capire ,ragazzi, è lei, è tornata ad essere la vecchia
bellissima e nostra niente da capire, non arrendetevi e andate ai
prossimi concerti di Ciccio finchè non riuscite a sentirla, vi prego!
La donna cannone ,qui già buona parte del pubblico comincia a
catapultarsi avanti nello spazio tra la prima fila e il palco, io non
mi faccio convincere e corro, mi aggiungo a quel gruppo, siamo lì, io
Mimmo, Pina , Domyno e atri a fare il pubblico pagante finalmente
scollato da quelle sedie e qui Ciccio lo riconosco, con il suo
pubblico davanti, quello che vuole lui! Tutta Barletta avrebbe tremato
a quelle note e sono certa che i bastioni del castello hanno avvertito
anche loro strane vibrazioni…sei grande Ciccio!
Sangue su sangue ,non poteva mancare, ma qui non si può stare seduti
per terra e vai…tutti in piedi a togliere la visuale al …pubblico
non pagante. Scatenati a più non posso…ahhhhhhhhh finalmente!
Rimmel ,che succede? E' lei? Sì, la nuova Rimmel, bellissima…è
Jazz? Sì credo di sì, mi manca l'armonica , ma è bella, a me piace
molto!
E qui Ciccio saluta il suo pubblico, ci vede, ci riconosce, ci
sorride, gli tendiamo le braccia…ed e escono di scena. Fuori, fuori,
fuori e...fuori, eccoli, di nuovo tra noi, con la canzone che avrei
voluto per tenere a battesimo il nuovo striscione, che le braccia di
mia figlia mio marito reggevano in piedi, di lato al palco:
La valigia dell'attore ,stupenda, ragazzi, non poteva mancare in un
concerto così importante per me!
Gambadilegno a Parigi ,emozionante, siamo tutti attaccati alle
transenne a goderci e vivere fino in fondo gli ultimi minuti di un
bellissimo sogno.Buonanotte fiorellino ,nella versione rock blues,
alla quale mi ci sono affezionata, ma il ricordo dei valzer ballati su
quella note è forte e io e Pina ci facciamo un piccolo spazio e
balliamo uno strano valzer a tempo di rock blues...Ciccio non ci
arrendiamo!
E finisce, con Ciccio che prolunga quella buonanotte, quasi non
volesse lasciare il suo pubblico, che sembra volerlo tirar giù dal
palco, ma ci saluta e...si chiude un grandissimo concerto, uno dei
più belli della mia vita, dal 1979 a oggi...grazie Francesco, grazie,
Alessandri, Paolo, Guido, Lucio...siete grandissimi, complimenti!
E qui non può finire, qui viene il bello, la ricerca dei contatti
diretti con i nostri miti. Ciccio riparte a bordo della Mercedes tutta
nera, resistente ai raggi x e noi raggiungiamo i ragazzi della band
che ci devono scusare, li abbiamo interrotti dal loro ristoro, li
abbiamo salutati, ci hanno firmato autografi, abbiamo fatto con tutti
loro la foto con il nuovo striscione, sono stati davvero gentili e li
ringraziano infinitamente. Ad Ale Svampa che ogni volta si meraviglia
nel vedermi nei posti più disparati, questa volta ho detto che non me
lo poteva dire...giocavo in casa!
Ancora qualche foto, ci raggiunge Giglio Bill, peccato non esserci
incontrati prima Gigio, ci saranno tante altre occasioni, promesso.
E' finita, si torna a casa,quel sogno che avevo rincorso da tempo, si
è realizzato e mi ha lasciato dentro ancora un po' di giovinezza,
ancora tanta voglia di andare avanti per questa strada, assieme a
tanti amici, vecchi e nuovi che ringrazio per essere stati con
me,grazie alla mia famiglia, a mia figlia Serena, al mio Franco (cosa
farei senza di te!) e ancora grazie a te, Daniele Di Grazia, perché
col Rimmel Club mi stai facendo vivere una seconda giovinezza e...grazie
Francesco De Gregori, ancora una volta…ECCOMI QUA, SONO PRONTA A
QUALSIASI COSA PUR DI STARE QUA!!!!!!!!!!!!!!
A tutti buona giornata
P.S. Un saluto a tutto il forum da Mimmo Rapisarda che ho lasciato col
groppo alla gola, ancora in giro per la Puglia.(Pippina Morelli -
Rimmelclub)
-----------------------
BARLETTA
27 LUGLIO 2005
Otello Diotaiuti è per metà catanese e per metà tarantino, quindi
mezzo pugliese.
Quindi
ha fatto base a Taranto e poi via sulla strada di Pescara, assalito
dai parenti ingordi che non volevano lasciarlo andare. Ma lui scaricò le sue pistole a salve, regalò le sue parole ai
sordi ed è partito per conoscere la sua terra d'origine.
Il
27 mattina si incontra con Pippina, suo marito Franco
e Serena. Il tempo di cogliere la volo lo scatto per un originalissimo
manifesto elettorale, dopo un giro al Castello per vedere la galleria
del grande De Nittis è a pranzo da Pippina per assaggiare quella
bontà della sua parmigiana. Alla fine del lauto pasto una cosa che lo
ha lusingato molto: Franco ha aperto una bottiglia di grappa (senti,
Ciccio!) del '61. Sono cose che si fanno nelle grandi occasioni,
Otello non voleva, ma Franco gli ha detto "il fatto che tu sia
qui con noi è già una grande occasione". E questa cosa lo ha
commosso. Inutile dire che - è il caso di dirlo - di essere stato
trattato come un principe.
Il tardo pomeriggio si passa sulla balconata del castello con Pippina,
Domyno e suo fratello Francesco, col sole di ponente in faccia e lo
striscione del RC aggrappato alle loro mani, mentre cercano di farsi
vedere dalla band. Guido li saluta, cercano di attirare l'attenzione
degli Ale, poi arriva il furgone Mercedes nero con Ciccio a bordo. Lui
esce, fa un cenno di saluto al gruppetto, si lava le mani, parlotta
con una signora e poi sale sul palco con uno stivale dentro ed uno
fuori, iniziando poi le prove. Prima del concerto Otello viene
presentato ai genitori di Frank, a Felix, a Gigio Bill, a Pina, ad
Antonella, suo marito e la dolce Enrica con un cartello dove stava
scritto "cercasi Pippina". La bambina, già abbastanza
degregorianizzata fin nel grembo materno, non era andata la mattina al
mare per preparare un cartello con la sua canzone preferita: "I
love Caterina" e per farsi autografare il suo diario dal Principe. Era da accontentare. Esce Giovenchi e Otello gli chiede
com'è la situazione, per quella bambina che se lo meritava
ampiamente. Paolo lo saluta e gli risponde con una faccia che sapeva
tanto di "..mmmhhh.. non è serata…" Comincia il recital:
Ti leggo nel pensiero, Il panorama di Betlemme, La storia, Caterina, A
pa', Tempo reale , Numeri da Scaricare e poi Grazie. L'aggettivo
mitico, Dottor Dobermann, Vai in Africa Celestino, Atlantide. E poi
Grazie. Alla leva calcistica Otello non ce la fa più a stare seduto
come un baccalà. A quel punto saltano le sedie, le prenotazioni, il
saper stare al tuo posto, l'educazione, il fair-play. Ciccio aspetta
lì, più avanti, e non si può deluderlo. Assieme a Pina e Pippina si
scaraventa sotto il palco a fare saltarelli, a cantare, a fotografare.
Tutti sotto di lui, quello che vuole! Con Felix, Domyno e tutti gli
altri sotto il palco. E poi Titanic, L'abbigliamento di un fuochista,
Compagni di viaggio, ennesima versione di Niente da capire bellissima
come le precedenti (ormai potrebbe arrangiarla anche a tempo di
tango), La donna cannone. Ormai anche il mitico striscione era a pochi
metri da lui, tenuto da Franco e Serena (non era quello originale, che
è custodito in cattedrale a Catania vicino la tomba di Bellini e che
fra poco sarà trattato al carbonio 400). Con Sangue su sangue Francesco De Gregori si trasforma in Ettore Fieramosca, capitano di
ventura per una serata in quel di Barletta, luogo di una famosa
disfida fra italiani e francesi. E per quella sera è lui l'eroe di
Barletta, è lui che con la sua musica fa vibrare i torrioni del
castello, fa scricchiolare le feritoie, fa ballicchiare le armature
nel maniero al suono della sua armonica quando canta Rimmel.
Buonanotte. Mentre fa i saluti finali si vede che in faccia è felice,
contento, in quel momento avrebbe autografato di tutto, anche i
biglietti.
Passando vicino riconosce Pippina e Otello e fa un gesto come a dire
"ma guarda questi, che cazzo ci fate qui?" e poi con le dita
fa un segnale a Pippy: "ci vediamo dopo". I bis con La
valigia dell'attore, Gambadilegno a Parigi, Buonanotte fiorellino con
Pina e Pippina che improvvisano un valzer in un casino assordante
sotto il palco. Francesco chiude indicando con la mano destra il
mitico striscione in segno di affettuoso saluto. Alla fine del
concerto il gruppo del RC ha aspettato dietro le quinte, Otello e
Pippina volevano accontentare a tutti i costi Enrica. Ad un ragazzo
della sicurezza hanno detto "può dire a De Gregori che ci sono
Mimmo e Pippina?" e quello in dialetto pugliese "Chi? Chi è
De Gregori? Io sono qui per lavorare e sto morendo di sonno, non vedo
l'ora di finire". Dopo cinque minuti il nero furgone Mercedes
passa davanti portandosi Ciccio, rapito dalla nuova macchina
manageriale dei suoi tour. E a quel punto si rimpiange Filippo Bruni,
si rimpiangono quei tempi quasi "on the road" come una band
che va in giro per gli autogrill negli States a cantare il country e
farsi pagare con birra e sigarette come i Blues Brothers. Bastava
entrare nelle sue grazie per avvicinare Francesco. E se quella sera ci
fosse stato Bruni, Enrica avrebbe raggiunto il suo sogno. Otello se li
ricorda quei momenti, quando si vedeva arrivare Filippo significava
che Francesco era lì vicino, se ne sentiva l'odore. Adesso è tutto
più metallico, più industriale, più discografico, più organizzato.
Ma più freddo. Il gruppetto non si arrende, va dietro le quinte,
interrompe il ristoro della band che con grande disponibilità e
cordialità accontenta tutti, la bambina compresa, con autografi e
foto con lo striscione. Otello saluta Guido che gli dice "ci
vediamo a Taormina", firma il diario di Enrica e distrutto si
mette in posa con tutti, compresi i genitori di Frank che vengono
anche loro iniettati dallo spirito del Rimmel Club e diventano pazzi
anche loro per una sera, più del figlio che nel frattempo si sarà
mangiato le mani per un evento simile. E' una strana sostanza il
liquido del Rimmel Club. Contagia all'istante. Gente che ha
oltrepassato i Cinquanta e
stimati professionisti che in quel momento
rimarrebbe imbarazzata se passasse un loro paziente o cliente,
ridiventa ragazzina tralasciando convenzioni e formalismi. Sono
persone che dopo aver toccato lo striscione ridiventano bambini per
una sera e scaricano, attraverso un gruppo di scriteriati che vanno
appresso a un cantante, tutte le tensioni accumulate col puro e sano
divertimento. Ecco perché il Rimmel Club non è una setta per pochi
intimi. Alla fine si salutano tutti, dandosi altri appuntamenti nella
penisola. Grazie a Pippina Morelli e Francesco Il Grande (di nome e di
fatto).
Otello una volta fece lo spot di un farmaco dove stava scritto "Rimmelclub,
100 click al giorno e togli il medico di torno". Aveva ragione,
è proprio vero. La serata di Barletta è stata la prova del nove.
P.S. A proposito, mi ha pregato di inviarvi una sua cartolina.
Mimmo Rapisarda
CEFALU',
18 AGOSTO 2005
La spiaggia di Cefalù è famosa per la qualità finissima della
sabbia, un paradiso per gli amanti dell'articolo, un dramma per chi,
come me, ama soprattutto la roccia.
Un problema ancora più grave se dopo l'inevitabile tramonto (c'è un
patto non scritto con mia moglie e cioè che se siamo in spiaggia nel
pomeriggio non andiamo mai via prima del tramonto che ci godiamo fino
all'ultimo raggio di sole che scompare nel mare ) tutti i bambini
lamentino eccesso di sabbia nei piedini ("la mamma ce li pulisce
meglio !"). Poiché i piedini sono sei e il rischio di essere
perdente nel confronto è elevato, mi dedico serratamente allo
spolverio e, finalmente, ottengo l'unanime approvazione.
Bacio frettoloso alla moglie che, pur di farmi sentire in colpa
(tecnica veramente obliqua) mi informa che avrebbe volentieri lasciato
i bambini ad una baby sitter pur di essere con me al concerto, mi
avvio claudicante all'Arena Dafne.
Naturalmente il sound check è andato, faccio a tempo solo a vedere il
pulmino un po' funereo che sgomma sul retro alle 20,30. Comincio a
temere che non si comincerà mai alle 21,30. Entro, tra i primi,
nell'arena e mi sistemo al mio posticino in 7^ fila, bello centrale ma
che sconta l'onta delle prime tre file riservate a caporioni, amici
dei caporioni, parenti e affiliati. Non ci sono pellicce da sfoggiare
perché c'è caldo ma lo spazio per qualche capo firmato….quello
c'è!
So di non conoscere nessuno (a parte mio cognato e famiglia che, da
raccomandato, è in 4^ fila ) quindi mi acquatto non riuscendo a
vincere l'imbarazzo che ho nell'aver deciso di mettere la maglietta
del Rimmel Club : intendiamoci…nessuna vergogna, solo che tutti mi
chiedevano informazioni e raccomandazioni pensando che fossi
dell'organizzazione. Qualche "vaffa" l'ho beccato !
Mi si avvicina un viso simpatico e vagamente familiare : Giovanni Puma
da Palermo che legge il mio nome sulla maglietta e mi collega ad un
mitico concerto a Vittoria di due anni fa. Vedete, il mio concerto
poteva quasi finire là, senza neanche essere iniziato….avere una
persona amica (parola grossa ma ci provo) in terra così lontana da
casa mia solo grazie a questo straordinario collante che è il
RimmelClub è per me motivo di orgoglio e di gratificazione.
Però siamo arrivati fin qui e quindi qualcosa del concerto vi devo
dire !
Non
chiedetemi la scaletta, non sono fatto per le cronistorie e i commenti
tecnici, spesso affidati ad appunti da prendere al volo che implicano
distrazione e perdita di emozione dal vivo. Io, molto più banalmente,
non avevo neanche carta e penna ; inoltre la mia memoria breve è
veramente fallace.
Posso provare a descrivere a caldo, il concerto è finito da mezzora,
qualche pezzo di emozione.
Dopo il bell'omaggio a Giovanna Marini…."Grazie e
benvenuti", si parte con "A pà", mantenendo fede alla
promessa fatta a Catania il 21 aprile. Bella ed emozionante,
cominciamo a manetta con l'armonica (ahimè è un'illusione perché la
tirerà fuori poco nel seguito).
"Ora vi facciamo vedere cosa siamo capaci di fare" : vai con
"Tempo reale" e "L'agnello di Dio" molto dure e
con la voce bella ma un po' affaticata.
E' necessario che vi dica qualcosa sul pubblico perché dopo questi
primi tre pezzi si è capito che, come dice spesso Francesco,
"Oggi non è serata!!!"
A parte le prime tre file fatte di persone che sono lì solo perché
è gratis e fa scena, il pubblico non è veramente quello delle grandi
occasioni. Vi descrivo i due estremi che avevo nei pressi : quarantino
cotto alla mia sinistra che si è addormentato almeno tre volte
svegliato solo dagli applausi e dalla moglie (cotta pure lei);
settantina arzilla alla mia destra che sottolineava tutti i pezzi con
gesti del capo e delle mani, battute ritmicamente sui pezzi più
conosciuti, addirittura estasiata dalla performance evocativa di
Ciccio su La donna Cannone. Questa signora rappresenta la nonna dei
miei sogni e, non potendo più averla, spero di esserlo nel futuro per
i miei nipoti, se li avrò. Ha parzialmente riconciliato l'opinione
che mi sono fatto sul pubblico cefaludese.
"Ora vi faccio una canzone nuova, Il panorama di Betlemme "
Bella ma poco apprezzata.
"Questo è un blues, quindi una canzone triste, che riguarda
tutti noi, Numeri da scaricare". Bell'assolo di Paolo G.
Di nuovo "Sangue su sangue" non ne sentivo il bisogno però
capisco la sequenza e poi scopro che il mio piede non riesce proprio a
stare fermo.
Sempre più convincente la nuova versione de La storia che accenna
solo alla fine al vecchio refrain.
Ramanzina bonaria ma ferma a quelli che continuano a fare fotografie
correndo nei corridoi, " non approfittate della vanità dei
grandi artisti, confido nella cultura e nell'educazione dei siciliani
che ben conosco"
Straordinariamente espressiva e accattivante l'accoppiata Donna
Cannone e La Valigia dell'attore, con Alessandro A sempre più bravo e
sicuro. Per inciso la nonnina era stesa dall'emozione, così non vedo
perché io non debba ammettere che anche a me fanno un certo effetto.
La leva calcistica : appena finito " dall'altruismo e dalla
fantasia " una ragazza in evidente stato alterato si avvicina
sotto il palco e comincia a dimenare, sognante, le braccia verso
l'alto. Tutta la band si ferma, Ciccio la guarda abbastanza stupito
prima, innervosito dopo, quando alcune persone della sicurezza la
bloccano, lui ricomincia a cantare all'unisono con la band ….grande
classe mentre la ragazza, con difficoltà, veniva accompagnata fuori.
Per la prima volta ho sentito questa nuova versione rock e tirata di
Rimmel : non sono un nostalgico quindi mi va benissimo e poi è fatta
salvo alla fine il pezzo con l'armonica.
Set acustico confermato, molto azzeccato e colto dal pubblico.
Grandissima performance di Lucio B. finalmente in evidenza, in
particolare su Niente da Capire .
Memorabile la versione di Compagni di Viaggio, dite che è lenta ma è
veramente commovente. Un guanto ha quel bel riff countryeggiante già
sentito, non mi ricordo più dove, e molto efficace .
Straordinaria ed emozionante Passato Remoto: una sorpresa per molti ma
non per me che l'ho subito apprezzata all'uscita del disco.
Bis che si chiude con una straordinaria Buonanotte Fiorellino e
relativo invito a correre sotto il palco e qui Ciccio davvero mi
stupisce perché ha cercato davvero il contatto con il suo vero
pubblico sottolineando pesantemente "per sognarti devo averti
vicino e vicino non è ancora abbastanza ", e sfidandoci a
cantare insieme a lui.
Di personale soddisfazione ( scusate l'immaturità) il cenno rivolto a
me e alla maglietta che portavo, una volta arrivato praticamente sotto
il suo microfono.
E' scappato via lasciando la banda a suonare come sembra ormai suo
costume.
Ogni volta che finisce un concerto ti chiedi sempre se sia stato più
bello di un altro e se ci sono state canzoni che avresti voluto
sentire.
Ormai ne ho visti un po' ed ho capito una cosa sola : Francesco
potrebbe farne almeno altri tre di concerti con tutte le canzoni che
esclude ogni volta; e io quindi sarò sempre lì, ogni volta che
potrò, a cercare di beccare tutte le canzoni che mi sono perso in
quello precedente.
Non lo vedevo da Spello, ora sono contento !
Alla fine abbiamo scambiato due chiacchiere con Alessandro V, Paolo G
e Dario A che conferma di non aver mai scritto sul Forum, alla faccia
del buontempone che si è spacciato per lui.
La cosa bellissima è che ci siamo dati appuntamento….a domani, a
Barcellona.
Che vi dicevo ? Appena posso, ci sarò. Ciao Marcello
(Marcello Antonetti - Rimmelclub)
BARCELLONA
P.G. (ME) 19 AGOSTO 2005
Dunque, il concerto è stata l'ennesima occasione per poter incontrare
amici che il Rimmelclub ha fatto incontrare in tutti questi anni
(quasi quattro a breve...), alla fine l'esibizione di Francesco è
stata solo di cornice ad una bella serata estiva.
All'ingresso abbiamo avuto modo di conoscere BeppeFerrigno che ci ha
trovato grazie al cappellino del Rimmelclub magistralmente indossato
da Marcello.
Cara Vaniglia, ci è dispiaciuto non poterti riconoscere (però ti
abbiamo pensato e abbiamo passato il tempo in attesa dell'inizio a
scommetere su chi potessi essere,...che vuoi che facciano quattro
ragazzi (?) sposati quando sono in regime di libertà provvisoria?),
noi comunque non eravamo gli scalmanati al centro, eravamo sulla
sinistra del palco, vicino ai camerini. Sarà per la prossima volta,
tra l'altro domani siamo a Taormina.
Simpaticissimo come sempre Alex Valle, che ci ha acculturato in tema
di chitarre per tutto il pre concerto.
Il tempo di salutare Chicca (Viva il RimmelClub!!!...e se lo dice lei
c'è da crederci) ed è iniziato il concerto.
L'esibizione è stata interessante, adesso non ricordo l'esatta
sequenza dei brani, ma di sicuro segnalo il set acustico davvero
notevole!
Inoltre, finalmente Lucio Bardi trova più spazio all'interno della
band, alcuni assoli sono stati davvero stupendi...e bravo Lucio!
Un solo bis di tre brani: L'uccisione di Babbo Natale, Gambadilegno e
Buonanotte fiorellino.
Peccato che il pubblico fosse troppo distante dal palco, la band ne
risente, non è bello suonare con la prima fila lontana 15 metri.
Dopo due ore di musica, ognuno ha preso la sua strada, chi a casa, chi
in Hotel, chi in barca e noi...a perderci per le stradine di
barcellona in cerca di una pizza fredda da mangiare.
Ciao (Daniele Di Grazia - Rimmelclub)
Daniele, solo le stradine di Barcellona? Per non dire all'andata,
quando ci siamo smarriti e credevamo di incontrare Dinamite Bla che ci
indicava la strada. Siamo finiti in un luogo che avrebbe fatto venire
l'acquolina in bocca a Francis Ford Coppola per girare "Il
Padrino - la nuova generazione". Però il panorama, al tramonto,
era bellissimo con le sagome delle Eolie davanti e forse una barca in
rada con a bordo Ciccio, che cercava di ormeggiare per salire sopra da
noi.
Appena è apparso ha detto a tutti "chiamatemi Ciccio",
quindi figuratevi tutte le varianti che provenivano dal pubblico:
"Ciccillo, Cilluzzo, Cicciuzzu...." Il concerto all'inizio
è stato all'insegna del rock che ha fatto divertire Francesco e la
Band: A pà, Sangue su Sangue, Agnello di Dio, Vecchi amici, Il
bandito e il campione, Numeri da scaricare, Il panorama di Bethlem,
Sotto le stelle del messico, La storia, tutto con grandi assoli di
Lucio Bardi che ha ricevuto parecchi applausi.
Ha proseguito con le nuove: Passato remoto, Gambadilegno, ecc.
Poi sa che deve accontentare parecchia gente: La leva, Generale,
Rimmel, Niente da capire, Compagni di viaggio, L'uccisione di Babbo
Natale, Atlantide, l'Abbigliamento di un fuochista che ha cominciato
con l'attacco di Capo d'Africa (io e Marcello, assorti sugli accordi:
- la fa in mi o in Mib? - ci siamo guardati in faccia come per dirci
"vuoi vedere che la fa?", ma era solo per accordare la
chitarra). Durante La donna cannone è da solo con Arianti,
l'interpretazione di entrambi è magistrale, con Ciccio che mentre
canta muove molto le sue mani, come se volesse spiegare al pubblico
pagante, fino a quelli dell'ultima fila, ogni frase della celebre
canzone mimandone il significato. E facendo questo si muove sul palco
da showman consumato, sono ormai lontani i tempi che aveva paura anche
del microfono che cascava. Ormai il palco e il nero animato che ha
davanti sono casa sua. Finisce con Buonanotte fiorellino.
Incontrarlo o salutarlo è diventato praticamente impossibile, come in
passato. Due minuti esatti dopo ogni concerto viene letteralmente
preso per le spalle da due della sicurezza e scortato fino al furgone
Mercedes per sgommare subito dopo.
Domani a Taormina. Metto on line. Alcune foto che non sono venute
granchè perché prese da lontano; durante i bis non ci hanno fatto
scendere sotto il palco, nonostante ci fosse mezza piazza vuota fra
Ciccio e la prima fila.
Scusate se è poco ma muoio di sonno, 400 km e solo tre ore di sonno
mi hanno stroncato.
Mimmo Rapisarda (Rimmelclub)
TAORMINA,
21 AGOSTO 2005
.."Fran-ce-sco
Fran-ce-sco Fran-ce-sco"..il teatro risuonava di queste
voci,accompagnate da un sincronico battito di mani,perchè con quella
adrenalina addosso non si poteva certo star fermi..Finchè non si sono
spente tutte le luci e fra fischi e applausi è uscito lui..quel lui
che con la sua voce mi ha accompagnata nei momenti migliori della mia
vita.me lo sono ritrovata davanti,lui e il suo cappello,lui e le sue
parole,lui e la sua chitarra..il teatro si è tinto di rosa,poi di
luce dorata e le prime note di una malinconica "A Pa'" hanno
attraversato la platea,sono scivolate sui gradini di pietra per poi
far vibrare tutti coloro che lo guardavano..E non riuscivo a
crederci,quella voce che ho sempre ascoltato sdraiata sul letto in
camera mia me la ritrovavo improvvisamente così vicina..Eravamo
davanti ad un Francesco allegro,coinvolgente,che con le sue
"Tempo reale","Il panorama di Betlemme","Vai
in Africa Celestino"(e portaci con teeee-qualcuno gridava-)ci
incitava a tenere il tempo con le mani -casomai ce ne fosse stato
bisogno..- E poi sono iniziate le prime note di Generale,e lì sono
anche iniziati i brividi..Gli accendini si sprecavano,i flash
illuminavano le file,e il meraviglioso panorama faceva da scenario
alle emozioni palpabili nell'aria..Il mare,le lucine in
lontananza,anche fuochi d'artificio ad un certo punto..Tutto sembrava
apposta lì per lui,tutto sembrava creato su misura per le sue
parole..E con la Donna cannone siamo veramente volati via,eravamo
lì..fra le stelle e la luna piena..Una Donna Cannone cantata in
coro,in piedi,abbracciati,fra telefonate a casa e foto..E poi
finalmente ha parlato con noi perchè lui "è venuto a vedere lo
strano effetto che fa la sua faccia nei nostri occhi.." Ed è
venuto anche a vedere "se la sua voce riusciva ad arrivare fino
all'ultima fila" -e l'ultima fila ha risposto entusiasta-.. E fra
una dolcissima "Passato remoto",una intramontabile "Atlantide"
accompagnata da luci azzure soffuse,e un'emozionate "Compagni di
viaggio" il teatro ondeggiava fra mani,accendini e luci dei
telefonini..Infine è scappato via..ma nessuno ci credeva..Infatti è
ritornato con una incredibile "Pezzi di vetro" perchè
morire è impossibile..mai e poi mai prima di aver visto dal vivo
Francesco..E dopo esserci tutti innamorati di Atene ci ha salutato con
una tenerissima "Buonanotte fiorellino" quella
notte,Francesco,era veramente per te.. E ora riscrivo tutto questo,con
un pizzico di nostalgia,dando ogni tanto uno sguardo alla sua foto
nella locandina che mi osserva dall'alto,con in testa tanti ricordi,e
nel cuore tante emozioni.. (Innamorata - Rimmelclub)
PESCARA,
29 AGOSTO 2005
Una meraviglia, con la sabbia sotto i piedi e il mare cento metri
dietro le spalle ad ascoltare tutti in silenzio e dopo un po' di anni
"Sempre e per sempre" o "Stelutis alpinis". Ed ero
già stato al concerto di Barletta, dopo il quale non credevo potesse
superarsi ancora: sarà stata l'aria quasi familiare per lui con gli
anni più belli trascorsi qui, ma di certo sarà difficile non
menzionare il concerto di Pescara come uno dei più belli di questo
tour (e forse dell'intera carriera). Un De Gregori stratosferico.
E quasi me lo doveva, visto che io vivo 100 chilometri più a sud di
Pescara e il 15 agosto me li sono fatti andata e ritorno senza aver
ascoltato un bel niente perché insensatamente non avevo avuto
l'accortezza di informarmi se il maltempo di quel giorno avesse potuto
far annullare il concerto. Ma si sa, la fede, come l'amore, può
essere cieco (e sordo). Così, ieri di nuovo 100 sorpassi in
autostrada e 100 minuti per arrivare sotto il palco, fra il traffico
di Pescara e la ricerca di un parcheggio perlomeno a un chilometro
dall'Arena del Mare. E ho pagato dazio perché non ho potuto
guadagnarmi le transenne della prima fila col mio solito scatto da
centometrista che mi viene chissà da dove in questi casi. E così mi
son trovato "soltanto" in quarta fila accanto ad un gruppo
di ragazzi che mi avrebbero poi rovinato mezzo concerto, perché hanno
pensato bene di venirsi ad ubriacare lì in mezzo anziché cento metri
più dietro dove potevano avere davanti il mare e non un cantante che
recitava poesie. E'anche per questo che a Roma sarò davanti il palco
di Piazza di Siena già dalla mattina. Ma lì sarà tutta un'altra
storia… Dopo un po' di cover in salsa reggae di Bob Dylan ( fra
tutte si riconoscevano "Lay lady lay" e "Knockin' on
Heaven' s door") e venti strani minuti di ritardo, Francesco e la
band entrano e già si intuisce che sarà un concerto speciale quando
Francesco davanti al microfono grida "Ciao Pescara!!" e poi
parte per un concerto incredibile. 1. A PA ' La prima canzone di un
concerto è sempre un po' speciale. Il mio parere personale è che
"A pà" all'inizio, nuda e poetica com'è, sia la miglior
introduzione che abbia mai scelto. 2. IL PA NORAMA DI BETLEMME
Insolitamente loquace, la introduce dicendo "Questa è una nuova
canzone. Si chiama Il panorama di Betlemme" 3. LA STORIA
Versione come la conosciamo ultimamente, con il pubblico che canta
quella originale e quindi non azzecca mai i tempi.
4. L'AGGETTIVO MITICO L'ho già apprezzata a Barletta. Dal vivo fa
proprio un bell'effetto. Il testo passa tutto quello che dice. 5.
CALDO E SCURO
E qui cominciano le vere perle della serata ( vabbè , diciamo anche
che è una delle mie preferite in assoluto di De Gregori)
Versione molto dilatata: non ho misurato il tempo, ma sfiorava i dieci
minuti, assoli alternati di Francesco con l'armonica e di Giovenchi
con la chitarra, arrangiamenti e versi cambiati come già segnalato
per altri concerti ("Ed in qualcuna delle tue risposte c'era il
mio nome"). Magica,avvolgente. Quando conclude,Francesco dice
"Questa era una canzone strana. Ma quest'altra che faccio adesso
è ancora più strana. Si chiama Un guanto" 6. UN GUANTO
In versione country, molto ritmata. Francesco la accompagna con
espressioni facciali e movimenti delle mani. In pratica, la mima (e lo
farà in molte canzoni)
7. PA SSATO REMOTO
"Passato remoto. E non è una cosa che si impara a scuola. Esiste
davvero." Una delle mi canzoni preferite di "Pezzi".
Sapevo che ultimamente la stava proponendo e l'attendevo con ansia.
Molto fedele all'originale. 8. L'UCCISIONE DI BABBO NATALE
Nell'arrangiamento recente che la stravolge un po', ma che non le
cambia quello che vuole dire. 9. LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE '68
Dopo 8 canzoni che avranno cantato in 30, ecco il primo momento in cui
tutti possono dare sfogo alla loro voglia di fare il coro. Credo che
Francesco e la band abbiano trovato il modo giusto per proporla dal
vivo, ormai.
10. DR. DOBERMANN
Con i versi affrettati a non farsi seguire dal pubblico. Paolo
Giovenchi e Lucio Bardi sugli scudi.
11. COM PA GNI DI VIAGGIO
Un' altra delle mie canzoni preferite in assoluto. Meno lunga e meno
lenta della versione di Barletta, che comunque mi era piaciuta molto.
Il coro del pubblico è stranamente solo femminile.
12. NIENTE DA CAPIRE
Di nuovo vicina all'originale, con "E non c'è niente da
capire" ritardato. 13. L'ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA Ci mancava
solo Giovanna Marini.
14. STELUTIS ALPINIS
L'ha attaccata quasi senza introduzione musicale, a tradimento. No me
l'aspettavo proprio, anche se qualche giorno fa riascoltandola da
"La valigia dell'attore" (o da "Mix", non ricordo)
mi dicevo che sarebbe stato bello risentirla dal vivo. L'ho cantata
sottovoce. Adesso la pretendo quasi a Roma, magari con Ambrogio
Sparagna.
15. SOTTO LE STELLE DEL MESSICO A TRA PA NAR
Come nell'ultimo tour. Trascinante. 16. LA DONNA CANNONE
Che dire?
17. RIMMEL
Adesso, nella nuova versione rock-blues affinata, si fa seguire anche
da chi non l'aveva mai ascoltata così.Un trionfo. 18. SANGUE SU
SANGUE
E' vero, a chi ha seguito Francesco negli ultimi anni dal vivo,
"Sangue su sangue" può sembrare ripetitiva. Ma è anche
vero, che quando si è sotto il palco diventa la canzone più
liberatoria, quella che canti più a squarciagola di tutte. 19. SEMPRE
E PER SEMPRE
Le note iniziali di Arianti mi sembravano familiari, ma non ho capito
subito di che cosa si trattava. Mi chiedevo veloce "Cos'è?
cos'è?" prima che Francesco attaccasse con le parole. Poi
Francesco ha attaccato con le parole e la mia bocca si è aperta di
meraviglia.
Ragazzi, "Sempre e per sempre". Vi rendete conto? 20. VAI IN
AFRICA, CELESTINO
Bella l'introduzione della band con il rimto della canzone sotto.
"Ed infine, il capobanda, il capitano, il comndante, Guido
Gulgielminetti!!" con Guido che se la rideva sotto la barba. Poi
ha cantato senza più leggere, ma comunque facendo fare di tutto a
Celestino e cambiando parole significative ("diossina" con
"eroina", ad esempio) 21. LA VALIGIA DELL'ATTORE E qui
Francesco diventa proprio un attore, un mimo. Il pubblico alla fine
era tutto con lui.
22. IL BANDITO E IL CAMPIONE
So che ultimanente l'aveva ripresa, ma sentivo fortemente che
l'avrebbe fatta, chissà, magari il fatto che il testo è del fratello
e che a Pecasara hanno trascorso momenti cruciali insieme. Non so se
è così, ma piace pensarlo. 23. PEZZI DI VETRO
La band esce, lui imbraccia la chitarra acustica, una sola luce sul
palco, tre minuti di pura liturgia.
24. GAMBADILEGNO A PA RIGI
Trovo che la canzone sia bellissima sul disco, ma dal vivo ha un
qualcosa in più (o forse, paradossalmente, qualcosa in meno) che la
inserisce nella giusta atmosfera. La voce di Francesco sembra cambiare
quando la canta (come per "La donna cannone"). Alla fine
dice:"E' molto tardi. Questa umidità, questo mare…tanti anni
fa ho scritto una canzone per mandare a dormire la gente. Eccola"
25. BUONANOTTE FIORELLINO
Ed è naturale e normale che la sbagli quasi tutta, cantando due volte
la seconda strofa ("fra i tuoi fiocchi di neve e le tue foglie di
the"). Ha dato veramente tutto e forse di più. Memorabile.
E adesso, Piazza di Siena aspettami!!
Danilo (Rimmelclub)
ROMA, 4 SETTEMBRE 2005
Si, comunque irripetibile..
Per chi, in questa lunga estate di concerti ha ascoltato le canzoni di
Francesco,le ha ritrovate quasi tutte, ieri sera 33, senza nessuna
novità, per chi non ha avuto questa fortuna, ha assistito al concerto
più lungo nella storia di Francesco De Gregori. Irripetibile,io
c'ero.
Andiamo per ordine..
Sabato 3 Giugno 2005 ore 19.00
Cambio le corde alla chitarra su una panchina di viale Iran,
operazione fastidiosa in un posto tranquillo ma pieno di zanzare.
Aspetto Marcello Antonetti, dobbiamo "accordarci" sul da
fare, il caldo è spaventoso,gli altri fratelli del Rimmel club stanno
confluendo nella capitale pronta per un fine settimana tutto musicale.
Vengono da tutta Italia, la forza di una passione è come una
calamita. Macchina noleggiata,cappellino nero,polo nera, pantaloncini,
e scarpette rosse, Marcello mi abbraccia,parcheggia prima male e poi
bene..." cavolo guarda dove ci siamo ritrovati!"..un
pensiero che gradisco ,per chi non è venuto e cominciamo a
suonicchiare, c'è una grande infantile voglia di giocare con la
musica e le parole. Decidiamo di incontrare gli altri per la
cena...all'appuntamento, ferma con Degregoriana pazienza Simona, il
marito ed il figlio ( che ascolta Bon Jovi). Il ragazzo aspetta i 18
anni che arriveranno presto... Simona eredita la passione dal marito,
talebano De gregoriano ( che canterà-canteremo "le strade di
lei).
Ecco gli altri...Il Dott. Ale Noto: simpatia epidermica, brillante e
futuro avvocato ( ripensaci!!) le figlie della grande Pippina, Martina
Cirino( ottima cantante col cavaturaccioli!!),Pedruzzo( ballerino di
samba)Frank ( signorile e tranquillo) Pie 81 ( timido,grande
cacciatore di suoni). Arriva una macchina....Un metro e 96 cm. scende
Lory il barbagianni( mitico, rara ironia,catalizzatore), Ipercarmela (
la castellana Antonella, l'unica con una penna ), Pezzi di vetro (
grande chitarrista), Salvo ( De gregoriano per cooptazione )ed altri
fratelli e sorelle di cui non ricordo il nome ( aiutatemi!!).
Ore 21,15 Checco allo Scapicollo...
Tutto esaurito, il tavolo non si trova ,poi intimoriti dalla fisicità
del sottoscritto e del Barbagianni spunta il 20 posti sotto un gazebo.
Primi sorsi di vino,altri sorsi di vino,forse troppi sorsi di
vino...tra un menù che passa in second'ordine tranne il matricianone
di Frank che accompagna la deglutizione del bucatino con un mmmhhh!!!
eloquentissimo. Pagamento...un giallo...De gregoriani brava gente!!
Scapicollo Booh!!
Ore 24.00 Domenica 4 Settembre, chiesa di ss Pietro e Paolo
Ultimi preliminari, 4 chitarre, armoniche in varie tonalità, un
bellissimo mandolino ed altre persone si aggiungono tra cui Domenico
Dichiarante.
Si inizia con " l'impiccato", l'atmosfera è particolare,
una dopo l'altra vengono eseguite circa 50 canzoni..dita in fiamme...
Rimarranno per sempre nella mia memoria, la raffinatezza del tocco di
Frank, la grinta e la maestria di Pezzi di vetro, l'emozione,
l'armonica ed il sentimento profuso da Marcello che dimentica di
vivere quotidianamente la realtà di dirigente di una grande
multinazionale. Degregoriani vuol dire questo...vivere gli excursus
della vita routinaria in maniera totale ma...tra parentesi.
E' un'alba romana quando addiamo a dormire...buonanotte fiorellini.
Ore 10.00
Mi sveglio,la testa sul cuscino ha attutito i rumori di fondo della
città..cerco di non fare casino, i ragazzi dormono in posizione
fetale..teneri i figli di Ciccio!!...Passo in clinica, ma dura
pochino, mi fiondo a Villa borghese dove trovo un palco mastodontico,
tanta gente nel mattino solleggiato, Marina amica del Barone Mazza!!!!
e lui, il Bernacca abruzzese Stefano. Berny, in simbiosi con Ciccio ,
barba bionda, cappellino e 35 concerti del nostro alle spalle.
L'attesa è lunga, parlo con il portavoce della band di Rosini alle 18
appuntamento con loro ed il Barbagianni( ottimo conoscitore della
band!!!). Arriva Guido e con Stefano, Simona e Marina chiediamo un
appuntamento con Ciccio. Il Capobanda dichiara la non disponibilità,
Francesco salirà sul palco direttamente alle 21.00. Apprendiamo da
Ale arianti quello che sospettavamo...un lungo concerto con le canzoni
effettuate nel tour 2005, nessuna novità..niente da capire.
Ci si riunisce tutti, panini e bibite a prezzi stratosferici e dopo la
slendida esibizione della Band del compianto Marco Rosini, alle 21
sale sul palco Il Principe, Vestito di nero.
Il suo ingresso è salutato da un fulmine...segno del destino. scoppia
il diluvio con la prima canzone ( a Pà ) qualcuno da la colpa al
premier, Ciccio sembra preoccupato per le condizioni degli spettatori
dirà spesso con serafica calma...ora smette...ora smette...e smette
veramente. Salta l'impianto mentre esegue un guanto, salterà anche
una corda e soprattutto salterà ambrogio sparagna , ma al suon posto,
il centro del palco è del Principe. qualcuno si sente male ( ragazzi
non è anticonformista farsi una canna, è semplicemente una cazzata!!),
un ubriaco provoca Marcello ma arrivano " i guanti " della
sicurezza. 12 ore in piedi, i crampi al polpaccio, dietro di me
centomila persone, mantengo il controllo anche se ad un certo punto
una manina sulla spalla mi gesticola..." perchè non
canti?"..Perchè qualche volta ho pianto fratello, ecco perchè,
perchè Ciccio dice viva Alice e chi la ama, perchè intona Passato
Remoto perchè esegue Sempre e per sempre e perchè continuerò a
vivere con ansia l'interpretazione di Pezzi di Vetro...ecco perche!!
Lo striscione del Rimmel Club riceve le altre firme è un simbolo di
aggregazione ed il mega concerto finisce. Gli abbracci si sprecano, la
mia macchina cammina da sola, ma prima di dormire...un dolce siciliano
con gelato al pistacchio ed alla mandorla, mangiato con Frank, Claudio
culo di gomma ed il suo amico Pietro. Un dolce siciliano a Roma? si,
anche questo un omaggio al Rimmel club e a chi ha deciso in
quell'isola di fondare il club dei Degregoriani.
Un abbraccio
Rinaldo ( Degregoridasempre - Rimmelclub)
De
Gregori canta sotto la pioggia
(IL TEMPO) di TIMISOARA PINTO
DOPO tanti baronetti, finalmente un principe. E sotto la pioggia,
coraggioso come i centomila che hanno resistito davanti al palco,
nonostante il tempo inclemente e una breve sospensione dello show, a
metà strada, per problemi all'amplificazione. A loro, a questo
pubblico, De Gregori ha rivolto subito un cenno d'inchino. Trent'anni
di carriera, ha detto qualcuno. In realtà, a partire dal primo disco
ne sono passati 33. Trent'anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. È
questo l'anniversario che non si deve dimenticare e Francesco De
Gregori fa volare la sua canzone "A pà" come un giglio sul
campo del concerto, prima che la pioggia lo bagni, cadendo improvvisa
dopo un pomeriggio di esitazione. Si aprono gli ombrelli e il suono
dell'acqua sovrasta quello delle canzoni. In tutto 33, come gli anni,
quelli passati a fare dischi. Arrivano subito nell'ordine: "Tempo
reale", "La storia", "Vecchi amici"
(quest'ultima la presenta dicendo: "una canzone vecchia, ma che
va bene per tutte le stagioni"), "Numeri da scaricare",
"L'aggettivo mitico", "Il panorama di Betlemme".
Bombetta nera in testa, occhiali alla Harry Potter, e come arma una
chitarra tagliente. Francesco De Gregori, a guardarlo bene oggi, è
facile che ti strappi un sorriso. Canta tutta la sua avventura
discografica, da Alice a Gambadilegno, divertendosi come alle prove,
quando si dialoga con la band e si insegue il suono che è nelle
proprie corde. Guai adesso ad attrezzargli un garage o un capannone,
potrebbe rintanarsi lì con i suoi rodatissimi musicisti magari per
provare come sarebbe "La storia" se l'avesse scritta oggi.
Per il resto, il carattere schivo sembra acqua passata. In tanti, ieri
sera a piazza di Siena a Roma, sono venuti a vedere lo strano effetto
che fa. E dalla sua valigia, De Gregori ha tirato fuori i pezzi che
oggi gli vanno più a genio, quelli che non può proprio evitare di
fare perché il pubblico trepidando li invoca, quelli su cui la band
ama fantasticare, dilatandoli, sporcandoli, ritmica a tutta forza, in
un set in cui persino la voce sferraglia come una locomotiva che ha
sbuffato e fischiato il suo vapore. È, infatti, per il musicista
romano la quarta apparizione in quattro mesi solo nella sua città. È
sua l'ultima canzone per l'estate in quest'appendice di eventi
musicali all'aperto che ha visto il suo nome comparire accanto a
quello di Elton John, ispiratore - semmai - dell'amico Antonello
Venditti. De Gregori si fa attendere meno del previsto, mentre un
sottofondo di musica country accompagna il rito preparatorio del
palco. I "New Country Kitchen", formazione bluegrass in cui
militava il compianto Marco Rosini - che con il suo mandolino ha tanto
caratterizzato gli ultimi dischi della star della serata - si
esibiscono nel classico ruolo di gruppo spalla. All'insegna della
passione per la musica americana ha inizio il concerto, intriso di
omaggi, ricordi, amici. Primo fra tutti Ambrogio Sparagna, quello che
la taranta ce l'ha nell'organetto, un musicista non nuovo ad
incursioni dal tocco popolare nei tour di De Gregori: "Titanic",
"L'abbigliamento di un fuochista", "Stelutis alpinis",
"Sotto le stelle del Messico", "Generale" le ha
fatte anche un po' sue e arrivano a metà concerto. Non basterebbe una
notte intera e nello spazio di poche ore la jam della Francesco De
Gregori band gioca e rulla con "Un guanto": e lì
l'amplificazione fa le bizze per l'umidità, il concerto si
interrompe, ma nessuno a voglia di andarsene. E allora, appena
possibile si riprende e gli applausi sommergono "Atlantide",
"La leva calcistica della classe '68", "Compagni di
viaggio", "Niente da capire". Ed ancora: "La donna
cannone", "Rimmel", "Sangue su sangue",
"La valigia dell'attore", "Il bandito e il
campione", "Pezzi di vetro". La buonanotte arriva, con
la canzone più dolce e spigolosa di tutte: "Buonanotte
fiorellino", più spigolosa nel nuovo arrangiamento, con il
vezzo-vizio del suo autore di anticipare le frasi o di ritardarle;
più dolce il coro del pubblico, a pioggia ormai finita. "Questa
canzone si chiama "Baby è lunedì"", dice De Gregori
prima dell'ultimo pezzo. È passata la mezzanotte e con il suo valzer
sbilenco il cantautore manda tutti a dormire. Tra i centomila fan, il
sindaco di Roma Veltroni, che prima dello show non aveva mancato di
fare un bilancio positivo per questo weekend musicale romano: "È
come avevamo sperato. È come quello con Elton questo è un concerto
fatto da un romano come noi che restituisce alla città tutto quello
che ha fatto in questi anni".
Eurostar Roma-Milano delle ore 14,30 - Lunedì 5 settembre 2005
Al vecchio Barbagallo l'estate causa tradizionalmente vasti scompensi.
Figuratevi il ripristino della quotidiana normalità.
Il timore che la 4 giorni romana d'appendice alla vacanza canonica
potesse venir minata da incontrollabili rigurgiti d'ansietà e crisi
di coscienza è rimasto tale e ora -sul treno Roma-Milano dell'addio,
mente omaggio il servizio bar e ristorazione dell'Eurostar- posso ben
dirlo di essermela goduta questa cazzuta parentesi capitolina.
Il viaggio di ritorno dalla città eterna è ora però una specie di
gitarella all'inferno durante la quale neppure i raffinati cd del
manierista gruppo di Montepulciano sanno voltar in positivo l'umore
nero del quipresente. Al solito mi sto incancrenendo al subire la
presenza/pressanza dei soliti coglioni, più giusto dire le solite
coglione, stracciacazzi della prima specie, che riescono a parlare al
telefonino [urlare per delle mezzore] di stivali di Gucci, anche di
fronte al mio sguardo perso nel vuoto, come se osservassi figure
spettrali o mi avessero appena pronosticato 3 mesi di vita.
Non scriverò del concerto, su questa agenda rossa dei pensieri, non
scriverò dell'acqua, del fango, dell'amplificatore che salta e dei
soliti stivali del Principe.
Non allestirò penosi origami di parole per far sembrare, la pioggia
fastidiosa, cornice poetica di un concerto -lo posso dire?- scontato e
deludente.
Ecco cosa odio, infatti: le frasi fatte e i luoghi comuni. Le
espressioni mediocri che riempiono milioni di bocche e bocche e
bocche... Solo una cosa, invece debbo dire, una massima che il
soggiorno romano mi ha inciso in testa: se in vita hai dato amicizia
sarà stato abbastanza.
Se ora, nella disperazione, credi di poterne calcolare la quantità,
beh, lascia perdere.
L'amicizia non è quella volta o quella parola.
E' una guardia ostinata, è un'apparente sconfitta, è un pensiero
anche da lontano, se sincero.
Brilla meno dell'amore, ma dura di più. E non è schiava della
esclusività maledetta che ingabbia i rapporti di coppia.
E se in vita gliel'hai accordata, anche senza clamore, che non serve,
stai sicura, lui [lei] se l'è portata di là.
Già, dell'onerosa trasferta romana non rimarrà il concertone-evento
[che concertone-evento proprio non è stato] ma una barba scura che mi
pizzica baciandomi sincera, due occhi chiari che sbucano sotto
occhiali neri e mi sorridono, un pianto al ristorante soppalcato in
stazione Termini. Questo mi rimarrà addosso come la frittura dei Mc
Donald's.
Come scrissi tempo fa a qualcuno di voi, "la pagina non è mai
vuota con tutta quella vita che ci passa sopra. Neanche il vuoto
esiste". Per questo -vendendo meno ai propositi- mi è toccato di
scrivere... La pagina non è mai vuota.
Dei tantissimi treni che ho preso nella vita mia stralunata, nessuno
come questo ha portato aria fresca ed ora, a sole due ore di distanza,
fra Arezzo e Firenze, secchiate di gelida malinconia.
Quattro giorni così, di camminate col naso all'insù regolate, come
volevo, dai soli sensi disciolti, voluttuosi, e da nessuna costrizione
concreta.
A Roma c'erano le sculture del Bernini, e poi Michelangelo, Giotto e
tutti gli amichetti miei disegnatori, c'erano l'amatriciana e il vino
leggero dei colli, le infradito di Michele dopo la doccia fuori dalla
porta, i capezzoli color caffè della barista andina di via Portuense
e quell'untobisunto che adoro delle pizze bianche dietro Piazza del
Popolo e dei supplì. Una corsa a perdifiato dalla scalinata di SS.
Pietro e Paolo per far pipì, limoncelli al chiaro dei lampioni del
lungotevere ed una felicità d'essere al mondo che travalicava tutto
lo schifo che aspettava solo 600 kilometri più a nord. Come
l'ufficio, per esempio, a capofitto.
Solo un grazie mi sento di dirvi, adesso, lontanissimi amici miei.
Fratelli siculi, veneti, friulani, emiliani, pugliesi e toschi...
Grazie per colmare un poco del vuoto che sento.
Grazie per sbucare dalla nebbia con un ombrello giallo.
Grazie per essere una voce familiare nel vociare sconosciuto.
Grazie per riuscire a scrivere su una pagina che per me a tratti
sembrava solo vuota.
La mia penna non è più senza inchiostro.
"La pagina non è mai vuota con tutta quella vita che ci passa
sopra. Neanche il vuoto esiste". Per questo -vendendo meno ai
propositi- mi è toccato di scrivere… La pagina non è mai vuota.
Domani scenderò dalla macchina, lo so, parcheggerò sghembo come al
solito, berrò il mio primo caffè della giornata accompagnato
dall'amato fumante.
Attraverserò il parco, entrerò in ufficio, accenderò il computer e
metterò su la caffettiera per i miei colleghi che arriveranno qualche
minuto dopo di me. Aprirò la finestra, mentre aspetterò che tutti i
programmi siano in funzione.
Respirare l'aria frizzante del mattino mi farà sentire come quando,
bambino, uscivo di casa per prendere l'autobus e andare a scuola.
Non andrò subito a vedere i diari digitalizzati che racconteranno le
gesta romane. Riuscirò a centellinare la curiosità, la giostrerò
con cura. Saprò aspettare il momento. E quando il momento sarà lì
davanti vi rivedrò tutti, sebbene non sia proprio lo stesso. Che
boccata d'ossigeno, gente.
E' proprio difficile spiegare la chimica che ci lega, amici miei, e di
più tenere in mano il filo rosso che regola i legami nostri.
Descrivendo crudamente i fatti o le parole, svilirei probabilmente i
sentimenti: è l´inevitabile pericolo che si corre nella cronaca.
Dunque vi lascio così, con quattro appunti da treno assai viscerali,
che riassumono quella che la lingua italiana battezzerebbe in modo
riduttivo "la Nostra Amicizia".
"La pagina non è mai vuota con tutta quella vita che ci passa
sopra. Neanche il vuoto esiste". Per questo -vendendo meno ai
propositi- mi è toccato di scrivere… La pagina non è mai vuota.(Barbagallo
- Rimmelclub)
SIENA, 9 SETTEMBRE 2005
"Qui ora il cielo si è aperto da te? Ah, a Firenze piove. Va bè
io comincio a partire ci sentiamo quando siamo vicino Siena".
Sono passate da poco le 19,30. Ho appena finito di lavorare e sto per
salire in auto e lasciarmi alle spalle Perugia. Destinazione Siena,
Piazza del Campo, dove ho appuntamento con il mio amico fiorentino
Jacopo, al quale presentai la musica di De Gregori tanti anni fa,
quando lui non sapeva nemmeno chi fosse. Ora è un fan accanito e
quello di Siena, tempo permettendo, sarà il quarto concerto che
vediamo insieme.
Su Perugia è piovuto tutto il giorno, ma ora si vede il celeste del
cielo mentre il sole inizia a scendere verso ovest dietro il lago
Trasimeno che costeggio, silenzioso, da solo. Ogni tanto qualche
telefonata, strascico di una giornata di lavoro che non vuole
abbandonarmi. In sottofondo "Al Darawish" il cd del 1996 dei
"Radio Dervish". Un cd che ho preso questa mattina nello
scaffale di casa mia, tra quelli che la mia ex convivente ha lasciato
a casa, mentre i libri e i quadri li ha ripresi lei. Il cd gira nel
lettore da questa mattina, i ritmi etnici mi fanno compagnia.
Lo sguardo va continuamente all'orizzonte. Da un lato il cielo è cupo
e minaccioso come il volto di un genitore che sta per sgridare il
figlioletto. Come quel volto non sai mai se lo farà sul serio o se si
aprirà in un sorriso. Dall'latro lato, sprazzi confortanti di sereno.
E il panorama cambia ad ogni curva, un momento vado verso il buio, un
momento verso il luminoso tramonto. Mi domando che succederà. Se non
si suona, almeno avrò rivisto il mio amico. Ceneremo e quattro
chiacchiere.
Siena intanto si avvicina, e capisco che le tante minacciose nuvole
sono già lì, proprio sopra Piazza del Campo, arrivate ben prima di
me. Vedo lampi da lontano, e non sono i flash per il mio arrivo, ma
presagi di temporale.
Scelgo il parcheggio Il Campo, a poche centinaia di metri dalla
Piazza. Scendo dall'auto, salgo le scale e appena arrivo al piano di
uscita, sul tetto in plexiglass sento un rumore inconfondibile: la
pioggia. Esco ugualmente, sono poche grosse gocce. Faccio qualche
metro e si moltiplicano senza rispetto per quanti come me hanno fatto
chilometri per arrivare qui. Senza rispetto per la musica. Senza
rispetto per una stagione estiva stuprata. Senza rispetto per le
previsione di StefanoBerny che su questo sito ha affermato, "non
dovrebbe piovere" aggiungendo però "salvo temporali".
E in qualche minuto, senza rendermene conto e senza avere il tempo di
chiudere il giacchetto, mi trovo circondando proprio da un temporale.
Prima cerco riparo sotto un albero, poi decido di tornare nel
parcheggio. Qui la gente aumenta, tutti in attesa della schiarita che
dia la possibilità a De Gregori di fare musica, e a noi di goderne.
Battute, false notizie di rinvii, speranze, gente che si tuffa
nell'acqua. La pioggia si diverte a diminuire e riaumentare,
prendendoci in giro, con un giocoso sadismo.
"Sei arrivato? Hai visto come piove? Qui entra l'acqua anche
dentro...immagina fuori..." Jacopo è in un altro parcheggio
della città. Inizio a perdere le speranze. Sono oltre le 21 e penso
dove si può andare a mangiare. Richiamo Jacopo e mi accordo con lui,
ma in fondo all'anima, nascosta anche a me stesso, la speranza che si
suoni c'è. E proprio mentre sto andando via, la pioggia si fa più
rada e fina. "Senti io salgo verso la Piazza, ci vediamo lì e
poi decidiamo". Esco sotto una pioggiarella e mi dirigo in
Piazza. Sul cammino una signora parla al telefono con degli amici
"Suonano? Bene arriviamo".
In pochi minuti, meno della signora, sono lì. Qualche stella fa
capolino. La Piazza si riempie. Il palco si scopre, via i teloni come
coperte che nascondevano un corpo sinuoso. La musica, questa volta,
non si fermerà. Arriva Jacopo, ma non solo. La gente aumenta come un
fiume in piena. Da lì, a fine serata, la Piazza sarà piena come
accade solo con il Palio, ma a correre questa sera è un purosangue
della musica, Francesco De Gregori che appare sul palco alle 22,20.
Subito il saluto "Grazie di essere qui, scusate del ritardo. E
adesso ci divertiamo". Via la musica "dura" dalla
chitarra di Giovenchi, a sorpresa si inizia con Tempo Reale. Poi la
dolcezza malinconica di A Pà. Ancora rock con una versione sempre
più convincente di L'Agnello di Dio, Numeri da scaricare e Il
panorama di Betlemme. Jacopo ed io abbiamo già visto il concerto di
Bologna, ma ci aspettiamo cambiamenti nella scaletta. Infatti dopo
Alice, novità rispetto all'altra data, arriva Caldo e Scuro, con
brividi che mi inondano per tutto il tempo della canzone. Quel tempo
così diradato, accompagnato da una splendida armonica. E poi il
country di un Guanto, la dolcezza di Atlantide, ancora Passato Remoto.
E dopo che Nino non getta i suoi ideali 68tini, tutta la Piazza,
nonostante il ben noto destino, sale allegramente sul Titanic e
comincia a ballare. Ma noi, grazie alla musica, non affondiamo e ci
vestiamo con L'abbigliamento di un fuochista inversione acustica, come
Compagni di Viaggio e Niente da capire, che in questa versione mi
piace sempre più.
Per Giovenchi non è una serata fortunata. Le chitarre ogni tanto lo
abbandonano, salta una corda, si slaccia la tracolla. Ma lui va avanti
con i suoi assoli.
Quando la band si allontana, le note del pianoforte riempiono la
Piazza e i cuori, La donna cannone vola su noi. E lui la canta come
chi sa di aver scritto un capolaroro. Si alza il cappello e ringrazia.
Dietro alla giacca scura, sopra una maglietta nera, De Gregori sorride
soddisfatto. Ecco Rimmel nella versione hard. Il pubblica è al top
della partecipazione. "O farli rimanere buona amici come
noi", canta il Nostro mentre indica la Piazza. E dopo una
scatenata Sangue su sangue arriva Sempre per sempre. Chitarra e piano,
delicata eppure decisa.
Celestino lascia tutto e va in Africa, De Gregori saluta la Piazza, la
mezzanotte è passata da un po'. Si aspettano i bis, e io spero di
sentire quel Pezzi di vetro che a Bologna non fece. Non sapevo ancora
che il destino in quella serata sarebbe stato benevolo ancora una
volta. Si torna sul palco con la Storia, nuova versione (ormai
seminuova) e poi tutti i "musicanti" si allontanano. Lui
solo con la chitarra. "L'uomo che cammina sui pezzi di
vetro..." E' lui. Non posso aggiungere altro, le emozioni non si
posso descrivere con le parole, o forse lo sanno fare solo i grandi
poeti, di cui, aimè, non faccio parte.
Via con il rock finale di Buonanotte Fiorellino che comincia a
convincermi un po' di più in questa veste irriverente.
La Piazza si svuota lentamente. I rioni fanno festa per le vie della
città. Qualcuno aspetta De Gregori per un autografo. Altri salutano
la band che esce da dietro il palco e sparisce in una delle vie in
discesa. Io, soddisfatto e felice, chiacchiero un po' con Jacopo. Poi
mi dirigo verso l'auto. Mi aspettano 100 chilometri, ma la mi anima è
sazia del nutrimento che ha ricevuto.
Tempo reale A Pa L'Agnello di Dio Numeri da scaricare Il panorama di
Betlemme Alice Caldo e Scuro La leva calcistica della classe 1968 Un
Guanto Passato remoto Titanic
L'abbigliamento di un fuochista Compagni di viaggio Niente da capire
La donna cannone Rimmel Sangue su Sangue Sempre e per sempre Vai in
Africa celestino
Bis La storia Pezzi di vetro Buonanotte fiorellino
(Massimo - Rimmelclub)
BRESCIA, 10 SETTEMBRE 2005
"Il Giornale di Brescia ha dedicato al concerto del Principe un
paio di articoli; il primo che vi riporto ha firma Ilaria Dondi, il
secondo è di Rosario Rampulla.
Il volto giovane di un cantautore da album dei ricordiSEMBRA LONTANO
IL TEM PO DI "BUONANOTTE FIORELLINO"
"Il più bel sogno fu il sogno non sognato. E il miglior bacio
quello non restituito"... E, facendo il verso al lento
appassionato di "Passato remoto" (dall'album
"Pezzi"), "Il più bel concerto quello non
ascoltato". Nessun fraintendimento: sia chiaro, sul palco di
piazza Loggia ieri c'era un Francesco De Gregori in grande forma, ma
sempre più dylaniano e portato a stravolgere (a volte magistralmente)
anche gli evergreen, con gioia dei musicofili, ma non del pubblico
affezionato. È facile pensare che una buona metà dei 1.700 accorsi
in piazza Loggia ieri, fosse lì per il De Gregori di
"Rimmel", "Buonanotte Fiorellino", "Pezzi di
vetro"... Ebbene, quel De Gregori è arrivato alla sesta canzone
con "Alice": è lei, "quella che guarda i gatti"
che "guardano nel sole"; quella che conoscono tutti, ma il
ritmo non è più il suo e se provi a cantarla, non riesci a tenere
dietro al tempo nuovo. Idem per "Niente da capire", "Titanic",
"Leva calcistica della classe '68". Inoltre, cappellaccio
stile pampas argentina, De Gregori non dice una parola che sia una,
tolto qualche "grazie" e la presentazione della band (la
presenza scenica non è mai stata il suo forte): tanta musica e poche
parole, col risultato che il concerto, musicalmente perfetto (e su
questo nessuno discute), non è mai riuscito a decollare davvero. Il
pubblico cerca il cantautore, ma trova il rocker che strina un po' le
corde delle chitarre, lontano dall'amore e dalla poesia dei brani da
"chitarra sulla spiaggia", con cui le tre generazioni
presenti al concerto l'hanno conosciuto e lo reclamano. Tant'è vero
che su "La donna cannone", unica rimasta come ai
"vecchi tempi", il pubblico esplode per la gioia. Bellissimo
il rapporto testo-platea che si crea al verso "un applauso del
pubblico pagante lo sottolineerà", su cui scrosciano i
battimani. Dopo "Vai in Africa, Celestino", vengone levate
le transenne e fatte affluire anche le famiglie, i gruppi di amici e i
curiosi, che cantavano da bordo piazza, per il finale che arriva sulle
note riconcilianti di "Buonanotte Fiorellino". Resta la
sottile delusione sul volto della gente che defluisce. Nessuno
(neppure la regina della serata, una ragazza in seconda fila con un
diadema in testa) dice "Non mi è piaciuto": non si rinnega
un idolo seguito per anni, ma la versione De Gregori-disilluso e meno
schierato (anche se ancora impegnato), lascia un po' di amaro in chi
vorrebbe ancora sogni, poesia e un po' di commozione. Oltre 1.700
spettatori ieri sera in Piazza della Loggia per l'atteso concerto di
Francesco De Gregori: l'artista ha puntato sul nuovo trend. Anche
Rimmel a tutto rock. Solo per "La donna cannone" un momento
di magica poesia. Chi pensava che il rock-show ieri fosse prerogativa
di Campovolo e del suo profeta, Luciano Ligabue, sarà rimasto
sorpreso nel trovarsi di fronte, in piazza Loggia, un giovane e
promettente rocker di nome Francesco De Gregori. Il quale,
evidentemente stanco dei panni di cantautore, regala al pubblico
bresciano un'esibizione torrida, a tutto volume. L'inizio dello show
è da togliere il fiato, con l'artista che attacca una ruvida versione
di "Tempo reale", estratto del suo ultimo cd
"Pezzi". Il piglio è spiazzante, lontano anni luce dalle
atmosfere di chi, per anni, ha incarnato il paradigma del perfetto
cantautore. Una metamorfosi ancor più palese grazie ad una ruspante
rilettura de "L'aggettivo Mitico" (da "Amore nel
pomeriggio") che, ad ascoltarla a occhi chiusa, sembra "White
Room" dei Cream, anche grazie alle sferzate chitarristiche di
Paolo Zibecchi. Abbandonate le pulsioni politiche, fatta eccezione per
"A Pà", dedicata a Pasolini, e "Panorama di
Betlemme" (finestra sul confitto israeliano ambientata laddove
nacque un bambino di nome Gesù) e la morbidezza degli esordi, la
musica di De Gregori è un treno in corsa. Il pubblico applaude ma
l'entusiasmo non decolla fino alle note di "Alice", una
concessione al passato che dura ben poco, seguita infatti dal reggae
contagioso di "Dr. Dobermann", affidato ad arrangiamenti
vocali che strizzano l'occhio a "With a little help from my
friend" nella versione cantata da Joe Cocker a Wooodstock. Con
stile distaccato, a tratti indolente, De Gregori naviga a distanza di
sicurezza dai suoi classici, salvo calare due assi come "La leva
calcistica della classe del '68" e "Titanic", seguite
da "Niente da capire". Anche così, tra chitarre distorte e
ritmica serrata, le parole rimangono piccoli capolavori di semplicità
e poesia, che trovano il culmine in una magistrale interpretazione di
"La donna cannone" per piano e voce. Il concerto sale di
tono fino a che, nello stupore generale, l'artista celebra i trent'anni di "Rimmel", travestendola senza pietà da
cavalcata rock che, se le orecchie non ingannano, arriva persino a
strizzare l'occhio al refrain di "Vita spericolata". In
chiusura c'è giusto il tempo per "Vai in Africa Celestino",
prima che "L'uccisione di Babbo Natale" (misconosciuta perla
dell'album "Bufalo Bill") e "Buonanotte
fiorellino" mandino il pubblico nel mondo dei sogni, certi che la
tristezza (del distacco) passerà, domattina.(Il blog del Barbagianni)
MILANO, 15 SETTEMBRE 2005
L'occasione era diversa dalle altre, de gregori è sempre stato
sensibile ai richiami del partito, un passato romano fatto di
complimenti e grandi entusiasmi, con le tre ore di concerto gratuito.
Un filo di invidia, da milanese, l'ho provata per le tre ore romane,
ma ho anche capito la differenza che sente nel suonare in una città o
nell'altra.
Però stasera era un'occasione un po' diversa. Non per me, ma per lui
e per la molta gente che affollava il palazzetto, con tutte quelle
bandiere...
Lasciando da parte le mie aspettative, il concerto è stato comunque
molto piacevole. Il percorso è ormai chiaro e ben preciso, scolpito e
affrancato. Un rock anche particolarmente deciso (oltre che ben
suonato), qualcosa di countreggiante... E' tutto molto frizzante,
soprattutto perchè non ti aspetti mai cosa puoi trovare di nuovo.
Ormai ciò che piu interessa andando ai concerti di Francesco è
"come avrà fatto cosa". Il fatto che ci siano canzoni nuove
passa in secondo piano.
L'apertura con "Tempo reale" non è altro che un assaggio
stuzzicoso, ma assolutamente preciso: gli ingredienti ci sono gia
tutti. Le note di "A pa" possono solo illudere che il
concerto sia un'alternaza di pezzi forti e pezzi più raffinati e
dolci. Perchè proprio dopo il brano citato, suonato e cantato
praticamente in versione identica all'orgininale, il Ciccio sforna mi
pare tre brani di musica forte, dall'ultimo disco. Me ne sfugge una,
ma le altre due sono "Il panorama di Betlemme" e
"numeri da scaricare".
Qualcuno scriverà meglio di me la scaletta e commenterà, forse,
brano per brano. Tutto ciò io non posso farlo, perchè già non
ricordo più cosa è accaduto dopo un inizio a mio avviso un po'
abusato sull'ultimo disco. Non più alternanze, ma una di seguito
all'altra, parecchie canzoni nuove, in mezzo alle quali si è
insinuata una strana e inattesa "cado e scuro", molto
intrigante nel nuovo abito. Ha fatto bene, a mio avviso, a riscoprire
questo brano, perchè ha delle sfumature interessanti, oltre che un
bel giro di accordi e una ottima melodia.
In questa prima fase da aggiungere la "solita"
"Aggettivo mitico", già presente nel concerto al Forum di
qualche mese fa e soprattutto una chicca emozionante: "Un
guanto", anch'essa riarrangiata, ma quel che fa del fatto un
evento, sono le parole con le quali la introduce il Principe:
"Adesso faremo una canzone magica: un guanto!".
Quel che purtroppo emerge in questa prima fase è a mio avviso una
scelta discutibile di brani lunghi e di arrangiamenti un po' eccessivi
sugli stessi. Sette/otto brani (abbastanza sconosciuti ai più) quasi
tutti abbastanza prolissi o per loro stessa natura, o a causa di un
lavorìo musicale forse a volte un po' troppo carico, cui non avrebbe
guastato qualche taglio o accorciamento. Troppi assoli, seppur molto
belli, hanno, a mio avviso, se da una parte abbellito il concerto,
dall'altra però tolto spazio ad altri brani, che ci sarebbero stati
bene, data anche, lo ripeto, l'occasione.
Con "La leva calcistica" possiamo dire si apre il concerto
per tutti, quello per la gente di passaggio. Il pubblico applaude con
particolare calore una versione davvero ben cantata del celebre brano
"calcistico". Arrangiamento classico, ricco, ma mai
trabordante. Come lo sono quelli di "Titanic" e
"Abbigliamento di un fuochista". Quasi che il Nostro abbia
sentito un po' di nostalgia di quel disco, forse il suo più famoso,
del 1982.
Con "Compagni di viaggio" si torna a tempi più recenti, ma
la batteria si ferma, la canzone viene proposta in una versione più
da ballata, altrettanto interessante, ma devo dire che mi era piaciuta
maggiormente quella proposta nel tour di 3 mesi fa, al Forum, un po'
più cattiva.
"Niente da capire", inattesa, lo confesso, è un ritorno al
passato, soprattutto perchè è suonata con molto rispetto della
melodia originale, forse tranne la frase finale "e non c'è
niente da capire" che per due volte ricorda la versione del tour
"fuoco amico".
Se è vero che non ho mai amato più di tanto "Sangue su
sangue" come non amo molto le canzoni più rockettare di de
gregori, perchè non mi emozionano dal disco, devo però ammettere che
stasera questo brano è stato veramente molto trascinante. Non lo
ricordavo così "portentoso", soprattutto quando dice "
e siamo chiusi in una scatola nera...", così come lo stesso
"Vai in Africa Celestino", col quale chiude il concerto,
prima dei bis.
Prima di questo hanno trovato spazio "La donna cannone" come
ormai la fa da tempo, solo al piano (ma veramente commovente stasera,
così delicata, da brivido), una "Rimmel" un po' troppo
acida e, proprio sul finire, la canzone da me, devo dirlo, più
inattesa: "Sempre e per sempre". Chi se l'aspettava?
Atmosfera simile a quella vissuta per la donna cannone, è forse
mancato però un sostegno sostanzioso di strings, almeno a ricordare
la partitura orchestrale che si ascolta nell'originale.
Troppe le assenze per poterle immaginare tutte nei bis.
"Generale", "Viva l'Italia", "Buonanotte
fiorellino", "Pezzi di vetro", "Agnello di
Dio" e altre ancora. Le emozioni a pelle dei brani suonati solo
con uno strumento (che sia un piano o una chitarra) credo siano le
più intense e con la donna cannone ne abbiamo avuta dimostrazione.
Pezzi di vetro avrebbe arricchito una serata accesa, ma, diciamolo,
molto caricata e a volte anche troppo dalle chitarre elettriche,
restituendo quel calore intimo che avrebbe chiuso il cerchio in modo
quasi sublime. Invece si era capito subito che un brano del genere non
avrebbe trovato spazio in messo a quelle voci grosse. Così
l'esclusione di pezzi di vetro l'ho fatta subito. Non avrei però mai
immaginato che due brani, per una cosa o per l'altra, così importanti
come generale e viva l'italia (anche dato l'evento, e lo ripeto per la
terza volta), non sarebbero stati cantati! Niente di male, per
carità, ma pensavo fossero quasi necessari.
Invece è "La storia" ad aprire il trittico dei bis. La
versione è la solita circolante ultimamente. Sì, ci sta, ma fra i
nuovi arrangiamenti è forse uno dei meno coinvolgenti, forse perchè
il confronto con l'originale è in questo caso improponibile. O forse
perchè un po banale. Resta il fatto che, opinione mia personale, un
tale testo sta bene con un pianoforte e basta.
"Agnello di Dio" va benissimo così, anch'essa nella sua
ultima veste, che in questo caso è ben tessuta. Al contrario della
canzone precedente, qui credo che sia quasi più apprezzabile la
canzone figlia, più della canzone madre.
Infine, banalissima conclusione, una "buonanotte fiorellino"
rock, pesante, lunga, monotona. Stanca.
Considerazioni finali e mi scuso se sono stato troppo lungo.
1) scrivendo mi sono dimenticato che ha fatto anche "Alice"
(versione che ormai sta suonando da anni) e "Dr Dobermann"
(interessante, soprattutto perchè con la testa vai a trovare certi
personaggi della nostra politica)...
2) grandissimi i pezzi di armonica. Li ha preparati bene e si vede. Ma
al di là dello studio c'è anche una tecnica che in Italia hanno in
pochi.
3) davvero una lode all'impegno canoro. Stasera ho trovato De Gregori
molto ringiovanito nella voce, cantare benissimo tutte le canzoni.
4) e l'ho visto molto carico anche verso il pubblico. Forse i romani
accorsi a migliaia lo hanno fatto sentire ancora importante.
5) bravissimi tutti i musicisti
6) che ridere quando ha cantato "ma nino non aver paura di
stirare un calcio di rigore".. forse era indeciso fra tirare e
sbagliare
7) francè: ma "pezzi di vetro" dove l'hai lasciata?
con quale fretta la sicurezza, gli addetti al palco, i tecnici ..
hanno cacciato via tutti? Che bisogno c'era?
9) dalle vostre foto su Rimmelclub mi è parso di vedere qualcuno di
voi, ma ero con mio padre e non sono stato a indagare.
Ci saranno altre cose da aggiungere, mi verranno in mente a freddo.
Per ora, senza nessuna precisione e senza nessun ordine, ho buttato
giu le mie sensazioni.
(Hymne - Rimmelclub)
FOGGIA, 6 SETTEMBRE 2005
Ciao a tutti, scusate ancora se non esco registrato, ma per il momento
posso usare solo l'internet point.
Nonostante sono un tipo logorroico, proverò a farvi una
"recensione" sintetica del concerto di Foggia, anche se non
sono poprio bravo, come molti di voi hanno saputo esprimere le
emozioni dei concerti visti: Pippina, Rinaldo, Simona SF, Stafano
Berny, etc. Ma ci proverò sperando di trasmettere pure a voi le mie
stesse sensazioni.
D'altronde, sono l'unico del forum ad aver visto il concerto di
Foggia... almeno così credo... e noto che in forum mancava la data
foggiana.
Quindi colmiamo subito questa lacuna.
La serata a dir il vero era per me magica, perché dopo 30 anni,
potevo vedere Francesco De Gregori per la prima volta: l'ho conosciuto
con "Rimmel", e quindi vederlo dopo 30 anni era per me una
grande gioia e perché no un regalo.
Mi ero preparato carta, penna per annotarmi la scaletta delle canzoni
e le varie versioni, in modo da potervele riportare in topic e darla a
Lory "Barbagianni", ma la gioia ha preso il sopravvento e mi
è sfuggito di mano, non appena è iniziato il primo brano.
Ora comprendo le vostre sensazioni quando le scrivavate nei vostri
topic: il concerto è stato per me un CAOS DI EMOZIONI.
Francesco De Gregori si è presentato con cappello in versione
"dandy" (lo stesso che ha indossato al concerto di Roma del
5 settembre), camicia hawaiiana dai colori vari (sembrava il
cantautore Jimmy Buffett in versione più demodè) e jeans.
La voce era cristallina come ai tempi di "Generale", mi ha
stupito tantissimo... come se ascoltavo un De Gregori di altri tempi
andati. Fantastico.
Ahimé aveva la barba un po' più bianca, ma le emozioni le sa ancora
dare, e voi ragazzi lo sapete meglio di me, giusto?
Il palco era a forma di conchiglia aperta, come in altri concerti
precedenti.
Il concerto è durato quasi due ore.
Non ha presentato novità, ma ha eseguito quella musica, quelle
canzoni che hanno disegnato il DNA di molti di noi. Per un totale di
ben 25 canzoni (l'ho letto su un articolo). Io non ci avevo fatto
caso: l'adrenalina era al massimo.
L'inizio del concerto è stato un po' tiepido, causa del pubblico
fermo e immobile seduto in platea. Per noi degregoriani, è davvero
difficile poter stare seduti fermi e immobili: dico giusto?
I primi brani erano in prevalenza tratti dall'ultimo album
"Pezzi", ma poi con l'esecuzione di "Rimmel", il
pubblico si è buttato verso il palco con le mani in alto, scattando
foto con i cellullari a Francesco De Gregori o facendo ascoltare le
sue canzoni.
Sembrava un pubblico impazzito. Queste sono vere emozioni sentite col
cuore.
Al nostro cantautore preferito, il pubblico nelle mie vicinanze
chiedeva in coro: "Cantaci Pablo. Cantaci Pablo"... ma la
canzone non era in programma, anche se ho sperato fino all'ultimo che
la facesse.
Le canzoni si sono alternate tra brani decisamente più rock con
venature blues (si intuiva nel fraseggio in alcuni brani) e country
(dettati dalla pedal steel), a brani più intimistici suonati davvero
in punta di dita: un De Gregori ispirato e per niente stanco né
banale.
Brani freschi e spumeggianti, e ballate che riscaldavano i nostri
cuori.
Credetemi, la musica scorreva leggera e fresca come un'agile brezza.
Tra i brani che più mi hanno colpito e ricordo, cito:
- LA DONNA CANNONE, strumentazione essenziale: voce e pianoforte
elettrico (simile alla versione del Live8, giusto per darvi una idea).
Il pubblico ha acceso gli accendini che si evidenziavano nel buio
della platea, e udite udite il nostro Francesco De Gregori si tolto il
cappello facendo un inchino: da BRIVIDI.
Persone nelle mie vicinanze si lamentavano della versione, chi la
voleva elettrica, chi la apprezzata acustica. Secondo me la canzone in
qualunque versione la fa, riesce sempre a darmi brividi e bei ricordi.
Siete d'accordo?
- CALDO E SCURO, suonato davvero con ispirazione. L'armonica a bocca
molto in evidenza ha reso la canzone ancora più bella della versione
in studio.
Sicuramente l'armonica ha fatto da contorno ad un acquerello davvero
romantico che toccava le corde più profonde dei nostri cuori.
- SEMPRE E PER SEMPRE, un brano che ho sempre amato, e l'inizio
improvviso ha lasciato tutti a bocca aperta, compreso il sottoscritto
che non se lo immaginava proprio. Altri brividi sotto pelle.
La canzone è stata eseguita a metà scaletta, e credo che sia stata
l'emblema di tutto il concerto.
Emozionante è stato l'attimo che ha cantato: "...E il vero amore
può nascondersi, confondersi, ma non può perdersi mai. Sempre e per
sempre, dalla stessa parte, mi troverai...".
Tutti in coro la cantavamo davvero all'unisono. Il pianoforte dettava
la melodia leggera e aperta. Sembrava una ballata di confine.
- LA STORIA, a sentire alcune persone vicino a me, è stato un
fuoriprogramma della scaletta. Non so dirvi se è vero o no... io l'ho
presa per buona questa notizia.
La versione è stata diversa dall'originale in studio (molti di voi
l'avranno già ascoltata nei concerti precedenti), ma è stato un
incanto per me sentire le parole introduttive: "La storia siamo
noi..." etc. etc. Seppure l'arrangiamento poteva non colpire con
immediatezza, le parole erano pura poesia cantata sotto il cielo
foggiano.
Una altra canzone "Il panorama di Betlemme", prima di
eseguirla e cantarla l'ha introdotta precisando il significato del
titolo, e cioè il conflitto eterno tra Israele e Palestina.
Un brano che non mi ha mai colpito, ma la versione che si
differenziava di poco dall'originale in studio, mi ha colpito in
positivo. Finale lungo con assolo di chitarra molto più evidente che
nella versione in studio. Sicuramente è stata più "rockeggiante"
perdendo quel sapore "electric folk" originale.
Alla fine del concerto il pubblico, come me, è stato molto caloroso e
il nostro Francesco De Gregori ha ricambiato come solo lui sa fare.
In quel momento vi ho pensato/immaginato un po' a tutti e dicevo tra
me e me: "Non vedo l'ora di raccontare questa avventura sul
forum" in modo da rendervi partecipi a chi non ha partecipato a
questo evento.
Spero di esserci riuscito in parte. E spero che prossimamente potremo
assistere un concerto tutti insieme: una idea non impossibile ma da
poter tenere presente.
Una serata davvero fantastique et magnifique. Impossibile
dimenticarla.
La band era molto affiatata e rodata, diretta dal sempre bravo
Guglielminetti.
Per quanto ho sempre ammesso di non amare la band di De Gregori, devo
riconoscere che mi hanno stupito.
La sezione ritmica macinava con assoluta padronanza, soprattutto nei
brani più elettrici e tirati.
I riff chitarristici erano davvero orgogliosi, e talvolta le chitarre
diventavano roventi, dense di assolate e polverate tirate elettriche,
che scaldava gli animi del pubblico, compreso il sottoscritto.
A mio avviso Francesco De Gregori non ha dimenticato le sue origini,
come spesso si è portati a pensare, ma ha saputo offrire insoltie
versioni dei suoi classici: alcuni davvero belli, altri che forse per
essere apprezzati dovevano e dovrebbero essere ascoltati più volte,
perché non sono di facile presa (ad es. "La Storia" o
"Buonanotte Fiorellino").
Una curiosità. All'ingresso dell'Anfiteatro Mediterraneo si vendevano
magliette con sopra riporati in petto alcuni versi di canzoni tra le
più conosciute di De Gregori.
MAH!... Mi ha lasciato sconcertato, forse non sono abituato a vedere
la musica sotto questo profilo di guadagno in formato
"budget".
Devo ringraziare anche i miei amici di sempre, i quali - è stata
davvero una sorpresa - mi hanno fatto trovare il biglietto. Non me lo
immaginavo proprio anche perché non era in programma che andassi al
concerto, perché per vari motivi non potevo andare. Ma tutto è bene
quel che finisce bene.
Se riesco a procurarmi la scaletta delle canzoni in ordine, ve
l'accludo... ok? Anche se vi anticipo che è stata simile a molte
altre scalette da molti di voi ampiamente riportate sul forum.
Un saluto e un abbraccio a tutti. (Samuele - Rimmelclub)
RIETI,
3 DICEMBRE 2005
...è difficile per me fare una recensione,da Giugno al 3 Dicembre ho
assistito a sei concerti del mio Ciccio.
Speravo di sentire qualcosa di nuovo sia nei pezzi che negli
arrangiamenti ed invece nulla!!!Tutto ancora invariato,stessa scaletta
e stessi arrangiamenti.
Poi se mi impersono in quello che è andato a vedere De Gregori per la
prima volta in questa tournè,...mbè è stato un Gran Bel
Concerto(ben suonato,ben cantato ed interpretato e nonostante i circa
1500 paganti,buonissimo pubblico)!
La cosa più bella per me sono state le prove,non so come ma io,mia
moglie e Marina ci siamo ritrovati dentro il Palazzetto dalle 16:30.
Appena entriamo Francesco mi guarda sorridendo,poi guarda Elisabetta e
Marina e gli sussurra:SIETE RACCOMANDATI ..èèè?!
Loro rispondono:..NO...CI SIAMO RITROVATI DENTRO!...e lui:ALLORA STATE
IN SILENZIO COSì NON VI CACCIANO!!!..poi mi guarda e ridiamo....tu
pensa io e Ciccio ridiamo!!!!
Le prove sono state una vera e propria EMOZIONE!!!
(Stefano - Rimmelclub)_____________
Arrivo davanti al palazzetto alle tre, di Francesco non c'è ombra,
nel senso che non c'è un indizio che sia uno a far pensare che di lì
a poco potrebbe esserci un concerto. In compenso ci sono il manifesto
di Venditti e parecchia pioggia.
Entro per accertarmi di non aver sbagliato posto ma la desolazione è
totale. Alle quattro arrivano i "musici" e capisco che il
posto è quello giusto!! Arriva anche Francesco e mi trova già
all'interno che leggo qualcosa, seduta malamente su un parallelepipedo
di cemento ... che poi utilizzerò per ballarci su mentre fa le
prove!!
Iniziano a provare proprio mentre arrivano Stafano ed Elisabetta. Mi
tengo in contatto con Rinaldo e i suoi deliziosi compagni di viaggio e
allieto il loro difficle e travagliato arrivo a Rieti facendogli
sentire in diretta alcune canzoni "in prova". Francesco ci
nota e ci chiede se siamo raccomandati, rassicurato dal fatto che non
è stato necessario chiedere quello che ci siamo presi (e meritati!!)
senza che nessuno dicesse nulla, prosegue a cantare e,in pochi minuti
snocciola cose che poi in concerto non farà: Non dirle che non è
così, Baci da Pompei (ebbene si!!), la valigia dell'attore e altro.
Quasi due ore di prove, anche perchè lì dentro non c'è niente altro
da fare.
Il pubblico entra alle otto, tra i primi Lorenzo, Rinaldo Marco e
Martina, belli e simpatici come sempre, Francesco attacca alle nove e
trenta davanti ad un pubblico non molto numeroso. Il concerto è
esattamente lo stesso che ho già visto quattro o cinque volte... ma
la colpa non è sua è mia! Non si può pensare di trovare delle
novità nel giro di pochi mesi, se vai in 4 mesi a vedere lo stesso
spettacolo 5 volte ti meriti questo ed altro!!
Una novità, però, c'è: di certo però stavolta mi ha notata,
perchè durante il concerto, tra lo stupore di Rinaldo e Lorenzo, mi
ha indicata tra il pubblico facendo chiaramente capire quello che
pensava : "...sta pazza sta lì dalle tre di oggi
pomeriggio!!"
Il dopo concerto è stato sublime, dritti a Roma a mangiare una pizza
in piazza Trilussa (su consiglio di qualcuno che poi non è venuto!!),
e alle ore sette del mattino ero già a Pineto.
(Marina - Rimmelclub)
RIMINI, 1 MARZO 2006
Telegraficamente a Rimini ...d'inverno.
Bellissimo il palazzetto denominato "105 stadium" Rimini ha
voluto che fosse uno scrigno perfetto, con il sottotetto in travi di
legno, ottimo, per diffondere in maniera uniforme i cori di
incitamento sportivo e quasi perfetto per l'acustica di un concerto,
poi con le sedie, lo sfondo teatrale indaco è un vero incanto da
rendere la serata Degregoriana ideale.
Gli inviti raccolti dalla calipso Marina vengono conservati con cura,
l'impresa è stata ardua, botteghe oscure ha tremato...
Entriamo, Ciccio è sul palco con in testa il borsalino omaggio del
Rimmel Club, è contento del regalo gli piace, ringrazia Marina e
cerca aiuto dalla stessa con una interrogativa da sbalordito:
"...MA TU...CHI SEI?". Mi siedo godendomi in prova "Pablo"
(arrangiata come nel tour banana Republic) e "Per le strade di
Roma " (ancora non proprio pronta). Lory e Rossana entrano in
maniera decisamente più discreta, li individuo solo quando chiedo a
Ciccio di "segnarmi" la copertina del cd. Il tempo di uscire
per parcheggiare meglio le macchine, mangiare la famosa piadina
romagnola e risistemarsi all'interno del palasport, in fila per sei
(nella primissima fila) Marina, Barbara, Martina, Rossana, Lorenzo ed
il sottoscritto. Un saluto ad un noto sindacalista pugliese ed il
concerto inizia. Mai come ieri le canzoni proposte (nessuna delle
nuove) hanno subito una rivisitazione arrangiata in maniera delicata,
proporzionata al momento carezzevole dell'ultimo lavoro. De Gregori ha
utilizzato molto il tempo di valzer (in "Alice" e in
"Niente da Capire"). Ha arpeggiato (come non faceva da un
pò) su "L'abbigliamento di un fuochista", si è preso le
solite licenze linguistiche e sul "giuro che lo farò" della
Donna Cannone gli è uscito un "Turo che lo farò".
Ha usato molto la "Gibson", meno la "Martin", meno
l'armonica, ed ha valorizzato ancor di più la sua splendida voce,
esplorando tonalità assolutamente giovanili. E' stato rimproverato da
un esagitato (prima del bis) per non aver eseguito
"Generale"...puntualmente effettuata quando ormai il folle
era già in ambulanza. Il saluto sempre lo stesso -scimmiottato tutta
la sera dal Barbagianni- è arrivato un "GRAZIE A TUTTI,
BUONANOTTE".
I Degregoriani sparsi per i l territorio nazionale hanno raggiunto or
dinatamente i quattro punti cardinali.
(Degregoridasempre - http://ilbarbagianni.blogspot.com
___________________
Ma tu chi sei? Così ha esordito Francesco ieri pomeriggio a Rimini
durante le prove del concerto, appena mi ha vista, mentre già
indossava orgoglioso il "nostro" cappello.
Ma partiamo dall'inizio.
Il concerto di Rimini era riservato ai delegati della CGIL e grazie ad
alcuni "compagni" generosi (che hanno rinunciato per me)
sono riuscita a procurarmi, nella mattinata di ieri, qualche invito.
Ho chiamato velocemente i "più vicini", Rinaldo,
Barbagianni, Rossana, Martina che mi hanno raggiunta.
Quando sono arrivata al palazzetto ho consegnato alla band il cappello
e il biglietto del Rimmel Club, chiedendo loro di darli a Francesco.
Lui è arrivato, ha letto il biglietto, ha indossato il cappello
infondendo immediatamente all'oggetto una bellezza e una luminosità
insospettabili(e le foto scattate dal Barbagianni ve lo
dimostreranno). Poi mi chiama e mi fa "ma tu .... chi sei"
ti ho già visto sotto lo striscione del Rimmel Club, ovviamente) e mi
ringrazia di tutto e per tutto affettuosamente, sentitamente,
ripetutamente, come un vero gentleman sa fare. Scambiamo due battute
veloci " ...",il cappello non l'ha tolto più per tutta la
serata, durante il concerto lo toccava e ritoccava, lo aggiustava e
quando Martina, gli ha gridato "Bel cappello!" lui ha
sorriso a 32 denti.
Adesso, dopo questa breve e doverosa parentesi, passiamo
all'esibizione per accennare - the last but not the least - alle
prove, per noi un momento di rara emozione.
Il palazzetto Stadium 105 di Rimini si è rivelato un luogo amabile,
ottima acustica (sarà per il rivestimento del soffitto in legno?) e
sedie rosse in plastica che a noi sono sembrate delle comode
poltroncine a forma di fiore. Insomma quasi l'equivalente di un
teatro. Il pubblico è variegato, sono i delegati e gli ospiti della
CGIL e quindi anche la scelta delle canzoni è fatta ad hoc: si parte
con La leva calcistica della classe '68, e si passa per Titanic e L'abbligliamenti
di un fuochista - per l'occasione suonata quasi come tanti anni fa,
con un arpeggio da brividi - per La Donna Cannone e la
"nuova" Rimmel, per Alice e Niente da capire eseguite al
ritmo di un raffinato valzer. La scaletta sarà fornita in modo
dettagliato dal Barbagianni, io mi soffermo sulle emozioni. Tante,
regalate a piene mani, non solo da lui ma da tutta la band. Una voce
calda, "forte e chiara" come non mai, Francesco è in gran
forma, rivisita il suo repertorio come solo un vero ARTISTA sa e può
fare. Spiazza anche gli affezionati del Rimmel Club, che ormai ai suoi
concerti, alle sue "re - interpretazioni" sono abituati.
Ma per me, per Rinaldo, Rossana e il Barbagianni le prove sono state
l'apoteosi. Pablo e Per le strade di Roma, guardandoci e non
guardandoci, tanto già sapeva che conoscevamo a memoria anche le
parole di quest'ultima. Lui, sorridente, attento a tutto e pensate che
quando Rinaldo lo ha chiamato per farsi firmare la copertina di
Calypsos, lui gli ha regalato un "Ciao RINALDO" in calypsese
(come lui stesso ha definito la scrittura un po' tremolante del
titolo) davanti al Gigante fattosi improvvisamente "piccolo come
un chicco di grano" sapendo di non avergli neanche detto come si
chiamava. Eppure Francesco già lo sapeva, lo ricordava, lo
immaginava, lo supponeva, lo leggeva nel pensiero... chissà!!.
Un' ultima considerazione. Non era umanamente possibile avere altri
inviti quindi mi "scuuusso" con gli altri del Rimmel Club ma
chi è venuto è consapevole dei "salti mortali che ho
fatto" . D'altronde l'ho saputo anch'io all'ultimo momento.
(Marina - Rimmelclub)
MODENA
19 LUGLIO 2006
La
transenna è rovente in questo pomeriggio assolato, finalmente ci
presentiamo con un bel cielo azzurro ... un po' caldo ... 35°
Proprio dietro a noi c'è Andrea, nuova adesione al Rimmelclub qualche
chiacchera sui comuni concerti già visti
Anche lo sfondo è completamente nero ... c'è qualcuno che vuol
mimetizzarsi meglio?
Poco dopo le 21 si spengono le luci e compare FDG ... bellissimo
sfoggia una maglietta a sottili righe rosa orizzontali ... con
etichetta nera ... giusto per evidenziare che non è l'omaggio di
qualche locale ..
FDG mi sembra in ottima forma magrissimo indossa anche le espadrilles
bianche accennate nell'intervista.
Inizia con i brani nuovi dicendo che sono canzoni sull'amore e
presenta Le strade di Roma dicendo che è una canzone sulla sua
città.
Di fianco a me c'è una ragazza e di fianco a lei si intromette uno
strano tipo con una bandiera e uno zainetto estrae degli oggettini
colorati e luccicanti .. fa strani suoni e
strani gesti ... non posso nè capire nè immaginare se vedono cosa
sta accadendo e cosa stanno pensando, FDG continua a cantare anzi
sembra contento certo che la mente vola ad altri zainetti ... adesso
si ha paura di tutto ... quelli della sicurezza sollecitati dalla
ragazza fanno poco si limitano a tenergli gli occhi puntati addosso.
Nessuno mi dice niente e continuo a scattare le foto, cerco di
distribuirle un po' su tutti ...
La scaletta è simile ad Ivrea , a Rimini, gli arrangiamenti sono
diversi un suono più morbido più amorevole rispetto allo scorso
anno, probabilmente più allineato con Calypsos, qualche volta Arianti
suona la fisarmonica, il menzionato violino neppure si vede sul palco.
Il volume è compatibile con la piazza poi essendoci dei lavori in
corso sia a destra (Ghirlandina) che a sinistra (palazzo comunale)
meglio evitare eccessive vibrazioni ... [poi perderei il panorama]
Giovenchi si ritaglia degli spazi da solista e forse una sola volta
viene dato spazio a Bardi, Arianti è messo in luce con Cardiologia e
La donna cannone solo lui e Francesco che quasi si abbraccia all'asta
del microfono. FDG mi sembra contento di suonare la chitarra e a volte
ha proprio un'espessione soddisfatta, ha suonato anche l'armonica ma
direi solo due volte. Termina con Buonanotte Fiorellino, nei bis
dirige un po' il pubblico su entrambe le canzoni.
ciao
Simona
PONTINIA,
22 LUGLIO 2006
Beh,
un concerto di De Gregori, nonostante le mie mille attuali riserve sul
suo conto, resta sempre un concerto di De Gregori, perdipiù se è
gratis (offerto dalla Nuova Casearia dell'Agro Pontino, con il
patronato di Gilberto Trovini).
Stasera a Pontinia (LT) ho avuto la possibilità di godere di questo
dono.
Mille riserve, dicevo... In parole povere: non amo quasi per niente la
produzione degregoriana degli ultimi anni, da Amore nel pomeriggio,
diciamo, eccezion fatta per Pezzi, che reputo un buon disco (ma non
troppo); Calypsos è stato per me inascoltabile, non ce l'ho fatta a
finirlo. Spero di recuperare, prima o poi, almeno a titolo di cronaca.
Mi piacciono molto Cardiologia e Per le strade di Roma e odio
visceralmente La linea della vita.
Sono arrivato che il concerto era già iniziato, e sono stato contento
che le note che mi arrivavano dalla distanza fossero proprio (almeno
mi è sembrato) quelle di quest'ultima canzone. Una di meno, via.
Oltre ai lavori in studio, non amo e spesso detesto certi
rimaneggiamenti di vecchie canzoni del Principe. Non perché penso
cose tipo "Oh, ha toccato i classici! Sacrilegio!!!", ma
semplicemente perché non mi piace come le riarrangia. Echi folk,
country, pseudorock e vattelappesca... Mentre ascoltavo questi pezzi
per me quasi fastidiosi pensavo a quello che avrei potuto scrivere
qui, non ero coinvolto per niente, divagavo, rosicavo pesantemente...
E ho pensato che tanti pezzi sono stati diluiti e appesantiti, non
sono evoluti, sono invecchiati... Hanno acquistato battute in più e
una struttura monotona e sempre uguale (tra l'altro caratteristica di
tanti suoi pezzi recenti), perdendo al contempo riff, concertazione e
presenza da protagonista di singoli strumenti, e soprattutto mordente.
Due palle, insomma. E due palle tristi se penso a Compagni di viaggio
o a L'Agnello di Dio, due miei capisaldi di quel mio personale
capisaldo che è Prendere e lasciare (trovate i testi qui): la prima
piatta, la seconda ha perso tanta della sua energia con la rimozione
di quel suo riff incisivo e tagliente e un nuovo testo quasi ridicolo
("Ecco l'Agnello di Dio seduto in cima al mondo, che comanda
tutto il mondo" o giù di lì... Sembra una nenia da vecchie
storie di Dylan Dog); non bastano delle chitarre elettriche distorte,
a mio avviso, per renderlo un pezzo migliore, o semplicemente una
valida versione alternativa. Era rock non nel senso cinetico, ma
geologico del termine: un macigno pesantissimo.
Ma non è stata tutta delusione, nossignori. Stavolta non ci sono
rimasto male, ho goduto da matti, oh sì! Non è stato solo quel De
Gregori che non mi piace (a me, poi, non dico che sia brutto a
prescindere!). Il Principe si è mostrato per quello che è nel mio
cuore: ha tirato fuori gioielli stupendi, ha fatto Rimmel, La donna
cannone, I matti (testo verso la fine del link).
E ha cantato, questa sì arricchita da un bell'arrangiamento non
devastatore, L'uccisione di Babbo Natale! Ero commosso, godevo, ero
felice. Così com'ero felice alla fine, quando cantavo a squarciagola
Bufalo Bill, un'altra delle mie preferite, e quando De Gregori
invitava il pubblico a urlare l'OOOH OOH OOOH! del finale,e poi a
sussurrarlo, risultando sexy, a sentir lui... I cori iniziavano un
attimo prima del giusto attacco, ma che importa? Lui è stato
socievole e piacevolmente amichevole. La delusione è durata poco, non
pensavo a scrivere niente qui in quei mentre. Ero felice.
E c'è poi, e però, da dire che non è che tutti i nuovi
arrangiamenti fossero pessimi... Niente da capire forse è stata un
po' lunga, ma era morbida e dolce, bagnata di gocce di pianoforte. La
storia non mi sembrava così malaccio come nel recente passato.Una
maglietta alla fine ci sarebbe stata bene, ma non c'era la taglia...
Ma questo concerto è stato straordinario, ed è questo che conta.
Straordinario in sè, e straordinario perché è stato capace di
suscitare in me vecchie emozioni, di far rinascere in buona quantità
quel ragazzino felice che ero poco più di nove anni fa, il 19 luglio
1997, al mio primo concerto di De Gregori, a Priverno (sempre LT). Era
il tour di Prendere e lasciare, quello che dette vita al live de La
valigia dell'attore. I musicisti erano diversi, le chitarre si
sentivano, la musica degregoriana fu molto più rock allora di quella
che si presuppone, stando a quello che dicono, debba essere adesso. O
un anno fa, a Roma, in un Palalottomatica dall'acustica orrida durante
un mediocre concerto da 25 euro. I musicisti di adesso non mi
piacciono, non c'è un assolo che sia veramente tale, gli strumenti mi
sembrano trascurati. Ma va bene così, dài.
Perche stanotte sono tornato felice.
all'attenzione
di chi ha tempo da perdere...da guadagnare niente!
Sarà la voglia di “salire” ancora sul Titanic ( Mimmo, mi
raccomando eh...l'hai voluto tu!) , sarà che non voglio rompere la
tradizione, sarà come sarà, ma mi trovo ancora…come un anno fa o
quasi come un anno fa, a raccontare un’altra storia:
Pontinia, 22 – 07 -2006
Piazza Indipendenza, alle 17 è ancora abbastanza sgombra, solo
qualche anziano seduto alle panchine all’ombra, sta lì ad osservare
il palco montato, e poi noi, io Franco e Marina, pronti a fare da
guardia alle transenne, non ancora montate. Gianpaolo, il venditore di
magliette, un lazzarone di prima categoria, col quale scambiamo
chiacchiere colorite, e, poco dopo, Paolo Giovenchi, accompagnato, non
si sa ancora perché, sempre da più di una ragazza (Paolo, eppure il
tuo forte sono gli assoli!), ci tengono compagnia e ci distraggono dal
gran caldo umido e da un sole ancora troppo forte. A Paolo chiedo,
anzi, lo prego di fare, anche per quella sera, I Matti, ma lui ci dà
poche speranze, dice che, secondo lui,non è un brano adatto per una
piazza e che comunque non è lui a deciderlo. Le transenne cominciano
ad apparire sotto il palco, con i primi ragazzini che vi si piazzano
sotto…e mo? Di ore ne mancano ancora tante, e allora non ci resta
che decidere, decisione presa: ci piazziamo davanti, cercando di
occupare un bel pezzo di transenna con un tricolore portato da Marina,
che avrebbe ospitato i ragazzi del Rimmel Club, in arrivo. Io e
Marina, siamo separate da tre colori, che rappresentano la nostra
Italia e che avrebbero accolto ragazzi da ogni parte di essa…però!
La sedia pieghevole mi ha salvato e, come una regista ho comodamente
aspettato, distratta da Dario Arianti che, instancabile, curava il
palco nei minimi dettagli, dalla strumentazione alle salviette. E il
sole non ci lasciava ancora, ma…ecco arrivare loro, i ragazzi ai
quali la bandiera aveva mantenuto il posto…che belli!Reduci da una
due giorni al mare. Ritrovarsi è sempre bellissimo, come la prima
volta…è festa! Ok, la transenna è al completo e ora non ci resta
che ingannare il tempo…ma non dovremo ingannarlo a lungo, infatti le
prove cominciano di lì a poco. Prova solo la band, Ciccio forse si
sta vedendo un film: Il tassinaro, lo dirà, infatti, per introdurre
“Per le strade di Roma”, durante il concerto. Lascio la mia
postazione e, di lato al palco, vado a salutare Alessandro Arianti,
anche a lui chiedo, imploro, di fare I Matti, e lui mi dà molte più
speranze…evvaiiiiiiiii! Alle 19,30, stop alle prove e, facendo la
guardia, a turno, alla transenna, ce la spassiamo per la piazza, che,
nel frattempo, comincia a popolarsi.. Alessandro Svampa mi fa sempre
piacere salutarlo, ma questa volta, con moglie e bambino, ancora di più.
Ormai è ora di riprendere le nostre postazioni. Il tempo è passato
in fretta, chiacchierando, ridendo, bevendo e mangiando,tranne i
minuti che vanno dalle 21,30 alle 21,45, che sembrano interminabili,
cavolo! Le luci, finalmente, si accendono sul palco, arrivano loro…e
si comincia un’altra avventura. Francesco con una maglietta datata,
infilata nei pantaloni con delle strane pieghe…boh, al contrario,
niente cappello, capelli cortissimi con sfumatura alla Umberto
e…barba? Paolino Giovenchi, anche lui rinnovato, il cappellino è
passato sul suo capo…e anche i capelli. Si attacca, con La linea
della vita (l’avevo predetto!), bella, sento per la prima volta dal
vivo, le canzoni del nuovo album, ed è particolarmente trascinante,
per me. Ma l’ansia mi assale, sono certa, Arianti me l’ha quasi
confermato, I matti arriverà.
Non passa molto tempo e…I Matti
arriva! Alle primissime note ho spiccato un volo, mi sono sollevata
dal suolo anche troppo per le mie possibilità, e ho lanciato un urlo
dei miei. Mi hanno detto che Ale Svampa, da dietro la batteria rideva,
anche lui come un matto, ma io non ho visto altro, mi si è raggelato
il sangue, il cuore…anche lui matto, tremore diffuso, non solo
emozione, commozione, è quella che ho provato per tutta la durata
della canzone, da morire, sì, Marco, hai ragione! Ma, dico io,
Francesco, si può attaccare, subito dopo, Sotto le stelle del
Messico?, Ma… mi vuoi dare il tempo di riprendermi, benedetto figlio
(che con quei capelli sembri proprio un priviticchio!). Io non ce
l’ho fatta a star dietro, dovevo riprendere forze! I matti…ma chi
saprebbe descrivere meglio la libertà del matto, accidenti, noi li
vediamo con gli occhi del dolore, ma…i matti vanno contenti! Le
canzoni, in questo tour, stanno riprendendo quasi tutte la “via del
ritorno”, ma c’è sempre del nuovo, però, e questo il bello,
anche se la scaletta non cambia poi tanto. La band si diverte sempre
più, io ho percepito, da profana, qualche problema alla chitarra di
Paolo, che ha creato una certa ilarità, ma sapranno raccontare meglio
gli esperti nipotini. E Ciccio, mamma mia, ragazzi, sta volta
parla…parla, ci fa fare i cori!!!!!!!!!! Introduce i brani, pensate!
Interpreta le canzoni con una voce limpida, in modo quasi sensuale,
passionale, lavora molto col corpo, è snodato, sciolto, si piega, si
slancia in avanti…mai visto così! E il microfono? L’asta del
microfono, in alcune canzoni, sembrava un “oggetto del desiderio”,
più che altro, quasi un amplesso amoroso, con essa! Siete sssssssexy,
ci ha detto alla fine del coro su Bufalo Bill, noi???? Mah!!! Altro
momento magico, Niente da capire, l’avevo sentita fare a Barletta,
lo scorso anno, in versione acustica, mi piacque da morire, ma questa,
altro che valzerini, è da farti volare, davvero! E, alla Leva
calcistica, pronti con la bandiera, che finalmente, fa proprio il suo
dovere; sventola a tutta forza! Mamma mia quante altre cose potrei
dire, ma le diranno, racconteranno quello che non so fare io, quelli
che…sono soltanto motivi tecnici…e io dico la vita!!!! Il mitico
striscione, ecco, dimenticavo, anche questa volta non è mancato
all’appello, ma ormai è diventato vecchio e brutto, continua a
ricevere firme, ma è come una bella donna che ne ha fatta di strada,
e, ormai vecchia, non si fa più guardare,e sta volta Ciccio…non
l’ha proprio ”notato”…per la prima volta! Ho deciso di fargli
fare la plastica, nella speranza che torni a guardarlo e ammirarlo e
omaggiarlo, se no? Be’, lo conserverò, lo tirerò fuori un giorno,
lo farò vedere ai miei nipotini e comincerò a raccontare una lunga
storia…se sarà finità…ma potrebbe continuare ancora chissà
quanto, non sono ancora stanca!
Ringrazio tutti i miei “compagni di viaggio”: Il mio Franco,
Serena, Marina (la prima transenna accanto a lei…uno spettacolo
nello spettacolo, ragazzi!), Frank, Gabri, Giorgio, Andrea Pedruzzo,
Pie e i suoi amici, Alessandro Pezzidivetro, le Daniele, Antonella, Vanilla, e tutti coloro i
quali hanno vissuto con me quest’altro pezzo di felicità!
E, come sempre, grazie, Daniele Di Grazia, dovunque tu sia, se non ci
fossi stato tu…! Ah dimenticavo, Mimmo, c'eri anche tu, un tuo sosia
era dietro di noi e Marina l'ha subito notato, ma, in verità, anche
senza quel tipo...eri con noi!
Un bacio a tutti, Pippina.
STRA
- 29 LUGLIO De Gregori e tre quarti. Come ebbi occasione di dire a
due compagni di serata, voglio molto bene ai Figli di Apolon e voglio
molto bene ai Freeway, ma ubi maior, minor cessat. La tentazione di un
concerto di Francesco de Gregori a dieci kilometri da casa mia era
semplicemente irresistibile e, dopo averlo visto, non posso che essere
totalmente contento della mia scelta.
Anche
se non è esattamente la prima volta che vedo de Gregori live,
ascoltare un suo concerto continua a emozionarmi; mi rendo pure conto,
ora che cerco di scriverne, che mi viene quasi difficile trovare le
parole per spiegare il perché. E si che non dovrebbe essere così
complicato.
Sarebbe
bastata la cornice di Villa Pisani da sola, come il solito, per far
mancare qualche respiro, con lo strano contrasto che creano le vecchie
statue facendo quasi capolino dietro il reticolato dei tubi del palco,
mentre sembra che sopportino con degnazione e saggezza gli strani
colori con i quali vengono illuminate.
Mi
sono anche reso conto di notare e apprezzare ancora la varietà di
persone che, come il solito, si vedono ai concerti di de Gregori. Ci
sono i cinquanta-sessantenni che si tengono per mano e forse sono lì
per ricordarsi di quando si sono innamorati negli anni ’70
ascoltando una neonata "Rimmel". Ci sono i loro figli, che
ormai sono già abbastanza vecchi da poter pensare che queste canzoni
sono compagne della loro vita da un bel po’ di tempo (e qui temo di
cascare pure io). E poi ci sono i nipoti, i quindici-ventenni che
quando è stata scritta "La casa di Hilde" non erano nemmeno
un’idea nella mente di dio; eppure sono lì, conoscono a memoria
gran parte delle canzoni e tentano sempre di cantarle insieme con
"Francesco", a cui gridano "sei bellissimo". Ma de
Gregori, come il solito, gioca con le linee vocali, improvvisa,
sincopa, finta; fa tutto quello che può, insomma, per scoraggiare chi
tenta di "far coretto": i suoi concerti son fatti per essere
ascoltati.
D’altra
parte, sarebbe un autentico delitto non dedicare tutta l’attenzione
possibile a un concerto come quello di ieri sera. La sezione ritmica,
con Alessandro Svampa sempre impeccabile alla batteria e Guido
Guglielminetti assolutamente inattaccabile nelle sue acrobazie tra
contrabbasso elettrico e bassi a quattro e cinque corde, era un vero e
proprio motore (il mio amico e compagno di merende Marco è rimasto
assolutamente basito di fronte allo splendido giro di basso de
"Il panorama di Betlemme"). Anche i melodisti non si
lasciavano criticare: sia Bardi sia Giovenchi (i due chitarristi) si
difendono più che bene; Alessandro Valle tira fuori suoni
particolarissimi e struggenti dal suo strano strumento ("Ma che
razza di strumento è?", si chiedono i neofiti; solo verso la
fine del concerto si scopre che si chiama pedal steel guitar). Il
risultato complessivo è insomma
una band con attributi di granito. La menzione particolare, come il
solito, spetta a questo ragazzino qui ovvero
Alessandro Arianti che, sempre con la stessa faccia, quasi
disinteressata, quasi come se il fatto non fosse nemmeno suo, passa
con disinvoltura dal pianoforte all’Hammond, dall’Hammond al
clarinetto, dal clarinetto al Rhodes, dal Rhodes alla fisarmonica e
poi di nuovo al pianoforte, suonando ognuno di questi strumenti in
modo assolutamente mostruoso.
De
Gregori vuol dire anche arrangiamenti, ogni volta diversi, ogni volta
un po’ più strani della precedente. Questa volta aveva deciso di
mettersi a giocare con i ritmi, come si è capito dopo pochissime
canzoni quando è partita una versione in tre quarti di "Compagni
di Viaggio" (lei disse misteriosamente, zum-pa-pam, sarà sempre
tardi per me, zum-pa-pam, quando ritornerai). Vale la pena di
ricordare anche l’arrangiamento de "L’uccisione di Babbo
Natale", rockeggiante citazione (consapevole o meno?) de "Il
leone e la gallina" di Battisti. Poco dopo, inaspettatamente, la
band parte di nuovo in tre quarti: questa volta tocca a
"Alice" e al mendicante arabo con il suo portafortuna.
Qualcuno del pubblico (ehm, io, confesso) apprezza e esclama alla
volta del palco: la prossima volta in sette ottavi! Non c’è due
senza tre, si dice, e infatti quasi non ci stupiamo quando ci rendiamo
conto che hanno arrangiato in tre quarti anche "Niente da
capire": Giovanna, io, me la ricordo, ma è un ricordo che vale
dieci lire.
Sarà
lungimiranza, sarà biecamente culo, ma a quel punto mi giro verso
Marco e gli dico: sta a vedere che adesso ci fanno "Buonanotte
Fiorellino" in due quarti. E così è: l’unico bis (altre volte
si è concesso di più, ma questa volta ha probabilmente voluto punire
un autentico analfabeta che ha sputtanato l’atmosfera de "La
donna cannone" sbraitando, nel silenzio incantato del pubblico,
una sua gigantesca cagata) è proprio "Buonanotte
Fiorellino" in tempo binario, con un arrangiamento rock che tira
come un Landini. In tutto, questo giovane ometto di cinquantacinque
anni per due metri ci ha dato più di due ore di buoni motivi per
sognare e per ricordarci quanto brutta, quanto bella, quanto dolce e
quanto stronza può essere la vita. Qualcosa mi dice che questo suo
concerto, che come ho detto per me non è stato esattamente il primo,
non sarà neanche l’ultimo.
(Galvan http://www.spritz.it/blog/blog_cercato.asp?bloggone=galvan&ID_cercato=604313)
CIVITAVECCHIA
- 5 AGOSTO 2006
La
giornata non era cominciata benissimo con Annalisa (compagna di
viaggio) che mi faceva aspettare un quarto d'ora sotto casa sua e si
presentava con delle scarpette aperte con tacco che
ci fanno accumulare altri 20' di ritardo sulla tabella di marcia.
Tutto però è sotto controllo, di gente ce n'è poca, due transenne
sbarrano il passo per la darsena San Teofanio dove Francesco De
Gregori si esibirà con la sua band. Non faccio neanche in tempo a
monitorare e valutare la situazione, che Annalisa mi
sussurra:"Quello è Rinaldo!". Si, è lui, lo abbiamo visto
tante volte immortalato nelle fotografie di questo sito. E' proprio
Degregoridasempre, anche se me lo aspettavo un po' più piccolo
(adesso capisco perchè Rinaldone). Annalisa gli fa:"Sei Rinaldo,
vero" e lui risponde di sì e sembra pensare "sì, io sono
Rinaldo, ma voi chi cazzo siete?". Si passa al rituale delle
presentazioni con Rinaldo che ci mostra la sua allegra combriccola di
cui, perdonatemi, non ricordo più i nomi. Moglie, sorella e amici dei
quali uno è Marco Tagliavia, un'altra piacevolissima sorpresa.
Un'altra grande persona, con moglie e figlio al seguito (per i più
curiosi, il figlio di Marco si chiama Francesco e portava la maglietta
di Nino). Ci mettiamo in fila e mi accorgo, scusandomi, di essere una
schifosa teenager isterica quando vedo che Rinaldo avvicina Alessandro
Arianti. Devo salutarlo, devo immortalarlo in uno scatto che
fortunatamente arriva, in gruppo, una discreta fetta di Rimmelclub.
Faccio schifo, è inutile che mi faccia crescere la barba, è inutile
mettersi cappello e occhialoni scuri, sono una lurida teenager che
sbava dietro agli occhi verdi di Alessandro. Non riesco ad avere
l'autocontrollo di Rinaldo, che, quasi quasi era Arianti a chiedergli
l'autografo...Poi la lunga fila con tanto di svenimento di un paio di
signore avanti con gli anni. Finalmente Silvio ci fa passare, andiamo
di corsa verso il palco e, modestamente, stacco tutti tentando di
prendere qualche posto. Alla piazza d'onore si classifica Rinaldo, non
so chi ha preso la medaglia di bronzo perchè nel frattempo arrivava
anche Marina ed i miei occhi sono tutti per lei. Mai username fu più
azzeccato. Lei si fa chiamare Vanilla e difatti è una ragazza
veramente dolcissima ed a confronto la vaniglia è fiele. Arriva
assieme a due amici, Alessio e Stefano, anche loro veramente
simpatici. E quindi il concerto. Francesco apre con Mayday, è in
forma, si diverte, parla poco ma è assai eloquente. A parlare sono i
suoi sguardi, i suoi ammiccamenti, i suoi gesti. Non so se abbia fatto
corsi di salsa e merengues ma è addirittura sinuoso nei movimenti,
più sexy di Cristina Aguilera e Madonna messe assieme. E canta da
Dio. Ci regala in onda e i matti. Ogni tanto, Rinaldo che è finito ad
una decina di metri da me mi ricorda di scattare le foto e di scrivere
la scaletta del concerto per quel cacacazzo del Barbagianni. Al
prossimo concerto andrò senza macchinetta, voglio godermi il concerto
in santa pace, non voglio staccare un attimo gli occhi dal palco. Ma
stavolta sono contento di aver immortalato una giornata bellissima,
indimenticabile. Francesco e la band sono in gran forma, Giovenchi è
straripante, Arianti suona di tutto, dal banjo alla fisarmonica.
Brividi su generale, il panorama di Betlemme, la donna cannone. Infine
i bis: la valigia dell'attore e l'ormai classica chiusura con Bufalo
Bill. Alla fine del concerto riesco a scambiare due chiacchere con
Paolo Giovenchi (a proposito, se nelle prossime tappe faranno il
vestito del violinista il merito è mio!) e si arriva al momento più
doloroso della serata, quello dei saluti. Che tristezza vedere le
enormi spalle di Rinaldo farsi più piccole. Che malinconia vedere
Marco e famiglia dissolversi tra la gente. Marina e gli amici, invece,
ci concedono ancora un'oretta della loro preziosa compagnia, ce la
godiamo fino in fondo. Ma non mi paga ed appaga. Starei settimane
intere senza stancarmi di queste persone, invece ne passeranno di
settimane senza potermi beare del sorriso di Marina, della simpatia
del piccolo Francesco e di suo padre, della piacevole vicinanza della
famiglia di Rinaldo...
Già
mi mancate Riccardo /(Ricky78 - Rimmelclub)
Lunedì
7 Agosto 2006 (Il Messaggero)
Festival
dei 3 porti. Oltre 4.000 persone hanno assistito al concerto dell’altra
sera al S.Teofanio. Con De Gregori un tuffo nella vita. Due
ore di musica e poesia e l’artista fa cantare il pubblico
di
LUIGINA BIANCHI
Chiusura
alla grande sabato sera per il “Festival dei 3 Porti 2006”
organizzato dall’Autority con la produzione di Armando Napolitano La
Pegna. Oltre quattromila persone infatti hanno assistito al concerto
di Francesco De Gregori. Tanti i nostalgici degli anni 70 ed i giovani
nelle due ore di spettacolo ininterrotto del cantante country.
Francesco De Gregori è lì, camicia e pantaloni neri, la chitarra a
tracollo. Sono urla, applausi. Anche il venditore di palloncini si
confonde con il pubblico. Si spengono le luci sulla banchina San
Teofanio mentre le prime note spezzano l’aria e si accendono i
riflettori sul palcoscenico.
«Questo è un bel posticino, fresco, si sta bene». Il poeta comincia
così e attacca con “Cardiologia”. Parla di vita «a goccia a
goccia... ma tu guarda il mio cuore mangiato», e di notti trascorse
ad aspettare, di conchiglie raccolte sulla sabbia e di amori passati.
Le note scivolano con gli accordi della chitarra per comporre immagini
delicate sulla punta del molo. Il poeta country della canzone italiana
continua con “I matti” dopo dice di bambini, di amori che non si
ricordano, di questa scatola vuota che è la vita. Le sue canzoni
parlano di malinconia, del cielo di Atene, di un ospedale militare, di
cuore sotto le stelle del Messico, di un poeta condannato a morte, di
religione, di una casa in collina con un sole che batte, di giocatori
tristi e invita un bambino a non aver paura di tirare un calcio di
rigore. Finalmente l’attesa per una delle sue canzoni più note è
finita. Si vedono mani levate in alto con i cellulari a scattare foto.
Il pubblico canta con Francesco De Gregori «Generale dietro la
collina…. generale dietro la stazione... generale la guerra è
finita».. La musica che stacca le strofe è più lunga come se De
Gregori volesse fare assaporare e riflettere sul significato delle
parole. Segue “Vai in Africa Celestino!” ed infine “Pezzi”
dall’ultimo album uscito il 25 marzo 2005 a quattro anni di distanza
da “Amore nel pomeriggio”. Un'altra poesia dove De Gregori canta
di pezzi di strada della città, di code, di fame e di coraggio. Il
suono dell’armonica arricchisce le note che volano su un chicco di
grano, su Babbo Natale e su «Alice guarda i gatti... e i gatti
guardano il sole... Alice non lo sa». I riflessi delle luci sul mare
appiattito sotto la banchina giocano con il poeta e la sua musica.
Terza classe, per non morire si va in America. Ed è il delirio con
“La donna cannone”: applausi scroscianti e le persone si sentono
libere di cantare. De Gregori saluta il pubblico con “Buona notte
fiorellino” con un arrangiamento in blues. Ma non riesce a chiudere.
Sotto il palco restano ancora i fan e chiedono il bis. Per
accontentarli canterà ancora due canzoni coinvolgendo il pubblico
come un maestro di coro facendo cantare a turno, una volta le donne ed
una gli uomini. «Preferisco le donne», commenta Francesco De Gregori
al termine dell’esibizione. Resta un po’ d’amaro in bocca,
vorrebbero ancora “Rimmel” come le centinaia di persone che sono
già andate via. Ma non si può, è troppo tardi e De Gregori ha dato
il massimo. Forse saranno accontentati la prossima volta che tornerà
a Civitavecchia.
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